Università 2.0: il caso Adapt

AdaptLa rivoluzione social sta investendo non solo le aziende pubbliche e private, ma anche le istituzioni, con particolare riferimento a quelle educative. Il benchmark internazionale per tutti credo sia senza dubbio il modello TED. Tuttavia, anche in Italia qualche cosa si sta muovendo. Un esempio di eccellenza sotto questo aspetto è offerto da ADAPT, nata per intuizione di Marco Biagi, che si sta affermando come un modo nuovo di “fare Università”. Ispirata alla strategia europea per l’occupazione – e, in particolare, al pilastro sulla “adattabilità” di lavoratori e imprese a fronte delle sfide aperte dai moderni mercati del lavoro – ADAPT è una associazione senza fini di lucro, nata nel 2000 e con sede presso il Centro Studi Marco Biagi dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia. E’ diretta dal professor Michele Tiraboschi, cui abbiamo rivolto qualche domanda.

Marco Minghetti: Cosa è e di cosa si occupa ADAPT?

TiraboschiMichele Tiraboschi: Obiettivo della associazione è contribuire alla diffusione di una nuova “cultura” del lavoro e delle relazioni industriali tra gli attori del mercato del lavoro, le istituzioni e le sedi scolastiche e formative. Il perseguimento di questo obiettivo si basa sul costante sforzo di superamento di un paradigma chiuso e autoreferenziale del sapere scientifico e accademico, così come delle dinamiche della rappresentanza datoriale e sindacale e dello stesso modo di fare impresa.

In poco tempo, grazie alla approvazione della c.d. “legge Biagi”, ADAPT e il suo sito internet  sono diventati una “piattaforma” libera e aperta al confronto tra studiosi e operatori delle relazioni industriali con il coinvolgimento attivo, in qualità di soci sostenitori, delle principali associazioni datoriali e sindacali, di numerose imprese tra le maggiori multinazionali del panorama produttivo italiano, di enti formativi ed Istituzioni.

Oggi ADAPT è un sofisticato network fatto di:

– 23.651 persone (tanti sono gli iscritti
al nostro sito)

– 92 soci collettivi (i soci di ADAPT)

– 99 dottori di ricerca che compongono gli Alumni di ADAPT e circa 130 dottorandi di ricerca in corso

– 40 tra ricercatori, collaboratori, tecnici e amministrativi

– una teaching faculty internazionale con oltre 100 partner individuali stranieri e oltre 30 convenzioni internazionali.

Marco Minghetti: Quanto è importante il concetto di apertura nella filosofia ADAPT?

Michele Tiraboschi: La pietra angolare di questo progetto di “fare Università” è proprio la filosofia dell’open access non solo rispetto alle ricerche e pubblicazioni scientifiche veicolate gratuitamente sui propri siti e bollettini e sugli account Twitter. L’apertura è totale verso tutti gli stakeholder come la rete di operatori, studenti, ricercatori e professionisti con cui ADAPT è via via entrata in contatto facilitando non solo un metodo di lavoro interdisciplinare, ma anche la commistione di conoscenze, competenze e saperi nell’ottica dell’arricchimento reciproco finalizzato alla creazione di valore.

Un percorso certo facile da descrivere, ma assai meno da praticare in un contesto culturale come quello italiano dove l’inaccessibilità del sapere e del linguaggio tecnico diventano baluardo del prestigio accademico e indubbia fonte di potere e ricchezza.

L’apertura all’esterno si è dimostrata subito una sfida ardua a fonte dell’accusa di perdita di selettività e della qualità del rigore scientifico che pure è diventata una condizione essenziale per la commistione dei saperi e la creazione di reti operative chiamate a contribuire al cambiamento del mondo del lavoro.

Marco Minghetti: Quale ruolo svolge ADAPT nel rapporto fra Università e mondo del lavoro?

Michele Tiraboschi: Rispondendo ad un bisogno oggettivo di veri canali di comunicazione tra Università, studenti e mondo del lavoro, ADAPT opera come facilitatore nella raccolta di fondi per la ricerca, per il finanziamento di borse di studio, nonché per il moderno placement di giovani universitari e dottorandi. In questa prospettiva ADAPT non ha mai offerto “prodotti formativi” chiusi, ma privilegia la costruzione di percorsi dinamici in ottica di vero e proprio partenariato alla pari con i soggetti finanziatori, ma anche studenti coinvolti nei vari percorsi di apprendimento e ricerca.

Grazie a questa filosofia, la Scuola di alta formazione di ADAPT ha finanziato, dal 2007 a oggi:

– 85 borse di dottorato private (pari a 3.360.000 euro) che hanno dato luogo a 85 borse di dottorato pubbliche (logica di cofinanziamento)

– 35 borse private per corsi di alta formazione

– oltre 40 contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca

– 10 edizioni del premio Marco Biagi (ADAPT – Ministero del lavoro e delle politiche sociali) alla migliore tesi di laurea e tesi di dottorato

– oltre 40 assegni di ricerca annuali presso l’Ateneo di Modena e Reggio Emilia.

