Con Alessandra Stranges, Head of Digital Learning Unit di Intema – super esperta di digital learning & development, appassionata di ricerca delle tendenze nell’apprendimento e delle tecnologie a supporto della didattica – apriamo la riflessione su un tema centrale per il Pop Management: la Formazione Pop che, rispetto alla tassonomia indicata in Prolegomeni 4, si pone nell’ambito dell’Innovazione Pop.
Quando la Formazione diventa Pop
Alessandra Stranges
Un cambio di paradigma nella formazione
In un mondo in continua evoluzione, dove le competenze sono la chiave per il successo individuale e collettivo, la formazione assume un ruolo sempre più centrale. Come professionisti del settore, abbiamo la responsabilità di innovare e ripensare i modelli formativi tradizionali per renderli più accessibili, coinvolgenti ed efficaci. Senza questa propensione al cambiamento, la formazione intesa secondo gli schemi tradizionali è destinata a fallire i suoi obiettivi.
In questa prospettiva, la “Formazione Pop” si presenta come un paradigma rivoluzionario, in grado di democratizzare l’accesso al sapere e di trasformare l’apprendimento in un’esperienza appassionante e motivante, nel contesto della transizione epocale che così viene descritta nel primo dei “Prolegomeni” introduttivi: «se l’azienda vuole ascoltare ed essere ascoltata dai propri stakeholders interni ed esterni, deve essere in grado di competere con tutto ciò che nel mondo contemporaneo assume le forme (i format) della Cultura Pop: un podcast, un videogioco, una serie tv, un reel. Ogni contenuto, strumento o processo aziendale che richieda un’attenzione diversa giunge da un’altra epoca e lo condanna definitivamente».
La Formazione Pop rivoluziona il modo di concepire l’educazione, ponendo al centro l’interazione utile, la partecipazione attiva, l’immersività e la personalizzazione dei percorsi formativi, quest’ultima accelerata e potenziata dall’avvento dell’Intelligenza Artificiale (vedi su questo l’Opinion Piece di Marco Milone, NdR).
Attraverso un uso sapiente e creativo di strumenti digitali, di metodologie innovative, ho assistito personalmente ad una vera e propria trasformazione nel modo in cui le persone apprendono e sviluppano le proprie competenze. Soprattutto, come scrive Marco Minghetti ancora in Prelogomeni 1, «da molto tempo le pratiche ormai sono essenzialmente basate sulla cosiddetta Gamification, ossia l’applicazione di aspetti propri del gioco – elementi e meccaniche di gioco, tecniche di game design – a contesti non specificamente ludici, che risultano essere le più efficaci».
Formazione Pop: un boost alla formazione in contesti reali
Con oltre 20 anni di esperienza nel settore della formazione digitale, ho avuto modo di sperimentare l’impatto di diversi approcci didattici. In un ventennio sono state moltissime le rivoluzioni che si sono succedute nel campo della formazione digitale: dal macro al microlearning, passando per il mobile learning fino ad arrivare oggi all’adaptive learning supportato dall’Intelligenza Artificiale.
Grazie ad un ampio e variegato portafoglio di clienti di diverse dimensioni e settori, sparsi in quasi tutte le regioni italiane, ho potuto osservare e lavorare su molteplici contesti legati a soluzioni di digital learning. Questo include grandi gruppi cooperativi della GDO e industriali, aziende di utility, piccole cooperative sociali nel settore sanitario e provider di formazione in sanità. Senza trascurare anche la pubblica amministrazione, locale e centrale.
Nella quotidianità del mio lavoro notavo spesso che, nonostante il proliferare di nuovi strumenti e tendenze, stava diventando sempre più difficile candidare ai miei clienti esperienze di apprendimento veramente moderne, perché prediligevano, per staticità o pigrizia, un’offerta formativa ‘fossilizzata’ su un sapere ancora troppo nozionistico, formale, noioso, non pienamente in grado di cogliere le grandissime opportunità che le tecnologie e i nuovi format mettono a disposizione della didattica.
Applicando però con dedizione e pazienza i principi di una progettazione didattica multimediale, orientata appunto a quella che grazie a Marco Minghetti ho imparato a riconoscere come Formazione Pop, ho potuto verificare sul campo come lo sviluppo di queste metodologie innovative sia stato il fattore scatenante di un vero e proprio cambio culturale nella formazione, offrendo nuovi stimoli, spunti di riflessione e risultati tangibili a quanti all’inizio si erano mostrati scettici nell’adozione di questo tipo di approcci culturali.
Mi sono trovata in alcuni casi ad agire come una sorta di leader ‘magico’, secondo l’archetipo ben descritto da Joseph Sassoon nel suo Opinion Piece sulla Leadership Pop. Ciò mi ha dato modo di apprezzare, dopo gli sforzi iniziali, i risultati della messa a terra di una visione della formazione meno tradizionale ed ordinaria, più impattante in termini di progettazione, programmazione e contestualizzazione, certamente più moderna, efficace ed ingaggiante per l’audience a cui era destinata.
