L’Opinion Piece di oggi è una perfetta esemplificazione dell’approccio metadisciplinare caratteristico del Pop Management. Lo firmano infatti Lucilla Malara, che è architetto, Biophilic Designer, titolare dello studio Malara Associati e consulente in Psicologia Architettonica, unisce competenze trasversali per progettare ambienti di lavoro orientati al benessere delle persone, delle organizzazioni e dell’ambiente; e Donatella Mongera, Psicologa del Lavoro e Ambientale, che nella sua esperienza ricerca il ben-essere delle persone nel loro environnement professionale. HR Consultant, affianca la Direzione aziendale nei progetti di implementazione dei processi riguardanti il Talent management, dalla diagnosi organizzativa, allo sviluppo (Coaching &Training).
Spazio InVisibile: un protagonista strategico del Pop Management
Lucilla Malara e Donatella Mongera
Nel mondo del Pop Management, che unisce cultura aziendale e cultura Pop, modelli manageriali e immaginari collettivi, c’è un protagonista silenzioso, eppure onnipresente, che ancora oggi resta ai margini della narrazione: lo spazio.
Nel tempo di nuovi modi e modelli di lavoro e dell’onnipresenza del digitale e dell’intelligenza artificiale, sembra che lo spazio fisico abbia perso la sua centralità: lo si attraversa senza osservarlo, lo si utilizza senza abitarlo e ascoltarlo.
Eppure, proprio perché InVisibile, agisce con una forza sottesa che può amplificare o sabotare ogni progetto di senso.
Se è vero che l’azienda si preoccupa del purpose, dell’engagement, della talent acquisition e retention, della diversità ed equità, è indispensabile ricordare che tutti questi temi prendono forma nell’architettura degli spazi. Ambienti che accolgono o respingono, che ispirano o stressano, che stimolano o inibiscono, che facilitano o ostacolano, che migliorano o peggiorano le risorse cognitive, emotive e comportamentali.
Non esiste infatti un dentro senza un fuori che lo contenga, né un’identità senza un ambiente che la metta in scena. Vale per la casa, vale per il corpo, vale – soprattutto – per le organizzazioni.
Occuparsi della progettazione degli ambienti di lavoro, attraverso l’approccio e gli strumenti della Psicologia Ambientale e del Biophilic Design, significa attivare una leva potenziale e potente, capace di connettersi in modo trasversale a tutti i sette Prolegomeni che fondano il Pop Management.
- Leadership Pop e spazio: la sinergia InVisibile
“Prendersi cura” di persone e spazi è una capacità gentile ed essenziale della leadership contemporanea (vedi Prolegomeni 30).
Una leadership capace di abbandonare l’illusione dell’infallibilità che abbraccia con cura la complessità delle trasformazioni e relazioni umane, in un momento storico segnato da volatilità, incertezza, complessità e ambiguità.
In questo scenario, non è sufficiente formare leader resilienti o performanti.
Il vero salto di paradigma consiste nel coltivare il talento delle risorse umane con leader che sappiano riconoscere il valore delle emozioni, della fiducia, della sicurezza psicologica e questo implica la creazione di habitat relazionali e di pensiero in grado di sostenere le persone nella loro quotidiana esperienza lavorativa.
Per chi fa del Talent & People Management il proprio obiettivo professionale, è imprescindibile acquisire la consapevolezza che anche lo spazio fisico è una variabile strategica.
Lavorare in ambienti che garantiscano condizioni ottimali, sul piano fisico, cognitivo ed emotivo, consente di ridurre gli stressori ambientali e di rispondere ai bisogni individuali ed organizzativi, significa favorire la concentrazione, rigenerare l’attenzione, stimolare la creatività, sostenere il lavoro di squadra.
Lo spazio è sicuramente un elemento facilitante nel generare benessere, motivare le persone, nel coinvolgerle, nel renderle più ingaggiate, più soddisfatte, più proattive e quindi più produttive.
Non esistono leadership efficaci in spazi ostili.
Non è un tema estetico né solo funzionale, ma una strategia di empowerment: motiva le persone, le coinvolge, le rende più ingaggiate e produttive. Oggi l’urgenza è progettare ambienti che generino salute fisica e mentale, relazioni sane, creatività diffusa, energia condivisa.
Ambienti che parlino la lingua della contemporaneità, e lo facciano con consapevolezza progettuale.
