In questo momento storico, la trasformazione tecnologica si muove così velocemente da impattare ogni ambito della nostra vita. La community di Biennale Innovazione sta affrontando molte sfaccettature di questo processo, dall’internet of things fino agli aspetti legati più intrinsecamente alla produzione industriale. Oggi approfondiremo il ritorno della Paperless Manufacturing con Luigi De Bernardini, CEO di Autoware, azienda vicentina che fornisce soluzioni all’avanguardia per la gestione della produzione e per il controllo e la supervisione di impianti, processi e supply chains. Attraverso quasi 20 anni di attività, Autoware ha portato a termine con successo più di 500 progetti in 4 continenti, definendosi come un partner di rilievo per aziende globali che operano nel settore alimentare, CPG e farmaceutico.
M.M.: Ridurre l’utilizzo della carta è stato per molti anni un obiettivo primario delle iniziative di miglioramento in contesto produttivo. In un mondo che si lancia verso la Smart Manufacturing, che senso ha parlare di Paperless Manufacturing?
L.D.B.: Quando penso alla riduzione della carta in stabilimento, la così detta “Paperless Manufacturing”, la sensazione che ho è di un qualche cosa di non particolarmente innovativo. Ne sento parlare da almeno 15 anni e tendo a considerarlo un tema già abbondantemente trattato e risolto nella maggior parte delle aziende “moderne”. Nel corso del tempo ho assistito a molteplici iniziative “paperless” in diverse aziende, tanto che avevo catalogato il problema come risolto ed avevo fondamentalmente rimosso il tema da quello oggetto di conversazione con i clienti.
Recentemente però mi sono imbattuto in almeno due progetti finalizzati alla riduzione della documentazione cartacea nei processi produttivi ed ho ricominciato a guardare con occhio curioso a quanto avviene in molti stabilimenti.
M.M.: A questo proposito, qual è la situazione nel nostro tessuto industriale?
L.D.B.: Nonostante se ne sia parlato tanto, spesso la situazione è ben lungi dall’essere risolta. I documenti cartacei continuano ad essere attori di primo rilievo nei processi produttivi ed a costituire una parte importante dei flussi organizzativi di ciascuna azienda. Sembra che la battaglia per eliminarli sia ancora lunga da combattere e lontana dall’essere vinta. Uno dei punti chiave è la resistenza culturale degli operatori che, anche per età, sono poco propensi ad affidarsi esclusivamente alle informazioni elettroniche. La trasformazione arriverà con il progressivo ingresso nei processi aziendali di personale “nativo digitale”, abituato cioè a gestire prevalentemente contenuti digitali.
M.M.: I nativi digitali porteranno molte novità… Entrando un po’ più nel dettaglio, come vedi l’interazione fra Paperless Manufacturing e Smart Manufacturing?
L.D.B.: Accanto alla trasformazione legata al personale di cui parlavo poco fa, c’è anche un altro aspetto che rende la presenza della carta sempre più critica e la sua sostituzione sempre più strategica. Ogni informazione trasferita in un documento cartaceo è un potenziale intoppo alla digitalizzazione della supply chain richiesta dallo Smart Manufacturing. Se in passato l’obiettivo era quello di ridurre i costi legati alla stampa dei documenti o alla fruizione delle informazioni trasferite da un sistema all’altro attraverso l’operazione di copiatura manuale, oggi l’obiettivo primario è quello di consentire il trasferimento in tempo reale di informazioni tra sistemi differenti che partecipano con uguale importanza alla realizzazione dell’intero processo attivo, dal primo fornitore di materie prime all’ultimo utilizzatore finale. In quest’ottica I documenti cartacei costituiscono un’evidente impedimento o, almeno, rallentamento dell’intero processo. Non è più sufficiente la realizzazione di sistemi che generino, archivino e gestiscano una rappresentazione digitale fedele di quanto originariamente gestito in forma cartacea. È invece necessario concentrarsi su dati contenuti in ciascun singolo documento e su come questi intervengano nel trasferimento di informazioni necessarie per garantire una produzione efficace ed efficiente.
M.M.: Tornando alle osservazioni che facevI all’inizio, ritieni che ci siano delle differenze strutturali fra la Paperless Manufacturing originaria e quella che ha senso in questo momento?
L.D.B.: Un’iniziativa di “paperless manufacturing” è oggi più complessa ed ampia di quanto non lo fosse in passato. Contemporaneamente il ritorno dell’investimento associato non è più solo legato alla riduzione dello spazio necessario ad immagazzinare i documenti o al tempo richiesto per trovarli. Il ritorno dell’investimento si misura con il guadagno di competitività, flessibilità e reattività che l’azienda può ottenere nell’affrontare il mercato. Affrontare un processo di digitalizzazione che coinvolga l’intera catena di fornitura può inoltre consentire di aggiornare o trasformare lo stesso modello di business, creando opportunità di servizio e di guadagno altrimenti impensabili, all’interno di quanto sta avvenendo con l’avvento dell’IoT, come ben spiegato da Roberto Siagri.
M.M.: Mi pare di capire che secondo te, la Paperless Manufacturing è ritornata “alla ribalta” in quanto parte del processo di trasformazione verso lo “Smart Manufacturing”…
L.D.B.: Si. Ritengo sia questo il motivo per cui un tema di cui si era già abbondantemente discusso in passato che sembrava ormai non presentare più aspetto di attualità sta tornando in cima alla lista delle priorità di molte aziende. È evidente, per quanto detto precedentemente, che gli stessi strumenti che venivano utilizzati per affrontarlo in passato non risultano oggi più idonei nè sufficienti. La paperless manufacturing non può più essere affrontata come un progetto singolo ma deve essere integrata in un approccio olistico alla gestione ed all’efficientamento della produzione, in grado di tenere conto ed integrare tutti i sistemi in essa coinvolti.