IL PONTE DI GAUSS

Suggestioni + webcamcollage sul V capitolo de Le Aziende In-Visibili.

di Gianluca Garrapa

INTROSPEZIONE.

  1. Il metascrittore è nel limine ri-predittivo tra l’analogo cartaceo e il discreto transaceo. Nel limine si sta come verità che contiene il proprio opposto (Bataille).
  2. La possibile integrazione tra significante e significato, ché a scrivere ‘morto’ si debba carnalmente vedere un cadavere, non un Caravaggio elettronico che distingua sfondo e figura, ma proprio il correlativo s-oggettivo del mio in-flusso mentale. L’avatar è il quantum di pensiero amplificato.
  3. Quando diciamo l’avatar, di chi parliamo? È l’avatar a parlare noi? Ci agisce alla propria forma? Siamo avatar come pura dimensione mentale e interconnessa. (Le Aziende In-Visibili, p.183).

4. Non ti autogeneri, ovviamente. Siamo noi a rendere invisibile il mondo a te e te al mondo (p. 194). Nemmeno noi, se è per questo. Se è per questo io e l’avatar siamo uguali. Come Lari e Penati (p. 198) nuovi e dinosauri (p. 200).

5. L’avatar è intelligente. Ci precede nel pensiero. Precede le nostre azioni. All’avatar dobbiamo infondere la nostra vita biofisica. La nostra biofisica è frattale. Bisogna prendere in gioco l’avatar come si prende in cura la propria immagine, il riflesso nello specchio: badiamo alle luci e alla lucentezza della superficie. La nostra epidermide.

6. La speculazione in-assenza sull’avatar è l’essenza dell’avatar.

7. L’essenziale è invisibile agli occhi (p. 185). Io e il mio avatar tran-siamo. E il mio linguaggio modula il mondo che comunico. Meno ho da dire dell’avatar più mi ci avvicino alla sua dimensione ontoelettrica.

8. L’intelligenza esplorativa (p. 188) dell’avatar è intelligenza sogitale, la krisis (p. 190) avviene momento per momento, è il passaggio tra l’assenza analogica e la sua pre-assenza elettrica che introduce l’interassenza digitale. La pre-assenza riguarda l’avatar in sé. L’interassenza dell’avatar lo coinvolge nel suo rapporto con il mondo. Postdigitale è la visione che l’avatar ha del mondo. 

CONTROSPEZIONE

la malattia che ha de-generato la psigisfera è l’incapacità di un ascolto etico. dissi con un tono di voce moderatamente alto e con la dovuta enfasi data la scomodità dell’argomento: ascoltare l’altro: come? cosa? chi? psi? gisfe? sfera? facciamo una pausa e dopo riprendiamo a parlare (tutti assieme) del tema della violenza. fate audience per favore e cercate di parlare tutti insieme. non ascoltatevi, per favore. psigisfera. ma nessuno ascoltava (pag. 202) era un monologo dei muti: ricordo come fosse domani. un senso d’estraneità e sconfitta. o forse ero più morto che vivo per accorgermene. ero steso ad asciugare al sole e mia madre mi aveva confuso con le mutande di babbo. e colmavo coi miei mille avatar il mio sesto senso d’inferiorità. l’esperienza della lavatrice mi ha trasformato in quello che sono: un castronauta. poi un giorno il cielo aprì la sua porta, all’apice della follia paranoica delle parole imperfette e delle e-mail imperiture (p. 204) dopo che una crisi pantoclastica seguì ad una quanto mai improvvisa e subdola venerazione dell’uomo nero dal pensiero unico. come potrebbe (non) deprimersi, (non) desiderare la morte e fracassare le finestre delle nuvole? come potrebbe resistere, un avatar? paranoie icastiche elettroshock antiepilettici? la Società elettronica la cui Economia cessa di consumare il corpo e per farlo comunicare lo sostituisce con copie elettroniche, lo rende muto: la dittatura della luce elettrica.

NEWS

gestire il proprio avatar attraverso la sola forza del pensiero è “possibile grazie ai ricercatori dell’università giapponese Keio (Tokyo), che hanno realizzato un avanzato sistema di controllo tramite onde cerebrali appositamente pensato per il mondo virtuale.”

OT-CB-SL

il teatro è etica. un senso d’universalità, un veder oltre e un agire nella situazione immediata. il mio errore, il mio deficit, la mia biodiversità. il senso non è chiaramente percepibile, non è comunicabile immediatamente (perché è profondamente mio) e però in sottofondo lo vediamo scorrere come un rumore o un’ombra che ci rende presenti.

momento che separa una maniera di essere da un’altra differente (p. 190) il vedibile ora e il non vedibile più. punto d’incontro di vivo e di morto, non rappreso nel circolo vizioso di una banale circolarità, ma nella continua deviazione creativa dell’evento dal suo registrarsi una volta per tutte nello spettacolo sociale, lungo una molteplice creazione di significato.

avatar e corpo è interpresenza nello svolgersi della propria negazione, il sé e l’altro da sé sono due modi di uno stesso corpo presente qui e ora. scambio, distruzione, potlatch.

copia alla sua matrice, da un punto di vista più alto, aereo, depersonalizzato; l’attore-spettatore: colui che differisce il proprio essere quotidiano dal proprio essere extra-quotidiano e crea la tensione tra il sé e l’altro da sé in sé, l’ethos. avatar e corpo stanno in rapporti d’assoluta alterità e assoluta somiglianza.

