Le coincidenze non sono mai casuali…
… almeno secondo lo Jung interprete degli I Ching.
Mi capita sovente di essere d’accordo con questa affermazione: tanto più in vista del 21 marzo, giorno in cui avrò l’opportunità di presentare Ariminum Circus Stagione 1, insieme alla giornalista Valentina Tosoni, al Book Pride di Milano. La manifestazione, infatti, successivamente ospiterà, fra l’altro nella stessa Sala Lagos in cui saremo con Valentina, anche l’evento Romanzi che generano romanzi, personaggi che tornano. Un appuntamento creato in occasione di RETELLING, call per la narrativa breve 2025 indetta dal Premio Calvino, durante il quale verranno presentati i 30 racconti selezionati da cui verrà scelto il vincitore.
Ebbene: Ariminum Circus è credo l’unica opera ad avere ottenuto due segnalazioni da due Giurie diverse del Premio Calvino. Dopo la Menzione dell’opera completa (senza illustrazioni) assegnata nel 2022 dalla Giuria del Trentacinquesimo Premio Calvino “per la costruzione audacemente sperimentale di un romanzo ibrido, insieme lisergico e filosofico, volto a restituire la deflagrazione della contemporaneità”, la Giuria della Trentaseiesima edizione del Premio Calvino ha voluto inserire la nuova versione illustrata della Prima Stagione di Ariminum Circus nella lista dei “30 gloriosi” del 2023, con la seguente motivazione: “per l’impeccabile scrittura intessuta di infiniti echi culturali che mira a comporre, con l’accompagnamento di splendide illustrazioni, un vorticoso manuale di letteratura futuribile”.
Non solo: anche da queste sintetiche motivazioni si può cogliere l’assonanza del progetto Ariminum Circus con la call Retelling: “La riscrittura di celebri romanzi in accordo con i tempi e le sensibilità mutate – recita la descrizione presente nel Programma di Book Pride – è ormai un genere pienamente affermato a riprova della vitalità della narrativa. Lo stesso vale per i personaggi che possono prolungare la loro esistenza come Robinson e Don Chisciotte grazie a Coetzee e a Moresco, o uscire dall’ombra come la moglie folle di Rochester grazie a Jean Rhys”.
Retelling e remix
Di fatto, Ariminum Circus è tutto incentrato sull’idea del retelling, inteso in un senso ampio: che include cioè anche la teoria del ri-uso in letteratura e la tecnica del remixaggio. Di remix, in particolare, ho discusso approfonditamente nel post Se il libro è remixato. Una Conversazione con Michele Bravi, Anna Caterina Dalmasso, Paola Dubini, Riccardo Gasperina Geroni, Stefano Izzo, Lino Prencipe a cui rimando.
Mi limito qui a ricordare alcuni punti chiave che evidenziano come i concetti chiave dibattuti in quel post (facente parte delle dieci Conversazioni di Librare, realizzate in collaborazione con l’AIE, Associazione degli Editori Italiani, sul cui sito si può scaricare l’ebook di sintesi) siano in linea con alcuni concetti chiave del Pop Management. Principali driver dello Storytelling Pop infatti sono:
- Multicanalità/Multimedialità. Un concetto antichissimo: pensiamo ad esempio ai codici miniati medioevali, dove le illustrazioni accompagnano e arricchiscono il testo originale. Una tradizione che arriva fino ai giorni nostri, passando attraverso la grande tradizione dei libri illustrati e fotografici di cui i due libri di Alice sono esempi celebri e in cui rientrano testi come L’Impresa shakesperiana e Nulla due volte;
- Convergenza. Jenkins intende per Convergenza il flusso dei contenuti su più piattaforme, la cooperazione tra più settori dell’industria dei media e il migrare del pubblico alla ricerca continua di nuove esperienze di intrattenimento (vedi Le Aziende InVisibili: romanzo collaborativo a colori, divenuto web opera in Second Life e blog metadisciplinare qui su NOVA100);
- Ri-mediazione. Si tratta di un neologismo coniato da Bolter e Grusin: indica l’utilizzo di un medium di massa in un altro; così Ariminum Circus, originariamente pensato come “Wikiromance in Instagrammi” intitolato Racconti invernali da spiaggia, è stato testato su piattaforme come Wattpad e Typee, prima di essere pubblicato sotto forma di romanzo illustrato-sceneggiatura di serie tv. Quindi, ha dato vita a una graphic novel nonché, prossimamente sui vostri schermi, a un videogioco (spoiler: sarà presto online una demo che verrà presentata al Nemiex di Milano il 12 aprile 2025 in occasione della manifestazione Cotoletta8bit);
- Transmedia branding, per la quale Tenderich e Williams propongono la seguente definizione: “un processo in cui elementi costitutivi di un brand sono dispersi sistematicamente su molteplici canali, per creare un’esperienza unitaria e coordinata, in cui ogni medium apporta il suo contributo originale allo svolgersi della storia”. La narrazione diventa transmediale quando il brand si trova a veicolare la propria storia attraverso un ecosistema narrativo composto da tutti i canali che ha a disposizione[1].
