In Platformication così esordivamo: “Nonostante la crisi dello Scientific Management (alias Taylorismo) fosse ormai già conclamata, agli inizi degli anni Novanta autori come George Ritzer potevano ancora vedere nella Macdonaldizzazione del mondo “un processo profondo e di ampia portata di cambiamento globale”, che coinvolgeva gran parte delle istituzioni sociali, basato su un modello fondato sulla riproducibilità universale dei principi di “efficienza, calcolabilità, prevedibilità e controllo”, attraverso la “sostituzione di tecnologia non-umana a quella umana” e la realizzazione della “irrazionalità della razionalità” (The McDonaldization of Society, 1993). Oggi, lo scenario è completamente cambiato. A fronte dell’inarrestabile processo di Digital Disruption in atto, le aziende devono fare i conti con la necessità di operare radicali trasformazioni nel modello di business, organizzativo e prima di tutto culturale”.
Siamo insomma entrati nella “Platfirm Age“, un periodo storico in cui il mondo stesso sta diventando una piattaforma, sta subendo una sorta di “piattaformazione”, secondo i modelli proposti da aziende come Apple, Amazon, Google, Uber. Riprendendo e sviluppando la conversazione svolta sul supplemento di luglio di Harvard Business Review, cerchiamo di capire insieme insieme a Stefano Folli, CEO Philips Italia, Israele e Grecia, come la grande multinazionale sta affrontando la sfida della Digital Transformation e della “piattaformazione” del mondo.
IL NUOVO POSIZIONAMENTO HEALTH-TECH E IL PROCESSO DI DIGITALIZZAZIONE
M.M.: Philips si presenta nel panorama di mercato attuale con una strategia indirizzata a dare visibilità alla sua posizione leader nell’ambito dell’Health Technology. Un business che comporta una grande responsabilità per l’azienda nel contribuire al miglioramento del sistema sanitario nazionale proponendo soluzioni innovative.
S.F.: Entro il 2050 nel mondo saremo 9 miliardi di persone di cui 2 miliardi con età superiore ai 60 anni. Il fenomeno è particolarmente sentito in Italia, che è tra i paesi con la popolazione più anziana nel mondo (il 20% delle persone ha un’età oltre i i 65 anni [1]) e lo sarà ancor di più in futuro dove si calcola che gli ultra-ottantenni supereranno i 4.5 milioni nel 2020 (il 7% della popolazione), per toccare gli 8 milioni nel 2050 (il 13% della popolazione [2] .L’invecchiamento della popolazione determina una sempre maggiore incidenza di malattie croniche che rischia di portare al collasso il sistema sanitario nazionale. A tutti questi problemi l’innovazione digitale può e deve fornire risposte.
M.M.: L’ambito della cura e della salute delle persone è pervasa oggi dal processo di digitalizzazione (il 72% delle aziende sanitarie italiane hanno investito in servizi digitali al cittadino, quasi 3 aziende sanitarie su 4)[3]. Philips come si pone rispetto a questo tema?
S.F.: In quest’ottica, Philips è particolarmente impegnata nella realizzazione e sviluppo di soluzioni di Mobile health e Telemedicina. Proprio in quest’ultimo ambito, Philips gioca infatti un ruolo da leader favorendo l’empowerment del paziente nella gestione delle malattie croniche e favorendo le cure domiciliari. Tutto questo attraverso la realizzazione ed utilizzo di piattaforme di interazione, di spazi digitali capaci di favorire l’implementazione di una sanità connessa in cui i dati siano condivisi, accessibili e utilizzabili anche da remoto.
Per citare qualche esempio, stiamo collaborando con importanti centri clinici universitari e partner di settore come Saleforce.com. Quest’ultima e importante collaborazione ha permesso di creare una nuova piattaforma chiamata Health Suite Digital Platform, basata su Cloud che consente di sviluppare un modello sanitario collaborativo tra professionisti e pazienti, grazie alla condivisione da remoto di dati personali e clinici. Sempre in quest’ottica, abbiamo presentato un primo prototipo di soluzione digitale che combina un’app per l’autogestione del diabete con una community online che permette di condividere il coordinamento delle cure per prendere decisioni più consapevoli.
L’app raccoglie e connette i dati provenienti dalle misurazioni effettuate dal paziente, dai vari dispositivi personali per la salute e dalle cartelle cliniche elettroniche fornendo dati ai pazienti attraverso un’apposita dashboard. Crea, inoltre, una community virtuale nella quale pazienti e medici possono interagire in un ambiente virtuale collaborativo e protetto anche da casa. Un grande passo in avanti se si considera che il diabete rappresenta, oggi, una crescente sfida globale (negli Stati Uniti, i Centers for Disease Control and Prevention hanno calcolato che 387 milioni di persone nel mondo soffrono di questa malattia, di cui 52 milioni in Europa, 30 milioni negli USA e oltre 3 milioni solo in Italia e che nel nostro paese è l’ottava causa di morte)[4].
M.M.: Mi sembra molto interessante il fatto che nel campo della ventilazione e dei dispositivi per la terapia delle apnee notturne (CPAP), che i pazienti possono utilizzare nelle loro case, abbiate recentemente introdotto sul mercato italiano “EncoreAnywhere”, un sistema basato su Web che consente agli specialisti del sonno di gestire con più facilità ed efficienza i pazienti e la terapia, ovunque si trovino ed in qualsiasi momento.
S.F.: Nel 2017, anche questo sistema rientrerà nella piattaforma Health Suite Digital Platform. Ritornando all’incidenza delle malattie croniche, l’82%[5] di esse sono riconducibili soltanto a 4 categorie terapeutiche: le malattie cardiovascolari al primo posto seguite da cancro, malattie respiratorie e diabete. Le cause di morte più frequenti in Italia sono le malattie ischemiche del cuore (75.098 casi), le malattie cerebrovascolari (61.255 casi) e altre malattie del cuore (48.384 casi), secondo un’indagine Istat. A fronte di questa diffusione e incidenza sulla mortalità si sono fatti passi da gigante nell’ambito della cardiologia. E proprio in questo ambito abbiamo condotto un importante progetto di telemedicina in Olanda con oltre 100 pazienti con scompensi cardiaci dove attraverso il tele monitoraggio e un sistema comprendente messaggi motivazionali, video educativi e questionari di valutazione si è riusciti ad ottenere una riduzione del 76% delle ammissioni ospedaliere, una migliore qualità della vita e un alto grado di conoscenza della malattia.
APPROCCIO UMANO-CENTRICO E CONTINUUM OF CARE, L’IMPORTANZA DEI “FILTRI”
M.M.: Nel modello “Platfirm” di cui spesso abbiamo parlato in questo blog, l’approccio “interaction- first” assume che l’interazione tra produttori e consumatori è il meccanismo principale della creazione e dello scambio di valore sulle piattaforme. Le piattaforme sono motori di interazioni in grado di scalare quando ottimizzano il flusso di interazioni. Lo scopo di una piattaforma è massimizzare la ripetibilità e l’efficienza del cuore dell’interazione. Implementare scelte strategiche che migliorano l’abilità della piattaforma di favorire le interazioni è, quindi, un imperativo prioritario. Ogni scelta che riduce la sua abilità di favorire l’interazione centrale deve essere evitata. Tutto questo è differente dall’approccio “user- first” perché il business deve gestire gli incentivi verso una molteplicità di utenti per assicurare efficienti interazioni e focalizzarsi su un solo utente non è sufficiente. È anche diverso dall’approccio “technology- first” per il fatto che la tecnologia ora è una conseguenza dell’interazione. La progettazione dell’interazione impone quale scelta e design di tecnologia potrà meglio intermediare l’interazione. Sei d’accordo?
S.F.: In Philips, la capacità di creare valore si sintetizza nell’essere innovatori per portare benessere alle persone attraverso ogni momento della vita e in ogni luogo, in una pluralità di tempo e di spazio che viene definito “continuum of care”. Si tratta quindi di una dimensione di benessere molto ampia, dalla prevenzione al sostegno di uno stile di vita sano, dalla diagnosi precoce al trattamento fino alle cure domiciliari. In questa nuova e ampia dimensione di benessere “sostenibile” disegnata da Philips, la cura della salute si deve trasformare in un’esperienza sempre più umano-centrica, dove le persone sono motivate ad avere un ruolo più attivo per ciò che riguarda la tutela della propria salute e benessere. Philips è in grado di accompagnare le persone in tutte le fasi del “continuum of care” mettendo a disposizione sia soluzioni pensate per mettere le persone nelle condizioni di compartecipare alle proprie cure (consumerization of health) migliorando così la qualità della propria vita e riducendo le ospedalizzazioni, sia attraverso soluzioni medicali e apparecchiature ospedaliere all’avanguardia (hospital of the future).
M.M.: La prevenzione svolge oggi un ruolo cruciale e le persone sono sempre più responsabilizzate e coinvolte in prima persona nel prendersi cura della propria salute (le persone che fanno check up di controllo periodico sono passati dal 33% al 44% della popolazione italiana)[6] per contrastare stili di vita poco salutari e le malattie croniche.
S.F.: Proprio per questo attiviamo meccanismi di filtro e customizzazione (attraverso tag), dove “filtriamo”, ad esempio, gli stili di vita, le abitudini alimentari e i parametri vitali delle persone sempre nel rispetto della normativa sulla privacy.
Philips, infatti, sta creando dispositivi e programmi che permettano alla singola persona di misurare alcuni parametri per sviluppare la consapevolezza degli effetti dello stile di vita adottato sul proprio corpo; nel monitorare i progressi fatti sulla base degli obiettivi prefissati; nel mantenere la motivazione tramite programmi intelligenti sviluppati con l’aiuto di massimi esperti in campo medico e psicologico, personalizzati in base ai progressi personali e accompagnati da raccomandazioni ad hoc. Nel corso dell’anno, Philips presenterà Philips “health watch”, un orologio connesso dotato delle tecnologie Philips più all’avanguardia, incluso un sensore ottico brevettato del battito cardiaco e un accelerometro per il rilevamento delle abitudini giornaliere. Progettato come dispositivo medico, aiuta a prevenire o attenuare le condizioni croniche causate da uno stile di vita poco sano. Si connette alla Health Suite Digital Platform per misurare e seguire i parametri biometrici e facilitare la scelta di uno stile di vita corretto con un programma personalizzato. Questo meccanismo di filtri è, inoltre, fondamentale, nell’ambito della telemedicina per consentire un dialogo costante da remoto non solo tra medico paziente ma anche tra pazienti (peer-to peer).
#DIGITALHR / #SOCIALLEADERSHIP
M.M.: Nei nuovi modelli Platfirm il percorso di trasformazione investe pesantemente la funzione HR che deve diventare sempre più social e digitale. Come si sta evolvendo la vostra organizzazione sotto questo punto di vista?
S.F.: Il mondo cambia velocemente, per questo abbiamo anche fatto in modo che i nostri leader, attuali e futuri, possano agire partendo da un contesto di conoscenza trasversale in Philips, che tiene al centro la Rivoluzione Digitale. Abbiamo già un programma internazionale di Digital Transformation che abbiamo battezzato “Digital@Scale”, che ci porterà nell’arco di tre anni a sviluppare un approccio di Real Time Marketing.
Ancora, per fotografare le competenze e le relazioni abbiamo realizzato un Bilancio del Capitale Umano, uno strumento, che ci ha detto tra l’altro che due fattori di successo sono la Age Diversity e il Diversity Gender. I più giovani, che sono più esperti nell’uso delle nuove tecnologie aiutano infatti quelli meno giovani ed esperti, ottenendo in cambio la professionalità dei senior a prescindere dai ruoli, in una logica collaborativa.
Con la volontà di contenere il gap relativo alla diversità di genere, il trend del numero di donne nella nostra azienda, anche in ruoli manageriali, sta aumentando. Philips ha attivato il programma Women@Work, un percorso guidato di crescita personale e professionale che ha come obiettivo quello di permettere alle donne di prendere più consapevolezza e fiducia nelle proprie capacità incentivandole a scoprire il loro potenziale.
M.M.: Già l’anno scorso, al Social Business Forum 2015 come OpenKnowledge abbiamo lanciato l’espressione leadershift per evidenziare come la Digital Disruption non riguardi solo il fronte dell’innovazione di business, ma anche e sempre più in futuro, i modelli tradizionali di guida, d’azione e d’influenza (oltre che di decision-making). Poiché siamo in una fase di disruption continua e le imprese che stanno emergendo da questa sono di natura diversa, le nuove organizzazioni antifragili, agili, più intelligenti, connesse ed estese, basate su community ed ecosistemi necessitano di nuove forme e nuovi stili di leadership.
S.F.: Dal Bilancio del Capitale Umano è anche emersa una richiesta di formazione sulla leadership da parte delle persone. Il tema della leadership interessa e appassiona Philips. Tutti i percorsi formativi e di indirizzo di comportamento partono da sei aree di competenza, e di particolare rilevanza è “I lead change”, la capacità di gestire i cambiamenti. Attaverso il nostro portale di formazione “Philips University” e i contenuti dell’Harvard Manage Mentor forniamo un ricco catalogo di corsi di formazione, alimentato da ben 9 Academies, che suggeriscono esperienze in linea con il percorso di apprendimento personale. Abbiamo già sviluppato un percorso di formazione specifica sulla Leadership per capire come i nostri manager possono/devono attrezzarsi per gestire il cambiamento e saperlo guidare in modo adeguato all’interno dei loro team attraverso action plan sostanziati, concreti e soprattutto da realizzare. In modo più strutturato abbiamo avviato la Leadership Accademy, che prevede percorsi d’aula che vanno dai 3 ai 12 mesi, orientati a formare i leader di Philips, su diversi “livelli”: internazionale, people manager, per chi guida il business e chi l’organizzazione.
Il management Philips ha anche ripensato alle logiche di business per cavalcare il cambiamento e coglierne a pieno i benefici attraverso la realizzazione del progetto di Smart Working, “Io Lavoro Smart”, sempre con l’obiettivo di sostenere e abilitare la digital transformation. Il progetto è basato sul principio di una maggiore flessibilità lavorativa per consentire un migliore worklife balance e ha portato allo sviluppo di piattaforme avanzate di collaborazione on line che permettono ai team virtuali di gestire efficacemente i processi da postazioni remote. Il progetto, infatti, è stato frutto del lavoro congiunto di un team interfunzionale composto dalla funzione HR, dai responsabili del Change Management, dell’IT, dell’area Legal e dell’Health & Safety.
[1] Fonte: Osservasalute 2015
[2] Fonte: Database Eurostat
[3] Fonte: Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità – School of Management del Politecnico di Milano
[4] International Diabetes Federation e ISTAT
[5] Fonte: WHO, Noncommunicable diseases factsheet
[6] Fonte GFK