Immagine di Marcello Minghetti per Ariminum Circus Stagione 1

Prolegomeni al Manifesto del Pop Management 78 – Innovazione Pop. Opinion Piece di Joe Casini

Il Pop Opinionist di oggi è Joe Casini, che così si racconta: «Sono un imprenditore, consulente e autore. Nasco a Roma nel 1985 e cresco appassionandomi a molte cose. Che si tratti dei primi siti Internet, di organizzare i giornali scolastici oppure suonare nelle band con gli amici, qualsiasi progetto andava organizzato, fatto crescere e che mi dava la possibilità di imparare cose nuove inevitabilmente catturava la mia attenzione.

Ho avuto la fortuna di poter iniziare a lavorare molto presto e mentre prendevo la laurea in Economia Internazionale all’Università di Roma Tor Vergata già collaboravo come consulente con diverse aziende tra cui Mondadori, RAI e Feltrinelli. Nel 2020 prenderò poi una seconda laurea in Psicologia clinica all’Università di Roma Sapienza, nel mentre ho fondato diverse aziende che si occupano di consulenza, comunicazione e informatica. Ho anche lanciato il progetto Mondo Complesso e girato “HI! Human Intelligence”, un docufilm sul tema dell’intelligenza.

Non è stato semplice, ma nonostante sia partito dall’incertezza che così tanti interessi mi creavano, negli anni sono riuscito a trovare la mia strada proprio nelle interconnessioni tra tutte queste cose. Forse per questo, il tema della gestione della conoscenza mi appassiona particolarmente».

Custodire la conoscenza nell’era dell’AI

Joe Casini

L’alba del Knowledge Manager

Circa 5.000 anni fa una nuova e incredibile tecnologia ha rivoluzionato per sempre il nostro mondo, quando i nostri antenati, sulle rive del Tigri e dell’Eufrate, iniziarono a incidere segni su tavolette d’argilla. Quella che oggi chiamiamo scrittura rappresentava una rivoluzione senza precedenti: per la prima volta, le informazioni potevano essere accumulate e trasmesse al di là dei limiti della memoria umana. Questo evento trasformò profondamente la società, creando burocrazie, stati e religioni complesse.

Oggi, viviamo un momento altrettanto rivoluzionario. L’intelligenza artificiale sta facendo alla conoscenza quello che la scrittura fece alla memoria, ma con una differenza fondamentale: mentre la scrittura permetteva a pochi di governare molti, l’intelligenza artificiale offre, almeno in teoria, l’opportunità di democratizzare il potere della conoscenza. Come abbiamo però imparato con la rivoluzione di Internet, questo tipo di promesse possono essere facilmente disattese. Senza guide esperte, senza un sistema per discernere il significativo dal superfluo, rischiamo di affogare in questo mare di informazioni.

Ed è qui che entra in scena una nuova figura: il Knowledge Manager, il cui ruolo è più che tecnico: è culturale, etico e profondamente strategico. Non è una questione di imparare a usare l’IA, ma di imparare a darle un senso, rendendo la conoscenza non soltanto accessibile, ma anche utile, umana e significativa.

La ristrutturazione del mondo del lavoro

Nel corso della storia, ogni grande rivoluzione tecnologica ha ridisegnato il panorama del lavoro umano. Quando la rivoluzione agricola trasformò i cacciatori-raccoglitori in contadini, intere società si riorganizzarono intorno ai ritmi delle stagioni e alla coltivazione dei campi. La rivoluzione industriale fece lo stesso, sostituendo i laboratori artigianali con le fabbriche e il lavoro muscolare con le macchine a vapore.

Oggi, l’intelligenza artificiale sta facendo un passo ancora più audace. Compiti ripetitivi e prevedibili, un tempo pilastro della forza lavoro, stanno scomparendo. Ma la vera sfida non è la disoccupazione tecnologica. È capire come le nostre società e aziende possano ristrutturarsi per valorizzare ciò che rende unica l’intelligenza umana.