Retelling e ri-uso
Per quanto riguarda il ri-uso, in questa sede posso solo tratteggiare qualche cenno introduttivo. Nella teoria letteraria, il ri-uso è inteso come un processo di reinterpretazione e rielaborazione di testi preesistenti, che permette di creare nuove opere mantenendo un dialogo con la tradizione. Questo concetto ha guadagnato importanza nel secondo Novecento, in particolare come critica alle tendenze strutturaliste e decostruzioniste.
La categoria del ri-uso è inizialmente identificata da Lausberg attraverso una contrapposizione tra discorsi di consumo e discorsi di ri-uso. I discorsi di ri-uso sono quelli che possono essere impiegati più di una volta, mantenendo la loro incisività attraverso la ripetizione. Lausberg distingue tre tipi di discorso di ri-uso: leggi con norme giuridico-sacrali, formule destinate a garantire la validità giuridica degli atti e discorsi fissati per una ripetibile evocazione di atti socialmente importanti. Franco Fortini e Franco Brioschi approfondiscono la problematica del ri-uso, evidenziando come la letteratura rappresenti solo una delle tipologie di discorsi di ri-uso. Brioschi rintraccia alcuni aspetti costitutivi del ri-uso: presenza di un dominio, necessaria identità del testo e asimmetria tra gli interlocutori.
L’amplissimo elenco di autori che utilizzano il ri-uso include Ludovico Ariosto e Italo Calvino, Dante Alighieri e Primo Levi. Calvino, ad esempio, rielabora elementi dell’Orlando Furioso di Ariosto per esplorare temi contemporanei, mentre Levi utilizza riferimenti danteschi per riflettere sulle esperienze dell’Olocausto. In sintesi, il ri-uso è un concetto centrale nella teoria della letteratura, che permette di comprendere meglio le dinamiche della tradizione letteraria e la sua evoluzione nel tempo. La riflessione estetica ed ermeneutica del Novecento ha contribuito a problematizzare la questione del ri-uso, mettendola in relazione con i concetti di classico e tradizione.
Una sintesi del dibattito contemporaneo su retelling, remix e ri-uso è proposta sotto forma di dialogo fra lo Scrittore e la sua Ombra nel Quinto Episodio della Stagione 2 di Ariminum Circus, ad oggi inedita. La pubblico qui di seguito. Buona lettura: potremo parlare di questo e altro il 21 marzo al Book Pride partire dalle 18.30 (ricordo che i primi 20 intervenuti che si presenteranno con la Pop Ape Special Edition realizzata per l’occasione, scaricabile sul canale WhatsPop, avranno una copia omaggio del romanzo).
Ariminum Circus Stagione 2. Episodio 5. La Casa del Simurg
«Il Simurg» raccontò il JubJub «è un enorme uccello bianco, dalla testa umana, sovrano di tutti i Roc, che si annida tra i rami dell’Albero Rosso della Conoscenza, nella geometrica Roc Island. Quando è in volo, ostruisce le stelle e ricopre tutta la Terra con la sua ombra. Un profumo misterioso di vodka al limone, qualcuno dice assenzio, emana dalle piume». Il JubJub si fermò per un po’, quindi proseguì:
«E quando un ragazzo gli chiese come fosse il lato oscuro della Luna, salì sull’Albero Rosso e disse: così!
