Il Modello Comando e Controllo – Alice annotata 40

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Con la Nota Fra Scientific Management e Social Organization  – Alice Annotata 37, abbiamo iniziato l’analisi del Quarto Capitolo di  Alice nel Paese delle Meraviglie. Se nel Terzo Capitolo Alice ha sperimentato modalità di collaborazione creativa che sembrano addirittura anticipare le moderne tecniche di braistorming e i contemporanei  modelli relazionali della social organization, in questo si misura  con il paradigma organizzativo militare e gerarchico che costuisce il fondamento dello Scientific Management.

Che questo sia il mood del Capitolo è subito chiaro fin dal titolo: “The rabbit sends in a Little Bill”. Un  gioco di parole che ruota intorno alla parola Bill/bill: con l’iniziale maiuscola è un   nome    maschile, mentre il sostantivo bill ha molti significati, tra i quali “conto” (da pagare), “lista”, “disegno di legge” (che in qualche modo richiama la Caucus race del capitolo precedente), “banconota”.

Letteralmente dunque la frase significa Il Coniglio presenta un piccolo conto; ma Bill è anche il nome (sull’importanza del quale cfr. … E ricorda il tuo nome! – Alice annotata 38) della lucertolina mandata dal Bianconiglio a “presentare il conto” ad Alice. Dopo essere stata scambiata per la sua cameriera e spedita a casa alla ricerca di un nuovo paio di guanti, Alice è rea di aver bevuto, ancora una volta, un liquido misterioso da una bottiglietta posata su un tavolo e aver mangiato dei biscotti  senza permesso (con la conseguenza di essere cresciuta tanto da non poter più uscire dalla casetta del Coniglio, in cui resta imprigionata).

Il titolo dunque annuncia una punizione (per la disobbidiente Alice) e allo stesso tempo un comando (l’ordine che il Coniglio Bianco dà alla lucertolina Bill, sua dipendente in virtù delle banconote con cui viene pagata). Insomma un titolo che racchiude in sé l’essenza del modello tayloristico appunto noto come “Comando e Controllo”, formalizzato nei Principi dello Scientific Management (1911). Rivediamo adesso il tutto nella rielaborazione disneyana.

Come è stato osservato da Eman Abdal Karim dell’American University of Beirut in “Analysis of Alice in Wonderland. Analysis of Disney’s Movie Alice in Wonderland”, nel film disneyano del 1951 emergono, chissà quanto involontariamente, i riflessi della critica carrolliana ai modelli sociali, ancor oggi imperanti, che vanno strutturandosi nel corso della Rivoluzione Industriale inglese. In una delle    scene precedenti a quella della casetta (nel film Disney mescola episodi dei due libri di Alice con grande libertà), la bambina attraversa un bosco, dove incontra i gemelli TweedleDee e TweedleDum. I gemelli le raccontano la storia del Tricheco e del Carpentiere. Il modo in cui sono disegnati i personaggi sottolinea le differenze di classe: il Carpentiere tiene in mano un martello e indossa un grembiule, mentre il Tricheco, con  cravattino, bastone e cappello, fuma un sigaro.

Ma anche   il dialogo iniziale fra i due è significativo. “Qui c’è da spazzare la spiaggia, ma lo facciamo in un attimo se Lei mi dà una mano” (“We’ll sweep this clear in    half a year, if you don’t mind the work”), dice il Carpentiere. E il Tricheco, trasalendo: “Una mano?! È giunto il momento di chiaccherare di cose buone   da mangiare,  di cavoli e di re!.. Godiamo    allora, macchè lavoro!” (“Work?! The time has come to talk of other things; of shoes, and ships and sealing wax, and cabbages and kings!”).

Successivamente il Tricheco attira le ostrichette curiose in un capannone costruito dal Carpentiere sulla spiaggia, per poterle mangiare. Il Tricheco fa credere al Carpentiere che condivideranno le ostriche (un pasto tipicamente da ricchi), ma una volta spedito il Carpentiere in cucina, il Tricheco se le mangia tutte. Crude, off course. TweedleDee e TweedleDum narrano questa storia per mostrare come la curiosità delle ostrichette le conduca alla rovina.

Questo non solo non servirà in alcun modo a trattenere la curiosità di Alice, ma è utile  a denunciare la disuguaglianza in una società capitalistica tra la classe superiore e la classe inferiore. I bambini cui è destinato il film imparano  che nel mondo reale ci sono quelli come il Tricheco che hanno il controllo su altre persone e le trattano in modo sleale. Ma anche che alla fine i Carpentieri si ribelleranno e prenderanno a martellate i Trichechi…

Mi sembra una lettura plausibile, anche se quando si tratta di Alice occorre sempre stare attenti: la tentazione di cadere in interpretazioni grottesche della sue avventure a causa della loro densità simbolica è sempre al varco, come dimostra una spassosa scena del film Dogma, in cui uno dei protagonisti offre la sua personalissima interpretazione della storia del Tricheco e del Carpentiere. Sta di fatto che, nella rielaborazione disneyana del Capitolo Quarto, ritroviamo il tema della differenza di classe e del modo in cui viene gestito il lavoro all’interno delle organizzazioni tradizionali.