La Psicologia Ambientale e il Biophilic Design offrono risposte concrete e fondate. Permettono di costruire spazi tailor made, flessibili, capaci di dialogare con le esigenze delle organizzazioni e, insieme, con i bisogni delle persone. È un passaggio cruciale: si lascia alle spalle la verticalità del comando per abbracciare l’orizzontalità della cura.
Inoltre, lo spazio, riflette il modello manageriale adottato: lo amplifica, lo rende tangibile, lo traduce in comportamenti coerenti e funzionali al raggiungimento degli obiettivi strategici.
Progettare ambienti coerenti con la cultura aziendale e con la visione manageriale significa “rendere visibile l’InVisibile”, trasformando valori astratti in esperienze di luogo
In questo modo, gli obiettivi dell’impresa e le aspirazioni delle persone possono allinearsi in un ecosistema generativo di valore, dove lo sviluppo organizzativo e quello individuale non si oppongono, ma si alimentano reciprocamente in un rapporto biunivoco.
Lo spazio, in questo senso, non è solo una declinazione della cultura aziendale, ma è un luogo che con una “spinta gentile” supporta la leadership nel trasferire competenze e capacità: una forma di management silenziosa, ma potentissima.
Come afferma Marco Minghetti in Prolegomeni 1 «il benessere delle persone e l’efficacia dell’organizzazione sono due facce della stessa medaglia». E lo spazio – anche quello InVisibile – può essere il ponte tra le due.
- Collaborazione Pop: spazio come moltiplicatore di intelligenza collettiva
Nell’ambito della collaborazione Pop, in Prolegomeni 12 si evidenzia che “In un mondo in cui dimensione fisica e digitale sono ormai interconnesse, ci si muove verso nuovi paradigmi di lavoro ibridi e flessibili in cui il ripensamento di logiche e modelli organizzativi coinvolge, oltre che nuove tecnologie, anche fattori esperienziali, ambientali e umani. Uno scenario fluido in cui diventa cruciale per le organizzazioni ripensare le modalità con cui le persone operano e co-operano”.
In questo senso, lo spazio può essere un moltiplicatore di intelligenza collettiva, se progettato con cura e consapevolezza. L’organizzazione degli spazi favorisce o inibisce la collaborazione, facilita od ostacola l’interazione e la comunicazione.
In quest’ottica, progettare spazi che incoraggino la socialità informale e la collaborazione strutturata diventa essenziale per favorire scambi fertili e co-creazione.
Spazi aperti, aree comuni dal design flessibile e adattabile possono stimolare la condivisione di idee e il lavoro di squadra. Lounge, spazi rigenerativi, hub creativi, aree break diventano veri e propri acceleratori di collaborazione interfunzionale.
C’è una ragione se alcune aziende particolarmente “Pop” stiano ripensando gli spazi di lavoro, trasformandoli in una life experience: locali attrezzati per il brainstorming, cucine comuni per favorire la conversazione, altalene per giocare, spazi per rigenerare l’attenzione volontaria.
Alcuni elementi dello spazio lanciano un messaggio implicito: “Qui si può essere sé stessi. Qui si pensa e si cresce insieme.”
- Organizzazione Pop: i luoghi dell’organizzazione riflettono e impersonificano l’organizzazione
Il terzo Prolegomeno richiama la necessità di superare modelli rigidi, aprendo a nuove forme di organizzazione fluida e adattiva. E proprio qui lo spazio può fare la differenza.
Oggi le aziende si trovano a navigare tra il ritorno in presenza, lo smart working e modelli ibridi: devono essere agili e adattabili.
La progettazione degli spazi può riflettere questa necessità, offrendo ambienti flessibili che possano essere riconfigurati in base al modello organizzativo per supportare le diverse funzioni e attività lavorative, i bisogni delle persone e le preferenze individuali.
Le organizzazioni liquide non possono più permettersi spazi rigidi. Chi vuole innovare i processi, deve RiPensare le stanze, i corridoi, gli ingressi, gli spazi interstiziali.
Open space flessibili, aree silenziose per la concentrazione, stanze rigenerative, locali esperienziali, lounge immersive: tutto concorre a costruire un ecosistema dinamico in cui la struttura fisica diventa mappa del modello organizzativo. Lo spazio dove si lavora comunica come si lavora.
Il modello Activity-Based Working propone ambienti progettati in base alle attività e flessibili per essere configurati in base ai cambiamenti continui dell’organizzazione.
Questo approccio consente alle persone che lavorano di scegliere l’ambiente più adatto in funzione alle attività che devono svolgere, ma anche in base ai propri bisogni e preferenze, favorendo al contempo benessere e produttività.
