Humanisic Management, reale prima che sognato

Genius Loci e Regolatezza X

Di Piero Trupia

L’operazione Humanistic Management e il relativo Manifesto, lanciato da Marco Minghetti nel 2004, non nacquero da una ricerca empirica. Le tesi del Manifesto non riportano dati reali; illustrano dati sognati che rispecchiano dati reali nell’universo parallelo della razionalità pura, quella della leibniziana Characteristica Universalis. Si parte dal concetto puro di impresa e da lì si giunge, per logica deduzione, alla forma della convivialità e alla condizione di mondo vitale come variabili necessarie di una buona performance produttiva.

Di contro a questo sogno c’era e c’è la testimonianza della drammaturgia scespiriana, il “marcio” in Danimarca evocato da Marcello e “le orge triviali che fanno di noi il ludibrio di altri popoli” dell’imprecazione di Amleto. Ma alla fine, dopo il sacrificio, anche in Shakespeare la nobiltà vince, pooichè vive e silenziosamente opera. Alla fine, immancabilmente, “il bosco di Birnam si muove verso Dunsiname”.

Siamo usi a pronunciare giudizi amari sul nostro paese, ma esso nasconde tesori di perfezione e di bellezza che sono le due faccie del genius.

 L’impresa conviviale è nata e si è affermata in Italia e oggi incarna il sogno dello humanistic management e alla sua luce concettuale la si riconosce.

Il Gruppo Loccioni Imprese integrate (Ancona) ne è una perfetta incarnazione.

È leader mondiale nel suo settore per il fatto di essere, nelle parole del fondatore, Enrico loccioni, una “sartoria su misura” nei campi dei sistemi integrati per il collaudo automatico in linea, dell’automazione industriale, del controllo gestionale continuo, del monitoraggio ambientale. Ciò accade per il fatto che l’asset-persona è la posta fondamentale del capitale aziendale.

Il Gruppo consta di tre aziende per complessive 270 persone (età media 32 anni), una galassia di fornitori e consulenti associati e ha un fatturato di 240 milioni di €. Serve le aziende più imponenti e sofisticate in 40 paesi: Siemens, IBM, Lucent, Ortronics, Panduit, Digital.

La vision è di essere una comunità di ricerca e di apprendimento continuo insieme a fornitori e clienti, libro di testo è ogni problema produttivo del cliente, mission è la soluzione di quel problema.

La cura dell’asset-persona inizia dal contatto sistematico con il sistema scolastico, continua con gli stage e con l’inserimento e si conclude, dopo un congruo numero di anni, con la creazione di una nuova attività produttiva nella galassia dell’azienda madre e dei suoi clienti e fornitori. Una delle tre società del Gruppo, SUMMA-SERVIZI ALLA GESTIONE (logistica e formazione interna) è nata così.

Enrico Loccioni ha come nemici i “custodi della verità”. A essi contrappone il mondo delle ipotesi, da sottoporre alla verifica della ricerca e da collaudare nell’applicazione. Ha anche un santo protettore, il banchiere Luigi Bacci, direttore della Banca Popolare di Ancona per 50 anni.

Così racconta.

Esaminata la mia domanda di finanziamento per una fabbrica di macchine per il collaudo continuo in linea, venne a visitare gli impianti. Mi disse di non aver capito molto del business e ancor meno delle macchine. Aveva però capito che non volevamo fare scarpe e che quel che volevamo fare sarebbe stato utile alla nascente industria marchigiana. Ci finanziò con una garanzia reale del 30% e una immateriale del 70 equivalente al valore del progetto e della nostra imprenditorialità.

 

N.B.: Ecco che a questo punto Fedora si trasforma da sogno in incubo e, da importante azienda in fase di crescita che, come recitano i Valori Condivisi, pone i clienti e i collaboratori al primo posto, diventa un carrozzone dove i clienti e i collaboratori sono ancora i primi…ad andarsene, i clienti spontaneamente e i Valori passano da Condivisi a Suddivisi… tra creditori, fondi pensione, Private Equity e chi più ne ha più ne metta…ma di solito, a questo punto, non ne mette più nessuno […] 

Nella sua proclamata, professata, coltivata invisibilità, l’opera Le Aziende In-Visibili ha generato una galleria di Mondi e di Antimondi tutti reali nella loro in-visibilità. S’incontrano in ogni main street, alzato appena lo sguardo; rischiamo di esserne inghiottiti, se appena varchiamo la soglia della scorrevole porta di cristallo a stento percepibile nell’omogenea parete di cristallo. Le Aziende In-Visibili nella sua conclamata virtualità materializza il massimo di referenza e ciò in un’epoca che ha decretato la scomparsa del referente, poiché la metafisica è un mito, l’ontologia un inganno e le cose  sono un’escrescenza virtuale momentanea in un campo di onde hertziane.