Martina Franzini è una dei primi due coach somatici italiani certificati in California, con un percorso accreditato dall’ICF (International Coaching Federation). È docente di comunicazione influente presso il CIMBA, Business School affiliata con l’University of Iowa. Con una solida carriera alle spalle come Direttore Marketing e Business Unit Leader in importanti multinazionali, Martina porta la sua esperienza diretta nel mondo aziendale, combinando competenze strategiche e approcci innovativi nella comunicazione e nello sviluppo della leadership.
IL POTERE DELL’INTELLIGENZA CORPOREA
Martina Franzini
Comunicare in modo chiaro
Secondo il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum, tra le 10 competenze chiave per i leader del futuro spicca la capacità di comunicare in modo chiaro ed efficace. Un’abilità essenziale per trasmettere vision, obiettivi e feedback, favorendo la coesione e l’ingaggio dei team.
Alessandra Mazzei in Prolegomeni 77 evidenziando il fenomeno dell’ingaggio come complesso e poliedrico riporta, tra i vari, il punto di vista del “co-workers” comunicative engagement che fa emergere come l’engagement sia costituito in modo comunicazionale nell’organizzazione ponendo il focus sulle modalità attraverso le quali i collaboratori si impegnano nella comunicazione.
Numerosi studi sostengono questa visione. Un’indagine condotta da Kramer (2014) ha rilevato che una comunicazione inefficace può ridurre l’engagement dei collaboratori fino al 20%, con ripercussioni dirette sulla loro produttività e sulla probabilità che decidano di restare nell’organizzazione. Inoltre, il rapporto annuale Deloitte Global Human Capital Trends (2020) ha rivelato che l’80% dei dipendenti considera la comunicazione efficace uno degli elementi principali che influenzano la loro decisione di rimanere in azienda.
È evidente che, nonostante avatar, chat e messaggistiche varie, saper comunicare, e saperlo fare in modo autentico, è una sfida incredibilmente attuale. Le aziende prosperano grazie a relazioni e comunicazioni di valore, soprattutto grazie a quelle che avvengono negli spazi fisici, non solo virtuali.
Oltre il Digitale: Perché l’Interazione Umana è Irrinunciabile
L’uso delle tecnologie digitali nella comunicazione offre numerose opportunità, ma al tempo stesso riduce le occasioni di interazione diretta e di comunicazione sociale in presenza.
Perché è così importante comunicare di persona?
Le neuroscienze ci offrono una risposta chiara. Diversi studi (Panksepp, 2012; Singer & Sebastien, 2019; Lieberman, 2022; Shannon D. L. et al., 2022; Hertenstein, 2020) evidenziano che il nostro cervello è programmato per apprendere e creare nuove connessioni neurali attraverso l’esperienza diretta. In altre parole, comprendiamo cosa funziona e cosa no nelle situazioni sociali solo interagendo realmente, coinvolgendoci con gli altri e attivando tutti i nostri sensi (Field, T. 2010, Touch for socioemotional and physical well-being: A review, Developmental Review, 30(4), 367-383).
L’esperienza multisensoriale ci permette di affinare il “muscolo” della comunicazione, che non si basa solo sulle parole, ma anche sull’ascolto, sulla lettura delle emozioni altrui, sul ritmo, sulle espressioni, perfino sugli odori. La comunicazione digitale non ci offre le stesse opportunità. Anzi, può renderci pigri nel comunicare in modo efficace, perché ci abitua a “nasconderci” dietro lo strumento digitale stesso.
A complicare il quadro, c’è un altro dato importante: la riduzione delle interazioni dirette alimenta un paradosso crescente. Pur essendo più connessi che mai, avvertiamo un profondo senso di disconnessione, isolamento e solitudine. Numerose ricerche spiegano questo fenomeno. La D.ssa Nora Volkow, psichiatra e direttrice del National Institute on Drug Abuse degli Stati Uniti, ha illustrato come i social media possano generare una dipendenza simile a quella delle droghe. Il sistema limbico, il “cuore” delle emozioni e della regolazione emotiva, subisce dagli strumenti digitali una stimolazione eccessiva che lo porta a sovraprodurre artificialmente la dopamina, il neurotrasmettitore associato al piacere e alla ricompensa, creando un ciclo di dipendenza.
Questo stato di attivazione costante impedisce al sistema limbico di rilassarsi e ritrovare un equilibrio naturale, favorendo l’insorgenza di disturbi dell’umore, tristezza e senso di solitudine, emozioni che incidono sulla qualità delle relazioni, sulla capacità di entrare in connessione autentica e sulla disponibilità all’ascolto dell’altro.
Essere consapevoli di queste dinamiche è il primo passo per gestirle, ridurre i rischi e trasformare la tecnologia in un’opportunità anziché in una trappola.
