Immagine di Marcello Minghetti per Ariminum Circus Stagione 1

Prolegomeni al Manifesto del Pop Management 45 – Innovazione Pop. Opinion Piece di Donato Iacovone

Donato Iacovone è un dirigente d’azienda di vasta e consolidata esperienza. Per stare solo agli ultimi anni, dal 2019 al 2024 è stato Presidente di Webuild S.p.A e Vice President di Open Capital Partners SGR. Dall’aprile 2024 è Presidente Esecutivo della multinazionale di consulenza BIP.

Docente presso l’Università LUISS di Roma dei corsi “Economia e gestione dei servizi di pubblica utilità” e “Business modeling and planning”, è anche autore di numerosi libri, articoli e pubblicazioni scientifiche su economia, settore pubblico e trasformazione digitale.

Hyper Smart Society

Donato Iacovone

Il Verde e Blu Festival

La storia dell’umanità è segnata da un lungo e intricato processo di evoluzione che ne ha influenzato lo sviluppo, l’identità e il percorso nelle diverse epoche, plasmando il tessuto economico, sociale e culturale.  In questo contesto, l’avvento del web, democratizzato dall’era di Internet, ha promosso un’interazione organica tra uomo e macchina, ridefinendo il modo in cui operiamo e interagiamo nel mondo digitale. L’introduzione delle tecnologie pensanti, come l’intelligenza artificiale (AI), ha rappresentato un punto di svolta: l’AI, con la sua capacità di apprendimento e adattamento, ha affiancato l’intelligenza umana, offrendo significativi vantaggi in vari settori, ma al tempo stesso pretendendo la nascita di nuovi mindset per inserirsi in questo nuovo scenario.

È proprio questa continua evoluzione che ci porta a considerare sempre più seriamente la prospettiva della società 5.0 (Hyper Smart Society), in cui la collaborazione tra uomo e tecnologia raggiungerà livelli senza precedenti, aprendo nuove frontiere nell’innovazione e – si spera – nel progresso sociale. Cambiamenti di questa portata richiedono una riflessione vasta e partecipata da parte di tutti i corpi sociali.  Il Verde e Il Blu Festival, organizzato da BIP, è stata l’occasione per convogliare energie, pensiero, azione e strategia verso la società 5.0. Tre giornate distribuite tra Roma e Milano, dense di dibattiti, incontri, talk show, speech, momenti di lavoro per discutere, confrontarsi e interpretare la società in trasformazione in chiave digitale e sostenibile. Il Festival è stato un crescendo di popolarità e attenzione, un’occasione per confrontarsi su dilemmi e incertezze del nostro tempo.

Oltre all’istituzionalità del festival, BIP ha scelto di condividere contenuti e idee a un pubblico più vasto attraverso i social media e il podcast Verde e Blu Pills, allargando la discussione in modalità POP anche al di fuori dall’evento. Il Pop Storytelling rappresenta per noi uno strumento per preparare e formare gli abitanti della società del domani, un compito che sentiamo come una nostra responsabilità sociale e che ci ha portato ad investire su tantissime iniziative transmediali in chiave Pop per raggiungere generazioni diverse.

Come spiega Alessandra Stranges in Prolegomeni 19,“in un mondo in continua evoluzione, dove le competenze sono la chiave per il successo individuale e collettivo, la formazione assume un ruolo sempre più centrale. Come professionisti del settore, abbiamo la responsabilità di innovare e ripensare i modelli formativi tradizionali per renderli più accessibili, coinvolgenti ed efficaci. Senza questa propensione al cambiamento, la formazione intesa secondo gli schemi tradizionali è destinata a fallire i suoi obiettivi”.

Il nuovo stadio dell’evoluzione è POP

L’uomo al centro: la vera evoluzione tecnologica è POP e dà la priorità al benessere delle persone. È la Società 5.0, che segue la società dei cacciatori-raccoglitori, quella agricola, quella industriale e quella dell’informazione. Il digitale rimane fondamentale, ma solo in funzione di sostenibilità economica, ambientale e sociale (vedi anche Prolegomeni 43). In due parole: “POP Innovation”. L’efficacia di tecnologia e di nuovi modelli di business si misura dai cambiamenti positivi nella vita delle persone e dalla creazione di valore condiviso.

Gli effetti della pandemia non ancora pienamente conclusa, i cambiamenti climatici, l’acuirsi delle diseguaglianze socioeconomiche, la crisi energetica e il ritorno della guerra in Europa hanno determinato un effetto domino che porterà ad uno stravolgimento dei paradigmi su cui si basa la società moderna. Si rafforza la consapevolezza che le diverse crisi a cui stiamo assistendo a livello globale possono e devono essere viste dagli ecosistemi dell’innovazione come una grande opportunità per stimolare la transizione verso una società “Super Smart”, più sostenibile, resiliente e umano-centrica, grazie all’applicazione di nuove tecnologie.

