Dopo la ripartenza della nostra conversazione collaborativa sul Pop Management con Prolegomeni 30, riprendiamo anche la pubblicazione degli Opinion Piece raccolti tramite LinkedIn. Il Pop Opinionist che riapre le danze è Nicholas Napolitano: un esperto di innovazione digitale, sociale e di business che supporta le aziende nella realizzazione tecnica e nella proposizione commerciale di soluzioni tecnologiche all’avanguardia.
Innovazione: una pratica, due anime
di Nicholas Napolitano
Innovazione Visibile e Invisibile
L’Innovazione si potrebbe definire come l’atto di introduzione di nuovi sistemi, ordini, metodi di produzione o di pensiero. Secondo una concezione più astratta, è un processo trasformativo, che rompe uno status quo o ne modifica alcuni assunti, procedendo verso una condizione migliorativa rispetto a quella attuale.
Da ciò, possiamo scomporre l’Innovazione in due anime distinte e complementari: una Visibile e una Invisibile.
La parte visibile è data dai prodotti e dai servizi che rivoluzionano il mercato e il modo di vivere delle persone. Un classico esempio tecnologico è dato dall’introduzione dell’IPhone nel 2007; se guardiamo al mondo enogastronomico, è emblematico il caso di Nutella del 1964; o ancora, guardando alle metodologie, la rivoluzione della catena di montaggio operata dalla Ford Motor Company subito dopo la sua fondazione, nel 1902.
Cosa accomuna questi (e altri numerosi) casi? Il fatto di averli resi POP. Ad oggi, non sapremo immaginarci un mondo senza le opere citate in precedenza, così come un mondo senza le persone che hanno reso possibile un tale risultato. Gli artefici dei beni e dei servizi innovativi e pionieristici hanno anticipato bisogni non ancora emersi da parte delle persone, o per primi hanno trovato soluzioni a problemi noti non ancora gestiti, o per i quali hanno trovato una formula più efficiente ed efficace.
Tornando agli esempi citati, Steve Jobs, Michele Ferrero ed Henry Ford sono stati l’innesco di un cambiamento diffuso. L’anima Invisibile dell’Innovazione è proprio il Cambiamento. Ciò che hanno introdotto è il risultato di un percorso di consapevolezza personale e di contesto di vita, frutto di esperienze determinanti per dare alla luce una visione rivoluzionaria, che hanno poi comunicato e diffuso (con uno Storytelling Pop) al mondo intero (per approfondire l’esempio di Ford, si legga l’Opinion Piece di Roberta Profeta).
Innovazione InVisibile: il Cambiamento Discontinuo
Il cambiamento possiamo inquadrarlo come lo stadio più basso dell’Innovazione, un processo primordiale che dall’alba dei tempi ha guidato lo sviluppo della specie umana fino ai giorni nostri, consentendogli di adattarsi ai mutamenti di contesto.
Secondo il filosofo Eraclito: «Nulla è durevole quanto il cambiamento. Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare. Tutto scorre, nulla resta immutato. Il Panta Rhei, in questa accezione, ci suggerisce che ogni microscopico distacco da una condizione di equilibrio rappresenta un potenziale punto di partenza per la creazione di una rivoluzione in un qualche ambito produttivo, sociale o personale.
Tuttavia, come è possibile che solo alcune idee arrivino a concretizzarsi, che solo alcuni professionisti arrivino a un roboante successo e che solo alcune persone si sentano realmente felici? Per poter rispondere, è fondamentale riconoscere che un processo di cambiamento, per concretizzarsi davvero, necessita che venga prima pienamente compreso e metabolizzato.
Un esempio di Innovazione rivoluzionaria da prendere in considerazione è quello di Coca-Cola, inventata nel 1886 dal farmacista John Stith Pemberton, ma che iniziò a divenire un successo commerciale solo qualche anno più tardi, nel 1888, alla cessione dei diritti del prodotto all’imprenditore Asa Candler, che successivamente fondò la Coca-Cola Company. Pemberton, in sostanza, aveva concepito un cambiamento epocale, ma non lo aveva davvero compreso. Fu Candler a dare la spinta al successo del prodotto, rendendolo POP.
Volendo generalizzare, generare un cambiamento che abbia un impatto significativo e innovativo diffuso (dunque, Pop) richiede diversi ingredienti chiave: in primis, consapevolezza e coraggio. «Per diventare POP ci vuole coraggio» riporta Marco Minghetti in Prolegomeni 1. Applicato all’Innovazione, questo significa esporsi e mettersi a disposizione per supportare con le proprie capacità le persone o guidare il processo che porti alla realizzazione di una trasformazione in chiave positiva.
Per quanto riguarda la consapevolezza, cito una frase emblematica del saggio Switch: come cambiare quando cambiare è difficile di Chip e Dan Heath: «Quella che sembra resistenza è spesso una mancanza di chiarezza». [i]
L’incertezza di poter realizzare un risultato commisurato allo sforzo e la mancanza di un chiaro percorso per arrivare a un certo obiettivo sono spesso motivi sufficienti per impedire la realizzazione di un cambiamento. Essere consapevoli dei propri valori e capacità però costituisce un primo importante passo per cercare una soluzione a questo problema.