Oltre la Mente: Il Ruolo del Corpo nella Comunicazione e nella Leadership Autentica
Le aziende devono considerare questo scenario complesso nella progettazione di percorsi di sviluppo per i comunicatori e i leader di oggi e di domani. È fondamentale dare maggiore importanza alla dimensione sensoriale del corpo, in concorso con quella mentale, aprendoci alla prospettiva somatica dove corpo e mente sono visti come una unità integrata. Anche l’approccio esperienziale, da solo, non è più sufficiente.
In altre parole, per sviluppare una leadership e una comunicazione realmente efficaci, non basta vivere esperienze, ma occorre comprendere come il corpo partecipa attivamente ai processi di percezione, decisione e relazione. Il corpo, infatti, non è solo un veicolo della comunicazione, ma la anticipa e la guida ancor prima che le parole vengano pronunciate. I suoi stati fisiologici influenzano profondamente l’efficacia di una conversazione o di un incontro di lavoro.
È un cambio di paradigma sostenuto dalla neuroscienza. Siamo soliti pensare che il cervello sia il centro di comando assoluto, ma è dimostrato che corpo e mente formano un continuum, influenzandosi reciprocamente e dando vita a un “cervello diffuso”. Berthoud e Neuhuber (2020) esplorano questa comunicazione bidirezionale tra cervello e organi viscerali, mettendo in evidenza che il flusso di informazioni dal corpo al cervello è addirittura più intenso rispetto al percorso inverso.
Questo significa che il nostro cervello riceve continuamente una grande quantità di segnali dagli organi interni, influenzando stati emotivi, processi decisionali e la regolazione fisiologica. In altre parole, le nostre sensazioni corporee guidano molte delle nostre azioni, e se non impariamo a riconoscerle, continueranno a farlo in modo inconscio.
Se non diventiamo consapevoli di questo meccanismo, come possiamo essere leader e comunicatori autentici? Come possiamo davvero scegliere cosa comunicare?
Rimando a questo proposito a Prolegomeni 6 di Riccardo Maggiolo ed alla sua distinzione tra spontaneità ed autenticità, chiarendo che la prima è semplicemente fare ciò che si vuole, mentre la seconda è essere ciò che si desidera. L’autenticità non è l’assenza di filtri o il dire tutto ciò che si pensa, ma piuttosto un processo di ascolto attento e scelta consapevole di quali messaggi ed emozioni comunicare. Secondo la prospettiva dell’integrazione corpo-mente di questo mio opinion piece, ciò può avvenire con la consapevolezza di chi siamo, non solo nella dimensione del pensare ma anche in quella emotiva e sensoriale.
I Benefici dell’Integrazione Corpo-Mente
L’integrazione corpo-mente ha come benefico effetto collaterale la salvaguardia dell’aspetto profondamente umano delle relazioni. Esso opera una chiara distinzione: da un lato, le macchine, prive di corpo e coscienza; dall’altro, gli esseri umani, dotati di entrambi. Le prime restano al servizio dell’uomo, e non viceversa.
L’essere umano porta con sé un’unicità fatta di idee, emozioni, storie ed esperienze. Questi elementi non vivono solo nella mente come nozioni immagazzinate, ma si esprimono anche a livello preverbale, nel modo in cui “abitiamo” e “portiamo” il nostro corpo nel mondo.
Marco Minghetti in Prolegomeni 7 pone l’accento sul concetto di auto-espressione, valore umanistico per eccellenza, il quale implica che ogni persona, all’interno di un’organizzazione, debba poter esprimere sé stessa in modo autentico, senza timori di giudizio o restrizioni.
Secondo la prospettiva dell’essere umano come unità integrata di mente corpo, la nostra piena espressione nasce dalla capacità di riconoscere ed entrare in contatto con il nostro mondo sensoriale interiore perché anch’esso racconta chi siamo, spesso molto più di quello che diciamo.
Quando questo accade, non solo miglioriamo la nostra comunicazione, ma sperimentiamo un benessere più profondo, allontanandoci dalla disconnessione e dalla dipendenza dalla dopamina artificiale. Questo mi riporta a Prolegomeni 46 di Dennis Tonon ed al modello di Management 3.0, il quale integra benessere e performance in un’ottica olistica e interdisciplinare, costruendo organizzazioni resilienti, innovative e orientate alla crescita sostenibile.
La Consapevolezza Corporea Come Primo Passo Verso il Recupero della Dimensione Sensoriale
Il primo passo verso il recupero della dimensione sensoriale è l’allenamento della consapevolezza corporea: la capacità di percepire e riconoscere le proprie sensazioni fisiche, emozioni e reazioni corporee nel momento presente. In un contesto comunicativo, ciò significa sviluppare l’abilità di osservare e interpretare come il corpo reagisce durante un’interazione – ad esempio attraverso contrazioni, collassamenti o variazioni del respiro – e come queste reazioni influenzano la comunicazione stessa, portandole da inconsce a consce.