Il ciano è il vero colore POP

Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale e docente di Sostenibilità Digitale all’Università di Pavia, nella giornata romana de Il Verde e Il Blu Festival, ha spiegato che parlare di Verde per la sostenibilità e di Blu per il digitale non ha più senso, bisogna fare un salto paradigmatico dal codice colore RGB a CMYK e scegliere un colore nuovo – il ciano – che è l’unione dei due.

Questo colore esprime le dinamiche di convergenza che si sviluppano nella trasformazione digitale e nella sostenibilità e che vedono una ricchezza immensa proprio nella nostra capacità di cogliere quel processo trasformativo che sfrutta la sostenibilità per la trasformazione digitale e la trasformazione digitale come motore di sostenibilità.  Normalmente le transizioni sono dei processi organizzati che hanno un certo periodo di tempo per svilupparsi e che possono essere controllati. Soprattutto quando guardiamo la digitalizzazione ci troviamo di fronte a fenomeni di disruption che è difficile pensare che siano controllabili; quindi, è più corretto parlare di trasformazione.

Eppure, quando parliamo di sostenibilità e innovazione non passiamo parlare di transizioni gemelle. Quando pensiamo ai gemelli pensiamo a due individui che condividono un DNA comune ma che possono vivere affiancati o sviluppare due traiettorie totalmente divergenti. Al contrario quando si parla dei percorsi della sostenibilità e della digitalizzazione ci troviamo di fronte a due fenomeni che nascono in contesti socioeconomici e culturali totalmente diversi; sviluppano un percorso di convergenza che oggi li porta a sovrapporsi, ibridarsi e trasformarsi reciprocamente. Non c’è sostenibilità senza trasformazione digitale, altrimenti non sarebbe possibile la trasformazione energetica, l’economia circolare o l’agricoltura di precisione.

Un cambiamento ciclico, protopico, POP

Un mondo senza disagi sarebbe un’utopia, ma sarebbe anche statico. Un’utopia non ha problemi da risolvere, ma non ha né opportunità né futuro. Le distopie, l’esatto opposto, sono invece molto più interessanti e più facili da immaginare. Il difetto delle narrazioni distopiche è che non sono sostenibili.

In ogni caso, né la distopia né l’utopia sono il nostro obiettivo. Piuttosto, la tecnologia ci sta portando verso la “protopia[i]”; per l’esattezza, ci siamo già arrivati (vedi su questo anche la visione proposta da Ariminum Circus presentata al recente Digital Festival di Parma, ndr). Si tratta di un avanzamento non eclatante né sconvolgente, che passa facilmente inosservato perché genera tanti nuovi benefici quasi quanti nuovi problemi: il successo delle tecnologie passate ha creato le problematiche attuali, e le soluzioni tecnologiche ai problemi di oggi creeranno quelli del futuro. È un’espansione ciclica sia delle problematiche sia delle soluzioni, che può mascherare l’accumulo continuo di piccoli benefici netti nel lungo periodo.

È difficile accorgersi della protopia perché è un divenire: è un processo che cambia costantemente al variare di tutto il resto, e che contemporaneamente muta sé stesso, crescendo ed evolvendosi. È difficile gioire per un processo graduale che cambia forma, ma è importante riconoscerne la presenza. Come emerge dal  Global Risks Report 2024 del World Economic Forum il 54% del campione prevede una crescita nell’instabilità e un moderato rischio di catastrofi globali, mentre va segnalato il pessimismo di una quota molto importante pari al 30% che si aspetta o teme condizioni peggiori.

Oggi siamo diventati talmente consapevoli degli aspetti negativi dell’innovazione e siamo talmente scoraggiati delle false promesse delle passate utopie che fatichiamo a credere in un futuro protopico, in cui il domani è un po’ meglio della situazione attuale; fatichiamo a immaginare qualunque tipo di futuro che desideriamo.

Diversamente dal secolo scorso, nessuno vuole proiettarsi in un futuro molto lontano, anzi, se ne ha paura, e ciò rende più difficile prenderlo seriamente in considerazione. Per questo motivo siamo bloccati in un futuro a breve termine, senza prospettive generazionali. A tal proposito, alcuni hanno sposato l’idea di Singolarità rendendoci ciechi di fronte agli avvenimenti futuri e parte di un presente eterno senza passato né futuro.

