Immagine di Marcello Minghetti per Ariminum Circus Stagione 1

Prolegomeni al Manifesto del Pop Management 53 – Leadership Pop. Opinion Piece di Alessandra Pilia

Alessandra Pilia – una “nerd con i tacchi” – è una professionista della comunicazione con una forte passione lo studio, le storie di impresa e la valorizzazione del mestiere di imprenditrice e imprenditore. Convinta che investire sulle nuove generazioni sia importante, è impegnata in progetti di mentorship ed empowerment.

Attualmente, ricopre il ruolo di Responsabile Marketing e Comunicazione di A.P.I. Associazione Piccole e Medie Industrie e di Vice Presidente di IULM Alumni.

Il CEOPOP

Alessandra Pilia

Quante domande per essere un’azienda che suona il POP!

Storytelling e Leadership sono ancora due asset per le imprese per creare un rapporto con il consumatore e con la filiera?

Sono sufficienti, oggi, a costruire una relazione duratura con la community? Se no, come?

Il concetto e il valore delle community è ancora quello a cui tutti siamo abituati?

Il ruolo di leader, fondatore, CEO e imprenditore è statico?

C’è ancora una divisione tra la gestione della comunicazione interna ed esterna?

Per essere POP, imprenditori, manager e aziende devono rispondere a questi interrogativi e costruire una strategia.

Infatti, sempre più spesso le aziende nascono dalla strategia del brand Persona. Il CEOPOP.

Ma, se parliamo di CEOPOP, parliamo di Ceotelling?

Come si inizia a fare impresa?

La legge dei POP Brand vista nel Prolegomeno 29 ci racconta che «Diventare un brand realmente POP significa mettere in discussione quei canoni e lavorare seguendo uno schema nuovo, diverso, capace di ascoltare le persone, cogliere il loro sentire e lavorare insieme a loro per propagare un messaggio di marca più forte, efficace e duraturo».

Alla base ci sono le persone e la loro capacità di essere uniche, di provare emozioni e paure, di essere creative, di cadere e rialzarsi.

Lasciatemi dire, soprattutto i giovani che decidono di fare impresa oggi, ma anche i manager che la sentono loro, perché entrambi investono tempo, impegno e capitali (gli imprenditori) per la crescita dell’azienda e delle persone al loro interno.

Negli anni 60 era “facile iniziare” a fare impresa, bastava un po’ di intraprendenza, un’idea, un titolare che magari esternalizzava una parte della lavorazione et voilà in uno scantinato o in una piccola officina nascevano start up di future PMI industriali o artigianali come ad esempio ROLD, GPR, MICROingranaggi o Fumeo Carlo…

Non le conoscete? In molti oggetti che avete a casa o che indossate, su una delle vostre moto o in un aeroplano c’è una parte di ingegno nata qui. PMI che negli anni hanno cambiato stile di leadership per adattarsi al/alla CEO e ai suoi tempi.

Uomini e donne che hanno ridisegnato l’azienda in base al loro tono di voce e stile comunicativo, creando community interne molto forti ma senza personalizzare. Nelle aziende industriali si pensa molto al fare e troppo spesso si dimentica di raccontare il valore che si genera o si da per scontato che si veda.

Imprese dove i futuri CEO per generazione e formazione cambieranno lo status quo.

Oggi, è molto più complesso iniziare a fare impresa. Il passaggio generazionale è sempre più lontano perché l’età media è avanzata, il tunnel burocratico, i costi, l’assenza di cultura imprenditoriale, la valutazione dei finanziamenti che si basa sui numeri e non sulle idee, impedisce tutto questo. Si creano soprattutto imprese di servizi e quelle industriali e artigianali diminuiscono.

Tuttavia, i leader continuano a esserci e con loro visione, passione, follower, idee e, soprattutto, storie.

La narrazione cambia.

Se pensiamo a chi si occupa di affari, difficilmente immaginiamo una persona vestita di fuxia o giallo limone, o indossare delle All Star o un cappellino da baseball, ma la leadership e il management stanno cambiando con l’ingresso di nuove figure, con le loro esperienze e contaminazioni internazionali, e dobbiamo – finalmente – fare i conti con nuovi modelli di leadership, che “suonano il POP”!

Ma come incide tutto questo nella cultura POP delle imprese? Ne ridisegnano i paradigmi attraverso il racconto della loro storia e visione, inserendo innovazioni comunicative – usando e rivisitando anche i format della Cultura POP – che vanno ad aprire il dialogo con gli stakeholder interni ed esterni.

Ma come si racconta in chiave POP il mestiere dell’imprenditore, come si elimina lo stigma che porta se lo storytelling delle imprese si lega ancora sempre più indissolubilmente a quello del Ceotelling facendo spesso della Persona il reale brand dell’azienda?

