Humanistic management 2.0: la visione di Gary Hamel

Ci siamo. Anche i grandi guru internazionali del management sono arrivati a comprendere che il passaggio allo Humanistic Management 2.0 è ormai ineludibile. 

Mi riferisco in particolare a Gary Hamel che qualche tempo  fa ha postato un articolo in cui fra le altre cose afferma: “Il modello gestionale che predomina nella maggior parte delle organizzazioni risale ai primi anni del ssecolo ventesimo.  A quel tempo, gli innovatori del management erano focalizzati sulla sfida di ottenere larghe efficienze di scala. La soluzione che adottarono fu l’organizzazione burocratica, con una forte enfasi su standardizzazione, specializzazione, gerarchia, conformismo e controllo. Questi principi costituiscono i fondamenti filosofici del management 1.0 (ovvero dello Scientific Management formalizzato da Taylor nel 1911, ndr)  e sono profondamente radicati nei processi cognitivi e operativi del management attuale. Praticamente in qualsiasi tipo di organizzazione  troviamo che il potere scende dall’alto in basso, che le strategie sono definite da un vertice ristretto, che gli obiettivi sono assegnati e non scelti, che è imposto un controllo ferreo e che sono i senior executives ad allocare le risorse. Prima del Web, era difficile immaginare alternative a questa ortodossia manageriale.  Ma Internet ha determinato l’esplosione di nuove forme di vita organizzativa – in cui il coordinamento si ottiene senza centralizzazione, il potere è il prodotto dalla capacità di contribuzione invece che dal ruolo occupato, dove la conoscenza condivisa da molti trionfa sull’autoritarismo di pochi, nuovi punti di vista sono valorizzati invece che soffocati,  le comunità si formano spontaneamente intorno a specifici interessi, le opportunità di innovazione travalicano la ferrea distinzione fra vocazioni professionali e hobby personali, i titoli formali contano meno della capacità di fornire valore aggiunto, le performance sono valutate dai tuoi pari grado, e l’influenza viene dalla abilità a diffondere informazioni invece che dal tenerle nascoste”.

Sembra una parafrasi quasi letterale delle tesi contenute nel Manifesto dello Humanistic Management che risale al 2004 ma di cui forse solo adesso si comincia a comprendere la portata. Meglio che tardi mai.

Tanto più che non si tratta di una uscita occasionale, ma del post fondativo di una iniziativa, decollata qualche giorno fa e denominata Hacking Management 2.o. che, nelle parole dei fondatori vuole esssere "A hands-on, collaborative effort focused on generating fresh and practical answers to one of today's critical challenges: creating organizations that are fit for the 21st century." Con l'obiettivo di risolvere uno specifico problema: "We need to create organizations that are far more adaptable, innovative, and engaging—leveraging the principles and tools of the web", seguendo una strada ben precisa: "By tapping into the collective intelligence of progressive management practitioners and technologists from around the world, using a staged and collaborative process of problem-solving over the course of several weeks".



 

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