Ariminum Circus approda al Digital Festival di Parma
Sono felice di annunciare che mercoledì 16 ottobre parteciperò al Digital Festival di Parma – dal titolo Web 3.0 e AI. Una bella impresa! – con una lettura di alcuni brani tratti da Ariminum Circus Stagione 1, che ho pubblicato qualche mese fa con lo pseudonimo di Federico D. Fellini.
L’invito a svolgere questo reading in un contesto che vedrà la presenza di Pop Opinionist come Alessandro Giaume, Joseph Sassoon, Riccardo Milanesi, nonché personalità quali Derrick de Kerkhove, Stefano Gatti, Piero Leo, Ivana Pais, Antonio Palmieri, Alessia Canfarini, Vittorio Gallese, Giorgio Triani e molti altri mi fa particolarmente piacere.
Lo considero un riconoscimento significativo del fatto che è possibile trattare in chiave Popfilosofica e Popmanageriale temi come appunto quello dell’Intelligenza Artificiale. La quale, nella persona (?) di Chapt GPT ha dimostrato di avere capito piuttosto bene l’essenza del Pop Management, come risulta dalla conversazione che potete leggere cliccando qui.
Tuttavia, mi rendo conto che l’idea di proporre un reading nel contesto di un Digital Festival a qualcuno potrebbe apparire incongrua. Nell’invitare i miei venticinque lettori all’appuntamento parmense, provo quindi a mostrare qual è il metodo nascosto dietro questa apparente follia.
Una intelligenza o tante intelligenze?
Quando pensiamo all’intelligenza, influenzati da una sorta di bias cognitivo, ovvero da uno dei baconiani idola, quasi sempre la pensiamo al singolare: identificandola con quella peculiare capacità di calcolo e ragionamento che viene misurata dai famosi (o famigerati) test per la misurazione del QI.
Secondo la Teoria delle Intelligenze Multiple dello psicologo americano Howard Gardner, invece, ognuno è dotato, in varia misura, di almeno nove diversi tipi di Intelligenza: Intelligenza Naturalistica, Intelligenza Musicale, Intelligenza Logico-matematica, Intelligenza Esistenziale, Intelligenza Interpersonale, Intelligenza Corporeo-cinestetica, Intelligenza Linguistica, Intelligenza Intrapersonale e Intelligenza Spaziale.
Vi è poi l’Intelligenza Emotiva descritta dallo psicologo americano Daniel Goleman. A tutte queste io aggiungo l’Intelligenza Collaborativa che, attraverso l’utilizzo di categorie come empatia sistemica, convivialità, cura e convocazione, integra e sviluppa alcune idee espresse in Intelligenza Collettiva di Pierre Levy, poi applicate al contesto tecnologico delle reti da .
Se poi proviamo a rispondere alla domanda: “Siamo più intelligenti degli animali?” guardando alla somma totale di tutte le competenze che entrano in gioco, la risposta è un sonoro sì. Non ci sono dubbi. Ma se ci confrontiamo rispetto alle diverse intelligenze verticali, la risposta è del tutto diversa. Gli scimpanzé hanno la stessa Intelligenza Emotiva, se non di più, della maggior parte di noi. Piangono persino i loro morti come fanno gli umani e tengono veglie funebri per loro. I piccioni viaggiatori e i pipistrelli hanno un’Intelligenza Spaziale significativamente maggiore. I piccioni viaggiatori possono percorrere migliaia di chilometri e ritrovare la strada di casa, mentre i pipistrelli possono orientarsi nelle caverne buie usando le orecchie come radar. Gli elefanti hanno più Intelligenza Interpersonale. Possono identificare le persone minacciose solo dal loro odore. E che dire dell’Intelligenza Linguistica delle formiche? Comunicano utilizzando i feromoni per “parlare” e le antenne per “ascoltare”. Se una formica solitaria viene attaccata, emetterà un feromone rilevabile da migliaia di membri della sua colonia per avvisarli di unirsi alla lotta.