La sfida è grande, essere ispiratori del cambiamento, restare fedeli a se stessi, non “tradire”, bilanciare la sostenibilità economica con le regole ESG, non sbilanciare storydoing e storytelling, essere persone comuni ma con emozioni e doti straordinarie, simpatici ma affidabili, tecnici ma comunicatori, innovatori e burocrati…

Secondo il CEO Peter Aceto, intervistato da Carmine Gallo di Forbes, «i leader di successo non verranno più misurati solamente sulla base del valore della singola azione. Saper gestire e comunicare con gli shareholder, con i dipendenti, con i governi, le comunità e i clienti saranno fattori indispensabili in futuro. Stanno in ogni caso già parlando della vostra azienda. Perché non entrare a fare parte della conversazione?».

Parliamo di supereroi? No.

Se leghiamo il concetto espresso da Marianna Porcaro in Prolegomeni 44 «nell’era digitale e iperconnessa, dove ogni storia può diventare virale in pochi istanti, il ruolo dei brand come narratori contemporanei è più potente che mai, e la loro capacità di creare storie che risuonano con le persone è ciò che li rende parte integrante della loro vita» a quello di Joseph Sassoon evidenziato in Prolegomeni 8 «la leadership può essere arricchita dagli archetipi che incarnano tratti profondamente umani» possiamo notare come l’umanizzazione del leader lo rende in grado di motivare e coinvolgere per raggiungere gli obiettivi attraverso la sua voce.

Si tratta di “unire i puntini” (come direbbe Steve Jobs, grandissimo Leader Pop) costruendo un CEOPOP, che racconti anche il mestiere di imprenditore o imprenditrice! Ma come? Lavorando sui valori chiave del Pop Management, ovvero sulle declinazioni cognitive dell’Intelligenza Collaborativa: Apertura (Prolegomeno 7), Empatia Sistemica Prolegomeno 13, Cura (Prolegomeno 32),  Convivialità (Prolegomeno 34),  (Convocazione (Prolegomeno 41), Co-Creazione di Valore (Prolegomeno 43).

Chi è il CEOPOP?

Per andare a sintesi, ci viene incontro il concetto di “stakeholder economy”, che teorizza l’opportunità e la necessità di mettere al centro delle scelte strategiche aziendali le relazioni con gli interessi di tutti gli attori coinvolti, infatti, ceotelling e storytelling sono due tecniche di comunicazione che, sebbene abbiano obiettivi e applicazioni diversi, condividono l’importanza di creare una narrazione coinvolgente e autentica.

Mentre lo storytelling è una pratica antica utilizzata per creare una connessione emotiva con il pubblico, per trasmettere valori, culture e insegnamenti attraverso storie, il ceotelling è una forma più recente di comunicazione strategica utilizzata dai leader aziendali per ispirare, motivare e guidare le loro organizzazioni, umanizzando il brand mostrando il lato umano dell’azienda attraverso le loro esperienze e le storie personali.

E non basta, gli stakeholder e le nuove generazioni cercano di più.

Il CEOPOP, accettando i rischi, applica – nella sua visione della leadership – strategie di comunicazione finalizzate a costruire una connessione autentica e reale, lontana dalle aspettative irrealistiche dei miti e dei supereroi. Vi ricorda la canzone “Something Just Like This” di Coldplay e The Chainsmokers? Si, perché il rapporto con gli stakeholder è simile al dialogo tra due persone che desiderano una relazione semplice e sincera, senza la necessità di essere perfetti o straordinari. “Where’d you wanna go? How much you wanna risk? I’m not looking for somebody with some superhuman gifts. Some superhero. Some fairy tale bliss. Just something I can turn to…

Grazie a questo, nascono nuove aziende per necessità personali o bisogni del mercato. Alcuni esempi: c’è chi ha ridisegnato l’ortofrutta rendendola attraente come un gioiello ma in chiave sostenibile, come CITRUS l’Orto Italiano; chi ha ridisegnato il giornalismo e le sue regole come Will o Factanza; chi come Norma’s Teaching ci aiuta a imparare l’inglese divertendosi; chi ha rivisto il mondo del beauty attraverso l’inclusività e il rifiuto degli stereotipi come Veralab, o chi ha sperimentato – anche se non è andata bene – come Chitè offrendo una piattaforma per personalizzare completi intimi.

Cosa li accomuna? Sono imprenditori e imprenditrici che hanno esposto il loro essere costruendo un’azienda che parla come loro e dialoga sullo stesso livello del consumatore e dei collaboratori. Che accettano il rischio di fallire e di mostrare le paure e le fragilità.

Persone che raccontano il proprio se, cosa fanno e come lo fanno. Spesso in real time.

Leader che si assumono la responsabilità della sostenibilità economica e sociale dell’azienda che guidano.

