“It’s my own invention”, è una delle tipiche fulminanti frasi di cui sono costellate le avventure di Alice. Ora, ha suscitato un certo scalpore, qualche tempo fa, l’opera d’esordio di Christopher Johnson, Microstyle: The Art of Writing Little, dedicata alla concisione che caratterizza le forme di comunicazione multimediale contemporanea e che riporta: “Messaggi, fulminanti, battute. Spot pubblicitari, slogan politici. E ancora: performance teatrali da cinque minuti, presentazioni in power point, sms, twitter.I nomi dei marchi. L’arte del “testo” cortissimo ha radici antiche, dagli aforismi alle targhe celebrative, ma oggi sta diventando un fenomeno di massa”, ha commentato Dwight Garner. “Johnson ci offre un breve tour di ispirata concisione, strizzando l’occhio alle frasi di Hemingway, alle poesie di William Carlos Williams, ai disegni di Picasso. Degusta alcune delle citazioni migliori di Oscar Wilde e Dorothy Parker, spiega anche con la passione per gli slogan pubblicitari il successo di Mad Men e dice che su siti come Twitter siamo tutti invitati a sederci alla versione moderna dell’Algonquin Round Table (un celebre gruppo di artisti e critici di New York nato negli anni ’20, n.d.r. ), se ci regge l’arguzia.”[i]
Se dunque il caso United Breaks Guitar ricorda le canzoni satiriche presenti in Alice (vedi Il Padrone del linguaggio nella Rete – Alice annotata 28), anche l’ utilizzo della forma aforistica nel mondo 2.0 (grazie alla concisione richiesta da Twitter) ci riconduce all’estetica carrolliana e ci aiuta a comprendere la poeticità di documenti apparentemente omologabili all’arida prosa manageriale (cfr. Wislawa Szymborska: dalla prosa del taylorismo alla nuova poesia manageriale) come il Social Business Manifesto.
Torniamo con la mente al celebre caso delle #morattiquotes. Ricordate ciò che è successo[ii]? A tre giorni dal primo turno delle votazioni amministrative della città di Milano, si svolge negli studi di Sky un faccia a faccia fra il sindaco uscente Letizia Moratti e Giuliano Pisapia, candidato della coalizione di centrosinistra. A chiusura del dibattito, la Moratti accusa Pisapia d’aver contribuito a un furto d’auto, mezzo poi utilizzato per un pestaggio di matrice politica. Pisapia ribatte subito con la diffusione a mezzo stampa della copia della sentenza d’appello che ne attesta la totale estraneità ai fatti. Ma la Rete non perde l’occasione di segnalare il proprio disappunto per il colpo basso della candidata di centrodestra. Il dissenso non viene però espresso attraverso insulti o commenti negativi, ma con l’ironia.
Contrassegnando i propri tweet con l’hashtag #morattiquotes, nascono così le fantomatiche accuse a Pisapia sotto forma di dichiarazioni della Moratti, a metà dei famigerati Chuck Norris Facts e le battute pubblicate da spinoza.it: tweet come “L’arbitro Moreno era Pisapia travestito“, “Pisapia è il vero padre di Luke Skywalker“, “Pisapia ha fatto chiudere il Festivalbar” cominciano a fioccare facendo diventare rapidamente trending il topic #morattiquotes.
Su il Post del 12 maggio 2011 la debacle elettorale della Moratti viene celebrata con la pubblicazioni delle 20 migliori morattiquotes:
1. L’arbitro Moreno era Pisapia travestito
2. Pisapia è il responsabile della mancanza di privacy su Facebook
3. Pisapia si è inventato il 2012 ed il terremoto a Roma
4. Pisapia ha portato Ruby ad Arcore la prima volta, quando Berlusconi non c’era!
5. Pisapia mangia la Nutella direttamente dal barattolo col cucchiaino
6. Pisapia ha rapito i due Leocorni.
7. Pisapia ha fatto un buco nell’ozono
8. Pisapia è il vero padre di Luke Skywalker
9. Pisapia ha manomesso la centrale di Fukushima.
10. Pisapia è il fumo nero di Lost
11. Pisapia ti chiama al telefono, fa una pernacchia e mette giù.
12. Osama Bin Laden non è morto, vive sotto false sembianze. È Pisapia
13. se ascolti Pisapia al contrario senti la voce del diavolo
14. Pisapia ha fondato scienze della comunicazione
15. Pisapia era l’assistente di lippi negli ultimi mondiali
16. Pisapia è amico di Yoko Ono
17. Pisapia ha deciso la posizione dell’antenna dell’iPhone4
18. Pisapia è la gobba di Andreotti
19. Pisapia ha fatto chiudere il festivalbar
20. L’agente di Pisapia è Lele Mora.
#morattiquotes è importante non solo in sé, ma perché ha affermato un vero e proprio “genere”. Quando ad esempio nel settembre 2011 il ministro dell’Università e della Ricerca ha voluto plaudire alla scoperta dei ricercatori italiani che hanno dimostrato come i neutrini corrano più veloci della luce (peraltro successivamente dimostratasi falsa), ha pubblicato il seguente comunicato stampa: «Alla costruzione del tunnel tra il Cern e i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro». In altre parole, al ministero erano convinti che tra l’Abruzzo e Ginevra corra un tunnel di circa 750 chilometri, una sorta di Gp della fisica dove si conquista la pole position a colpi di nanosecondi.