Non sempre si hanno a disposizione i mezzi adeguati a innovare, eppure alcune persone innovano lo stesso, come è stato per Mark Zuckerberg, che ha realizzato la prima versione di Facebook con i suoi compagni di stanza universitari all’interno del suo dormitorio, un ambiente simile a un garage per la sua semplicità e informalità. La forza di volontà, unita alla conoscenza, alla consapevolezza e alla collaborazione, sono stati gli elementi chiave loro successo.
L’innovazione POP è quindi insita nella capacità di chiarezza personale, abilitante nel dare forma concreta al proprio potenziale, riuscendo di conseguenza a realizzare un cambiamento per sua natura discontinuo, non lineare, ma che permetta un impatto che non sia solo individuale, bensì diffuso e condiviso.
Gli elementi costitutivi di tale natura discontinua sono unioni di dicotomie concettuali: apertura al nuovo unita al rischio e all’incertezza, capacità creativa e distruttiva, potenziale di trasformazione o di fallimento.
Ambienti di Sviluppo dell’Innovazione POP
L’innovazione Pop, per come l’abbiamo definita, è un paradigma che richiede la realizzazione di ambienti collaborativi e proattivi, che favoriscano il cambiamento e diano lo slancio per renderlo da potenziale a reale.
Ad esempio, gli ecosistemi startup o di casual business promuovono fortemente l’attività del Networking, atta a favorire lo sviluppo di una rete relazionale che favorisca la crescita personale e la nascita di opportunità professionali.
I contesti di volontariato e di partecipazione sociale sono un ulteriore polo dove sedimentare l’Innovazione Pop, poiché permettono di mettere al centro la persona e renderla protagonista attiva nello sviluppo di consapevolezza rispetto al contesto che vive quotidianamente e per sensibilizzarsi, informarsi o tutelarsi rispetto a determinati argomenti legati alla comunità di cui si fa parte.
Inoltre, è fondamentale concepire parallelamente un movimento di Formazione di stampo POP, che, come scrive Alessandra Stranges nel suo Opinion Piece: «Rappresenta un approccio innovativo che democratizza l’accesso alla conoscenza e alla formazione perché nasce dall’incontro tra l’esigenza ormai ineludibile di formazione continua e le potenzialità offerte dalla Cultura Pop e dalle nuove tecnologie.»
Alcuni ambienti invece, per poter permettere un’applicazione e sviluppo efficace dell’Innovazione POP , richiedono di essere decostruiti e riorganizzati in chiave più umana. In primis, l’Istruzione, basata su un modello centrato su cardini nozionistici e con una spiccata predisposizione alla competizione; o ancora, il Mondo del Lavoro, caratterizzato principalmente da metriche di performance produttive e di marketing. I risultati di una mancanza di uno standard POP largamente diffuso in questi ambienti sono stati i fenomeni della dispersione scolastica da un lato [ii], e dal marcato turnover[iii] e della disoccupazione dall’altro[iv], in particolare per le nuove generazioni[v].
Il processo di rivalutazione è già in corso e sta richiedendo una forte componente di Intelligenza Umana. Francesco Gori, nel suo Opinion Piece, la definisce in modo POP sulla base delle capacità di ristrutturare le conoscenze in funzione degli obiettivi, piuttosto che sull’accumulo di nozioni. A ciò, possiamo aggiungere che tanto più tali obiettivi saranno condivisi, tanto più semplice sarà la creazione di un movimento altamente collaborativo (Collaborazione Pop), che permetterà lo sviluppo diffuso di un senso di appartenenza (Sensemaking Pop) e di coesione (Engagement Pop), e di conseguenza un sistema che, guidati dalla fiducia (Leadership Pop) porti le realtà a un successo condiviso (Organizzazione Pop).
Se, da un lato, i contesti online permettono l’accesso a innumerevoli community e strumenti per poter immergersi all’interno della cultura POP per attuare una trasformazione rivoluzionaria dei contesti sociali e produttivi (tra cui lo stesso Manifesto del Pop Management), i contesti fisici permettono di immergersi, condividere e partecipare ancora più attivamente a questo fenomeno, collaborando in modo responsabile e, soprattutto, consapevole.
In conclusione, introdurre l’Innovazione Pop nei contesti aziendali necessita di un ambiente florido e capace di fornire una spinta proattiva e collaborativa alle persone, in modo da farle sentire parte di un collettivo accomunato da un obiettivo il più possibile condiviso; in altre parole, una Social Organization, la cui prospettiva non ruota solo in funzione dei prodotti o dei servizi da realizzare (Innovazione visibile), ma sulla base dei loro artefici e dei loro bisogni (Innovazione Invisibile).
[i] Chip Heath & Dan Heath, Switch: come cambiare quando cambiare è difficile. Rizzoli, 2011
[ii] Rilevazione dati dispersione scolastica anno scolastico 2023/2024
[iii] Osservatorio sul mercato del lavoro
[iv] Dati su Occupati e Disoccupati
[v] NEET (giovani non occupati e non in istruzione e formazione) – Dati regionali
31 – continua
Copertina di Marcello Minghetti (Mosaico per Ariminum Circus Stagione 1)
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