Non ne scrivo il nome perché voglio portarvi ad associare le denominazioni delle aziende con chi le impersona. Vi verrà facile. Infatti, al contrario delle imprese citate all’inizio dell’articolo queste, nate start up, sono per definizione emanazione della Persona che le ha fondate.

Ma parlare del ruolo del founder, tanto in voga, è superato? No, ma c’è molto di più.

Il CEOPOP presenta delle caratteristiche specifiche che lo rendono un leader per il mercato e i follower generando, attraverso l’intelligenza reputazionale un twist narrativo – interno ed esterno – virtuoso che porta engagement dei dipendenti e dei consumatori.

Massimizzando così l’investimento e l’esposizione del loro IO in un NOI vantaggioso per gli stakeholder e il business.

Perché parliamo di stakeholder e non di community?

In termini generali, ogni community è finalizzata allo scambio e alla costante creazione di sapere e di dialogo, si tratta di un tema affrontato sotto vari aspetti nella riflessione da Marco Minghetti e Alessandra Mazzei, Direttrice del CERC (Centre for Employee Relations and Communication) dell’Università IULM di Milano, che ha prodotto una fotografia dello stato dell’arte e una prospettiva evolutiva delle Community Interne, citata nel Prolegomeno 15.

Il concetto di stakeholder va oltre. Mentre una community è generalmente un gruppo di persone unite da interessi comuni, gli stakeholder sono specificamente legati alle attività e decisioni di un’organizzazione e possono influenzarne l’andamento e includere una vasta gamma di individui e gruppi con interessi diversi.

Di fatto, stiamo superando la divisione tra comunicazione interna ed esterna attraverso un’unica strategia.

Il ruolo del CEOPOP sta proprio nel parlare alla community coinvolgendola e influenzandola per trasformarla in un gruppo di interesse (stakeholder) che contribuisce a sviluppare l’azienda.

Il legame di fiducia instaurato dal leader sulla sua Persona è talmente forte da rendere i gruppi di interesse Ambasciatori interni o esterni.

L’investimento è sul leader non sull’azienda.

Il ruolo delle nuove generazioni.

Entro la fine dell’anno, è previsto che i dipendenti della Gen Z superino i Boomer all’interno delle aziende. Non un semplice dato statistico ma cambio epocale, destinato a trasformare aziende e politiche.

Lo vediamo sul cambiamento della visione del mondo del lavoro. Le generazioni Z e Alpha, influenzate dai social media, vogliono fondare la propria azienda oppure entrare in quelle nelle quali possono riconoscersi nei valori; dando molto più peso al percorso di crescita e all’ambiente di lavoro.

Il ruolo del CEOPOP, quindi, diventa strategico per la sua capacità di attrarre, aggregare e coinvolgere i collaboratori nonché di governare la relazione, ricercata individualmente e senza intermediari.

Queste generazioni a loro volta influenzando le dinamiche aziendali e le strategie di gestione del personale confermano il passaggio da community a stakeholder economy, cercano balance e separazione tra vita lavoro, formazione, stimoli, sviluppo sostenibile. Si impegnano a essere Ambassador.

Potremmo parlare dei CEOPOP come di moderni “Enrico V” che con il suo discorso prima della battaglia di Agincourt “Noi pochi, noi felici pochi, noi banda di fratelli” è un esempio di come un leader possa ispirare e unire il proprio team in momenti di crisi. Figura già citata nel Prolegomeno 5.

CEOPOP, caratteristiche.

Sicuramente la figura del CEOPOP è particolarmente efficace nel panorama competitivo odierno e presenta alcune caratteristiche specifiche come la solitudine dell’imprenditore nelle scelte, l’uso creativo dell’intelligenza artificiale, l’utilizzo dei Social Media e dei format di intrattenimento, la multicanalità del messaggio veicolato, la collaborazione con altri leader anche di settori ed età diversi, la costruzione di un IO in uno storytelling autentico sulla sua Persona, story doing e storytelling in tempo reale, la resilienza e capacità di adattamento rapido, l’uso dell’influencer marketing per costruire brand forti e favorire l’engagement e l’interazione a vantaggio dell’azienda e degli stakeholder. Infatti, il sistema funziona se c’è reciprocità.

Possibili bucce di banana.

Devono però stare attenti anche alle “bucce di banana” su cui è facile inciampare: distinguere l’azienda dall’Io, non delegare perché nessuno è più bravo di loro e iniziare a sentirsi dei super eroi, investire solo su se stessi e non sull’azienda, spettacolarizzare senza condividere contenuti utili, manipolare gli stakeholder, sostenere interessi contrapposti, non misurare le performance, non ascoltare il proprio pubblico, pensare di poter fare tutto da soli all’interno dell’organizzazione.

CEOPOP, oggi. E domani?

Founder e CEO sono leader diversi, incarnare entrambi è la chiave di volta.