continuo estasiarsi, l’estasi dal sé in sé all’altro da sé è lo spettacolo e si dichiara tale nel momento in cui la presenza del sé passa a quella dell’altro da sé in un percorso a spirale simile alla costruzione della sezione aurea di Ejzenštejn. ambiguità ontologica (p. 207) di Amleto. convivono l’essere e il non essere e via di salvezza esiste solo nel rappresentare i contrasti binari, questo sarebbe naturale ma impossibile (di qui la pazzia), il contrasto fa oscillare due perni che mettono in moto la macchina attoriale dell’Amleto, personaggio-parola che vede lo spettro insieme ai soldati che fanno la scolta e il soffio-persona, che dice di vedere lo spettro quando si scaglia contro Gertrude e racconta il disfarsi dell’esserci di fronte alla presenza della verità; ma il mondo dà ragione all’attore e all’Amleto per soggezione, e lo spettatore attonito si lascia agire e nello stesso tempo l’attore agisce, ma non importa chi sia attore e chi sia spettatore, la follia del teatro è far convivere opposizioni per renderle tutte possibili e non appianarle (se ciò non è già stato fatto dalla società dello spettacolo): c’è solo un ruolo e gli attori elisabettiani non potevano essere che individui maschi, non donne, ma uomini che fingessero d’esserlo perché la donna, madre-terra rappresentata al mondo, per le leggi sulla censura dell’epoca commetteva peccato se recitava, e anche Carmelo Bene nel gioco di specchi, di bare ed oggetti del suo ‘Amleto di meno’ dà della donna l’immagine di chi è e deve essere fuori dalla storia e dalla rappresentazione: nuda.

CONTRAPPOSIZIONI METAFISICHE. inter-assenza performatica, sintesi virtuale, prevale una contrapposizione molare. tra uomo e macchina, tra corpo tridimensionale e immagine bidimensionale, tra macchina virtuale e macchina attoriale-desiderante.

La separazione di uomo e macchina avviene nella compenetrazione di interfacce e di performer che indossano tute, caschi, guanti, per agire sul flusso elettronico delle immagini e dei suoni, della multimedialità.

La contrapposizione molare tra macchina virtuale e macchina desiderante implica l’utilizzo di nuove categorie antropologiche: avviene veramente un confronto con l’Altro attraverso le reti di Internet, ma l’Altro è già la macchina virtuale.

La composizione delle informazioni elettriche E in-formazione del corpo-mente, col linguaggio elettronico succede. performare. gestire e catalogare flussi elettrici di qualsiasi tipo.

La contrapposizione-composizione del performer con le apparecchiature digitali, riprende il rapporto tra maschera e volto, tra marionetta e burattinaio, riprende la legge fondamentale del divenire: un continuo alternarsi di dentro e fuori, qui e lì, corpo e estensione del corpo, mente e estensione della mente.

La contrapposizione molare della sintesi virtuale riprende e amplifica la separazione di platea e palco, di pubblico e attore, di realtà vs finzione. Nei teatri di rappresentazione avveniva ciò che avviene oggi nella contrapposizione molare: da un lato le persone sedute fra il pubblico e dall’altro i personaggi di finzione che permettevano l’amplificazione dell’immaginazione del pubblico stesso. concettualmente avviene lo stesso movimento tra macchina desiderante in carne ed ossa e macchina virtuale-meccanica che amplifica e trasporta in un mondo virtuale, appunto.

VIDEOIN-VISIBILE. IMPROVVISAMENTE.wmv

Webcamcollage di transmodale gualtieri, voce di Gianluca Garrapa, testo tratto dalla pag. 207 de Le Aziende In-Visibili,

Musica Emerson, Lake & Palmer, Take a Pebble.

IMPROVVISAMENTE evoca una curva di Gauss, una campana, un ponte a schiena d’asino: la traccia audio (voce + musica, comprensiva anche del rumore di macchina) si colloca nel punto di massimo, tra i due silenzi video. 0-1-0 oppure 1-0-1…

  • gianluca |

    Grazie a te Marco. Il video è la reazione ‘metavisiva’ al capitolo, che è uno dei più belli del romanzo. Uno dei più ‘antropologici’ e dei più critici (da krisis); mi ha colpito particolarmente il riferimento al romanzo di Dick e di Buzzati, la musica progressiva e sperimentale degli ELP, nell’exit, che sottende l’idea della pietra-ponte\ ponte-pietra, quasi una metafora del cervello e delle sue sinapsi, reti neurali e singoli neuroni. O della società in cui ‘sono’ può essere riferito a ‘io’ ma anche a ‘essi’. Insomma: io è.
    🙂 a presto!

  • Marco Minghetti |

    Voglio ringraziare sentitamente Gianluca per il personalissimo lavoro di de-costruzione del nostro romanzo collettivo che sta conducendo ormai da alcune settimane.
    Ho trovato in particolare bellissimo il video che sintetizza in maniera mirabile alcune idee chiave dell’opera: l’impermanenza caleidoscopica del reale, l’ars combinatoria come approccio metodologico per leggere il testo, la metadisciplinarietà come fonte della creatività, gli (H)ELP come aiuto sonoro on line per supportare la riscrittura individuale del percorso narrativo, ….

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