Era appena uscito il comunicato (preso a prestito da una storia di Qfwfq, l’eroe delle Cosmicomiche di Italo Calvino, come ha scritto Aldo Grasso) che già sul web il tormentone del «tunnel della Gelmini» era diventato il “trending topic” più twittato d’Italia. Una marea di messaggi ha invaso l’etere: «Non si vede la luce alla fine del #tunnelgelmini perché arriva dopo» scrive querrilla; «Ma nel #tunnelgelmini ci sono le fermate tipo metropolitana?» si chiede Zebbolo; «Il ministero rilancia: collegheremo il #tunnelgelmini a quello sotto la Manica» annuncia Martin Rance; «Code di neutrini in ingresso al Gran Sasso si consigliano percorsi alternativi», scrive Gba mediamondo; Poffare annuncia: «È un grande risultato: il limite della velocità della luce era una pesante eredità lasciataci dal precedente governo». Sabina Guzzanti la mette in rima: «Nel tunnel immaginario della #Gelmini, là dove corrono i neutrini, c’è posto anche per una classe di una maestra e 8 mila bambini»; Andrey Golub avverte: «Allarme della Lega: neutrini clandestini svizzeri potrebbero sbarcare a Lampedusa grazie al tunnel della Gelmini». Anche i fans di Harry Potter dicono la loro: «Si informano i signori passeggeri che il binario 9 e 3/4 non conduce a Hogwarts, ma al Cern di Ginevra».
A me sembra che casi come #morattiquotes e #tunnelgelmini, a loro volta declinazioni nazionali di un fenomeno globale, si possano ricollegare più che alle nostrane pasquinate (come indica un articolo pubblicato su Repubblica il 28 settembre 2011) alla tradizione inglese del limerick di cui Edward Lear è l’indiscusso capostipite, ma di cui anche Carroll fa parte, anche se l’influenza diretta dell’uno sull’altro resta incerta.
I limerick di Lear sono cose di questo tipo:
There was an Old Person of Gretna
Who rushed down the crater of Etna
When they said, ‘Is it Hot?’
He replied, ‘No, it’s not!’
That mendacious Old Person of Gretna».
(C’era un vecchio di Gretna
che ruzzolava nel cratere dell’Etna
Quando gli chiesero “È caldo un po’?”
Lui rispose “Proprio no!”
Quel mendace vecchio di Gretna)
Certo, come è stato notato, “Alice è un romanzo, il libro dei nonsense una raccolta di istantanee. Purtroppo ci si accorge che ogni fotogramma che ci è concesso è troppo veloce, come non voler approfondire la vicenda del vecchio di Rehims?
There was an Old of Rehims,
Who was troubled with horrible dreams;
So, to keep him awake,
They fed him on cake,
Which amused that Old Person of Rehims.
L’anziano signore tormentato da incubi è consolato con fette di torta. E poi? Poi niente, si passa alla pagina successiva…, ad esempio questa:
There was an Old Man of Vienna
Who lived upon tincture of senna;
When that did not agree
He took camomile tea,
That nasty Old Man Of Vienna.
(C’era un vecchio di Vienna
Che viveva di tintura di senna;
quando quella non gli andava,
Al tè di camomilla si affidava
quel disgustoso vecchio di Vienna)
La cattiveria di quel “disgustoso” è esilarante”.
Celati, trattando delle analogie fra Lear e Carroll, fa un paio di osservazioni interessanti. “Il denominatore comune dei limericks di Lear è la crudeltà che i bizzarri subiscono da altri; oppure l’autopunizione che si infliggono… In tutti i limeriks di Lear c’è una divisione precisa tra They, cioè quelli che esercitano un controllo sulla lateralità con azioni punitive, e i bizzarri che patiscono pene o punizioni strambe… Ecco un limerick che parla di una persecuzione, innestata su una fissazione del bizzarro: C’era un vecchio con il gong/che faceva tutto il giorno ping pang pong./ Ma gli gridarono: Oh signore/ che tremendo seccatore./ E schiacciarono quel vecchio con il gong”. [iii]
Ora in #morattiquotes allo schema fisso AABBA seguito dalle rime dei limerick si sostituiscono i 140 caratteri fissati dalla metrica di Twitter, mentre il vecchio bizzarro diventa Pisapia (che in realtà è la Moratti mascherata) accusato delle perversità o delle fissazioni più improbabili. La punizione reclamata da They (in questo caso il popolo della rete) è la sconfitta elettorale. Insomma un grande carnevale digitale, dove gli umiliati diventando giudici e viceversa: una ulteriore caratteristica della satira in rete che è anche di Carroll. I vecchi pazzi e le figure eccentriche di derivazione o ascendenza leariana che popolano il “contromondo” di Alice secondo Demurova discendono infatti direttamente dalla tradizione carnevalesca medioevale e rinascimentale.[iv]
Alice annotata 29. Continua
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