Immagine di Marcello Minghetti per Ariminum Circus Stagione 1

Prolegomeni al Manifesto del Pop Management 114. Leadership Pop. La visione dei CEOPOP (Volume 2)

I protagonisti di questa conversazione collaborativa sono CEO e imprenditori – Alessandra Pozzi e Maura Marasti (Milky Media Agency), Jacopo Garone e Davide Fiorentino (Voice Strategic Consulting e Youlmovement), Marco Garavaglia (MICROingranaggi) e Richard Putnam (10XATHLETICS) – che raccontano la visione del mondo industriale e dei servizi alla persona e alla produzione della comunicazione, dei public affais e dello sport.

Giovani imprenditori e imprenditrici che da un progetto, un’idea, una filosofia, la capacità aggregativa o prendendo le redini dell’azienda di famiglia stanno costruendo l’impresa plasmandola sui loro valori, bisogni e necessità di espressione. Un disegno che prende forma e contribuisce alla crescita dell’ecosistema aziendale fatto di persone al centro. Persone con le loro fragilità, capacità, attitudini e rapporto di equilibro tra vita e lavoro.

La visione dei CEOPOP (Volume 2)

Alessandra Pilia

Quanto è importante la voce del CEO e/o dell’imprenditore per far percepire i valori aziendali e coinvolgere i dipendenti? Attraverso quali canali comunichi il tuo ruolo?

Pozzi e Marasti Prima di tutto, crediamo sia importante definire il ruolo del CEO. Il suo compito principale è portare avanti la visione aziendale, mantenere salda l’identità dell’azienda e garantire che il team rimanga allineato ai suoi valori. Non si tratta solo di costruire un brand coerente, ma anche di trasmettere una direzione chiara, sia in termini identitari che di business.

Un’azienda che non è guidata da una visione chiara rischia di avere un team disorganizzato, con persone che si muovono in direzioni diverse secondo la loro interpretazione. La visione, quindi, deve essere trasferita attraverso il dialogo e la comunicazione, sia interna che esterna. Ma non basta: è fondamentale anche un approccio strategico al recruiting e alla gestione delle risorse umane. Oltre a valutare competenze e talenti, è essenziale considerare il cultural fit, ovvero quanto una persona si riconosce nei valori e nella direzione dell’azienda. Solo così si può costruire un team realmente coeso.

Per quanto riguarda i canali di comunicazione, nel nostro caso, avendo un’azienda di piccole dimensioni, il dialogo è molto diretto: spesso avviene in modo informale, magari davanti a un caffè, attraverso meeting spontanei e scambi quotidiani. Verso l’esterno, invece, la comunicazione passa più attraverso il modo di lavorare: non sempre valori e visione vengono esplicitati direttamente, ma si riflettono nel nostro operato e nei risultati che otteniamo.

Ci rendiamo conto, però, che in aziende più grandi e strutturate la comunicazione può essere più complessa. Per questo, oltre ai vari strumenti e canali disponibili, crediamo che il contatto umano resti fondamentale. È importante creare momenti di connessione reali tra reparti e persone, per evitare che la visione si disperda e per mantenere vivo il senso di appartenenza all’azienda.

Garone e Fiorentino La voce del CEO rappresenta un asset strategico per qualsiasi azienda. Oggi, stakeholder e pubblico non si relazionano solo con un brand, ma con chi ne guida la visione, incarnandone i valori. In Voice Strategic Consulting, costruiamo relazioni basate su una comunicazione diretta e trasparente, che ispiri fiducia e duri nel tempo. Utilizziamo strategie digitali e creiamo opportunità di interazione diretta partecipando ad eventi di settore e organizzando regolarmente incontri con clienti, partner e stakeholder. Il nostro ruolo non si limita alla gestione dell’azienda: raccontiamo e dimostriamo il nostro purpose, ispirando il nostro team e coinvolgendo le community di riferimento.

Garavaglia In un’azienda di grandi dimensioni, un reparto HR competente e ben strutturato può abilmente trasmettere i valori aziendali al dipendente, anche senza la costante presenza del CEO/imprenditore. La voce del leader diventa invece fondamentale in una PMI.