Utopia, distopia e protopia spariscono, e rimane solo il «cieco presente».

Non serve a nulla rimanere ciechi di fronte a questo processo continuo, soprattutto perché la velocità a cui il cambiamento sta avvenendo è senza precedenti – uno dei motivi per cui siamo stati colti alla sprovvista. Ma ora lo sappiamo: siamo e sempre rimarremo eterni principianti.

Il cambiamento è inevitabile. Possiamo comprendere dunque che tutto è soggetto a mutamento, anche se molte di queste alterazioni sono impercettibili: la cultura umana, così come la biologia, sono parte di questo impercettibile scivolo verso qualcosa di nuovo.

Al centro di ogni cambiamento significativo della nostra vita, oggi, c’è una tecnologia di qualche tipo. Volendo generalizzare, generare un cambiamento che abbia un impatto significativo e innovativo diffuso, dunque, POP richiede diversi ingredienti chiave: in primis, consapevolezza e coraggio. «Per diventare POP ci vuole coraggio» riporta Marco Minghetti in  Prolegomeni 1.

La tecnologia è l’acceleratore dell’umanità.

[i] L’inevitabile, Kevin Kelly, Il Saggiatore, 2017. Cfr anche il post su questo blog #DigitalTransformation: da Kevin Kelly una sintesi inevitabile

45 – continua

Copertina di Marcello Minghetti (Mosaico per Ariminum Circus Stagione 1)

Puntate precedenti

1 – DALLO HUMANISTIC AL POP MANAGEMENT
2 – MANIFESTI, ATLANTI, MAPPE E TERRITORI
3 – IL MANAGER PORTMANTEAU
4 – WHICH WAY, WHICH WAY?
5 – LEADERSHIP POP (LEZIONI SHAKESPEARIANE)
6 – OPINION PIECE DI RICCARDO MAGGIOLO
7 – LEADERSHIP POP (APERTURA, AUTONOMIA, AGIO, AUTO-ESPRESSIONE)
8 – OPINION PIECE DI JOSEPH SASSOON
9 – OPINION PIECE DI CESARE CATANIA
10 – OPINION PIECE DI VANNI CODELUPPI
11 – OPINION PIECE DI ALESSANDRO GIAUME
12 – COLLABORAZIONE POP. L’IRRESISTIBILE ASCESA DELLE COMMUNITY INTERNE
13 – COLLABORAZIONE POP. L’EMPATIA SISTEMICA
14 – COLLABORAZIONE POP. LE COMMUNITY AZIENDALI: UNO STATO DELL’ARTE, PARTE PRIMA
15 – COLLABORAZIONE POP. LE COMMUNITY AZIENDALI: UNO STATO DELL’ARTE, PARTE SECONDA
16 – OPINION PIECE DI MATTEO LUSIANI
17 – OPINION PIECE DI MARCO MILONE
18 – OPINION PIECE DI ALESSIO MAZZUCCO
19 – OPINION PIECE DI ALESSANDRA STRANGES
20 – OPINION PIECE DI FRANCESCO VARANINI
21 – ORGANIZZAZIONE  POP. COMANDO, CONTROLLO, PAURA, DISORIENTAMENTO
22 – OPINION PIECE DI ROBERTO VERONESI
23 – OPINION PIECE DI FRANCESCO GORI
24 – OPINION PIECE DI NELLO BARILE
25 – OPINION PIECE DI LUCA MONACO
26 – OPINION PIECE DI RICCARDO MILANESI
27 – OPINION PIECE DI LUCA CAVALLINI
28 – OPINION PIECE DI ROBERTA PROFETA
29 – UN PUNTO NAVE
30 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CURA)
31 – OPINION PIECE DI NICHOLAS NAPOLITANO
32 – LEADERSHIP POP. VERSO L’YPERMEDIA PLATIFIRM (CONTENT CURATION)
33 – OPINION PIECE DI FRANCESCO TONIOLO
34 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CONVIVIALITA’)
35 – OPINION PIECE DI LUANA ZANELLATO
36 – OPINION PIECE DI ANDREA BENEDETTI E ISABELLA PACIFICO
37 – OPINION PIECE DI STEFANO TROILO
38 – OPINION PIECE DI DAVIDE GENTA
39 – OPINION PIECE DI ANNAMARIA GALLO
40 – INNOVAZIONE POP. ARIMINUM CIRCUS: IL READING!
41 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CONVOCAZIONE)
42 – OPINION PIECE DI EDOARDO MORELLI
43 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CO-CREAZIONE DI VALORE)
44 – OPINION PIECE DI MARIANNA PORCARO