Le aziende moderne si trovano di fronte a un dilemma esistenziale. Da un lato, devono abbracciare l’IA per rimanere competitive in un mondo che si muove alla velocità dei dati. Dall’altro, devono preservare il loro cuore umano: la capacità di immaginare, narrare e collaborare. Qui emerge la figura cruciale del Knowledge Manager. Se il passato ci ha insegnato qualcosa, è che l’introduzione di una tecnologia non è mai stata solo una questione tecnica; è sempre stata una questione di gestione della conoscenza.

Nell’Opinion Piece di Donato Iacovone si esplora come l’IA stia ridefinendo l’interazione tra uomo e macchina. Questo nuovo ecosistema richiede più di un semplice adattamento. Richiede un’intelligenza collettiva capace di orchestrare competenze umane e artificiali. Senza una guida esperta infatti, le aziende rischiano di cadere nella trappola dell’automazione fine a se stessa. Con i Knowledge Manager, possono invece trasformare l’IA in una forza che amplifica l’intelligenza umana, piuttosto che sostituirla.

Gli architetti della conoscenza

La storia umana è costellata di figure che hanno agito come custodi della conoscenza: gli scribi dell’antico Egitto, i monaci medievali nelle loro abbazie, i primi bibliotecari di Alessandria. Queste figure non si limitavano a raccogliere informazioni; le organizzavano, le rendevano accessibili, trasformandole in uno strumento di potere e progresso.

A differenza degli scribi del passato, i Knowledge Manager non si confrontano però con pergamene o codici manoscritti, ma con le montagne di dati generati ogni secondo. Viviamo infatti in un mondo dove c’è abbondanza di informazione e scarsità di comprensione, un modo in cui l’attività principale sarà sempre più quella di connettere, contestualizzare e rendere utile la conoscenza.

Questa attività è particolarmente rilevante in un contesto aziendale sempre più multigenerazionale. Come evidenziato nell’Opinion Piece di Carlo Cuomo, l’IA sta plasmando una nuova generazione di lavoratori. Questa “generazione IA” arriva con una predisposizione naturale per le tecnologie digitali, mentre i lavoratori più esperti portano con sé un bagaglio di esperienza e intuizione. L’incontro tra queste generazioni porta con sé nuove necessità di mediazione culturale, per tradurre il linguaggio tecnico dell’IA in azioni pratiche e significative per i team aziendali.

Se osserviamo il passato, vediamo che le società hanno prosperato ogni volta che hanno saputo integrare nuove tecnologie con una gestione efficace della conoscenza. È una lezione che non possiamo ignorare, perché gli esseri umani non vivono di dati, ma di storie. Dalla grotta di Lascaux alle piattaforme digitali contemporanee, ciò che ci distingue come specie non è la capacità di accumulare informazioni, ma quella di intrecciarle in narrazioni che danno senso al caos dell’esistenza. Anche ora, in un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale, è lo storytelling a plasmare la cultura aziendale, a definire identità collettive e a orientare decisioni strategiche. Ne ha parlato anche Giampiero Moioli nel suo Opinion Piece, sottolineando come l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando il mondo dello storytelling. Strumenti basati su IA possono creare contenuti, simulare emozioni e persino prevedere reazioni del pubblico. Tuttavia, queste narrazioni generate dalle macchine rischiano di diventare sterili, disconnesse dall’autenticità umana, se non guidate da una visione più ampia.

Storytelling e conoscenza nell’era digitale

Consideriamo il contesto aziendale. Ogni impresa racconta una storia, non solo ai suoi clienti, ma anche ai suoi dipendenti. È questa storia a creare un senso di appartenenza, a motivare i team e a definire il rapporto con il pubblico. Senza una gestione oculata, il diluvio narrativo generato dall’IA rischia di fratturare questa coerenza, trasformando le aziende in voci confuse che parlano senza dire nulla.

Ma i Knowledge Manager non solo mantengono l’unità narrativa. Essi utilizzano l’IA come strumento per amplificare il potere dello storytelling. Possono sfruttare l’analisi predittiva per capire quali storie risuonano maggiormente con il pubblico o utilizzare il machine learning per personalizzare le esperienze narrative su scala globale. Tuttavia, ciò che distingue un Knowledge Manager è la capacità di assicurare che queste narrazioni rimangano radicate nell’etica e nei valori umani.