Alla base di questa strategia è fondamentale un’analisi approfondita del modello organizzativo, che consenta di tradurre le esigenze aziendali in una progettazione spaziale su misura, capace di adattarsi dinamicamente alle nuove modalità di lavoro.
Quando l’ambiente di lavoro diventa specchio del modello organizzativo e viceversa, ne rafforza i valori e ne favorisce l’adozione comportamentale, benefici concreti si manifestano nel breve, nel medio e nel lungo periodo, tanto a livello individuale quanto organizzativo.
In un’azienda Pop, lo spazio è organizzazione resa tangibile.
- Sensemaking Pop: luoghi come valori di senso
Nel quarto Prolegomeno emerge con forza il bisogno di “dare senso” al lavoro, alla propria appartenenza, alla missione comune.
Come sostiene Valerio Flavio Ghizzoni in Prolegomeni 67,”Il lavoro non è solo una somma di ore in cambio di denaro. È il terreno dove scopriamo chi siamo, un’esperienza capace di trasformare la nostra identità, una dimensione che ci mette in contatto con le nostre aspirazioni più profonde (…) servono contesti che permettano alle persone di sentirsi parte di qualcosa di più grande, di sentirsi viste e valorizzate. (…) Le persone hanno bisogno di sapere che il loro impegno ha un significato, che la loro fatica costruisce qualcosa di duraturo e di importante”.
Gli spazi lavorativi possono rafforzare l’identità individuale e collettiva. Lavorare in uno spazio coerente con i propri valori, aiuta le persone a sentirsi parte di un progetto più grande, aumentando il senso di appartenenza e l’identificazione con l’organizzazione.
L’esperienza collettiva della pandemia, l’irruzione del lavoro ibrido nelle sue diverse forme, il ritorno forzato nei luoghi d’impresa hanno aperto una discontinuità: le persone non vogliono più tornare in luoghi che non corrispondono ai propri valori personali.
Se lo spazio non offre comfort, flessibilità, concentrazione, privacy, allora è naturale che venga abbandonato. Ma se lo spazio diventa un luogo di senso, di scambio di pensieri, di costruzione identitaria, allora si trasforma in un magnete. Un luogo che crea attaccamento. Un richiamo. Una casa.
È una sfida di disegno, certo, ma anche di visione. Occorre pensare agli ambienti non più come “uffici” ma come ecosistemi culturali, capaci di ospitare la pluralità interconnessa di valori, linguaggi, di modi di lavorare, pensare, vivere e abitare lo spazio.
Come afferma Louis Kahn: “Il progetto è ciò a cui ci appelliamo per realizzare ciò di cui abbiamo consapevolezza. E la consapevolezza nasce quando abbiamo percezione del nostro sentire”.
Per lavorare bene, oggi, serve uno spazio di senso in cui sentirci bene, ascoltati, rispettati nei nostri valori, uno spazio che ti riconosca.
- Engagement Pop: progettare spazi che ispirano e diventano leva di engagement profondo
Il quinto Prolegomeno sottolinea l’importanza dell’engagement emotivo, cognitivo e relazionale nel mondo del lavoro.
Lo spazio non è un contenitore neutro, influenza le risorse fisiche, emotive, i comportamenti e le relazioni. Può diventare un alleato prezioso per attivare e mantenere un engagement profondo e duraturo nel quale le persone sono più motivate, lavorano meglio, si sentono connesse ai valori dell’organizzazione e parte dell’azienda.
Occuparsi di ambienti che rispondano ai bisogni psicofisici delle persone, garantendo sicurezza, funzionalità e favorendo comportamenti e relazioni efficaci, significa costruire un contesto capace di generare benessere, senso, motivazione e appartenenza in grado di ridimensionare fenomeni insidiosi come l’assenteismo e il presenteismo, quest’ultimo spesso invisibile ma sintomo di un malessere silenzioso.
Quando le persone si sentono accolte e sostenute dal contesto in cui lavorano, aumenta la loro soddisfazione lavorativa e si attiva un engagement più profondo, autentico e sostenibile.
- Innovazione Pop: spazi che innovano con rispetto per le persone e per l’ambiente.
Progettare spazi di lavoro oggi significa riscrivere il concetto stesso di innovazione.
Non più solo tecnologia e performance, ma un’innovazione ampia, responsabile, sostenibile capace di integrare dimensioni organizzative, culturali, ambientali e relazionali.
Il sesto Prolegomeno del Pop Management ci ricorda che innovare è un atto etico prima che tecnico, ed è una necessità urgente.
