Politica 2.0: Camere Aperte 2013


Camere aperteApertura
 dei
confini organizzativi, basata sulla condivisione di informazioni, opinioni ed esperienze con tutti gli stakeholder: clienti, partner, dipendenti, fornitori, comunità locali, associazioni, fondazioni. E’ il principio costitutivo della Wikinomics, descritta da Dan Tapscott nel suo bestseller del 2006 (ne abbiamo parlato recentemente anche in una intervista rilasciata a Business People), oggi ridefinita Social Economy e persino Social Capitalism.

In questo quadro, è essenziale che anche la vita politica si adegui. E non solamente attraverso i “cinguettii” spesso maldestri e perlopiù meramente strumentali a retoriche elettoralistiche (specie in periodi come l’attuale) di leader di partito quasi sempre ben lontani (per formazione culturale, modello mentale e abitudine ai processi 1.0 di gestione del potere) dall’adesione intima a modalità di Democrazia 2.0. Che tradotta in pratica, vorrebbe ad esempio dire:

– Commissioni aperte: riforma dei Regolamenti parlamentari per una piena pubblicità dei lavori, delle presenze e dei voti;

– Bilanci aperti: pubblicazione online dei bilanci dettagliati di Camera e Senato in formati aperti;

– Patrimoni aperti: obbligo di pubblicazione online in formato aperto della dichiarazione dei redditi e dei patrimoni dei Deputati e Senatori;

– Spese dei Gruppi parlamentari aperte: recentemente Senato e Camera hanno introdotto l’obbligo della rendicontazione delle spese ma perché ci sia reale trasparenza i dati debbono essere aperti;

– un sempre maggiore utilizzo da parte dei Parlamentari di Open parlamento dove raccontare il loro lavoro e confrontarsi con gli elettori che segnalano errori da correggere o miglioramenti da fare.

Ben venga quindi oggi alle 11.00 presso la sala Nassirya del Senato della Repubblica la presentazione del rapporto “Camere Aperte 2013“, la terza edizione della pubblicazione che l’associazione Openpolis dedica al Parlamento Italiano, per monitorare e valutare l’attività di Deputati e Senatori attraverso lo studio di dati e statistiche.

Al centro del rapporto c’è l’analisi della Legislatura appena conclusa per individuare protagonisti, trend, temi-chiave e l’imprescindibile valutazione sui due Governi che l’hanno guidata, Berlusconi prima e Monti dopo.Entrambi si inseriscono in un percorso politico-istituzionale che, negli ultimi vent’anni, ha visto crescere sempre più il peso degli Esecutivi e l’importanza del loro ruolo rispetto i poteri e le funzioni del Parlamento. A tal punto che è lecito domandarsi se quella italiana sia ancora un Repubblica parlamentare.

Una tendenza che è diventata sempre più marcata con Berlusconi fino ad imporsi definitivamente con Monti, che lanciando l’appello “a far presto” ha chiesto ed ottenuto margini di manovra immensi, impensabili per i suoi predecessori. La misura di tutto questo viene resa immediatamente dai dati sul procedimento legislativo, ovvero sulle leggi fatte. Delle 387 leggi approvate ben 297 sono di origine governativa (e con un iter di 130 giorni) e solo 90 quelle parlamentari (il cui iter però ha richiesto più di 600 giorni).

Il Governo Monti ha poi utilizzato in maniera sistematica lo strumento del voto di fiducia, percentualmente triplicandone la frequenza rispetto l’Esecutivo Berlusconi.  Ad un parlamento defraudato del suo potere legislativo non è stata neppure riconosciuta ì la sua funzione di controllo sull’operato del Governo. Interrogazioni e interpellanze di deputati e senatori sono state per lo più ignorate, se il Governo Berlusconi ha risposto poco (39%) il Governo Monti ha fatto decisamente peggio (29%).

Confrontare Berlusconi e Monti vuol dire anche rifarsi alle loro agende politiche e alle priorità che hanno dato ai lavori parlamentari. Se la cifra riassuntiva può essere “Giustizia” per il primo e “Imprese” per il secondo, possiamo inoltre individuare alcuni argomenti su cui si è registrata in particolare la maggior differenza di interesse fra i due. Mentre Berlusconi ha un saldo positivo su “testamento biologico”, “istruzione” e “immigrazione”, Monti ha invece preferito altri temi, come “rifiuti”, “casa” e “pensioni”.

In questa cornice politico-istituzionale hanno agito poi i circa 1.000 parlamentari, fra deputati e senatori, che gli italiani hanno eletto a
rappresentarli.  Gli indici elaborati da Openpolis per misurare rilevanza, presenze e produttività non solo possono contribuire a rendicontare in maniera corretta la loro attività, facendo emergere i protagonisti positivi e negativi, ma con l’approssimarsi delle prossime elezioni politiche possono essere d’aiuto ai cittadini nella scelta del voto: confermare chi ha lavorato bene e sostituire chi non l’ha fatto.

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