Come dicevamo, giunta alla casetta del Bianconiglio, Alice mangia un biscotto e si ingigantisce. Spaventato, il Bianconiglio vede nella nuova Alice gigante (che “occupa” fisicamente la sua casetta) un  mostro (non diversamente da quanto gli Scientific Manager considerano mostruosi fenomeni quali “Occupy Wall Street”). Il Bianconiglio chiama il Dodo e chiede il suo aiuto. Come il Tricheco, il Dodo ha un bastone e fuma (la pipa, in questo caso).

Nella traduzione italiana viene appropriatamente chiamato “Capitan    Libeccio”, a sottolineare il suo grado nella gerarchia militaresca che governa Wonderland. Egli prende subito il Comando dichiarando, quasi fosse un Amministratore Delegato di fresca nomina: “io ho già un Piano Strategico!”. La dicotomia   fra    Pianificazione, riservata ai Dirigenti, e Azione, di cui si devono    occupare gli operai pagati “per lavorare e non per pensare”, come è noto rappresenta il fulcro del sistema di Taylor, che ad esempio scrive: “Ogni lavoro sia progettato nei minimi particolari con notevole anticipo e che gli operai vengano spostati da un reparto all’altro… proprio come i pezzi di una partita a scacchi sulla scacchiera” (by the way, proprio come la “pedina Alice” nel Paese dello Specchio). Di qui la definizione del modello tayloristico come del “Comando e Controllo”, che fa il paio con l’altra definizione “Tempi e Metodi”. L’approccio di Taylor prevedeva infatti lo studio accurato dei singoli movimenti del lavoratore per poter ottimizzare il tempo di lavoro secondo i seguenti passi principali:

considerare un gruppo di 10/15 operai, versati nel lavoro da analizzare;

studiare l’esatta serie dei movimenti componenti l’operazione che ogni operaio applica allo stato attuale;

determinare il tempo necessario per ogni movimento e determinare se esiste una via più veloce per compierlo;

eliminare ogni movimento lento o inutile;

stendere la serie ottima dei movimenti così determinata.

Gli orologi che Dalì, uno dei più grandi interpreti di Alice, vorrebbe liquefare e che incombono sui lavoratori di Tempi Moderni, ma ancor prima di Metropolis, evidenziano questo aspetto, che fa il paio con l’ossessione fantozziana del Bianconiglio per il Tempo scandito dal suo inseparabile orologio, su siamo già soffermati diverse volte in  queste Note.

Ma torniamo a  bomba. Il Dodo e il Coniglio convincono un dipendente, la lucertola Bill, a penetrare in casa per  scacciare Alice. Prima tentano di raggirarla tenendola all’oscuro del vero problema; poi quando Bill, presa visione di Alice, fugge via, il Dodo trova il modo di riportarlo indietro, usando lo stesso trucco che viene usato oggi per annichilire qualsiasi utopia di cambiamento presso le giovani generazioni: “Lei sta avendo un occasione d’oro …. diventerà famoso!”.

Non c’è dubbio che se in Wonderland fosse esistita la televisione, la ricompensa promessa a Bill sarebbe stata una comparsata al Grande Fratello o a X Factor (cfr. su questo Immagini e Conversazioni – Alice annotata 1, L’Identità Molteplice, Parte seconda – Alice annotata 8b, Il disorientamento contemporaneo – Alice annotata 13).

Ma il Piano Strategico fallisce miseramente.Al Dodo e al Bianconiglio non resta che bruciare la casa e con essa il mostro femmineo in essa contenuto (se a    qualcuno    venisse in mente un parallelo con i roghi e le streghe, non  mi sentirei biasimarlo). Alla fine Alice riesce a trovare una soluzione, mangiando una carota tenuta accidentalmente in mano dal Bianconiglio (per inciso, sembra quasi che Alice divori la mano stessa del Coniglio, un particolare degno di Tarantino, mentre tutta l’atmosfera della “Casetta” ricorda film horror del tipo Non aprite quella porta). Insomma, come la storia del Tricheco e del Carpentiere, questa scena raffigura chiaramente il conflitto tra le classi, prefigura l’organizzazione del lavoro tayloristica e rappresenta un nuovo episodio della lotta di Alice contro questo modello.

Alice annotata  40. Continua.

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