Plus della Formazione Pop e fattori di successo
La Formazione Pop rappresenta un approccio innovativo che democratizza l’accesso alla conoscenza e alla formazione perché nasce dall’incontro tra l’esigenza ormai ineludibile di formazione continua e le potenzialità offerte dalla Cultura Pop e dalle nuove tecnologie.
Il termine ‘Pop’ richiama non solo la cultura di massa, i suoi format e le sue tecnologie, ma anche concetti quali la semplicità e l’accessibilità che rende la formazione più vicina alle persone ed ai loro reali bisogni: come scrive Alessio Mazzucco «la tecnologia diventa Pop quando è cognitivamente ergonomica. L’ergonomia cognitiva si riferisce a quanto uno strumento riesce a inserirsi e incasellarsi nei nostri schemi mentali, rendendosi semplice da adottare e usare. I social network ne sono un esempio perfetto: hanno puntato tutto sulla semplicità e sull’accessibilità, diventando così parte integrante delle nostre vite quotidiane».
Mi piace immaginare che il termine includa anche il concetto stesso di ‘popolarità’, inteso come una formazione che torna finalmente di moda, capace di mettere insieme divertimento ed apprendimento: non è un caso che l’industria dell’edutainment stia diventando a livello globale sempre più fiorente e e diffusa.
Quali sono i fattori di successo per implementarla?
La Formazione Pop deve essere progettata in modo da essere partecipata, creando – come fanno da sempre altre industrie come il cinema o i videogiochi – esperienze ludiche, emotive, sociali e ad alta immersività (che su questo blog così è stata definita da Valentino Megale: «Il termine immersivo si riferisce alla qualità tecnica che ci permette di connettere il maggior numero di canali sensoriali e motori e all’ambiante virtuale. Ad esempio, indossando un visore VR di ultima generazione, siamo stimolati a livello visivo e uditivo, possiamo muovere il nostro corpo – testa e mani – per poter interagire con l’ambiente virtuale che, a sua volta, si modificherà in tempo reale in base al comportamento dell’utente, creando così una relazione tecnologia-utente unica, cosi come accade nell’ambiente fisico reale», NdR): solo così la formazione può diventare quella leva per la crescita del capitale umano che tutti noi a parole siamo bravi descrivere.
Chi pensa che questo sia difficile in parte ha ragione, perché è necessario scardinare una cultura molto forte e tradizionale, fatta di resistenze culturali dure a morire, peraltro portate avanti da quelli che dovrebbero essere il motore di questo cambiamento.
Progettare Pop richiede modernità, spirito di adattamento, apertura mentale e talvolta anche risorse economiche da mettere a frutto. Ma prima ancora delle risorse economiche, ciò che occorre realmente sono risorse intellettuali spiccate, in grado di creare correlazioni forti tra obiettivi di apprendimento, transfer di competenze da tradurre poi in format e tecnologie a supporto.
Ma va anche detto che oggi è molto più facile che in passato, perché la disponibilità di strumenti e tecnologie nelle mani dei progettisti della formazione è imparagonabile rispetto solo a pochi anni fa.
Come la formazione digitale, la Formazione Pop abbatte ulteriormente le barriere tradizionali dell’educazione. Grazie all’uso sapiente delle tecnologie è ormai possibile offrire contenuti formativi di alta qualità ad un pubblico sempre più vasto e diversificato, è possibile progettare non solo learning experience accessibili, ma anche realmente personalizzate.
Sappiamo che l’impatto dell’Intelligenza Artificiale nell’ambito education è molto focalizzato su accessibilità e apprendimento adattivo, offrendo a ciascuno non solo i contenuti specifici di cui ha bisogno, nel momento in cui ne ha bisogno, ma anche secondo le modalità che sono più funzionali al suo specifico modo di apprendere.
Queste nuove possibilità ampliano e potenziano enormemente i concetti di accessibilità e personalizzazione a cui siamo stati abituati prima dell’avvento di queste tecnologie e promuove attivamente l’inclusività per garantire a chiunque, indipendentemente dalle proprie condizioni socioeconomiche, etniche, culturali, di genere, dalle proprie capacità o (dis)capacità, possa accedere alle risorse educative.
Uno degli ulteriori aspetti distintivi della Formazione Pop è l’interattività. Ma non l’interattività inutile, fine a sé stessa, fatta di drag&drop e banali click, bensì quella progettata in modo funzionale agli obiettivi di apprendimento, che usa strumenti didattici potenti come la gamification, i video interattivi, le sfide, il role playing, le simulazioni in realtà virtuale o aumentata ecc.
Una modalità più performante, sensoriale e immersiva di interazione tra lo studente ed il contenuto, in cui lo studente si sente davvero parte di attiva del suo processo di apprendimento di nuove abilità, competenze o anche conoscenze specifiche.
La Formazione Fop, per sua stessa natura, non può che includere la creazione intelligente di comunità di apprendimento online e offline che rendono il processo di apprendimento, sociale, partecipato, dinamico e coinvolgente. Gli ‘utenti della formazione’ non sono più spettatori passivi, ma attori protagonisti del loro percorso formativo, partecipando attivamente al suo sviluppo e collaborando con altri colleghi in una logica di knowledge sharing ed interconnessione culturale forte.