Le tecnologie non sono mai neutre. Ogni invenzione, dalla ruota all’intelligenza artificiale, porta con sé un carico etico, implicazioni sociali e una visione del mondo. L’intelligenza artificiale, con la sua capacità di apprendere e prendere decisioni, amplifica questa dinamica. Non stiamo semplicemente costruendo strumenti; stiamo creando intelligenze che, in modi ancora difficili da prevedere, influenzeranno il destino dell’umanità.

Un nuovo contratto sociale aziendale

L’IA sta ridefinendo l’interazione tra uomo e macchina, aprendo possibilità straordinarie ma anche rischi significativi. Chi decide quali dati alimentano queste intelligenze? Chi stabilisce i confini tra ciò che l’IA può fare e ciò che non dovrebbe fare? In un mondo dove i processi decisionali vengono sempre più delegati alle macchine, il rischio di disumanizzazione è reale.

È ormai ben noto l’esempio dei sistemi di reclutamento basati su IA, i quali senza un’adeguata supervisione possono perpetuare pregiudizi esistenti, amplificandoli con la velocità e l’efficienza delle macchine. Quando un algoritmo suggerisce una strategia aziendale o determina l’assegnazione di risorse, chi è responsabile delle conseguenze? La tecnologia non può diventare un alibi per la mancanza di responsabilità, per questo dobbiamo garantire che ogni decisione, anche se presa con l’ausilio dell’IA, rimanga fondamentalmente umana.

Un esempio pratico è la gestione dei dati. Le aziende moderne generano enormi quantità di informazioni, ma senza un’intelligenza collaborativa, questi dati rischiano di rimanere compartimentati e inutilizzati. Il Knowledge Manager assicura che le informazioni fluiscano liberamente tra le persone e i sistemi, creando una sinergia in cui le intuizioni umane possono essere arricchite dall’analisi automatica, e viceversa.

È così che il successo della trasformazione digitale si misurerà non soltanto in termini di efficienza o innovazione, ma nella più profonda capacità di un’organizzazione di diventare più coesa, adattabile e resiliente. E questo non accade per caso. È il risultato di un’interazione al tempo stesso libera e creativa, ma anche orientata a uno scopo, che i Knowledge Manager dovranno saper orchestrare.

Se sapremo investire in queste nuove figure e valorizzare il loro ruolo, l’intelligenza artificiale non sarà solo un motore di cambiamento tecnologico, ma un catalizzatore di un futuro più umano, dove la collaborazione tra uomini e macchine rappresenterà il cuore pulsante delle nostre società.

78 – continua

Copertina di Marcello Minghetti (Mosaico per Ariminum Circus Stagione 1)