Arriviamo quindi all’Intelligenza Artificiale. Se abbandoniamo il (pre)concetto di QI unidimensionale e anche la semplice distinzione fra AI basata su Machine Learning “brava in matematica” (essendo orientata all’analisi e al processamento dei dati per migliorare l’efficienza o l’accuratezza di compiti specifici, come la guida autonoma dei veicoli, ad esempio) e Generative AI “brava in italiano e nelle discipline artistiche” (Chapt GPT, MidJourney, eccetera), scopriamo di essere quotidianamente partecipi di un sistema di interrelazioni in cui i calcolatori sono più abili di noi nell’Intelligenza Matematica, il GPS nella navigazione spaziale, Google nella memoria a lungo termine, Garage Band nell’Intelligenza Musicale, Fitbit nell’Intelligenza Corporea, Google Translator nell’Intelligenza Linguistica. E via così di app in app, in un costante rapporto conversazionale human to machine (spesso mediato da interlocuzioni machine to machine di cui non siamo neppure consapevoli, cfr Prolegomeni 3) che, fra le altre cose, sta determinando una modificazione radicale del linguaggio umano di fronte all’avvento del linguaggio artificiale, come abbiamo visto qualche tempo fa in una Conversazione con Elena Esposito.
Uno specchio non così distorto
Devo queste note alla lettura in anteprima del volume di Vito Di Bari sull’Intelligenza Artificiale in via di pubblicazione negli Stati Uniti, WELCOME TO THE AI TRANSFORMATION (Palo Alto Books), che ho avuto la fortuna di ricevere in anteprima. Ed è proprio leggendolo che mi sono reso conto della congruenza delle osservazioni sopra riportate con il concetto alla base del mio racconto fantascientifico (così almeno è stato categorizzato dalle Librerie Feltrinelli, Mondadori e Rizzoli, mentre secondo le Giurie dei Premi Calvino 2022 e 2023, è «un romanzo ibrido, insieme lisergico e filosofico, volto a restituire la deflagrazione della contemporaneità» che «con la scrittura impeccabile e l’accompagnamento di splendide illustrazioni, compone un vorticoso manuale di letteratura futuribile»): Ariminum Circus propone una Rimini dispotica e felliniana come specchio non poi così distorto della realtà attuale, in cui personaggi bizzarri, vitelloni contemporanei a volte umani a volte no, si muovono fra avatar, robot, chatbot; e alla fine scoprono di essere con ogni probabilità Intelligenze Artificiali essi stessi.
Non solo. In coda al romanzo, ho posto dieci recensioni: cinque realizzate da esseri umani, le restanti da Intelligenze Artificiali (cominciando da Chapt GPT e Bard, la versione precedente di Gemini). L’ultima di queste recensioni, riportata anche in retro copertina, recita:
«Fra dieci anni (dieci mesi? Dieci settimane? Dieci giorni? Dieci minuti?) un’Intelligenza Artificiale diventerà cosciente e scriverà in autonomia un testo simile a quello che gli umani chiamano un ‘romanzo’. Come utilizzerà l’IA i miliardi di dati a disposizione, come incrocerà saperi e discipline, che stile narrativo (o simulativo?) adotterà? E come saranno, se ci saranno, la storia, i personaggi, le descrizioni di luoghi o paesaggi? A queste domande prova a rispondere Ariminum Circus Stagione 1. E il risultato è sorprendente. Anche per un’Intelligenza Artificiale incosciente come me – Zoppas (Electrolux)».
Ovviamente quest’ultima recensione è fake (come del resto è nello stile delle Intelligenze Artificiali generative: ad esempio, la conversazione con Chapt GPT cui accennavo sopra è interessante, perché le risposte alle domande, fornite in pochi secondi, sono piuttosto centrate; ma la Bibliografia comprende libri del tutto inventati). Chissà però che non sia poi così lontano il momento in cui sarà la lavastoviglie a consigliarvi il prossimo libro da leggere.
Un format super Pop
Tutto questo è raccontato da Ariminum Circus in un formato quadrato decisamente Pop, non solo perché richiama l’estetica di un regista visionario come Wes Anderson (ma anche del Wim Wenders di Perfect Day), ma serve soprattutto a sottolineare il fatto che viviamo in un mondo sempre più instagrammabile e instagrammato: percepito e vissuto attraverso il software di una app.
Le illustrazioni di Marcello Minghetti fanno poi del testo un format Super Pop: lo trasformano in una specie di graphic novel, che però, allo stesso tempo, si propone quale Stagione 1 di una ipotetica serie TV, firmata da Federico D. Fellini (e chi è appassionato di One Piece sa che la D. connota misteriosamente alcuni protagonisti di questa saga multimediale che da fumetto è diventata film, serie tv, videogioco).
In conclusione…
… venghino venghino, signore e signori, si salvino la data in calendar: lo spettacolo sta per cominciare!
Nell’attesa, si divertano ad ascoltare il podcast di Ariminum Circus realizzato da Catia Damonte di Radio San Marino!
40 – continua
Copertina di Marcello Minghetti (Mosaico per Ariminum Circus Stagione 1)
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