La voce del CEO/imprenditore è oggi un elemento chiave per trasmettere i valori aziendali e coinvolgere i dipendenti, indipendentemente dalla dimensione dell’azienda. Se in una grande impresa un buon reparto HR può supportare efficacemente la comunicazione interna, resta fondamentale che il leader si esponga in prima persona per dare coerenza e autenticità al messaggio. I canali digitali e social permettono di raggiungere rapidamente l’intera organizzazione, ma devono essere affiancati da momenti di confronto diretto. Incontri di aggiornamento come gli “All-hands”, tipici delle big tech, possono rivelarsi preziosi anche per una PMI manifatturiera, creando uno spazio di dialogo e allineamento strategico, rafforzando il senso di appartenenza, e rendendo ogni collaboratore parte attiva della visione aziendale.

Putnam Credo che il compito più difficile, ma quello che, se portato a termine, ha i ritorni più grandi, sia quello di instaurare nel proprio team un senso di appartenenza all’azienda genuino, naturale, per cui ogni membro si senta, seppur in piccola misura, parte della proprietà. Da questo senso di appartenenza nasce un senso di scopo comune per cui, soprattutto nelle fasi di lancio di un’attività imprenditoriale, tanti sforzi vengono fatti anteponendo immediate richieste economiche, tante difficoltà affrontate con graffio più visionario e filosofico piuttosto che pragmatico e burocratico. Personalmente non credo ci sia nulla di più potente e impattante che la voce del leader per alimentare questo senso di appartenenza e coinvolgimento del team, specie da una dimensione umana-emotiva. Questa voce deve innanzitutto presentare i valori aziendali (che credo debbano assolutamente corrispondere con quelli del leader-imprenditore per un tema di visibile coerenza): che sia durante l’on-boarding di un nuovo collega o all’interno di eventi e riunioni di team, il risultato deve essere un credo, dato dall’insieme di valori, chiaro, lucido e non soggetto a libere interpretazioni. Nel tempo, però, questi stessi valori devono essere anche alimentati: tra le pratiche che preferisco riporto la condivisione continua del nostro codice etico-comportamentale, la celebrazione di casi all’interno del team in cui in una determinata occasione si è data coerente dimostrazione di un dato valore, il coinvolgimento attivo tanto nelle scelte strategiche. quanto in eventi più goliardici e le sedute 1:1 in cui si parte sempre con un sincero “Come stai?” e orecchie spalancate. “Tu cosa ne pensi di questo?” è una domanda tanto semplice quanto potente, soprattutto se indirizzata dal leader ad un collega.

I valori aziendali, in ultimo, devono essere anche difesi, soprattutto laddove si verificano casi di incoerenza con quelli esplicitati e indipendentemente dal soggetto colpevole. I canali attraverso cui questi sforzi si verificano su base quotidiana sono due: da un lato esiste la cosiddetta “line-of-regards”, ovvero la comunicazione verbale faccia a faccia (individuale o di gruppo), mentre dall’altro vi è la dimensione digitale che nasce ed esiste grazie alle diverse piattaforme oggi esistenti (LinkedIn e Instagram tra quelle che più utilizzo). Due medium diversi per cui reputo fondamentale la necessità di adottare codici comunicativi altrettanto diversi, anche quando il messaggio da veicolare è lo stesso.

Quanto la “stakeholder economy” è importante per fare impresa oggi e come convertire la community con i nuovi strumenti di comunicazione? E’ un aspetto che nel tuo ruolo hai valorizzato?

Pozzi e Marasti Il ruolo degli stakeholder cambia a seconda del settore e, nel nostro caso, operando in un’azienda di servizi, ci troviamo a collaborare con grandi aziende come clienti e una rete di freelance. In un contesto veloce e ad alta pressione come il nostro, la stakeholder economy si traduce in un principio essenziale: fare squadra. Ogni stakeholder diventa parte integrante del team per garantire un lavoro fluido e di valore.

Non vediamo clienti e collaboratori come semplici esecutori, ma come professionisti da valorizzare. Li coinvolgiamo per la loro visione e competenza, perché crediamo che il confronto e la collaborazione siano il vero motore dell’innovazione. Tuttavia, questo implica anche che ognuno debba mettersi in gioco ed esprimere il proprio valore.

