Oggi il pensiero di Calvino risulta ancor più attuale se si pensa che la continuità è resa possibile dalla connettività, che nasce dall´unione di connessione e comunità e pone l´accento sulle opportunità di relazione che l´attuale tecnologia mette a disposizione dell´individuo integrandolo in varie organizzazioni a seconda delle esigenze della sua identità molteplice.
Tantissimi gli esempi: dalle relazioni personali in chat al file sharing, dal lavoro via internet all´acquisto on line direttamente dal produttore (Cfr. il contributo di Paolo Costa nel Manifesto dello humanistic management).
In questo quadro, l’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche per favorire il dialogo e la condivisione di conoscenza all’interno dell’organizzazione è divenuto una condizione senza la quale è difficile o addirittura improbabile riscontrare ambienti lavorativi creativi. D’altro canto, l’utilizzo delle ICT per favorire la creatività non può essere applicato senza tenere conto della contestualizzazione culturale in cui esso viene praticato: un approccio spinto a tutti i costi verso un utilizzo puramente tecnico (freddo e burocratico), e non basato sulla condivisione dei suoi fini, sulle effettive capacità di utilizzo dei lavoratori e dei professionisti coinvolti, smorza la reale portata dell’introduzione di ICT, a volte tanto all’avanguardia quanto inutilizzate o sotto-utilizzate. Vi sono casi emblematici di aziende e organizzazioni che si sono dotate di piattaforme intranet o extranet eccellenti senza poi riuscire ad innescare ad esempio processi apprezzabili di apprendimento organizzativo. Occorre allora, si sostiene in Nulla due volte, sviluppando concetti chiave espressi nel Manifesto dello humanistic management, erotizzare l’informatica per renderla umana, recuperando il ruolo di Eros esaltato nel Simposio platonico: una pratica di riflessione “conviviale” abbinata ad una continua ricerca individuale, che coinvolge tutta la persona, sia sotto il profilo intellettuale-razionale, sia sotto quello delle emozioni. Una visione integrale e attualissima di quello che oggi chiameremmo Knowledge management, che non può essere ridotto alla mera realizzazione di sistemi informatici.
Nel nostro romanzo il tema viene affrontato ad esempio così nell’Episodio 58:
“- “I trasferimenti di conoscenza sono insufficienti e spesso i programmi di formazione preparano a svolgere con competenza compiti routinari, ma non a lavorare per eccezioni (focus su procedure, ristrettezza dell’insieme dei compiti, eccessiva burocrazia, …)”. Fordgates smise di leggere il Rapporto annuale sullo Sviluppo della Conoscenza nella Corporation. Alzò il viso dai fogli e squadrò Deckard con uno sguardo interrogativo.
– Cosa si è messo in testa, Deckard? Quale enigma vuol mai nutrire? Già pare improbo creare un ambiente lavorativo pronto a gestire l’imprevedibilità dei cambiamenti che ci si presentano ormai quotidianamente: ma non è contraddittorio pensare di regolarizzare la produzione di eccezioni, generare continuamente la discontinuità, necessitare il caso, appesantire la leggerezza, rendere movimentista un’istituzione? Normiamo, regoliamo, rendiamo l’impresa una macchina efficiente e non perdiamoci in assurdità. Il sistema di gestione delle conoscenze è in fin dei conti un dispositivo per la replicazione di dati e informazioni: deve poter essere gestito al limite anche da dei robot, da degli androidi. Guardi la mia Assistente, la prenda a modello! Gestiremo le eccezioni caso per caso.
– Tutti gli enigmi posti dal Rapporto riguardano la comunicazione, intesa come fondante il contratto implicito fra dipendente e azienda, rispose Deckard. Il che non significa attribuirle lo stesso valore della relazione economica di scambio. Al contrario, significa considerare centrale l’amicizia come rapporto di gratuità, laddove l’imprevedibilità e la devianza sono valorizzati come elementi che ci rendono umani nell’antinomia con il non umano.
– Ma proprio la comunicazione è un elemento in comune con l’androide; la struttura cibernetica dell’androide è comunicazionale in quanto informazionale.
– Giusto. Ma se, per definizione, l’androide è colui (ciò) che non è in grado di fare eccezioni, ecco che l’uomo si trova proiettato in un universo in cui l’eccezione gli è richiesta: ed in modo enigmatico oltre che strategico. Il passaggio nel labirinto della Corporation si configura in un certo modo come una struttura esistenziale, una prova iniziatica per stabilire l’identità, unica e irripetibile, di colui che vi si sottopone. Ognuno di noi, in questo senso, è una eccezione e l’organizzazione aziendale può essere regolata solo da una norma che è continuamente confermata, o modificata, da ognuna di queste eccezioni. Per centrare questo obiettivo non occorre una formazione di tipo tecnico, ma una vera e propria educazione sentimentale.
– Che razza di concezione di management è mai la sua, Deckard? Sembra che per lei sia la scienza delle eccezioni e del particolare, una specie di Mathesis Singularis, il trionfo dell’unicità, quando tutti sanno che studia invece le leggi e le regolarità dell’impresa. Se la verità sta nelle best practices, le eccezioni sono tutte false.
– Al diavolo! Passi per le regole, ma se neppure le eccezioni sono vere, di che fidarsi?”.