Dalla consapevolezza corporea all’intelligenza corporea
Il passo successivo è lo sviluppo dell’intelligenza corporea, una competenza che va oltre la semplice lettura del linguaggio del corpo. Non si tratta solo di segnali visibili come gesti o posture, ma della capacità di modulare intenzionalmente il proprio stato corporeo per essere leader e comunicatori autentici e autorevoli.
Se la consapevolezza corporea permette di esplorare le dinamiche interne del corpo, l’intelligenza corporea consente di utilizzare queste informazioni in modo intenzionale.
Sebbene l’intelligenza corporea sia stata a lungo sottovalutata nel mondo del business, numerose ricerche suggeriscono la sua importanza, soprattutto sotto il profilo della riconnessione con il proprio mondo sensoriale interiore.
- Richard Boyatzis e Daniel Goleman, nel modello per lo sviluppo delle competenze di intelligenza emotiva e sociale, evidenziano che la capacità di riconoscere le proprie emozioni e stati interiori aiuta i leader a mantenere calma ed efficacia anche in situazioni difficili, prevenendo conflitti e incomprensioni.
- Stephen Porges, con la sua Teoria Polivagale, mostra come una maggiore connessione con il proprio stato fisiologico migliori la regolazione emotiva e riduca le risposte automatiche di “attacco o fuga” di fronte allo stress. Chi sviluppa questa consapevolezza corporea riesce a reagire in modo più equilibrato, contenere l’impulsività e favorire una comunicazione assertiva ed efficace.
- Marc Brackett, psicologo e ricercatore della Yale University, sottolinea il legame tra intelligenza emotiva, consapevolezza delle emozioni e capacità decisionale. Nel suo libro Permission to Feel, spiega come il corpo, le emozioni e i processi decisionali siano profondamente interconnessi. Prestare attenzione ai segnali fisiologici aiuta a comprendere meglio il proprio stato emotivo e a prendere decisioni più ponderate, evitando reazioni impulsive che possono compromettere la comunicazione.
L’Apprendimento Somatico: Quando il Corpo Plasma la Comunicazione e la Leadership
Per integrare l’intelligenza corporea nei percorsi di sviluppo della leadership e della comunicazione, le aziende devono considerare l’adozione di pratiche e percorsi di tipo somatico-relazionale. Non si tratta semplicemente di tecniche mindfulness o meditazione, ma di metodiche basate sul coaching somatico validato a livello internazionale, per sviluppare l’attenzione e consapevolezza sulla relazione tra corpo, emozioni, processi decisionali e comunicativi.
Le pratiche somatiche, combinando l’attenzione alle sensazioni con un minimo di movimento guidato, permettono al corpo di incorporare nuove competenze, radicandole non solo nella mente, ma anche nel sistema nervoso e nella muscolatura.
La plasticità sinaptica dimostra che associare il movimento all’apprendimento rafforza le connessioni neurali attraverso la long-term potentiation (LTP), un processo essenziale per il consolidamento della memoria. In altre parole, ci ricordiamo ciò che abbiamo fatto e sentito, molto più di ciò che abbiamo semplicemente ascoltato. Questo perché vengono attivate simultaneamente più aree cerebrali, favorendo l’embodiment dell’apprendimento e generando trasformazioni profonde e sostenibili (Amande Blake, The Body is your Brain, 2018).
CONCLUSIONI
Lo scenario aziendale sta evolvendo rapidamente, spinto dall’inarrestabile progresso tecnologico. Al contempo, le neuroscienze dimostrano sempre più chiaramente l’impatto di questi cambiamenti sulla nostra biologia, evidenziando la connessione profonda tra corpo e mente nel benessere, nell’apprendimento e nell’esperienza umana.
Questi avanzamenti ci impongono di aggiornare i paradigmi tradizionali: riconoscere il ruolo cruciale del corpo, valorizzando i segnali che invia, le informazioni che immagazzina e le esperienze che conserva. Comprendere come questo influisca sulla nostra capacità di comunicare e di guidare è fondamentale. È il momento di concentrarsi sul livello pre-verbale, poiché prima delle parole, è spesso la nostra fisiologia a determinare le basi delle nostre azioni.
Non siamo macchine: siamo esseri umani con un corpo che racchiude infinite possibilità di crescita. La tecnologia non dovrebbe sostituire le interazioni umane, ma piuttosto essere un mezzo per facilitare la comunicazione, assicurando che le connessioni dirette restino una priorità. Le persone, in uno scenario completamente mutato, devono essere equipaggiate con competenze avanzate nel rilevare e gestire le sfide comunicative interne e formare il comunicatore di domani così come evidenziato in Prolegomeni 77 da Alessandra Cappello.
95 – continua
Copertina di Marcello Minghetti (Mosaico per Ariminum Circus Stagione 1)
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