Sul fronte della comunicazione digitale, posizioniamo l’agenzia non solo attraverso i progetti realizzati, ma anche trasmettendo il nostro assetto valoriale. Ogni nostra comunicazione, sia interna che esterna, punta a dare visibilità al team che ha contribuito al successo di un progetto. Crediamo che raccontare un’azienda significhi anche dare una chiave di lettura chiara su come lavora e cosa rappresenta.

Il CEO ha il compito di guidare e fornire strumenti per esprimersi al meglio: un’azienda non si costruisce su una sola voce, ma su un ecosistema di persone che condividono una visione comune.

Garone e Fiorentino La stakeholder economy è il cuore della nostra strategia, sia interna che per i nostri clienti. Oggi, un’azienda non può prosperare senza un dialogo autentico con tutti gli interlocutori: dipendenti, clienti, istituzioni e comunità. Per noi, lo stakeholder engagement e soprattutto la stakeholder retention sono fondamentali, coinvolgere un attore senza costruire una relazione duratura è un lavoro incompleto. La comunicazione strategica di oggi è partecipativa, e il successo di un brand dipende dalla sua capacità di creare un ecosistema in cui tutti gli stakeholder si sentano parte attiva di una missione comune.

Un esempio concreto di come una community possa amplificare messaggi e creare opportunità reali sono le Associazioni Studentesche. Un esempio della nostra esperienza è Youlmovement, associazione universitaria dell’Ateneo IULM, ha dato voce a una nuova generazione di studenti attraverso un modello basato sull’autenticità, il networking e la partecipazione attiva. Così come il CEOPOP influenza e guida attraverso la comunicazione strategica, una realtà come Youlmovement ha dimostrato come la creazione di un ecosistema di relazioni possa trasformarsi in opportunità professionali concrete, rafforzando la connessione tra persone, valori e crescita.

Garavaglia La stakeholder economy è oggi un pilastro imprescindibile per fare impresa, perché il successo di un’azienda dipende dalla sua capacità di coinvolgere. Non solo i dipendenti, ma anche clienti, fornitori, istituzioni e comunità locali. Il concetto di community in questo caso va oltre il “semplice” network: significa creare un senso di appartenenza attorno ad un brand forte e ad una comunicazione autentica, che chiaramente devono essere supportati da prodotti e servizi di qualità. Gli strumenti digitali permettono di rafforzare questo legame, e di condividere con chiunque i propri valori aziendali. Un aspetto strategico è l’investimento nel personal branding di figure chiave dell’organizzazione, e non solo del fondatore / CEO, che possono diventare Ambassador credibili della cultura aziendale, amplificando l’engagement e la reputazione.

Putnam Se oggi dovessi parlare solo ai miei shareholders, e non a tutti gli stakeholders che esistono grazie all’attività imprenditoriale, mi sentirei come un attore su un palcoscenico teatrale che al momento dei ringraziamenti dimentica di menzionare tecnici di backstage, responsabili audio-luci, hostess d’ingresso, truccatrici e le tante, tante altre figure che interagiscono e lavorano per e con l’attore stesso. Credo che la similitudine più artistica sia pertinente in quanto oggigiorno qualsiasi filone narrativo che nasce per mano del leader, che sia scritto, orale, visivo, digitale, deve categoricamente avere fin da subito una visione d’insieme, e quindi in ogni momento riconoscere il modo più consono per dare peso, forma, colore ai vari soggetti che collaborano con l’azienda. La valorizzazione di fornitori, residenti nell’area geografica in cui opera l’attività, colleghi e loro famiglie, clienti, investitori, follower più stretti sui social media, passa attraverso il riconoscimento pubblico della loro esistenza (fenomeno raro fino a un paio di anni fa) contemporaneamente alla celebrazione del rapporto di mutuo-beneficio tra stakeholder e azienda. Riconoscenza e gratitudine contribuiscono pertanto a dare alla community aziendale “totale” un rispetto di fondo che porta, chiaramente se anche altri elementi vengono soddisfatti, a una sintonia sistemica che dà maggior possibilità di crescita e sviluppo imprenditoriale. Come dire che senza un continuo e sincero coinvolgimento da un punto di vista prima di tutto umano dei tanti soggetti coinvolti, lo spettacolo teatrale perde di buon gusto (e profittabilità).

