“What is the use of a book without pictures or conversations?” E’ il pensiero di una bambina del 1862 che potrebbe essere quello di un Nativo Digitale, appartenente cioè alla generazione dei nati dopo il 1996, quando si assiste all’esplosione di Internet, e ancor più dopo il 2006 (anno che segna l’avvento dei social media e del web 2.0), per cui l’ambiente naturale di comunicazione e apprendimento è costituito da videogiochi e instant messaging [i].
Alice è postmoderna fin dalla scena di apertura del libro che ne narra le avventure nel Paese delle Meraviglie, dove la sua prima azione è al tempo stesso una azione mentale e una re-azione: un atto di sfida alle modalità tradizionali di apprendimento, verso cui la più giudiziosa sorella maggiore cerca di instradarla. Questo almeno secondo la versione di Walt Disney del 1951, di cui riporto le battute iniziali:
“Sister: …leaders, and had been of late much accustomed to usurpation and conquest. Edwin and Morcar, the earls of Mercia and Northumbria declared for him, and even Stigand… Alice!
Alice: Hmm…? Oh, I’m listening.
Sister: And even Stigand, the archbishop of Canterbury, agreed to meet with William and offer him the crown.
Alice: Hihihi!
Sister: William’s conduct at first was mo….
Alice: Hihihi!
Sister: Alice…! Will you kindly pay attention to your history lesson?
Alice: I’m sorry, but how can one possibly pay attention to a book with no pictures in it?
Sister: My dear child, there are a great many good books in this world without pictures.
Alice: In this world perhaps. But in my world, the books would be nothing but pictures.
Sister: Your world? Huh, what nonsense. Now…
Alice: Nonsense?
Sister: Once more. From the beginning.”
In realtà, nell’originale carrolliano la sorella maggiore è immersa nella lettura del suo libro, offre un modello di comportamento, ma ignora totalmente la bambina[ii]. Proprio come ignorati e disprezzati dagli “adulti” sono oggi i Nativi Digitali con i loro Facebook, Twitter, Habbo, Messanger… chiacchiere e immagini prive di senso, per moltissimi ultraventenni. Puro “nonsense”.
Ma, osserva l’Alice disneyana: “If I had a world of my own, everything would be nonsense.” Un mondo da cui noi “tardivi digitali” siamo esclusi, come sembra indicare la porticina (little door) di accesso a Wonderland, cruna di un ago insuperabile per chi è troppo cresciuto. O non sa trovare il coraggio di resettare la propria identità mordendo la mela (ricordate il logo della Apple!) delle nuove conoscenze – o, nel caso di Alice, mangiando una misteriosa fetta di torta e bevendo il contenuto di una bottiglietta, che a mo’ di istruzioni recano solo le scritte EAT ME e DRINK ME… ma consentono una user esperience decisamente straordinaria!
[i] Ferri, Paolo, Nativi Digitali, Bruno Mondadori, 2011.
[ii] “Alice was beginning to get very tired of sitting by her sister on the bank, and of having nothing to do: once or twice she had peeped into the book her sister was reading, but it had no pictures or conversations in it, `and what is the use of a book,’ thought Alice `without pictures or conversation?’ ”