E quando un ragazzo gli chiese com’era l’odore della vodka, si strappò una piuma e disse: così!
E quando un ragazzo gli chiese come fanno le nuvole a coprire il Sole, aprì le ali e disse: così!
E quando un ragazzo gli chiese quanto fosse ubriaco, sollevò le sopracciglia e disse: così!».
…
«Vedi?».
«Vedo cosa?» rispose lo Scrittore all’Ombra, interrompendo la stesura dell’Episodio di Ariminum Circus cui stava lavorando.
«Non mi convincono neanche questi continui riferimenti ad altre opere letterarie degli Autori più disparati: alla lunga questa scelta penalizza l’originalità del tuo lavoro».
«È il modo di realizzare narrativa che si è affermato negli ultimi decenni, durante i quali sono nati centinaia di format nuovi: soprattutto grazie alla tecnologia digitale, che disgrega quelli tradizionali, l’articolo di giornale, la sitcom di mezz’ora, la canzone di quattro minuti, ricombinandone gli elementi in modi che verranno a loro volta disgregati e ricombinati».
L’Ombra fece una smorfia di disgusto. «Bah! Un approccio turistico, da viaggiatori di un mondo che non ha un suo stile e li usa tutti».
«Mettiamola così. Creare un’opera significa introdurre novità, ma la novità è possibile in condizioni che implicano il ri-uso di materiali già condivisi all’interno della comunità dei suoi fruitori. Per questo la percentuale mondiale di film tratta da libri, videogiochi e fumetti è in costante crescita. O, per fare un esempio in campo musicale: Elton John a settantaquattro anni è stato il primo Artista della Storia capace di portare un brano al primo posto in Gran Bretagna in sei decenni differenti grazie a un duetto con Dua Lipa, apparentemente una cover di Cold heart, in realtà un colossale mash up che mette insieme elementi di Sacrifice, Rocket man, Kiss the bride e Where’s the shoorah?».
«Scenari tutti da verificare».
«Atteniamoci allora ai fatti. I maggiori successi di vendita li ottengono i crossover, che nascono dall’incrocio narrativo fra universi finzionali».
«Ovvero?».
«Si tratta, innanzitutto, d’includere due protagonisti di narrazioni diverse nella stessa avventura. Il cinema lo fa nella forma di scontri epici: Zorro contro Maciste, King Kong contro Godzilla, Mega Shark contro Giant Octopus, Freddy contro Jason, Alien contro Predator, Dracula contro l’Uomo Lupo».
«Banali giochetti infantili».
«Non è Milan Kundera a sostenere che l’unico modo per prendere seriamente un romanzo è trattarlo come se fosse un gioco? In ogni caso, questo è l’inizio. Prendi la saga di Star Wars: Lucas la compone con elementi ispirati a Tolkien e un ventaglio di riferimenti che passano dal ciclo di Re Artù alle avventure di Flash Gordon, dalle comiche di Stanlio e Ollio ai film di samurai. Nel mio caso, il crossover mette insieme Il Grande Gatsby con Finzioni, Shine on You Crazy Diamond con Amarcord… ».
«Non basta certo inserire nel romanzo gli oggetti più diversi per farne un’opera compiuta!».
«Vero, ma il romanzo non è, fin dall’origine, una forma d’intrattenimento fondata sulla ripetizione-variazione di elementi topici con una funzione didattico-pedagogica? Vedi il caso del Roman de la Rose, vera e propria summa delle conoscenze dell’epoca. O dell’Odissea».
«Non cambiare discorso! La tua operazione è del tutto artificiosa, un Frankenstein letterario. Non serve a niente, se non a soddisfare il narcisismo di chi la pratica. È sintomatico che tutti i personaggi di Ariminum Circus si esprimano à la manière de, facciano il verso a qualche corrente o monumento letterario, con una affettazione senza eleganza, priva di empatia e anonima. Alassetimica, in una parola».