Quali sono gli elementi principali della cultura POP che le imprese possono usare per rendere trasparenti i valori e riconoscibile il brand?

Pozzi e Marasti Oggi la forza di un’agenzia di comunicazione non si misura solo dai clienti che segue, ma dal metodo con cui lavora. Essere un’agenzia “pop” significa avere un approccio distintivo, capace di leggere il mercato, interpretare il brand e trasformare la creatività in strategia applicata. Il valore di un’idea sta nella sua capacità di inserirsi nel contesto giusto, parlare alle persone giuste e generare impatto.

Non siamo artisti, ma strateghi della comunicazione: il nostro metodo non si adatta ai clienti, ma porta valore ai clienti. Un’agenzia con una firma chiara e un metodo solido rimane sempre un passo avanti.

Essere “pop” significa anche un modello di gestione snello e aperto alle diversità che coinvolge attivamente il team e ne valorizza il contributo.

Per questo abbiamo introdotto agevolazioni concrete, come il bonus psicologo, buoni pasto flessibili e uno smart working che garantisce benessere e autonomia.

Essere pop significa essere contemporanei, reattivi e consapevoli che il vero valore sta nel metodo e nelle persone che lo rendono possibile.

Garone e Fiorentino Il POP Management ci insegna che autenticità, storytelling e apertura sono fondamentali per costruire un’identità forte e riconoscibile. Senza autenticità, però, storytelling e apertura restano vuoti. Nel nostro lavoro, aiutiamo imprese e istituzioni a sviluppare narrazioni coerenti con la loro identità e a implementare strategie innovative, basate sui dati e multicanale. Il tono di voce, il design della comunicazione e la stakeholder experience sono leve essenziali per creare una connessione reale con il pubblico e trasformare un brand in un thought leader.

Garavaglia Per rendere chiari i valori aziendali e riconoscibile il brand, è fondamentale una comunicazione diretta, che utilizzi un linguaggio semplice ma efficace, capace di parlare a tutti gli stakeholder. Ma la cultura POP nelle imprese non si limita solo alla comunicazione, deve riflettersi anche nei metodi di lavoro adottati internamente. Strumenti come brainstorming, brief strategici, planning di team, analisi di mappe di processo, sono spesso sottovalutati perché percepiti come “leggeri”, addirittura superficiali. In realtà, aiutano a costruire un ambiente in cui le persone si sentono parte attiva. Un approccio POP rende il lavoro più dinamico e partecipativo, con un impatto positivo sulla produttività e sul brand stesso.

Putnam Due: entrare in trincea e portarsi dietro una telecamera. Dal leader a tutti i collaboratori di una data realtà imprenditoriale, sono convinto che entrare a diretto contatto con il proprio pubblico grazie ad occasioni appositamente create e pensate per essere momenti in cui vivere tangibilmente i propri valori sia ciò che più si può fare per rendere riconoscibile il brand. Soprattutto se a documentare il viaggio ci siano telecamere capaci di riportare, naturalmente e senza filtri eccessivi, le avventure ed emotività del momento. Pertanto, più si creano spazi in cui l’autenticità del brand è celebrata e vissuta, più la propria cultura diventa differente e differenziante.

Ti riconosci nel ruolo del CEOPOP. In quali aspetti o in quali no, ma soprattutto quale è il tuo obiettivo per lasciare memoria del tuo lavoro sul domani?

Pozzi e Marasti Possiamo impegnarci a essere “CEOPOP”, ma alla fine non siamo noi a doverlo affermare: sono gli altri a riconoscerlo. Ci identifichiamo in questa visione e lavoriamo con impegno per costruire un’azienda sana e sostenibile.

Non sentiamo la necessità di “lasciare memoria del lavoro per il futuro”. Crediamo che fare bene oggi sia già un grande risultato. Se poi le cose vengono fatte davvero bene, la traccia si lascia da sé.

