Il Pop Opinionist di turno è Marco Milone: co-fondatore del metaverso The Nemesis, advisor in startup tecnologiche, nipponista (ha scritto cinque libri sulla cultura giapponese classica), produttore cinematografico (Revengeace, La mafia non è più quella di una volta, Italica Noir), nel suo contributo propone una riflessione relativa all’impatto delle nuove tecnologie sulla ridefinizione dell’interazione culturale e consumeristica.
Pop Management: l’impatto dell’AI e dei Big Data
Marco Milone
Nell’immaginario collettivo, l’idea di un algoritmo che decide quali canzoni ascoltiamo, quali film guardiamo o perfino quale moda seguire può sembrare tratta da un romanzo di fantascienza. Tuttavia, è una realtà con cui conviviamo ogni giorno. Consideriamo il caso di Spotify, una piattaforma che utilizza algoritmi per analizzare i nostri gusti musicali e suggerirci nuove canzoni che potrebbero piacerci. Questo è solo un esempio di come la tecnologia sta ridisegnando le frontiere tra cultura, affari e tecnologia, dando vita a quello che Marco Minghetti chiama Pop Management: una fusione tra le prassi gestionali tradizionali e gli elementi vibranti della cultura pop, configurando un campo di gioco dove la tradizione incontra un’innovazione audace. L’impiego di Intelligenza Artificiale e Big Data, in particolare, non si limita a fornire strumenti avanzati per l’analisi del mercato; questi strumenti stanno modellando attivamente il nostro rapporto con la cultura popolare. Le aziende possono non solo prevedere le tendenze, ma anche personalizzare le esperienze dei consumatori e anticipare le future ondate culturali.
Per un uso eticamente Pop dell’IA
Se dunque queste tecnologie offrono straordinarie opportunità per innovare e catturare l’attenzione del pubblico, sollevano anche questioni filosofiche ed etiche significative. L’adozione dell’AI nel marketing e nella gestione del prodotto ci costringe a riflettere sull’autonomia e l’identità, sia delle aziende che dei consumatori. Quanto delle nostre scelte è realmente personale, e quanto è influenzato da algoritmi che prevedono e modellano i nostri desideri, attraverso una vasta gamma di applicazioni che spaziano dall’analisi dei dati al marketing predittivo e alla personalizzazione?
L’AI è capace di elaborare e interpretare enormi quantità di dati comportamentali in tempo reale, permettendo alle aziende di anticipare le tendenze e personalizzare l’esperienza dei consumatori in modi che non hanno precedenti. Per esempio, gli algoritmi di apprendimento automatico possono analizzare i pattern di acquisto, le interazioni sui social media e persino le recensioni dei prodotti per identificare quali elementi culturali stanno guadagnando popolarità e come questi possono essere incorporati in nuovi prodotti o campagne marketing.
Oppure, pensiamo al sistema di raccomandazione di Netflix, che non solo suggerisce contenuti basati sulle preferenze passate degli utenti, ma analizza anche tendenze complesse di visualizzazione per prevedere quali nuovi generi o temi potrebbero riscuotere successo. Questo tipo di analisi permette a Netflix di commissionare serie originali che non solo colpiscono nel segno in termini di popolarità, ma spesso definiscono nuove tendenze nella cultura pop.
IBM sta facendo passi significativi in questa direzione, lavorando attivamente per ridurre i bias nei sistemi di Intelligenza Artificiale. Attraverso lo sviluppo di strumenti che aiutano gli sviluppatori a identificare e mitigare pregiudizi nei loro modelli AI, IBM dimostra un impegno concreto verso la promozione di una tecnologia più equa e giusta.
Proseguendo con una riflessione più profonda, ci volgiamo verso il pensiero di Martin Heidegger, (filosofo di riferimento importante nel passaggio dallo Humanistic al Pop Management, soprattutto per quanto riguarda il tema della Cura, NdR) il quale ci invita a considerare l’essenza più profonda della tecnologia e il suo impatto sulla nostra identità culturale. In La questione della tecnica, Heidegger ci ricorda che «la questione dell’essenza della tecnologia è in un certo senso la questione dell’essenza dell’essere». Il che ci porta a considerare non solo come l’AI stia trasformando le pratiche aziendali, ma anche come plasma il nostro essere nel mondo, influenzando profondamente la nostra cultura e identità – vedi su questo anche: Dormire, sognare… simulare, forse. Note a margine de Il mondo in sintesi (Accoto, Egea, 2022), NdR.