Il valore della comunità aziendali ed il loro ruolo cruciale sono già stati oggetto di un’acuta disamina in uno dei precedenti Prolegomeni, che le ha descritte come capaci di «costruire e rafforzare relazioni di valore a vari i livelli, superando confini di ruolo o funzione grazie a logiche collaborative peer-to-peer, modellandosi sulle esigenze delle persone, potenziando la comunicazione, diffondendo esperienze e best practices e dando forma a network collaborativi in cui i team sono efficacemente interconnessi».
Il successo della Formazione Pop, però, dipende molto dalla capacità di progettare esperienze che vadano oltre la semplice trasmissione di nozioni, puntando invece a sviluppare capacità e potenzialità individuali o di gruppo (capabilities oltre che skills). La formazione deve diventare una “risorsa rinnovabile” per l’individuo e la collettività, innescando processi virtuosi di crescita professionale, declinati secondo tecnologie che abilitino inclusività e personalizzazione dell’apprendimento stesso.
Applicando alla formazione strategie di apprendimento sociale e collettivo, utilizzando in modo sapiente le varie tecnologie sempre più avanzate disponibili, stiamo assistendo ad un vero e proprio processo di democratizzazione dell’accesso alla conoscenza.
L’innovazione democratica nell’educazione
Per me il valore assoluto della Formazione Pop risiede nel fatto che essa rappresenta una visione progressista dell’educazione, dove l’apprendimento è un diritto di tutti e non un privilegio per pochi.
È un modello che guarda al futuro, integrando tecnologia, cultura e umanità per creare un’esperienza formativa completa e soddisfacente che metta l’individuo al centro, potenziandone ed espandendone capacità e competenze. Questo approccio alla formazione, che coniuga innovazione tecnologica e interazione umana, rappresenta il futuro dell’apprendimento, a tutti i livelli possibili, dal mondo della scuola fino al lifelong learning.
Ma questo cambio di paradigma va sposato, perseguito, difeso, promosso, comunicato.
Attuato.
Questo cambio deve vedere noi addetti ai lavori in prima linea, più coinvolti che mai per favorire davvero questa rivoluzione culturale in grado di generare impatti determinanti per la crescita sistemica del nostro Paese e della sua competitività basata sulle competenze.
È necessario un cambiamento culturale, vincere paure e resistenze, ma con la giusta visione e strumenti, la formazione pop può trasformare ed innovare profondamente il modo in cui apprendiamo ed alleniamo le nostre competenze. Una buona formazione può essere un volano per crescere professionalmente, poi come gruppo, come comunità di apprendimento prima e comunità sociale poi.
Oggi chi può fare la differenza siamo tutti noi: decisori, HR people, training manager, progettisti della didattica.
In qualità di strateghi e di architetti della formazione ci giochiamo tutti una partita cruciale e ce la giochiamo bene se ci dimostriamo capaci di pensare out of the box, curiosi, creativi, inclusivi, capaci di immaginare e creare percorsi di apprendimento ingaggianti, ricchi di esperienze diversificate (multimodalità), di interazioni utili (sfide, giochi didattici, role playing, simulazioni…), di momenti social e partecipati (learning community, gamification, leaderboard, realtà virtuale, ecc.).
Se ci scrolliamo di dosso la logica delle nozioni e sfruttiamo le nuove tecnologie per ampliare la nostra platea di utenti, includere quelli in passato più fragili e trascurati, fornire ai nostri utenti gli strumenti e le competenze anche per una buona formazione autodiretta, dimostrare ai vari livelli direzionali la stretta correlazione tra una buona formazione e il business aziendale, efficientare tutto il processo dalla progettazione fino alla delivery.
Oggi più di ieri è facile raccogliere e ottimizzare una serie di dati provenienti dal processo formativo e farsi guidare da essi per progettare esperienze formative sempre più efficaci e potenti in termini di transfer e retention dei contenuti, in termini di formati e di strategie di ingaggio potenti.
In conclusione, la Formazione Pop è una rivoluzione che ridefinisce il nostro ruolo ed il panorama educativo, promuovendo un’educazione inclusiva, sociale, interattiva e personalizzata. È un’opportunità straordinaria ed unica che dobbiamo cogliere per costruire una società più equa e preparata, dove la conoscenza è veramente alla portata di tutti.
Ne va del nostro futuro, per esserne protagonisti e non subirlo.
La formazione è sempre al centro dei discorsi di tutti perché si sa bene che è l’unica leva ineludibile per la crescita degli individui e quindi delle loro comunità, la pietra di paragone per valutare la civiltà di un popolo ed il settore maggiormente invidiato quando funziona davvero: perché è attrattivo, trainante per il mercato del lavoro e correlato in maniera indissolubile alla tenuta a lungo termine di tutte le economie.
19 – continua
Copertina di Marcello Minghetti (Mosaico per Ariminum Circus Stagione 1)
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