Oggi la vera differenza nella leadership non si misura solo nell’operatività e nella capacità di innovare, ma anche nella gestione delle relazioni interne ed esterne. Il modello del CEO tradizionale è superato: viviamo in un’epoca di maggiore consapevolezza, in cui le persone hanno strumenti per valutare il proprio percorso, più alternative e una visione più ampia delle opportunità. Questo cambia radicalmente il modo in cui un’azienda deve rapportarsi con chi ne fa parte.

Essere CEOPOP significa riconoscere e valorizzare il talento di chi sceglie di lavorare con noi. Non basta più offrire un lavoro: è necessario costruire un ambiente che tenga conto delle esigenze, del benessere e delle ambizioni del team, perché solo così si può creare un gruppo motivato e proattivo.

La vera caratteristica differenziante di un CEO POP è saper conciliare modernità, visione strategica e un modello di leadership più empatico e orientato alla crescita collettiva.

Garone e Fiorentino Ci riconosciamo nel CEOPOP come leader che comunicano in modo autentico e costruiscono relazioni dirette e significative con il proprio pubblico. La nostra missione è trasformare la comunicazione in un motore di crescita e influenza, supportando aziende e istituzioni a navigare un contesto sempre più complesso e interconnesso. Il nostro obiettivo è lasciare un’eredità di innovazione nella comunicazione strategica, rendendo la percezione del suo valore sempre più integrata con le strategie aziendali o gli obiettivi politici e geopolitici di istituzioni e organizzazioni. Aspiriamo a fare di Voice Strategic Consulting un punto di riferimento per chi vuole comunicare con dati e informazioni fattuali, influenzando il dibattito pubblico e contribuendo a costruire un futuro più consapevole, sostenibile e di valore per tutte le comunità coinvolte.

Garavaglia Da anni sento imprenditori lamentarsi di non riuscire a trovare nuovi giovani perché scansafatiche, quando tutto quello che loro stessi hanno da offrire è una officina meccanica sporca e arretrata tecnologicamente. Sono convinto che affiancare la tradizione artigianale alla cultura POP non sia solo l’unica strada percorribile, per salvaguardare un tessuto industriale imprescindibile per il Paese, ma che possa davvero essere un elemento di svolta per la manifattura italiana. Nel mio piccolo, l’obiettivo che mi sono posto è quello di contribuire a questa evoluzione, essere sia io che la mia azienda tra gli apripista di questo nuovo approccio, e sviluppare un metodo che possa essere utilizzabile anche da altre realtà in futuro.

Voglio però lanciare una provocazione. La vera svolta arriverà quando ci sarà un brand talmente forte da non aver neanche bisogno di una forte figura pubblica come CEO?

Nike e Phil Knight sono un grande esempio di come un’azienda non sempre necessiti di un grande frontman, alla Steve Jobs o Elon Musk, per essere POP ed innovativa. Richiede un lavoro “dietro le quinte” che potremmo definire spaventoso, ma anche molto affascinante.

Un’organizzazione ordinata ma non piramidale, una voce corale che identifica tutti come Ambassador, tutti sono parte dell’azione e del risultato: il domani dell’azienda. Questo sarebbe molto POP!

Putnam Mi reputo figlio delle campagne adottato dalla città. Mi riconosco pertanto una personalità, che a sua volta plasma visioni e attitudini imprenditoriali, che vuole contemporaneamente abbracciare tradizioni e tenere sguardi rivolti verso il domani. Spesso però, ancora più del domani, quasi fedelmente al Manzoni che nel suo Romanzo Storico ricordava che non è detto che sia progresso ciò che vien dopo, strizzo l’occhio verso il diverso, purché sia coerente con il mio sistema valoriale. Questa personalità è alla base della guida quotidiana di 10XATHLETICS, capace, unitamente al contributo dei tanti colleghi che ho a fianco, di prendere e cambiare ciò che non ci piace all’interno del nostro mondo. E tra queste righe credo si possa scovare l’obbiettivo per lasciare memoria del mio lavoro sul domani: diffondere l’idea secondo cui se si celebra il buono della tradizione e modifica il cattivo del presente, il mondo si può davvero cambiare. Sarò “CEOPOP”? Ai posteri l’ardua sentenza