L’impiego dell’AI solleva anche questioni filosofiche significative relative all’autonomia e alla creatività. L’AI può semplificare e potenziare la creazione di contenuti rispondendo agli interessi del pubblico, con ciò sollevando un dilemma filosofico: si tratta di “creatività” genuina o solo di un’imitazione calcolata basata su algoritmi che massimizzano l’engagement?
Ancora, l’uso dell’AI pone interrogativi sulla libertà di scelta del consumatore. Se le nostre preferenze sono continuamente modellate e indirizzate da algoritmi che apprendono dai nostri comportamenti, fino a che punto possiamo considerare le nostre scelte veramente libere?
Con la capacità di prevedere e influenzare le decisioni dei consumatori, le aziende hanno una grande responsabilità nel garantire che queste tecnologie siano utilizzate in maniera trasparente e giusta. La tensione tra personalizzazione e manipolazione è un tema ricorrente nella discussione filosofica sull’IA, invitando le aziende a considerare non solo cosa possono fare con l’AI, ma cosa dovrebbero fare eticamente.
L’uso dell’Intelligenza Artificiale nel Pop Management, in altre parole, apre un mondo di possibilità per innovare e connettersi con i consumatori, ma richiede anche una riflessione profonda sulle implicazioni etiche e filosofiche del suo utilizzo. Le aziende devono ponderare questi aspetti con attenzione per costruire relazioni di fiducia e trasparenza con i loro clienti, garantendo che l’innovazione sia guidata da principi di responsabilità e rispetto per l’individuo.
Per un uso eticamente Pop dei Big Data
Anche gli strumenti di Big Data Analytics hanno trasformato il modo in cui le aziende interagiscono con la cultura pop, fornendo indicazioni dettagliate e su vasta scala circa le preferenze e i comportamenti dei consumatori. Consideriamo il caso di Amazon che, offrendo raccomandazioni di prodotti basate sulle abitudini di acquisto passate, dimostra come la tecnologia possa migliorare l’efficienza del commercio al dettaglio. Tuttavia, solleva anche importanti questioni di privacy e autonomia del consumatore, spingendoci a riflettere su come l’azienda bilancia queste pratiche con la trasparenza e la protezione dei dati degli utenti. Questa tecnologia consente di raccogliere e analizzare enormi volumi di dati da svariate fonti, come i social media, i siti di recensioni, e le piattaforme di e-commerce, per identificare tendenze emergenti e modelli di consumo, adattando rapidamente le loro offerte per soddisfare le aspettative del mercato.
Con l’accumulo e l’analisi di vasti insiemi di dati, c’è il rischio che le informazioni personali possano essere usate in modo inappropriato o divulgati senza consenso. Inoltre, c’è il pericolo di creare “bolle di filtro”, dove gli algoritmi suggeriscono ai consumatori contenuti sempre più omogeneizzati basati sulle loro preferenze passate, limitando così l’esposizione a nuove idee e diversità culturale. Un caso emblematico è rappresentato da TikTok, la cui piattaforma utilizza algoritmi sofisticati per personalizzare i feed video degli utenti basandosi sulle loro interazioni (cfr.: Se il libro è filtrato, una conversazione con Cosimo Accoto, Maria Gabriella Ambrosioni, Giovanni Francesio, Lea Iandiorio, Ivan Ortenzi, Alessandro Zaccuri).
Ancora, l’uso massivo di Big Data solleva interrogativi sulla definizione di cultura e sull’autenticità delle esperienze culturali. Quando le tendenze sono largamente determinate da algoritmi che analizzano dati comportamentali, ci si può chiedere se la cultura stia diventando un prodotto di massa progettato più per soddisfare modelli di consumo prevedibili piuttosto che per esprimere o fomentare l’innovazione creativa. Questo scenario sfida l’idea tradizionale di cultura come espressione organica e spontanea delle società umane.
Per gestire in modo responsabile l’uso dei Big Data, le aziende devono adottare strategie che non solo rispettano la legge, ma che elevano anche gli standard etici. Una robusta politica sulla privacy e sulla sicurezza dei dati è essenziale, così come lo è il continuo monitoraggio degli algoritmi per evitare bias indesiderati che potrebbero portare a discriminazioni o altre forme di ingiustizia sociale. Inoltre, è vitale mantenere un dialogo aperto con i consumatori riguardo all’uso dei loro dati, offrendo trasparenza e scelte chiare su come queste informazioni vengono utilizzate.
Per promuovere una cultura più ricca e diversificata, le aziende dovrebbero considerare di utilizzare i dati non solo per identificare tendenze esistenti, ma anche per scoprire e supportare espressioni culturali sottovalutate o emergenti. Questo potrebbe contribuire a una visione più inclusiva e variegata della cultura pop, che rispecchia e celebra una gamma più ampia di esperienze umane.