Puntate precedenti

1 – DALLO HUMANISTIC AL POP MANAGEMENT
2 – MANIFESTI, ATLANTI, MAPPE E TERRITORI
3 – IL MANAGER PORTMANTEAU
4 – WHICH WAY, WHICH WAY?
5 – LEADERSHIP POP (LEZIONI SHAKESPEARIANE)
6 – OPINION PIECE DI RICCARDO MAGGIOLO
7 – LEADERSHIP POP (APERTURA, AUTONOMIA, AGIO, AUTO-ESPRESSIONE)
8 – OPINION PIECE DI JOSEPH SASSOON
9 – OPINION PIECE DI CESARE CATANIA
10 – OPINION PIECE DI VANNI CODELUPPI
11 – OPINION PIECE DI ALESSANDRO GIAUME
12 – COLLABORAZIONE POP. L’IRRESISTIBILE ASCESA DELLE COMMUNITY INTERNE
13 – COLLABORAZIONE POP. L’EMPATIA SISTEMICA
14 – COLLABORAZIONE POP. LE COMMUNITY AZIENDALI: UNO STATO DELL’ARTE, PARTE PRIMA
15 – COLLABORAZIONE POP. LE COMMUNITY AZIENDALI: UNO STATO DELL’ARTE, PARTE SECONDA
16 – OPINION PIECE DI MATTEO LUSIANI
17 – OPINION PIECE DI MARCO MILONE
18 – OPINION PIECE DI ALESSIO MAZZUCCO
19 – OPINION PIECE DI ALESSANDRA STRANGES
20 – OPINION PIECE DI FRANCESCO VARANINI
21 – ORGANIZZAZIONE  POP. COMANDO, CONTROLLO, PAURA, DISORIENTAMENTO
22 – OPINION PIECE DI ROBERTO VERONESI
23 – OPINION PIECE DI FRANCESCO GORI
24 – OPINION PIECE DI NELLO BARILE
25 – OPINION PIECE DI LUCA MONACO
26 – OPINION PIECE DI RICCARDO MILANESI
27 – OPINION PIECE DI LUCA CAVALLINI
28 – OPINION PIECE DI ROBERTA PROFETA
29 – UN PUNTO NAVE
30 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CURA)
31 – OPINION PIECE DI NICHOLAS NAPOLITANO
32 – LEADERSHIP POP. VERSO L’YPERMEDIA PLATIFIRM (CONTENT CURATION)
33 – OPINION PIECE DI FRANCESCO TONIOLO
34 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CONVIVIALITA’)
35 – OPINION PIECE DI LUANA ZANELLATO
36 – OPINION PIECE DI ANDREA BENEDETTI E ISABELLA PACIFICO
37 – OPINION PIECE DI STEFANO TROILO
38 – OPINION PIECE DI DAVIDE GENTA
39 – OPINION PIECE DI ANNAMARIA GALLO
40 – INNOVAZIONE POP. ARIMINUM CIRCUS: IL READING!
41 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CONVOCAZIONE)
42 – OPINION PIECE DI EDOARDO MORELLI
43 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CO-CREAZIONE DI VALORE)
44 – OPINION PIECE DI MARIANNA PORCARO
45 – OPINION PIECE DI DONATO IACOVONE
46 – OPINION PIECE DI DENNIS TONON
47 – OPINION PIECE DI LAURA FACCHIN
48 – OPINION PIECE DI CARLO CUOMO
49 – OPINION PIECE DI CARLO MARIA PICOGNA
50 – OPINION PIECE DI ROBERTO RAZETO
51 – OPINION PIECE DI ALBERTO CHIAPPONI
52 – OPINION PIECE DI ALESSANDRO ANTONINI
53 – OPINION PIECE DI ALESSANDRA PILIA
54 – OPINION PIECE DI CLEMENTE PERRONE
55 – OPINION PIECE DI FABRIZIO RAUSO
56 – OPINION PIECE DI LORENZO TEDESCHI
57 – OPINION PIECE DI EUGENIO LANZETTA
58 – OPINION PIECE DI GIOLE GAMBARO
59 – OPINION PIECE DI DANTE LAUDISA
60 – OPINION PIECE DI GIAMPIERO MOIOLI
61 – OPINION PIECE DI GIOVANNI AMODEO
62 – OPINION PIECE DI ALESSANDRO LOTTO
63 – OPINION PIECE DI GIANLUCA BOTTINI
65– OPINION PIECE DI SIMONE FARINELLI
66– OPINION PIECE DI FRANCESCA ANNALISA PETRELLA
67– OPINION PIECE DI VALERIO FLAVIO GHIZZONI
68– OPINION PIECE DI STEFANO MAGNI
69– OPINION PIECE DI LUCA LA BARBERA
70 – INNOVAZIONE POP. ARIMINUM CIRCUS: LA GRAPHIC NOVEL!
71 – LEADERSHIP POP. APOFATICA E CATAFATICA DELLA COMUNICAZIONE
72– OPINION PIECE DI FEDERICA CRUDELI
73– OPINION PIECE DI MELANIA TESTI
74– OPINION PIECE DI GIANMARCO GOVONI
75– OPINION PIECE DI MARIACHIARA TIRINZONI
76 – SENSEMAKING POP. LODE DELLA CATTIVA COSCIENZA DI SE’
77 – OPINION PIECE DI ALESSANDRA CAPPELLO E ALESSANDRA MAZZEI