«Alassetimica, boom! Mi sembra una critica gratuita. Pensa al Miró del Primo Interludio. Pur essendo un carattere secondario è connotato fin dal vestito: una divisa da postino vangogghiano perché ritiene di essere depositario di messaggi fondamentali per l’umanità».
«In Ariminum Circus tutti si sentono depositari di messaggi fondamentali per l’umanità!».
Lo Scrittore suo malgrado sorrise. «Sono d’accordo col tuo disaccordo: nello sforzo di essere originali, accumulando senza criterio riferimenti e citazioni, si finisce con l’essere ridicoli. Ogni pezzo può essere immesso nella trama se, e solo se, risponde a una finalità architettonica ben precisa».
«Il mondo è fuori di sesto! O almeno tu stai perdendo il lume della ragione. Senza il quale si generano mostri; anzi, chimere. Il tuo scrivere è il prodotto di un eccesso di letteratura, un eccesso che nega l’esperienza, la pura realtà delle cose, avendo l’ambizione di sostituirsi ad essa».
«“La vera vita, la vita finalmente riscoperta e illuminata, la sola vita, dunque, pienamente vissuta, è la letteratura”: chi lo diceva? Ah già, quel dilettante di Proust».
«Lascia che riposi in pace, sempre che ci riesca senza rivoltarsi tremila volte nella tomba… E poi insisto, inseguendo le più diverse mode letterarie, ti abbassi al livello di quei contraffattori che, non potendo vantare la grazia genuina dei modelli, sono costretti ad allestirne brutte copie».
«C’è un metodo in questa follia, te l’ho già detto. Bisogna solo procedere con attenzione. Tanto più se la commistione riguarda anche i generi, come in Ariminum Circus – dove il racconto si fonde con la poesia, il poema con il saggio, il testo con il metatesto».
«Questo accadeva già nei Kill Bill di Tarantino» si lasciò sfuggire l’Ombra.
«Esatto. La cui opera più rappresentativa, C’era una volta a… Hollywood, un film sulla memoria e l’amicizia, è stato stroncato dai critici tradizionalisti come “uno scolastico e ripetitivo elenco di citazioni”. Nel frattempo, i media che si rivolgono ai giovani manifestano una sensibilità opposta. Un esempio è The OA, prodotto da Netflix. Ti leggo la recensione di Wired: “The OA vi ricorderà The Leftovers, Biancaneve e i sette nani, il cinema gelido di David Fincher, Westworld, il cinema teso di Alfred Hitchcock, il cinema allucinato di Tim Burton, Doctor Strange, Sense8, Frozen, La scoperta, La vita è meravigliosa, Il giardino dei sentieri che si biforcano e tutto ciò che il vostro archivio audiovisivo mentale pertinente ai generi del dramma realistico, della fiaba, della fantascienza, della teologia, del fantasy e del thriller riesce a evocare. Tutto assieme? Sì”. E il successo mondiale del manga, e anime e videogioco… One Piece, non è legato alla straordinaria capacità del suo Autore di fondere Stevenson con Chandler, Gaudí, Dragonball, la storia della pirateria, Vicky il Vichingo, Il Mago di Oz, Don Chisciotte, Ken il Guerriero, i miti norreni e tanti altri?».
«Stavamo discutendo di letteratura. Tu mi parli di tutto, tranne che di romanzi».
«Va bene. Ricordi Un problema per Mac di Enrique Vila-Matas? L’assunto di fondo è: tutto è copiato, tutto è già stato scritto, tutti noi Scrittori non facciamo che ripetere a oltranza opere del passato».
«Un’apologia del plagio, insomma!».
«No: un’apoteosi. Mac – con la scusa di essere un principiante, un escamotage curiosamente simile a quello che anima il metatesto di Ariminum Circus – vuole falsificare, o meglio “modificare”, il romanzo di un vicino di casa, mettendo insieme Ray Bradbury e Borges, Sebald e Barthes, inserendo false citazioni di Faulkner riciclate da Bolaño, insomma attingendo dalle fonti più diverse. Lo stesso testo che vorrebbe “modificare”, a sua volta è un romanzo di trent’anni prima dello stesso Vila-Matas. Nel medesimo spirito, Ariminum Circus è una rielaborazione del mio Wikiromance in Instagrammi, Racconti invernali da spiaggia».
