“Volevo scappare da questo mondo, prendendo ciò che di buono ho avuto dalle persone che ho incontrato…nel mio bagaglio avevo messo tanti fugaci pensieri, tanti bei momenti, il ricordo di tanti esserini fatti di poligoni mossi da un AO, che tanto hanno reso meno noiose le mie notti.
ero pronto a sparire, pronto a premere quit e mai più tornare… ma è impossibile… amici, è impossibile… l’energia sprigionata dalle menti di questo mondo è superiore ad ogni illusione, positiva o negativa che sia, superiore al peggiore lag, missing texture o freeze… l’energia creata dall’incontro delle menti di persone di tutto il mondo non ti lascia andare…
questa grande coscienza comune che ci unisce e ci rende più forti anche agli occhi di chi non capisce che facciamo qui dentro, che facciamo su flickr…
amore, odio, amicizia, sincerità e falsità… realtà dentro il virtuale. Non posso fare a meno di viverla…penso di aver imparato molto in questi mesi e soprattutto in queste ultime settimane: esperienze che in RL non ho avuto la possibilità di provare o che ho dimenticato…
per questo ringrazio chiunque mi abbia supportato, chiunque abbia capito perchè ho fatto certe scelte ed anche se erano sbagliate non per questo mi ha considerato una cattiva persona.
tutto ciò che ho fatto l’ho fatto credendo di essere nel giusto” (Ilian Garrigus)
Ilian Garrigus è un artista che ci racconta il mondo di Second Life con semplicità e passione. Ogni immagine colpisce per l’intensità delle emozioni di chi le guarda.
Mi racconti chi è Ilian nel metaverso?
Ilian è sempre Ilian. Mi spiego: Ilian è anche il mio nome nella vita reale. Pertanto, ciò che sono o cerco di essere nel metaverso rispecchia esattamente o quasi, chi sono realmente.
Forse nel metaverso sono ancora più me stesso, in quanto libero di esprimermi senza grossi limiti. Nella vita reale occorre stare a certe regole, comportarsi in un certo modo, adattarsi a certe rigidità; il metaverso consente di dare sfogo a certe valvole chiuse nel mondo reale. Se leggendo queste frasi viene da chiedere “Ti senti oppresso nella vita reale?”, la mia risposta è SI, mi sento oppresso; casa, lavoro, casa, lavoro, capelli corti, cravatta, casa, lavoro, diplomazia. Costantemente valutato per quello che faccio.
Io tento di proiettare me stesso o un me stesso migliore nel metaverso, libero.
Perché diventare fotografo in Second Life?
Pensando al passato ed a come abbia avuto inizio questa passione, guardando le prime foto che ho fatto (le conservo tutte), credo sia stata una pura casualità. Guardando il profilo di qualche avatar su Second life ho notato l’indirizzo Flickr; andato su Flickr.com ho visto migliaia di foto (settembre 2007) di avatar, paesaggi virtuali, alcune davvero belle, altre eccezionali, con delle elaborazioni grafiche da lasciare a bocca aperta e molto poetiche (non ho ancora raggiunto quel livello); mi sono detto “anche io ho qualcosa da dire”. Così ho iniziato a studiare la fotografia virtuale e l’elaborazione. Ho incontrato quegli artisti che ammiravo e speso molto tempo con loro, cercato di carpire i segreti.
Perché essere fotografo su Second Life? Ogni volta che pubblico una foto, che esprime un mio sentimento, una mia idea, un messaggio è come se mi sfogassi, liberassi. C’è chi va in palestra, c’è chi fa jogging, chi gioca a calcetto, io faccio foto su Second Life. Spero, in futuro, di applicare tutte le nozioni di fotografia e grafica imparate nel metaverso, nella vita reale.
Nelle tue foto ami immortalare soprattutto le donne, cosa ti affascina di questo universo?
Tutto. La sessualità, la gentilezza, la sensibilità, le piccole cose. E poi naturalmente il corpo femminile. Vedo nel corpo e nell’animo femminile una bellezza che non riesco a trovare nell’universo maschile. Uno cerca di immortalare la bellezza, no?
Sono stato cresciuto da donne. Penso a mia madre, a mia nonna. Mi hanno regalato la vita. Non mi hanno mai ferito. Mi hanno insegnato a stare nel mondo da persona onesta e con una buona dose di sensibilità, la parte femminile di me.
Spazi dai colori caldi al bianco e nero, perché questa scelta cromatica?
Amo la fotografia in bianco e nero; antica, moderna. Le foto di Helmut Newton mi hanno da sempre affascinato. Per quanto riguarda invece il colore amo due artisti in particolare da cui tento di prendere esempio cromatico. Lori Earley e Sven Prim. Invito a visitare i loro siti (http://www.loriearley.com e http://www.svenprim.com), sono davvero eccezionali a mio parere.
Questi sono colori che mi fanno sentire a mio agio. Ho provato, senza ottenere grandi risultati, a creare in altre tonalità cromatiche o luminosità diffusa. Niente da fare.
In oltre, mi piace rappresentare la vita reale in bianco e nero e il metaverso con i miei colori.
Cosa è per te la creatività?
Un esercizio mentale, una via di fuga, coraggio di esprimere sensazioni. Soprattutto coraggio di liberare la mente dai muri del pregiudizio, degli stereotipi… Per me tutti sono creativi. Basta osservare le persone nei processi di brainstorming, nel momento in cui si liberano è bello vedere la creatività uscir fuori. Vedo la creatività anche come un modo di sviluppare in un processo logico tutta la propria cultura.
In che modo il metaverso può essere un mezzo creativo?
Il metaverso in generale è un mezzo creativo, in quanto noi proiettiamo un’immagine di noi stessi, non necessariamente uguale a chi siamo nella vita reale. Questo proiettarsi è già una forma di creatività a mio parere. Nello specifico, invece, in un metaverso si parte tutti da zero. Partendo da zero tutti hanno le stesse possibilità; questo aspetto apre le menti vero orizzonti inesplorati nella vita reale. Gli spazi a disposizione nel metaverso sono infiniti. La mescolanza con altre culture tramite il mondo virtuale spinge a sua volta verso contesti creativi, stimola.
Come nasce la foto “Gone”?
Ho avuto la visione di Gone guidando la mia auto nel traffico cittadino. Mi capita di assentarmi mentalmente e viaggiare in immagini, visioni, a cavallo della mia musica preferita, quando guido. Molte mie immagini sono nate in questo modo. Così, in un periodo un po’ particolare della mia vita, ho visto esattamente ciò che poi ho prodotto. L’immagine del rifiuto. La fine di un amore.
Appena arrivai a casa entrai in Second Life per cercare la stanza che avevo visto nella mia visione… La trovai qualche ora più tardi in una specie di albergo. A quel punto decisi di creare l’immagine. Sapevo che avrebbe suscitato sentimenti contrastanti, e così è stato. Ho perso amicizie, ne ho trovate altre. Certe volte Second Life sembra proprio vita reale.
Marta Tiezzi
Link di riferimento
Galleria fotografica di Ilian Garrigus: http://www.flickr.com/photos/garrigus/