Il contributo odierno alla nostra riflessione collaborativa sul Pop Management è di Riccardo Milanesi. Docente e consulente di transmedia e digital storytelling alla Scuola Holden di Torino, professore a contratto di Transmedia Studies presso l’Università La Sapienza di Roma e co-direttore con Simone Arcagni dell’Holden.ai StoryLab, laboratorio di ricerca, divulgazione, eventi e formazione sull’Intelligenza Artificiale applicata al mondo della narrazione e della creatività.
Come autore di narrazioni interattive e transmediali ha collaborato con diverse realtà produttive televisive e digitali, fra cui Rai Cinema, De Agostini, Palomar e Fox Italia.
Per Franco Angeli Editore ha pubblicato, con Francesco Gavatorta, il saggio Transmedia Experience e con Domenico Morreale Alternate Reality Game. Costruire Mondi Possibili Per Un Futuro Migliore.
Storytelling e intelligenza artificiale: oltre la spiegazione tecnica, verso una comprensione culturale
Riccardo Milanesi
Intelligenza Artificiale: dalla fantascienza alla realtà concreta
Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha gradualmente permeato ogni aspetto della nostra vita quotidiana, trasformandosi da curiosità tecnologica a presenza a volte indispensabile, altre volte un po’ inquietante. Dal riconoscimento vocale nei nostri smartphone agli algoritmi che personalizzano le nostre esperienze online, l’AI sta rivoluzionando le nostre vite. Nonostante questa trasformazione radicale, il nostro approccio alla comprensione dell’Intelligenza Artificiale rimane spesso legato alla spiegazione tecnica, trascurando l’importanza di un racconto più ampio e sfaccettato.
In questo contesto, il Pop Management teorizzato da Marco Minghetti ci offre un paradigma innovativo utile anche per comprendere e raccontare l’Intelligenza Artificiale, perché, tra le altre cose, sottolinea l’importanza delle narrazioni collettive e delle dinamiche culturali nell’orientare le organizzazioni verso una maggiore integrazione e comprensione sociale.
La narrazione è uno strumento potente per costruire senso e significato. Per anni, romanzi, film, serie televisive, pubblicità, anche i cartoni animati, ci hanno offerto rappresentazioni immaginative e speculative dell’intelligenza artificiale. La letteratura e i media hanno sempre svolto un ruolo fondamentale nella formazione dell’immaginario collettivo. Autori come Isaac Asimov, Philip K. Dick e Arthur C. Clarke hanno esplorato le implicazioni filosofiche e morali dell’AI. Film come Blade Runner o 2001: Odissea nello Spazio, solo per citare due pietre miliari, hanno portato queste tematiche sul grande schermo, raggiungendo un pubblico ancora più vasto. Queste narrazioni hanno anche contribuito a modellare il modo in cui percepiamo l’intelligenza artificiale e il suo impatto sulla società.
Pensiamo poi ai robot giapponesi dei cartoni animati degli anni ’80: attraverso le loro avventure, questi racconti hanno mostrato le paure e le speranze collettive riguardo al futuro tecnologico e hanno esplorato il rapporto tra umani e macchine, spesso in contesti di conflitto, ma anche di collaborazione. Storie che hanno offerto spunti di riflessione sulle potenzialità e i pericoli dell’AI, anticipando molte delle discussioni odierne.
In un momento in cui l’Intelligenza Artificiale è diventata una realtà concreta, la narrazione deve continuare a svolgere un ruolo cruciale nel mediarne l’impatto e nell’aiutarci a elaborare il suo significato profondo. Sappiamo che le storie hanno la capacità di attivare aree specifiche del nostro cervello, facilitando l’empatia e la comprensione. Catturano la nostra attenzione e modellano anche il modo in cui percepiamo e interagiamo con il mondo. Diventa quindi sempre più necessario raccontare l’Intelligenza Artificiale attraverso narrazioni che possano veramente risuonare con il pubblico, aiutandolo a comprendere e interiorizzare le sue implicazioni. Attraverso il racconto, possiamo articolare visioni utopiche, distopiche, o perché no, protopiche, cioè storie che esplorano futuri desiderabili e positivi, per stimolare il pensiero critico e promuovere un dibattito informato.
Dinamiche narrative ed evoluzione dei media digitali
Nel contesto delle dinamiche narrative, è essenziale considerare anche l’evoluzione dei media digitali. Come sottolineato da Vanni Codeluppi in Prolegomeni al Manifesto del Pop Management 10, abbiamo assistito al passaggio da un mondo basato su parole e numeri a uno basato sulla visualizzazione e la manipolazione di informazioni complesse utilizzando le immagini del computer e questo cambiamento ha trasformato il nostro modo di percepire e rappresentare la realtà, contribuendo a una crescente confusione tra il reale e l’immaginario, un fenomeno che Jean Baudrillard ha descritto come “iperrealtà”.
Inoltre, l’adozione dell’intelligenza artificiale nel Pop Management, come discusso da Marco Milone in Prolegomeni al Manifesto 17, ha un impatto significativo sulle dinamiche culturali e di consumo. L’uso di algoritmi avanzati permette alle aziende di personalizzare le esperienze dei consumatori. Questo però solleva importanti questioni etiche e filosofiche riguardanti l’autonomia e l’identità dei consumatori, che non possono essere ignorate.
La comunità accademica e quella creativa hanno un ruolo fondamentale in questo processo di narrazione. Gli studiosi di discipline umanistiche, sociali e artistiche possono offrire prospettive critiche sull’AI, integrando le conoscenze tecniche con una comprensione più ampia del contesto culturale e sociale. Allo stesso tempo, i creatori di contenuti, gli scrittori, gli artisti, con una nuova consapevolezza, dovrebbero produrre storie che stimolano una riflessione profonda.
Raccontare l’intelligenza Artificiale significa mostrare le paure e le speranze di noi esseri umani che stiamo provando a nuotare in mezzo a un mare piuttosto agitato.
Chi ce la sa spiegare ci dà una bussola, ma chi ce la sa raccontare ci regala una zattera.
26 – continua
Copertina di Marcello Minghetti (Mosaico per Ariminum Circus Stagione 1)
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