114 – continua

Copertina di Marcello Minghetti (Mosaico per Ariminum Circus Stagione 1)

Puntate precedenti

1 – DALLO HUMANISTIC AL POP MANAGEMENT
2 – MANIFESTI, ATLANTI, MAPPE E TERRITORI
3 – IL MANAGER PORTMANTEAU
4 – WHICH WAY, WHICH WAY?
5 – LEADERSHIP POP (LEZIONI SHAKESPEARIANE)
6 – OPINION PIECE DI RICCARDO MAGGIOLO
7 – LEADERSHIP POP (APERTURA, AUTONOMIA, AGIO, AUTO-ESPRESSIONE)
8 – OPINION PIECE DI JOSEPH SASSOON
9 – OPINION PIECE DI CESARE CATANIA
10 – OPINION PIECE DI VANNI CODELUPPI
11 – OPINION PIECE DI ALESSANDRO GIAUME
12 – COLLABORAZIONE POP. L’IRRESISTIBILE ASCESA DELLE COMMUNITY INTERNE
13 – COLLABORAZIONE POP. L’EMPATIA SISTEMICA
14 – COLLABORAZIONE POP. LE COMMUNITY AZIENDALI: UNO STATO DELL’ARTE, PARTE PRIMA
15 – COLLABORAZIONE POP. LE COMMUNITY AZIENDALI: UNO STATO DELL’ARTE, PARTE SECONDA
16 – OPINION PIECE DI MATTEO LUSIANI
17 – OPINION PIECE DI MARCO MILONE
18 – OPINION PIECE DI ALESSIO MAZZUCCO
19 – OPINION PIECE DI ALESSANDRA STRANGES
20 – OPINION PIECE DI FRANCESCO VARANINI
21 – ORGANIZZAZIONE  POP. COMANDO, CONTROLLO, PAURA, DISORIENTAMENTO
22 – OPINION PIECE DI ROBERTO VERONESI
23 – OPINION PIECE DI FRANCESCO GORI
24 – OPINION PIECE DI NELLO BARILE
25 – OPINION PIECE DI LUCA MONACO
26 – OPINION PIECE DI RICCARDO MILANESI
27 – OPINION PIECE DI LUCA CAVALLINI
28 – OPINION PIECE DI ROBERTA PROFETA
29 – UN PUNTO NAVE
30 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CURA)
31 – OPINION PIECE DI NICHOLAS NAPOLITANO
32 – LEADERSHIP POP. VERSO L’YPERMEDIA PLATIFIRM (CONTENT CURATION)
33 – OPINION PIECE DI FRANCESCO TONIOLO
34 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CONVIVIALITA’)
35 – OPINION PIECE DI LUANA ZANELLATO
36 – OPINION PIECE DI ANDREA BENEDETTI E ISABELLA PACIFICO
37 – OPINION PIECE DI STEFANO TROILO
38 – OPINION PIECE DI DAVIDE GENTA
39 – OPINION PIECE DI ANNAMARIA GALLO
40 – INNOVAZIONE POP. ARIMINUM CIRCUS: IL READING!
41 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CONVOCAZIONE)
42 – OPINION PIECE DI EDOARDO MORELLI
43 – ORGANIZZAZIONE  POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CO-CREAZIONE DI VALORE)
44 – OPINION PIECE DI MARIANNA PORCARO
45 – OPINION PIECE DI DONATO IACOVONE
46 – OPINION PIECE DI DENNIS TONON
47 – OPINION PIECE DI LAURA FACCHIN
48 – OPINION PIECE DI CARLO CUOMO
49 – OPINION PIECE DI CARLO MARIA PICOGNA
50 – OPINION PIECE DI ROBERTO RAZETO
51 – OPINION PIECE DI ALBERTO CHIAPPONI
52 – OPINION PIECE DI ALESSANDRO ANTONINI
53 – OPINION PIECE DI ALESSANDRA PILIA
54 – OPINION PIECE DI CLEMENTE PERRONE
