La farfalla e la semantica del caos

200pxlorenz_attractor_yb_svgNel nuovo Lingotto i pavimenti della parte assegnata al Politecnico sono di plastica rossa. I corridoi e gli spazi dove si affacciano le aule portano i segni del passaggio più o meno intenso, un graffito di segni neri di diversa misura e orientamento. Avete visto i segni sul pavimento qua fuori, chiedo agli allievi. Chiedo se pensano che la lunghezza, l’orientamento, l’intensità, la distribuzione abbiano un senso. Pensano ad uno scherzo. Chiedo allora se possiamo considerare quell’informe disegno una configurazione caotica. Sono d’accordo. Ma sarà possibile farne una rappresentazione con un sistema di equazioni?

Forse, rispondono. Illustro il caso. Queste sono le tracce lasciate dalle scarpe dei frequentatori. Ad ogni passo un segno lieve, all’arresto un segno marcato. Tutta una gamma d’intensità e di frequenza. Un caos, ma perfettamente determinabile nella sua genesi e nella sua storia. Caos epistemologico e ordine ontologico. Come l’indeterminazione di Heisenberg. Conclusione: il caos in natura, nella società, nella psiche non è mai casuale. È determinabile con opportuna analisi, metrologia, metodologia. Così come per quell’evento o gesto detto Big Bang che si cerca di descrivere ma si è restii a interpretare.

Dedico questa esperienza della semantica di un pavimento segnato a Edward Lorenz, appena scomparso a 90 anni. Meteorologo e matematico dell’MIT, inventore della metafora “Il battito d’ali di una farfalla in Amazzonia può provocare un tornado in Texas.” L’odierna meteorologia è frutto di questa rivoluzione cognitiva e, prima ancora, attentiva. Lorenz non trascurava nessun dettaglio. Ebbe l’intuizione dell’effetto farfalla nel 1963 studiando un sistema di equazioni lineari e non lineari a dodici variabili. Bastava spingere l’approssimazione decimale fino alla sesta cifra e il risultato cambiava radicalmente.

Alzo lo sguardo al poster del pi-greco con le prime 31007 cifre decimali della serie infinita, la cui somma è il valore esatto del rapporto tra ogni circonferenza e il suo diametro.

È vero che bastano dieci cifre decimali per determinare la circonferenza terrestre con l’approssimazione di 1 millimetro, ma se volessimo raggiungere Plutone, altri corpi celesti fuori del sistema solare, della galassia? E se dall’universo fisico ci spostassimo a quello sociale, politico, psichico di quale precisione e di quanti dati avremmo bisogno?

Lorenz ha aperto la strada.

Postato dalla personalità mutante di: Piero Trupia

  • Antonio G. |

    Mi viene in mente il metodo delle approssimazioni successive.
    Il tentativo di avvicinarsi al vero (probabilisticamente).
    Certo riduco l’incertezza!
    Ogni segno a destra del separatore mi allontana visivamente dal vero o dalla parte intera,
    ma mi permette di sopire la reazione dell’osservato, che come è noto è modificato dall’osservatore.
    Se mi spingo troppo in là sveglio la mia farfalla che dispettosa batte le ali!
    Il mio ragionamento – lo confesso – è un po’ caotico.

  • Piero Trupia |

    Caro Giacomo, la determinazione dell’approssimazione accettabile, e quindi del decimale al quale fermarsi, dipende dal “principio di rilevanza” e dalla grandezza di riferimento. Un esempio del principio di rilevanza: la mia università distava da casa mia 17,6 KM e 56 semafori: tempo di percorrenza indefinito. Optai per l’università di Firenze: distanza 300 KM, dei quali 5 in metro, 294 in erurostar, 1 a piedi. Più vicina!
    Circa la grandezza di riferimento. Se devo inviare un astronave verso Plutone distante da 4,438 a 7,374 milioni KM basta un’approssimazione alla dodicesima cifra decimale; se devo mandare un segnale su Sirio, distante 8,6 anni-luce, l’approssimazione deve essere più spinta.
    Circa il sistema-noi. Possediamo una caratteristica unica, pare: la capacità di formulare giudizi non deterministici e di giudicare anche noi stessi come siamo e mentre fungiamo. Conclusione: siamo un caos, ma non deterministico.

  • Giacomo Losavio |

    Dobbiamo quindi chiederci quale sia il grado di approssimazione accettabile, posto che esista, convinti di non essere in grado di tenere conto di tutte le possibili variazioni infinitesime delle condizioni al contorno? E i sistemi che ci circondano sono più o meno caotici del sistema che noi stessi siamo?

  • Piero Trupia |

    Vale, vale! Dipende da come si raccolgono i dati, non soltanto con il metodo baconiano-galileiano ma anche con quello fenomenologico-ermeneutico. Provare per credere.

  • Giovanni Baruzzi |

    già, già, la teoria del caos. Ricordiamoci sempre che il caos è un concetto umano. Come modello fisico funziona benissimo per gli orologi atomici, ma credo che non sia estensibile alla sociologia.
    Io non credo che la farfalla possa scatenare una tempesta. C’è qualcosa che ci sfugge.

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