«Dunque gli artisti sono tutti o ladri o falsari, persino di se stessi?».
«È un modo duro di metterla giù, ma sì: senza chiamare in causa il solito Picasso de “i bravi artisti copiano, i geni rubano”, questa è la situazione».
«Replicare di sana pianta è un furto, punto e basta».
«Sì, ma prendere una pagina, o una riga, di un altro Autore, “modificarla” e trasformarla in una propria idea: cos’è? Furto? Interpretazione? Ispirazione?».
Lo Scrittore credeva di averla sbaragliata, ma l’Ombra non si diede per vinta. Confermando che l’esistenza dello Scrittore, come diceva monsignor Della Casa, è uno stato di guerra. Con la propria Ombra, avrebbe dovuto aggiungere, pensò il redattore di Ariminum Circus, preparandosi al contrattacco finale, mentre la nemica lo incalzava: «Cala, cala. Vorrebbe dire che il cinema, il teatro o la letteratura raggiungono un vero valore solo citando il passato: proprio, di altre discipline artistiche e di altri generi, mischiando tutto insieme».
«Calare? Al contrario! La letteratura ha senso nella misura in cui riesce ad allargarsi sino a comprendere altri sistemi comunicativi. Oppure, a creare nuovi generi a partire dalla fusione dei vecchi».
«Fammi un solo esempio, se ne sei capace! E non mi parlare dei formati ibridi analogico-digitali creati da Internet. La letteratura elettronica è un ossimoro!»
«Facile: le tragedie in due battute inventate da Achille Campanile».
«Non essere assurdo! Parlami di un Autore vero, non di uno scribacchino come quell’umorista da strapazzo – ammesso e non concesso che faccia ridere!».
««Il Calvino de L’Origine degli Uccelli, allora: la storia che Qfwfq narra, dice, potrebbe essere raccontata anche “meglio con dei fumetti che non con un racconto di frasi una dopo l’altra”. Buzzati lo aveva già fatto nell’Invasione degli orsi in Sicilia, graphic novel ante litteram, oggi disponibile anche come audiolibro, un formato sempre più popolare. Il mondo sorto nella mente dello Scrittore a cui il Lettore accede leggendo un testo scritto, tradotto con i disegni in immagini visibili, torna a essere invisibile, ma percepibile attraverso un diverso organo di senso, l’orecchio che sostituisce l’occhio…”.
«Hai la muffa nel cervello. Quella è tutta roba stra-sorpassata. Queneau, Calvino, l’Oulipo e Borges ormai sono morti e sepolti. Il loro epigono Vila-Matas è un cadavere che cammina».
«Sarà che “a volte ritornano”, ma tipico della visione odierna è applicare questo modo di leggere a tutte le opere, prescindendo dall’epoca in cui sono state realizzate. Che cosa è 1984, ripreso e copiato in dozzine di film, graphic novel, serie tv? Fantascienza? La riscrittura in chiave narrativa della Repubblica di Platone? Il racconto di un Amore? La perfetta rappresentazione della realtà quotidiana di nazioni quali la Birmania? Domande simili valgono per tutto il filone distopico che arriva fino a Il cerchio di Dave Eggers. Che trovano le risposte di maggior successo purtroppo sempre più al di fuori della letteratura: pensa solo a serie Netflix come Squid Game o Strappare lungo i bordi. Ma tornando ai romanzi classici, la scelta offerta da Il Deserto dei Tartari credo sia illuminante, anche a prescindere dai tre finali diversi immaginati dal suo Autore per un romanzo senza fine: è un calco kafkiano o un originale romanzo simbolico; un testo alla Guareschi, satirico-umoristico, o una raffinata allegoria degna di un manoscritto medioevale; una narrazione di stampo surrealista o, al contrario, iperrealista?».