L’evoluzione di AI e Big Data nelle pratiche di Pop Management
È dunque essenziale considerare come le nuove tecnologie legate a IA e Big Data potrebbero evolversi nei prossimi anni. L’avvento dell’Intelligenza Artificiale Generativa e dell’apprendimento automatico non supervisionato sta aprendo nuove frontiere in campi come la medicina, dove algoritmi più avanzati potrebbero migliorare la diagnosi e il trattamento delle malattie, e nella giustizia, dove potrebbero contribuire a rendere i processi decisionali più rapidi ed equi. Tali progressi promettono di trasformare ulteriormente il nostro modo di vivere e lavorare, sollevando al contempo nuove questioni etiche e operative da affrontare.
D’altronde la cultura pop ha sempre riflettuto sulle tensioni e le promesse della tecnologia. Dal mito di Frankenstein agli attuali dibattiti sull’etica dell’Intelligenza Artificiale in film come Ex Machina, la cultura pop esplora le complesse relazioni tra umanità e tecnologia. Questi racconti forniscono un terreno fertile per discutere questioni filosofiche profonde come l’essenza della coscienza, l’autonomia e il controllo.
L’integrazione della tecnologia nell’arte e nella narrazione solleva anche domande filosofiche sulla natura dell’autenticità e della creatività. Può un’opera d’arte creata con l’aiuto dell’intelligenza artificiale essere considerata autentica? Che impatto ha l’algoritmo sulla creatività umana?
Con l’evoluzione delle tecnologie di intelligenza artificiale, emergono infine nuove sfide etiche. Ad esempio, l’aumento della capacità di sorveglianza attraverso sistemi più sofisticati solleva preoccupazioni significative sulla privacy e sul consenso nell’uso dei dati personali. Inoltre, l’introduzione di algoritmi decisionali in settori critici come il finanziamento e le decisioni giudiziarie pone interrogativi sui rischi di errori e sui dilemmi morali associati all’uso di macchine in processi tradizionalmente umani. Sono questioni che richiedono la creazione di nuovi quadri etici per governare l’uso responsabile dell’AI.
Mentre le aziende continuano a esplorare queste nuove frontiere, la responsabilità etica diventa cruciale. L’utilizzo responsabile della tecnologia nel Pop Management implica non solo rispettare la privacy e la sicurezza dei dati, ma anche considerare le implicazioni a lungo termine delle innovazioni tecnologiche sulla società. Ad esempio, le piattaforme di social media devono bilanciare l’innovazione e l’engagement degli utenti con la necessità di prevenire la disinformazione e proteggere la salute mentale degli utenti.
Un esempio illustre di impegno etico nell’AI è Google DeepMind, noto per lo sviluppo di AlphaGo. DeepMind si dedica anche a ricerche volte a garantire che l’AI sia utilizzata in modo sicuro ed etico, affrontando le implicazioni etiche del suo lavoro e promuovendo pratiche che assicurino un impatto positivo sulla società.
In conclusione, mentre navigano in un mare sempre più digitalizzato, le aziende trovano in Intelligenza Artificiale e Big Data Analytics strumenti non solo di innovazione ma anche di trasformazione culturale. L’uso di queste tecnologie nel Pop Management ha rivelato un potenziale immenso per riconfigurare il modo in cui interagiamo con i prodotti culturali e influenziamo le tendenze di consumo. Tuttavia, queste stesse tecnologie sollevano questioni profonde che vanno oltre la tecnica, entrando nel dominio della filosofia e dell’etica. Espandendo ulteriormente queste considerazioni, Luciano Floridi evidenzia la criticità di un approccio bilanciato all’etica dell’informazione, affermando che “dovremmo progettare non solo sistemi efficienti ma anche un’etica dell’informazione che possa promuovere la giustizia e il benessere”.
L’adozione su larga scala di Intelligenza Artificiale e Big Data avrà impatti significativi non solo sul nostro presente, ma anche sul futuro delle generazioni. A mano a mano che queste tecnologie diventano pervasive, esiste il rischio che modellino profondamente la coscienza culturale e i paradigmi sociali. Le generazioni future cresceranno in un mondo in cui le loro preferenze e comportamenti saranno continuamente analizzati e influenzati da sistemi intelligenti, potenzialmente limitando la spontaneità e l’autenticità delle esperienze umane. È fondamentale quindi considerare come possiamo equilibrare questi sviluppi tecnologici con la necessità di preservare i valori umani fondamentali.
Copertina di Marcello Minghetti (Mosaico per Ariminum Circus Stagione 1)
Puntate precedenti: