Spesso su questo blog abbiamo puntato il dito contro la funzione HR, roccaforte della resistenza aziendale all’innovazione, incapace di andare oltre al modello organizzativo del Comando e Controllo e agli schemi cognitivi e operativi del tradizionale Scientific Management. Ciò la rende la più strenua oppositrice della rivoluzione “social” in atto e in conclusione pervicamente ostile all’apertura verso quel modello di Humanistic Management 2.0. con cui tutte le organizzazioni, volenti o nolenti, sono ormai costrette a confrontarsi.
Sarebbe tuttavia ingeneroso accanirsi contro i soli Direttori HR: se è vero che sono (come categoria) la massima espressione di quella razza di “brontosauri manageriali” che sembra non doversi estinguere mai, è altrettanto certo che nella maggior parte dei casi sono i “cani da guardia” scelti dal Top Management per mantenere “la legge e l’ordine” all’interno dell’azienda: e, come è noto, i cani assomigliano ai padroni.
Cade dunque a proposito il recente paper della Gartner Top 10 Signals That Your Management Doesn’t “Get” Social Media and What To Do About It. In questo paper i consulenti della Gartner elencano le dieci “spie” che consentono di capire quando i Top Manager con cui stiamo discutendo di innovazione e sviluppo sono ancora ostaggio di preconcetti e riserve mentali nei confronti di tutto quanto è social, 2.0, web based.
Ecco la Top Ten:
10 – Cominciano a raccontare aneddoti su come i loro figli usano i social media, scrollando pensosamente la testa.
9 – Hanno un proprio blog aziendale, ma lo fanno scrivere a un ghostwriter.
8 – Impediscono ai dipendenti l’accesso ai social media perché “fanno perdere tempo” e “possono essere usati per parlare male dell’azienda”.
7 – Fanno affermazioni del tipo: “I nostri clienti sono tutti over-40, quindi non sono su Facebook e Twitter”.
6 – Affidano il progetto aziedale “social” ad uno stagista.
5 – Ti chiedono: “Ma che ce ne facciamo degli input provenienti dai social media? In azienda siamo pieni di gente intelligente e preparata”.
4 – Altra frase tipica: “Devo ancora vedere un’azienda che ha fatto crescere il fatturato grazie ai social media”.
3 – Anche quando sembrano voler affrontare la sfida del 2.0, non hanno una chiara visione del da farsi, si limitano ad esprimere il vago desiderio di “fare qualcosa”.
2 – Esigono che qualsiasi comunicazione aziendale sia approvata dal Personale, dalla Comunicazione Esterna e dal Legale, prima di essere postata su Facebook, Twitter o altri social media.
1 – Per loro avere una fan page su Facebook costituisce la social strategy aziendale.
Sconfortante non è vero? Io personalmente sono incappato in discussioni con Amministratori Delegati e Top Manager di aziende di primissimo livello e ho potuto riscontrare puntualmente l’accensione di quasi tutte queste spie. Forse la meno frequente è quella di cui al punto 9, ma solo perché la mente dei Top Manager italici difficilmente è anche solo sfiorata dall’idea di doversi impegnare in prima persona nella gestione di un blog aziendale.
I Top Manager nostrani inoltre sembrano ignorare che, dei 20 milioni di utenti Facebook nel nostro Paese, la maggior parte è costituita da persone con più di trenta anni e che in generale i social media sono usati da tutte le fasce di età, non solo dai “Nativi Digitali”. Secondo gli ultimi dati ad esempio gli utenti di Internet fra i 50 e i 64 anni sono aumentati del 60% negli ultimi due anni e attualmente sono il 32% del totale.
Non vado oltre perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Tuttavia è di fondamentale importanza che i nostri dirigenti capiscano che il social networking non può essere archiviato con fastidio come “una moda passeggera”. Oggi la gente comunica su Facebook, trova lavoro su LinkedIn, ascolta la musica su Dada o Last.fm, vede la televisione in streaming o su YouTube, pubblica le proprie foto su Flicr, organizza i propri viaggi su Tripadvisor, si informa su Wikipedia, si aggiorna su NOVA100: insomma oggi la vita delle persone è 2.0. E anche la vita aziendale deve necessariamente adeguarsi. Rifiutarsi di accettarlo significa solo continuarsi ad aggirarsi come zombie nel mondo dei viventi, portando con sé nella tomba anche l’impresa di cui si è responsabili.