«D’accordo, però hai scelto dei testi particolari, non fondamentali per la storia della letteratura».
«Per tagliare la testa al toro, facciamo il caso dell’Amleto. Mi sembra abbastanza fondativo del concetto di classico – che ha avuto innumerevoli declinazioni, oltre che teatrali, letterarie, cinematografiche, artistiche in senso ampio. Per scriverlo, Shakespeare ha attinto da Sofocle, Eschilo, Seneca, Ovidio, Saxo Grammaticus, Boccaccio, Belleforest, Kyd e Marlowe: lo ha provato Eliot in un saggio famoso. Lavorando su queste fonti, ha creato un testo originale non riconducibile a un genere. Da un punto di vista ortodosso, è uno specifico tipo di tragedia: la “tragedia di vendetta”, molto praticata nel secolo di Shakespeare – oltre che dal cinema d’azione. Anche se Amleto, ammettiamolo, non è proprio un The Punisher. Tuttavia, alcuni critici vedono in Amleto la prima detective story dell’età moderna, con Amleto che investiga sulla morte del padre per scoprire l’assassino».
«Sai cosa diceva Simenon? I romanzi polizieschi non hanno niente che fare con la letteratura».
«Tu e l’ironia siete proprio incompatibili! Quella con cui Tom Stoppard ha trasformato la tragedia nella commedia Rosencrantz e Guildenstern sono morti. Harold Bloom ritiene invece che Shakespeare abbia plasmato i suoi successori, soprattutto Freud, e vede in Amleto un dramma psicanalitico; ma Amleto è anche una ghost story, un romance e un racconto filosofico».
«Filosofico?».
«Cartesio ha con le idee dentro di sé lo stesso problema posto ad Amleto dallo Spettro, quando gli appare sotto il Cielo stellato di Elsinore: entrambi dubitano della realtà di ciò che vedono o pensano. Potrebbero essere illusioni indotte dal Diavolo».
«In Ariminum Circus l’unica cosa che non si riesce a distinguere è quale ruolo abbiano le vicende/scenette impersonate da individui privi di qualsiasi spessore che si susseguono nei diversi Episodi, all’unico scopo di introdurre una teoria astrusa o un rimando saccente. Manca in generale al tuo lavoro la qualità fondamentale della scrittura narrativa: un romanziere sa condividere i suoi pensieri senza mai fare la predica o mettersi in cattedra».
«La stessa critica che sul Web viene rivolta dagli haters ai grandissimi della letteratura».
«Fino ad ora non hai decantato le meraviglie della Rete?».
«La Rete è lo specchio della realtà nel Bene e nel Male. Proprio come accade nelle più paludate riviste letterarie, in Internet la recensione-tipo è un minestrone di ortaggi anemici e indigesti — tratti biografici, intreccio, personaggi — condito da sentenze sommarie spacciate per Verità irrefutabili: nel migliore dei casi ispirate dal gusto individuale, nel peggiore da pregiudizi politici, strampalate teorie estetiche, generalizzazioni sapienziali; il tutto filtrato dalla disposizione d’animo del recensore nei confronti del recensito, della vita, l’Universo e tutto quanto.
Guarda quel video su YouTube, dove Pierlapo esprime un’estrema irritazione per i “blateranti vaniloqui” di Musil nell’Uomo senza qualità. Su Facebook Rusalka si rammarica di aver conservato Il nome della rosa per gli ultimi giorni del suo giro intorno al mondo e rivela: “Ho urlato quando, per molte pagine, hanno cominciato a discutere degli unicorni”. Roberto Carlos così si libera di Proust in un post pubblicato in un gruppo letterario su LinkedIn: “non mi capacito del fatto che qualcuno possa impiegare trenta pagine per descrivere come si gira e rigira nel letto prima di prender sonno” – in un’altra occasione aveva stigmatizzato “l’ossessione patologica di Joyce per l’autoerotismo e la defecazione”.
«Come dargli torto… ».
«Meno teatrale, Ginny_1807 liquida Il maestro e Margherita con un tweet: i personaggi sarebbero “automi poco empatici e privi di connotazione psicologica”. Ehi, sono le stesse parole che hai usato per commentare Ariminum Circus! E anche quello che hai detto su Proust… Non è che scrivi recensioni sotto pseudonimo sui social?».
«Cos’è, una battuta di spirito? Comunque, il crossover non giustifica il fatto che è difficile seguire un filo nella storia che proponi: ci vuole fantasia, un bel po’ di fantasia, per mettere insieme i pezzi. Ci sono i fatti e manca la trama, ma senza la trama non c’è racconto, si perde il filo. Soprattutto, nel tentativo di proporre una riflessione sull’Arte partendo dalla sua destrutturazione, il testo inventa connessioni anche quando non ce ne sono». L’Ombra si era innervosita.
«La capacità di inventare connessioni, attingendo chiavi originali di lettura e di interpretazione della realtà dalla nostra interiorità unica, singolare, inimitabile, è il fondamento di ogni attività creativa: la Creatura risultante è un Simurg borgesiano in cui lo Scrittore e i suoi Lettori presenti, passati e futuri si contemplano nell’Eterno Ritorno a casa, accorgendosi che sono loro il Simurg e che il Simurg è ciascuno di loro e tutti loro».
Su questa affermazione dello Scrittore l’Ombra non trovò niente da ridire.
[1] 25 – OPINION PIECE DI LUCA MONACO
91 – continua
Copertina di Marcello Minghetti (Mosaico per Ariminum Circus Stagione 1)
Puntate precedenti
1 – DALLO HUMANISTIC AL POP MANAGEMENT
2 – MANIFESTI, ATLANTI, MAPPE E TERRITORI
3 – IL MANAGER PORTMANTEAU
4 – WHICH WAY, WHICH WAY?
5 – LEADERSHIP POP (LEZIONI SHAKESPEARIANE)
6 – OPINION PIECE DI RICCARDO MAGGIOLO
7 – LEADERSHIP POP (APERTURA, AUTONOMIA, AGIO, AUTO-ESPRESSIONE)
8 – OPINION PIECE DI JOSEPH SASSOON
9 – OPINION PIECE DI CESARE CATANIA
10 – OPINION PIECE DI VANNI CODELUPPI
11 – OPINION PIECE DI ALESSANDRO GIAUME
12 – COLLABORAZIONE POP. L’IRRESISTIBILE ASCESA DELLE COMMUNITY INTERNE
13 – COLLABORAZIONE POP. L’EMPATIA SISTEMICA
14 – COLLABORAZIONE POP. LE COMMUNITY AZIENDALI: UNO STATO DELL’ARTE, PARTE PRIMA
15 – COLLABORAZIONE POP. LE COMMUNITY AZIENDALI: UNO STATO DELL’ARTE, PARTE SECONDA
16 – OPINION PIECE DI MATTEO LUSIANI
17 – OPINION PIECE DI MARCO MILONE
18 – OPINION PIECE DI ALESSIO MAZZUCCO
19 – OPINION PIECE DI ALESSANDRA STRANGES
20 – OPINION PIECE DI FRANCESCO VARANINI
21 – ORGANIZZAZIONE POP. COMANDO, CONTROLLO, PAURA, DISORIENTAMENTO
22 – OPINION PIECE DI ROBERTO VERONESI
23 – OPINION PIECE DI FRANCESCO GORI
24 – OPINION PIECE DI NELLO BARILE
25 – OPINION PIECE DI LUCA MONACO
26 – OPINION PIECE DI RICCARDO MILANESI
27 – OPINION PIECE DI LUCA CAVALLINI
28 – OPINION PIECE DI ROBERTA PROFETA
29 – UN PUNTO NAVE
30 – ORGANIZZAZIONE POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CURA)
31 – OPINION PIECE DI NICHOLAS NAPOLITANO
32 – LEADERSHIP POP. VERSO L’YPERMEDIA PLATIFIRM (CONTENT CURATION)
33 – OPINION PIECE DI FRANCESCO TONIOLO
34 – ORGANIZZAZIONE POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CONVIVIALITA’)
35 – OPINION PIECE DI LUANA ZANELLATO
36 – OPINION PIECE DI ANDREA BENEDETTI E ISABELLA PACIFICO
37 – OPINION PIECE DI STEFANO TROILO
38 – OPINION PIECE DI DAVIDE GENTA
39 – OPINION PIECE DI ANNAMARIA GALLO
40 – INNOVAZIONE POP. ARIMINUM CIRCUS: IL READING!
