Which way, which way? Alice, dopo lo scatto bambinesco (ha solo sette anni dopotutto!) che conclude il dialogo con sé stessa (vedi post precedente) e che apre il secondo capitolo delle sue avventure in Wonderland, capisce che da sola non arriverà da nessuna parte (“I am so VERY tired of being all alone here!”). Per ritrovare la propria individualità perduta è necessaria la relazione con gli altri, ovvero ciò che Weick definisce l’istituzione di ambienti sociali tramite coloro che vi operano: “le identità sono costituite nel processo di interazione… il creatore di senso è un enigma permanente che sottostà a una continua ridefinizione, coincidente con la presentazione agli altri di un certo sé e nel tentativo di decidere quale sé sia appropriato”[i].
Proprio nella capacità di risolvere questo enigma nel rapporto interattivo con il contesto sociale è riposto il “segreto di Alice”, come lo definisce il filosofo Carlo Sini, in un piccolo ma prezioso saggio così intitolato. Ripercorriamone insieme il ragionamento.
Il principio dell’inversione che, come abbiamo visto ad esempio qui, presiede a tutto quanto accade nel mondo di Alice, si traduce, in termini di sensemaking, in visione retrospettiva e nei caratteristici giochi di linguaggio (per cui vedi Alice Annotata 4a e 4b), determinando la natura del sensatissimo nonsense carrolliano. I paradossi di Carroll, scrive Sini, “rompono (e insieme manifestano) quel contesto tacito che sempre implicitamente invochiamo affinchè la nostra parola abbia senso, e conseguentemente perché abbia senso quel che facciamo o quel che diciamo di fare. Il gesto di Carroll mette però in luce che tutto questo non è affatto sensato in sé o di per sé; basta un piccolo spostamento grammaticale e la fragilità delle nostre espressioni e convinzioni viene crudelmente alla luce… E’ come se Carroll dicesse: le cose hanno senso per noi, per la nostra ragione adulta, per una ragione che si considera sensata e non folle, solo rispetto a una qualche unità di misura che non sta nel gioco dell’espressione e che è tacitamente e problematicamente presupposta.
Prendiamo il brillante tema della misura. C’è un continuo diventar grande, piccola, minima, oppure lunghissima da parte di Alice, a seconda delle avventure che le capitano. Il messaggio che è facile ricavare è che non esiste una misura assoluta in base alla quale valutare la realtà. Se modifichiamo questa unità, tutte le cose cambiano, perdono il loro senso abituale, ne assumono un altro e così via. Un mondo visto sulla base di otto centimetri non è lo stesso mondo osservato a partire da otto metri: non ha più lo stesso significato e non innesta i medesimi abiti di risposta. Alice fa di continuo questa esperienza straniante, sino a quando non incontra il bruco, al quale chiede desolata come fare per tornare a crescere, dopo essersi rimpicciolita sino a otto centimetri. Molto indispettito, il bruco la sorprende, perché le risponde che otto centimetri sono un’altezza ottima. Si tratta naturalmente della sua altezza; per il bruco otto centimetri costituiscono l’opportuna unità di misura dell’intero universo, ciò che assegna all’universo un suo senso apprezzabile”. [ii]
E’ proprio la logica riduzionista dello Scientific Manager che si illude di poter ridurre la complessità dell’universo ad un unico principio di spiegazione, alla One Best Way, da imporre a tutti gli altri e cui la “Humanistic Manager” Alice si oppone: “con le sue continue trasformazioni Alice ci sta invece dicendo che non esiste un’unità di misura canonica dell’universo e conseguentemente che neppure c’è un unico universo ben consolidato”[iii]. Alice ci rivela in altre parole l’impermanenza della realtà, la sua liquidità, il suo eracliteo metamorfismo. Come dicevamo qualche giorno fa, è questo uno degli insegnamenti chiave che possiamo trarre anche dalla poesia di quella Alice Postmoderna che è Wislawa Szymborska: nulla due volte accade, né accadrà….
Infatti, prosegue Sini, “oltre alle misure, le cose medesime vengono sottoposte da Carroll al gioco di una caratteristica decontestualizzazione, la quale mostra nel contempo la loro relazione fondamentale al contesto per poter essere appunto quelle cose che sono comunemente per noi. Ecco allora la candela che resterebbe tale, sebbene interamente consumata, o il famoso ghigno del gatto senza il gatto (che se ne è già andato); oppure si ricordi il mirabile esempio della regina che pretende che venga tagliata la testa a un personaggio del quale è rimasta appunto la testa senza corpo; dice il carnefice: “come posso tagliare la testa senza il corpo?” E’ il contesto del corpo che consente di isolare la testa”.[iv]
Ancora una volta, dobbiamo prendere atto della straordinaria attualità, del “postmodernismo di Alice”. Se confrontiamo la lezione di Sini e la nostra lettura di Carroll alla luce del concetto di sensemaking così come definito da Weick, troviamo delle straordinarie analogie con il pensiero di McLuhan, quando afferma: “Vorrei richiamare l´attenzione su un ribaltamento (l’inversione radicale di cui parla Sini, ndr) altrettanto drastico del rapporto tra figura e sfondo (un altro modo per dire testo e contesto, ndr) che tutti noi attualmente stiamo sperimentando.
Con l´elettronica, viviamo in un mondo di informazione simultanea in cui condividiamo immagini che arrivano istantaneamente da tutte le direzioni nello stesso momento. Se lo spazio acustico è una sfera il cui centro è ovunque e il cui margine è in nessun luogo, questa sua caratteristica si è ora estesa a tutte le strutture di informazione che vengono esperite in ambienti costituiti dalla tecnologia elettrica. In altre parole, l´uomo occidentale e civilizzato, da lungo tempo abituato a una prospettiva privata e individuale e a strutture giuridiche e politiche coerenti con tale visione, adesso si ritrova immerso in un ambiente acustico…
L´orientazione dell´uomo visivo, la sua prospettiva privata, il suo punto di vista individuale e i suoi obiettivi personali sembreranno tutte cose irrilevanti nell´ambiente elettronico (cfr. quanto osservavamo nel post Nel labirinto, a proposito del labirinto polivoco in cui si muove Alice). E c´è un´altra particolarità di questo ambiente simultaneo con il suo accesso istantaneo a tutti i passati e a tutti i futuri: la comunicazione non avviene attraverso il semplice trasporto di dati da un punto all´altro. In realtà, è il mittente a essere inviato, ossia, in un certo senso, chi invia il messaggio diventa il messaggio. Il mondo elettrico e simultaneo ha cominciato a manifestarsi e a influenzare la nostra coscienza dalla metà del XIX secolo. C´è una strana proprietà dell´innovazione e del cambiamento che può essere riassunta dicendo che gli effetti tendono a precedere le cause”[v]. Ovvero che il futuro determina il passato: proprio l’essenza dello sguardo con cui Alice guarda al mondo, la sua capacità di visione retrospettiva.
[i] Weick, 1997, p. 19.
[ii] Carlo Sini, Il segreto di Alice e altri saggi, Edizioni Albo Versorio, 2006, pp. 13-14.
[iii] Ibidem
[iv] Ibidem
[v] McLuhan. Ultime profezie dal Villaggio Globale, la Repubblica, Domenica 29 Gennaio 2012