55 – OPINION PIECE DI FABRIZIO RAUSO
56 – OPINION PIECE DI LORENZO TEDESCHI
57 – OPINION PIECE DI EUGENIO LANZETTA
58 – OPINION PIECE DI GIOLE GAMBARO
59 – OPINION PIECE DI DANTE LAUDISA
60 – OPINION PIECE DI GIAMPIERO MOIOLI
61 – OPINION PIECE DI GIOVANNI AMODEO
62 – OPINION PIECE DI ALESSANDRO LOTTO
63 – OPINION PIECE DI GIANLUCA BOTTINI
65– OPINION PIECE DI SIMONE FARINELLI
66– OPINION PIECE DI FRANCESCA ANNALISA PETRELLA
67– OPINION PIECE DI VALERIO FLAVIO GHIZZONI
68– OPINION PIECE DI STEFANO MAGNI
69– OPINION PIECE DI LUCA LA BARBERA
70 – INNOVAZIONE POP. ARIMINUM CIRCUS: LA GRAPHIC NOVEL!
71 – LEADERSHIP POP. APOFATICA E CATAFATICA DELLA COMUNICAZIONE
72 – OPINION PIECE DI FEDERICA CRUDELI
73– OPINION PIECE DI MELANIA TESTI
74 – OPINION PIECE DI GIANMARCO GOVONI
75– OPINION PIECE DI MARIACHIARA TIRINZONI
76 – SENSEMAKING POP. LODE DELLA CATTIVA CONSIDERAZIONE DI SE’
77 – OPINION PIECE DI ALESSANDRA CAPPELLO E ALESSANDRA MAZZEI
78 – OPINION PIECE DI JOE CASINI
79 – OPINION PIECE DI MARTA CIOFFI
80 – STORYTELLING POP. VERSO IL POP BRANDING (PARTE PRIMA)
81 – STORYTELLING POP. VERSO IL POP BRANDING (PARTE SECONDA)
82 – STORYTELLING POP. VERSO IL POP BRANDING (NOTE A MARGINE)
83 – ENGAGEMENT POP. IL MANAGER INGAGGIANTE IMPARA DAI POKEMON
84 – ENGAGEMENT POP. DARE VOCE IN CAPITOLO
85 – ENGAGEMENT POP. COMUNICARE, VALUTARE, TRASFORMARE
86 – SENSEMAKING POP. MALATTIA MENTALE E BENESSERE PSICOLOGICO SUL LAVORO
87 – SENSEMAKING POP. FOLLIA O DIVERSITA’?
88 – OPINION PIECE DI LUIGIA TAURO
89 – OPINION PIECE DI NILO MISURACA
90 – OPINION PIECE DI FRANCESCO DE SANTIS
91 – INNOVAZIONE POP. REMIX, RI-USO, RETELLING
92 – STORYTELLING POP. ARIMINUM CIRCUS AL BOOK PRIDE 2025
93 – OPINION PIECE DI SIMONE VIGEVANO
94 – OPINION PIECE DI LORENZO FARISELLI
95 – OPINION PIECE DI MARTINA FRANZINI
96 – OPINION PIECE DI EMANUELA RIZZO
97 – INNOVAZIONE POP. OLTRE LA PRE-INTERPRETAZIONE
98 – INNOVAZIONE POP. FORMAZIONE: ANALOGICA, METAVERSALE, IBRIDA
99 – ARIMINUM CIRCUS: LA VISUAL NOVEL!
100 – La (P) AI INTELLIGENCE (PARTE PRIMA)
101 – La (P) AI INTELLIGENCE (PARTE SECONDA)
102 – La (P) AI INTELLIGENCE (PARTE TERZA)
103– La (P) AI INTELLIGENCE (PARTE QUARTA)
104– La (P) AI INTELLIGENCE (PARTE QUINTA)
105– OPINION PIECE DI ALEXANDRA NISTOR
106– FORMAZIONE POP. PARTE PRIMA
107– FORMAZIONE POP. PARTE SECONDA
108– OPINION PIECE DI FEDERICA GRAZIA BARTOLINI
109– OPINION PIECE DI FEDERICO PLATANIA
110– OPINION PIECE DANIELA DI CIACCIO
111– OPINION PIECE DI LUCIANA MALARA E DONATELLA MONGERA
112– IL RITORNO DEL CEOPOP
113– LA VISIONE DEi CEOPOP (VOLUME 1)