Oggi e nel prossimo futuro, l’integrazione di tecnologie avanzate (sensoristica, app, intelligenza artificiale) dovrà essere utilizzata per migliorare il benessere delle persone, non solo l’efficienza dei processi organizzativi.
Perché come dice Winston Churchill “We shape our buildings and afterwards our buildings shape us”. È da qui che deve partire il design del lavoro che verrà.
Gli spazi di lavoro del domani non saranno più semplici contenitori di attività, ma dovranno abbracciare la complessità ed evolversi in ambienti intelligenti, centrati sulla persona, generatori di senso e cura.
Dovranno integrare l’innovazione per garantire la salute e per favorire la rigenerazione mentale, stimolare la socialità, permettere la concentrazione e il recupero dell’energia. Dovranno garantire a tutte le persone, di differenti capacità, età e culture, uno spazio capace di accogliere e riconoscere ogni individuo nella sua unicità.
In questo scenario, la sostenibilità non sarà un’opzione, ma un fondamento: ogni decisione progettuale dovrà ridurre l’impronta ecologica considerando l’utilizzo di materiali a basso impatto e soluzioni efficienti, per creare ambienti che riducano il consumo di risorse e rispondano alle sfide del presente e ai bisogni futuri.
Psicologia Ambientale e Biophilic Design diventano alleati strategici. Perché riconnettere le persone alla natura, ridurre gli stress ambientali e progettare luoghi che parlano ai bisogni profondi dell’essere umano, è oggi una delle forme progettuali più avanzate di innovazione etica.
Progettare con consapevolezza e qualità significa scegliere di generare valore condiviso e duraturo. Gli spazi del lavoro saranno veramente innovativi, se costruiti su nuove visioni.
È tempo per le aziende, i progettisti e tutti i portatori di interesse di allearsi e collaborare per creare luoghi che siano una promessa di benessere per le generazioni che verranno.
Come sostiene Francesca Annalisa Petrella in Prolegomeni 66, “L’auspicio è quello di una svolta culturale che sappia rimettere al centro la persona, i suoi bisogni e aspettative, dentro e fuori i confini dell’impresa.”
- Storytelling Pop. L’ufficio come narrazione collettiva
In Prolegomeni 105, Alexandra Nistor ci introduce al concetto di Storytelling Pop, che nasce da un’intuizione potente: se un’azienda vuole davvero ascoltare ed essere ascoltata dai propri stakeholder, interni ed esterni, deve imparare a parlare il linguaggio della cultura popolare contemporanea. Podcast, serie TV, videogiochi, reel: oggi i valori passano attraverso questi format. Ed è lì che bisogna competere, veicolando con messaggi di cura, empatia sistemica, di valore del rispetto, di coerenza e di cultura Pop.
In questo scenario, lo spazio fisico emerge come uno strumento di comunicazione tra i più efficaci e sottovalutati. Non è un contenitore neutro, ma un sistema di linguaggi simbolici: dà corpo alla cultura organizzativa, rende visibile l’InVisibile. Ogni ambiente progettato con cura è un messaggio. Parla di valori, di scelte, di visione.
Lo spazio è narrazione. È il racconto silenzioso ma potente di ciò che l’azienda è e vuole diventare. Nel linguaggio del Pop Management, è il set in cui i valori prendono forma, si fanno riconoscibili, condivisibili: è qui che la cultura si tocca, si vive, si sente.
Le aziende contenute in spazi coerenti con la propria mission – dalla sostenibilità alla creatività, dall’inclusione all’innovazione – creano esperienze significative e riconoscibili. Non è solo questione estetica: è strategia narrativa. È employer branding vissuto e agito.
E se la narrazione è disallineata dai valori dichiarati, genera frattura e disaffezione. Se invece è autentica e coerente, alimenta orgoglio, significato e senso di appartenenza alla comunità.
Lavorare in ambienti troppo essenziali, incoerenti, illeggibili, trascurati, freddi, caotici, è un racconto implicito di disattenzione e disconnessione. Non importa quanto siano ispirati i tuoi manager: lo spazio ha già comunicato un messaggio.
Secondo Hall, “La percezione spaziale non comprende soltanto tutto ciò che è percepito, ma anche quello che viene escluso”
Al contrario, quando lo spazio è progettato con consapevolezza e sensibilità verso i bisogni di persone e ti accoglie con luce intelligente e dinamica, elementi della natura, spazi rigeneranti e un senso implicito di equilibrio tra coerenza, complessità, leggibilità e mistero, comunica fiducia e senso di appartenenza. Ti dice: “Qui puoi essere te stesso. Qui sei riconosciuto, qui il tuo pensiero conta, qui possiamo costruire insieme.”