41 – ORGANIZZAZIONE POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CONVOCAZIONE)
42 – OPINION PIECE DI EDOARDO MORELLI
43 – ORGANIZZAZIONE POP. VERSO L’HYPERMEDIA PLATFIRM (CO-CREAZIONE DI VALORE)
44 – OPINION PIECE DI MARIANNA PORCARO
45 – OPINION PIECE DI DONATO IACOVONE
46 – OPINION PIECE DI DENNIS TONON
47 – OPINION PIECE DI LAURA FACCHIN
48 – OPINION PIECE DI CARLO CUOMO
49 – OPINION PIECE DI CARLO MARIA PICOGNA
50 – OPINION PIECE DI ROBERTO RAZETO
51 – OPINION PIECE DI ALBERTO CHIAPPONI
52 – OPINION PIECE DI ALESSANDRO ANTONINI
53 – OPINION PIECE DI ALESSANDRA PILIA
54 – OPINION PIECE DI CLEMENTE PERRONE
55 – OPINION PIECE DI FABRIZIO RAUSO
56 – OPINION PIECE DI LORENZO TEDESCHI
57 – OPINION PIECE DI EUGENIO LANZETTA
58 – OPINION PIECE DI GIOLE GAMBARO
59 – OPINION PIECE DI DANTE LAUDISA
60 – OPINION PIECE DI GIAMPIERO MOIOLI
61 – OPINION PIECE DI GIOVANNI AMODEO
62 – OPINION PIECE DI ALESSANDRO LOTTO
63 – OPINION PIECE DI GIANLUCA BOTTINI
65– OPINION PIECE DI SIMONE FARINELLI
66– OPINION PIECE DI FRANCESCA ANNALISA PETRELLA
67– OPINION PIECE DI VALERIO FLAVIO GHIZZONI
68– OPINION PIECE DI STEFANO MAGNI
69– OPINION PIECE DI LUCA LA BARBERA
70 – INNOVAZIONE POP. ARIMINUM CIRCUS: LA GRAPHIC NOVEL!
71 – LEADERSHIP POP. APOFATICA E CATAFATICA DELLA COMUNICAZIONE
72 – OPINION PIECE DI FEDERICA CRUDELI
73– OPINION PIECE DI MELANIA TESTI
74 – OPINION PIECE DI GIANMARCO GOVONI
75– OPINION PIECE DI MARIACHIARA TIRINZONI
76 – SENSEMAKING POP. LODE DELLA CATTIVA COSCIENZA DI SE’
77 – OPINION PIECE DI ALESSANDRA CAPPELLO E ALESSANDRA MAZZEI
78 – OPINION PIECE DI JOE CASINI
79 – OPINION PIECE DI MARTA CIOFFI
80 – STORYTELLING POP. VERSO IL POP BRANDING (PARTE PRIMA)
81 – STORYTELLING POP. VERSO IL POP BRANDING (PARTE SECONDA)
82 – STORYTELLING POP. VERSO IL POP BRANDING (NOTE A MARGINE)
83 – ENGAGEMENT POP. IL MANAGER INGAGGIANTE IMPARA DAI POKEMON
84 – ENGAGEMENT POP. DARE VOCE IN CAPITOLO
85 – ENGAGEMENT POP. COMUNICARE, VALUTARE, TRASFORMARE
86 – SENSEMAKING POP. MALATTIA MENTALE E BENESSERE PSICOLOGICO SUL LAVORO
87 – SENSEMAKING POP. FOLLIA O DIVERSITA’?
88 – OPINION PIECE DI LUIGIA TAURO
89 – OPINION PIECE DI NILO MISURACA
90 – OPINION PIECE DI FRANCESCO DE SANTIS