La Scuola di alta formazione di ADAPT ha formato oltre 950 studenti e, dal 2007 a oggi, 240 dottorandi. Dal 2007 sono state valutate oltre 12.000 candidature.

Infine, ha promosso:

– 3 Scuole di dottorato (presso gli Atenei di Bari, Bergamo, Modena)

– 9 Master (anche in apprendistato di alta formazione)

– 37 corsi di formazione a mercato

– oltre 1.100 convegni nazionali e internazionali

– 4 riviste, 2 collane scientifiche, 3 bollettini settimanali sui temi del lavoro.

Il gruppo di ricerca di ADAPT ha, inoltre, realizzato 15 bandi internazionali e 16 bandi nazionali, 100ricerche commissionate a mercato, 40 libri, oltre 400 saggi e 140 working paper.

Agli studenti, ai dottorandi ed ai ricercatori che orbitano intorno al suo mondo, provenienti da diversi ambiti e aree territoriali (in Italia e all’estero) e con percorsi formativi e professionali differenziati, la Scuola offre, accanto alle attività tradizionali quali corsi, seminari, convegni, attività di ricerca, l’opportunità di entrare in contatto con una fitta rete di imprese ed organizzazioni che fanno parte della realtà associativa di ADAPT.

In questo modo ADAPT riesce a promuovere l’innovazione sociale nel campo del mercato del lavoro attraverso la commistione di ambiti disciplinari, competenze ed esperienze ritenute dai più incompatibili (professori e consulenti di periferia, imprenditori e sindacalisti, giuristi e ingegneri gestionali o economisti organizzativi, italiani e ricercatori di ogni parte del mondo, ecc.).

Marco Minghetti: Si può affermare che ADAPT è un esempio di Social Organization?

Michele Tiraboschi: La maggior parte delle attività di ADAPT si svolge all’interno della piattaforma cooperativa Moodle di ADAPTche bene si presta alle finalità e al metodo di lavoro di una learning community. Ciò tanto quelle di ricerca, formazione e organizzazione della didattica (divulgazione di materiali e informazioni, laboratori, verifiche e produzione di materiale di studio ed editoriale), quanto quelle legate al placement degli allievi e alla collaborazione con i partner ed i soci dell’associazione. Ciò, da un lato, consente di accrescere progressivamente i livelli di efficienza, in termini di innovatività dei prodotti, ma anche di tempistica nella risposta agli input provenienti dall’esterno; dall’altro, consente una ampia flessibilità organizzativa, necessaria considerato il numero e le caratteristiche delle persone impegnate a vario titolo nel perseguimento degli obiettivi dell’associazione. Il risultato più importante di questo metodo di lavoro è però rappresentato dalla possibilità di attivare un flusso di informazione costante tra i vari gruppi di lavoro ed all’interno di essi, grazie ad una condivisione continua e puntuale degli obiettivi, dei contenuti e dei risultati dei progetti.

La piattaforma internet di ADAPT e le relative aree di cooperazione sono diventate, nel corso del tempo, una sorta di hub dove transitano ogni giorno in certa di nuove opportunità persone con storie ed esperienze professionali molto diverse tra di loro.

I collaboratori di ADAPT hanno una forte tensione verso la mission della associazione ed operano come una sorta di evangelizzatori rappresentando il miglior biglietto da visita di una vera e propria learning community dove si co-crea il valore, attraverso un naturale coinvolgimento degli studenti, dei ricercatori, delle imprese con cui ADAPT collabora, del sindacato, delle istituzioni locali, o nazionale per cui ADAPT presta consulenza e assistenza progettuale.

Il coinvolgimento dei collaboratori è d’altra parte stimolato da un modello di coordinamento che, attraverso l’area cooperativa online, semplifica e moltiplica le opportunità di contatto e comunicazione e valorizza il contributo di ciascuno, consentendo allo stesso tempo un monitoraggio costante delle attività, poiché tutti gli interventi lasciano “tracce” visibili e condivisibili. In una prospettiva di valorizzazione a lungo termine del lavoro svolto, inoltre, le diverse aree della piattaforma cooperativa diventano contenitori di idee e materiali che possono essere “riutilizzati”.

ADAPT è quindi una realtà poliedrica, ma fortemente proiettata alla realizzazione della sua mission originaria, sempre attuale, attraverso le risorse umane che vi operano e la tecnologia. Value proposition, community e social media, nei termini della Social Organization.

Marco Minghetti: l’affermarsi del modello della Social Organization deve fare i conti anche con la legislazione e la normativa italiana che per molti aspetti sono ancorate a modelli ottocenteschi. Cosa pensate di fare a questo proposito?

Michele Tiraboschi: Anche in ragione delle esperienze e competenze sin qui maturate, il gruppo di ricerca di ADAPT ha avviato, per il 2013, un nuovo filone di ricerca volto alla analisi dei vincoli giuridici e sindacali allo sviluppo anche in Italia di forme di lavoro cooperativo. L’obiettivo è finale, con il coinvolgimento dei propri soci, è la stesura di un progetto di legge che consenta alle imprese italiane di superare i vincoli normativi e contrattuali allo sviluppo e radicamento di forme di Management 2.0.

  Post Precedente
Post Successivo