Un architetto Pop, che immagina ambienti multisensoriali ed esperienziali, contribuisce a generare benessere e a prendersi cura delle persone e delle organizzazioni, come dice in Prolegomeni 63 Gianluca Bottini “Il linguaggio con il tempo cambia e si [r]affina, tanto da coinvolgere più sensi… e se dovesse passare attraverso un filtro delicato come quello delle emozioni? Questo è un terreno speciale perché ci porta a scendere nel profondo e scovare ciò che risuona nell’inconscio e prendercene cura … indagare la mente emozionale, e con rispetto, indagare la mente dell’atro.”
Lo spazio, se progettato con intenzione, è il primo grande narratore del cambiamento.
Lo spazio come paradigma della cura
Il Pop Management ci invita a ripensare i modelli organizzativi alla luce della cultura contemporanea, fatta di esperienze ibride, contenuti simbolici e contaminazioni continue.
In un mondo che si interroga sul futuro del lavoro, della leadership, della motivazione, c’è un gesto radicale che può orientare tutto: prendersi cura dello spazio in cui si lavora.
Oggi il manager che possiede un modo di guardare e di prendersi cura delle persone attraverso la rigenerazione degli spazi, è un manager che ha capito che l’organizzazione è un organismo, e che ogni organismo ha bisogno di un habitat su misura.
Un luogo di lavoro non può essere solo funzionale, ma anche: “un ecosistema assomigliante alla natura che, nella sua imperfezione, genera vita nel rapporto naturale tra gli ambienti…” (sempre da Prolegomeni 63 di Gianluca Bottini) umano, poetico, vitale e in perfetto equilibrio.
Un ambiente progettato con cura e in modo consapevole e flessibile, che riproduce la complessità della natura può sostenere e favorire il benessere, favorire la collaborazione, stimolare l’innovazione, costruire senso e generare engagement.
Perché, alla fine, non lavoriamo solo dentro e fuori l’organizzazione. Lavoriamo in un mondo interiore che prende forma attorno a noi.
Come già messo in luce dalle autrici nel libro “Spazio al Benessere” e in questo contributo di riflessione collaborativa, “ora più che mai è tempo di prendere decisioni consapevoli. Ogni scelta progettuale che facciamo non solo influenza il benessere e la produttività delle persone, ma ha un impatto tangibile anche sull’ambiente e sul pianeta. “
Come afferma Donald Norman: “Dobbiamo velocizzare la transizione verso un mondo, uno stile di vita e un modo di essere sostenibili, robusti e rigenerativi.”
Bibliografia:
- Le Aziende InVisibili | Prolegomeni al Manifesto del Pop Management 1 – Dallo Humanistic al Pop Management
- Le Aziende InVisibili | Prolegomeni al Manifesto del Pop Management 12 – Collaborazione Pop. L’irresistibile ascesa delle community aziendali interne
- Le Aziende InVisibili | Prolegomeni al Manifesto del Pop Management 67 – Engagement Pop. Opinion Piece di Valerio Flavio Ghizzoni
- Le Aziende InVisibili | Prolegomeni al Manifesto del Pop Management 66 – Engagement Pop. Opinion Piece di Francesca Annalisa Petrella
- Le Aziende InVisibili | Prolegomeni al Manifesto del Pop Management 105. Storytelling Pop. Opinion Piece di Alexandra Nistor
- Bauman, Z. (2000), Liquid Modernity, Polity Press
- Hall, E.T., (1966), La dimensione nascosta, Casa Editrice Bompiani, Milano, 1968
- Kahn, Louis, I., (2023) Pensieri sull’architettura a cura di Marco Falsetti, trad. di Maddalena Ferrara, Giulio Einaudi Editore, Torino
- Malara L., Mongera D. (2024) Spazio al benessere. Come la Psicologia Ambientale e il Biophilic Design possono rigenerare l’ambiente di lavoro, GueriniNext, Milano
- Norman, D. (2023), Design per un mondo migliore. Significativo, sostenibile, centrato sull’umanità, (2024), Giunti, Firenze
- Thaler, R.H., Sunstein, C.R. (2008), La spinta gentile. La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute, felicità, Feltrinelli, Milano, 2021
- Van Meel, J. (2020), The Activity-Based Working Practice Guide (Second edition), Center for People and Buildings
111 – continua
Copertina di Marcello Minghetti (Mosaico per Ariminum Circus Stagione 1)
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