Un’officina di riparazioni diventa un’impresa globale

Genius loci e regolatezza

Di Piero Trupia

 

L’impresa italiana conviviale di genius loci assume nel mercato forme organizzzative originali e persegue una sua peculiare innovazione di prodotto. I due obiettivi sono strettemante collegati. FIEM SICE (Jesi) nasce nel 1990 con la presa in affitto di un’industria meccanica dissestata. Cresce in tre anni, cambia prodotto e ragione sociale e si colloca nel mercato della fornitura di componenti a livello globale.  Siamo lontani dalla prassi del private equity che acquista imprese dissestate per risanarle e rivenderle con profitto nel più breve tempo possibile. Nelle Marche, si sa, vige un forte sentimento proprietario, con l’impresa che diventa parte della famiglia.

 

“Siamo rapidamente cresciuti: abbiamo riassorbito il vecchio personale e l’abbiamo moltiplicato per tre”. Il rilancio è avvenuto cogliendo l’opportunità della scomparsa degli artigiani riparatori dei motorini d’avviamento nel settore automobilistico. Per FIEM SICE riparazione industriale prima e, subito dopo, produzione ex novo di tipo innovativo per qualità e rispondenza ai particolari bisogni del produttore finale. “Buttando via un motorino con un lieve difetto, ma anche con uno grosso per comprarne uno nuovo, si distruggeva ricchezza e si faceva inquinamento. Le nostre riparazioni creavano un prodotto sicuro e più avanzato dell’originario. Da qui alla produzione di un motorino d’avviamento di nuova concezione il passo è stato breve, quasi obbligato.”

Il processo di miglioramento di FIEM SICE parte dai componenti acquistati nel mercato, per migliorarne le prestazioni prima di montarli in un prodotto ripensato nella sua performance e nella rispondenza ai bisogni dell’utente sia per potenza calibrata sia per ingombro e facilità di montaggio e di smontaggio. Una reverse engineering con valore aggiunto tecnologico. Il segreto è quello di raccordarsi alle esigenze del cliente, risolvendone i problemi. La produzione deve essere anche servizio.

“Tanti si contentano di una produzione cosiddetta ‘commerciale’: basso costo e qualità corrispondente. La nostra filosofia è stata diversa fin dall’inizio. Qualità eccellente, rispondenza al bisogno e prezzo come variabile indipendente rispetto alle prestazioni assicurate.” Value for money, principio in base al quale non esiste il prezzo alto o basso. Il prezzo dev’essere corrispettivo del valore e quindi giusto.”

FIEM SICE fa un balzo, quando conquista la fornitura della francese VALEO. Non però in esclusiva, ma con un chiaro rapporto commerciale che lascia al fornitore mano libera per operare nel mercato. Oggi esporta il 70% della sua produzione, sempre nella logica del vestito di sartoria e su misura.

“La tecnologia necessaria all’innovazione di prodotto non è un problema. C’è disponibilità sovrabbondante di soluzioni tecnologiche le più varie. Basta saper dove guardare e come.”

Un problema aperto è il parassitismo organizzato dei nuovi produttori, con l’applicazione del marchio di paese e persino d’impresa dell’originale. “Siamo impotenti e le istituzioni governative e associazionistiche guardano altrove a livello nazionale e comunitario” Il buonismo del tutti dobbiamo campare? No incapacità e pigrizia.

P.S. A New  York il sabato mattina, nella bella stagione, viene chiuso un pezzo di V Strada, all’altezza dell’Hilton, per una fiera degli ambulanti. Nelle confezioni indiane e cinesi il marchio made in USA, fino a poco tempo fa impunemente esibito, ora non si legge più. Per ordine della Dogana è stato tagliato via con le forbicine. Per il futuro l’etichetta dovrà indicare correttamente il luogo di produzione.  

                                                                                                  

N.B.: Voce maschile fuori campo   (vigorosa):  “A Rualimai oggi è riapparsa la vita.  Attraverso ciò che è diventata, si può ripensare senza nostalgia a quello a quello che era. Pure i supersiti sono tornati”.                                                                        

Spot per Rualimai, Episodio n. 25 de Le Aziende In-Visibili, Romanzo a colori di Marco Minghetti & The Living Mutants Society, Libri Scheiwiller, 2008. 

                                        

Dal testo di molti Episodi de Le Aziende In-Visibili è possibile estrarre dei brani che hanno valore espressivo e semantico compiuto. È il modello della ‘scrittura a blocchi’, la cui unità compositiva globale è raggiunta post scriptum mediante un sapiente montaggio.

La scrittura a blocchi è praticabile quando il testo possiede elevata densità semantica, con il senso    generale che si rifrange in ogni suo frammento.  

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