Ma più di tutto dobbiamo ricordare che le persone sono fatte di storie e cercano storie che li coinvolgano.

E di cosa sono fatte le aziende? Di storie e il CEOPOP ne incarna la narrazione perché vive ed è della Persona che parla la sua azienda.

Ma i CEOPOP di oggi, saranno in grado di far parlare di sé come leader anche dopo che non ci saranno più?

E le nuove generazioni di industriali incarneranno dei CEOPOP capaci di cambiare la narrazione del settore e renderlo più attrattivo per il mestiere di imprenditore e per l’ingresso di nuovi lavoratori?

Lo scopriremo, per ora come CEOPOP nella storia penso ad Adriano Olivetti o Luisa Spagnoli e alla loro utopia di azienda sociale e sostenibile fatta di persone con una storia, emozioni e aspirazioni.

Sarà interessante vedere se i CEOPOP di oggi riusciranno a lasciare un’eredità duratura a cui ispirarsi, come la loro.

53 – continua

Copertina di Marcello Minghetti (Mosaico per Ariminum Circus Stagione 1)

Puntate precedenti

1 – DALLO HUMANISTIC AL POP MANAGEMENT
2 – MANIFESTI, ATLANTI, MAPPE E TERRITORI
3 – IL MANAGER PORTMANTEAU
4 – WHICH WAY, WHICH WAY?
5 – LEADERSHIP POP (LEZIONI SHAKESPEARIANE)
6 – OPINION PIECE DI RICCARDO MAGGIOLO
7 – LEADERSHIP POP (APERTURA, AUTONOMIA, AGIO, AUTO-ESPRESSIONE)
8 – OPINION PIECE DI JOSEPH SASSOON
9 – OPINION PIECE DI CESARE CATANIA
10 – OPINION PIECE DI VANNI CODELUPPI
11 – OPINION PIECE DI ALESSANDRO GIAUME
12 – COLLABORAZIONE POP. L’IRRESISTIBILE ASCESA DELLE COMMUNITY INTERNE
13 – COLLABORAZIONE POP. L’EMPATIA SISTEMICA
14 – COLLABORAZIONE POP. LE COMMUNITY AZIENDALI: UNO STATO DELL’ARTE, PARTE PRIMA
15 – COLLABORAZIONE POP. LE COMMUNITY AZIENDALI: UNO STATO DELL’ARTE, PARTE SECONDA
16 – OPINION PIECE DI MATTEO LUSIANI
17 – OPINION PIECE DI MARCO MILONE
18 – OPINION PIECE DI ALESSIO MAZZUCCO
19 – OPINION PIECE DI ALESSANDRA STRANGES
20 – OPINION PIECE DI FRANCESCO VARANINI
21 – ORGANIZZAZIONE  POP. COMANDO, CONTROLLO, PAURA, DISORIENTAMENTO
22 – OPINION PIECE DI ROBERTO VERONESI
23 – OPINION PIECE DI FRANCESCO GORI
24 – OPINION PIECE DI NELLO BARILE
25 – OPINION PIECE DI LUCA MONACO
26 – OPINION PIECE DI RICCARDO MILANESI
27 – OPINION PIECE DI LUCA CAVALLINI
28 – OPINION PIECE DI ROBERTA PROFETA
29 – UN PUNTO NAVE
30 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CURA)
31 – OPINION PIECE DI NICHOLAS NAPOLITANO
32 – LEADERSHIP POP. VERSO L’YPERMEDIA PLATIFIRM (CONTENT CURATION)
33 – OPINION PIECE DI FRANCESCO TONIOLO
34 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CONVIVIALITA’)
35 – OPINION PIECE DI LUANA ZANELLATO
36 – OPINION PIECE DI ANDREA BENEDETTI E ISABELLA PACIFICO
37 – OPINION PIECE DI STEFANO TROILO
38 – OPINION PIECE DI DAVIDE GENTA
39 – OPINION PIECE DI ANNAMARIA GALLO
40 – INNOVAZIONE POP. ARIMINUM CIRCUS: IL READING!
41 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CONVOCAZIONE)
42 – OPINION PIECE DI EDOARDO MORELLI
43 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CO-CREAZIONE DI VALORE)
44 – OPINION PIECE DI MARIANNA PORCARO
45 – OPINION PIECE DI DONATO IACOVONE
46 – OPINION PIECE DI DENNIS TONON
47 – OPINION PIECE DI LAURA FACCHIN
48 – OPINION PIECE DI CARLO CUOMO
49 – OPINION PIECE DI CARLO MARIA PICOGNA
50 – OPINION PIECE DI ROBERTO RAZETO
51 – OPINION PIECE DI ALBERTO CHIAPPONI
52 – OPINION PIECE DI ALESSANDRO ANTONINI