Calvino, Musatti e I Ching

Astrogrammi 6 – Ottavia, 29 ex Calvino

di Andrea Biggio

Se volete credermi, bene. Sospesa sull’abisso, la vita degli abitanti d’Ottavia è meno incerta che in altre città.

Eppure Ottavia, una delle città invisibili di Calvino, è costruita sul vuoto, sospesa su un precipizio in mezzo a due montagne scoscese, con sotto niente per centinaia di metri; e se non ci sono troppe nuvole, più in basso, si intravede il fondo del burrone. Siete mai stati impegnati in un trekking di montagna, su una strada ferrata a strapiombo su un burrone, con solo un corrimano di ferro cui attaccarvi? Avete provato a guardare di sotto? Questa è la vita così come scorre ad Ottavia. Solo l’esagramma n° 29 del I Ching, l’Abissale, ci può aiutare a comprendere perché, poi, questa è proprio una città tra le meno incerte.

Ivi si apprende bene a resistere alla vertigine che si prova quando il suolo di sgretola sotto i nostri piedi. E questa è una esperienza che tutti qualche volta abbiamo conosciuto nella nostra vita. Allenarsi quotidianamente, come fanno ad Ottavia, al passaggio dei burroni è un grande apprendimento a non lasciarsi far prendere dal vuoto. Quando i fatti della vita si accumulano e sembrano trascinarci, come fossero precipizi che si susseguono l’uno all’altro senza soluzione di continuità, è il momento di far fronte al pericolo superando la sensazione che ci manchi il terreno sotto i piedi. E’ il momento di forgiare un cuore nuovo nella prova della vertigine dell’angoscia. La paura che ci attanaglia, e che si produce in maniera non controllabile da parte nostra, è legata alla mancanza di fede e fiducia nel cambiamento e nei mezzi a nostra disposizione per affrontarlo. Quando attraversiamo un precipizio nella vita, la prima cosa da imparare è: non farsi bloccare dalla paralisi, anche quando la testa comincia a girare e qualche ciottolo di roccia si rompe sotto la pressione del nostro peso (…soprattutto psicologico!). Il focus deve essere portato non sul pericolo in sé e per sé, ma sulla nostra paura e sulla maniera più idonea di neutralizzarla con efficacia per uscire dall’impasse. Interessante a questo proposito è quanto accadde a Cesare Musatti, il padre dei freudiani italiani, sul Monte Bondone a lui molto familiare, quando prese una seggiovia per arrivare in cima. “Benché non abbia simpatia per le seggiovie, la salita non mi diede alcun fastidio, perché davanti a me avevo la parete del monte. Quando (al ritorno n.d.r.) ho iniziato la discesa sulla stessa seggiovia, mi sono trovato invece seduto di fronte al vuoto. E mi prese un attacco d’ansietà. Afferrai la sbarretta con le mani e mi misi a spingere per tenerla abbassata. Ad un tratto, su questa impressione poco piacevole, prese il sopravvento lo spirito professionale. Cosa mi prende? Quale significato ha tutto questo?” Musatti scopre così che l’agitazione, che era continuata, scompare quando scopre la causa del suo aggrapparsi con forza al seggiolino: il timore di essere preso da un impulso suicida, impulso che alberga in ogni animo umano in forme più o meno nascoste. La trepidazione del noto psicanalista non scomparve e le mani continuarono, anche se per poco, ad essere sudaticce ma risultò molto attenuata, cioè allenata, in quel lento avvicinarsi alla stazione d’arrivo. Musatti prosegue il suo racconto:“La gente in genere, per una situazione come quella descritta, parla di una ‘attrazione del vuoto’ : in fondo dice la stessa cosa che ho detto io. Attrazione del vuoto, cioè impulso ad affrontare il nulla, lo sfacelo, la distruzione” e conclude che sarebbe terapeutico per lui continuare a prendere quel tipo di trasporto montano anche se non esistono molti percorsi di seggiovia: “potrei allenarmi, così da eliminare ogni residua incertezza!”. Musatti, ad Ottavia, avrebbe sicuramente ottenuto notevoli risultati nell’eliminazione delle sue residue incertezze. Un tale allenamento al passaggio nel vuoto è proposto da uno dei cardini del I Ching, l’esagramma n°29 昔坎 XI KAN L’abissale. S’entraîner au Passage des Ravins et des Abîmes. Darkness. Il Precipizio. L’etimo pittografico dei due ideogrammi che compongono il nome dell’esagramma è il seguente. Xi : esercitarsi, con l’idea di ripetizione, per apprendere. Un uccello che spinge il proprio piccolo fuori dal nido. Kan: Precipizio, scarpata, luogo pericoloso. L’immagine della terra e di una gola che si contrae indicano anche un buco per terra, una fossa, un tranello. I due trigrammi Acqua+Acqua rivelano acqua dappertutto e continuamente. Nel profondo di un abisso c’è un altro abisso. Pericolo su pericolo. Ma ogni trigramma dell’Acqua sta anche per “cuore”, cioè la profondità del cuore e della nostra anima dove si nasconde la luce che agisce e può essere vissuta, anche se non percepita direttamente come nel trigramma opposto del Fuoco, nel quale, invece, non si vedono altro che gli effetti della luce! Bisogna dunque prendere esempio dall’acqua che cola incessantemente e senza ostacoli, trovando sempre il suo cammino verso il basso e dunque la sua strada. L’archetipo dell’esagramma indica chiaramente un potenziale di « presa di coscienza » del pericolo: bisogna imparare a saper fare fronte al pericolo, allenarsi ad affrontare il vuoto ed il buio ed al passaggio del precipizio senza farsi prendere dal vuoto. E’ solo superandosi che si vince la paura. Lottare contro la vertigine. Superare le prove. Il pericolo non è “in noi” ma la paura sì, sempre, ed è con questa che dobbiamo fare i conti. Ognuno reagisce differentemente alle avversità: il pericolo stimola la creatività! La situazione può anche non essere pericolosa di per sé, e solo semplicemente misteriosa. Ma per fortuna possiamo allenarci, siamo ad Ottavia!

  • Andrea Biggio |

    Non conoscevo questo poeta. Il pensiero e la poesia Sufi, le metafore e l’ironia che usano, mi fanno sempre un effetto “terapeutico”. Grazie per il tuo commento e le tue riflessioni su “dentro e fuori”.

  • nadia prato |

    Leggendo di Ottavia; del viaggio dentro e fuori noi stessi cui ci invita l’esagramma 29, l’Abissale; dell’acqua che pervade come metafora dell’ignoto o del noto tenuto nascosto, a volte soffocato, dentro di noi, non allenato dalla pratica e pertanto, quando messo in pista, che da le vertigini, mi è venuta a galla, al cospetto della mente e del cuore, una sequenza:
    abisso, profondità, acqua, 9 mesi di gestazione di un essere umano costituito al 70% di acqua, stare in all’erta nel “S’entraîner au Passage des Ravins et des Abîmes” per cercare di guardare negli occhi – (portandola in campo per allenarla) non sentendoci più di Lei prigionieri in gabbia, bloccati – Lei!, la paura…di vivere, come la chiama Alexander Lowen.
    “Fuori, la notte gelida e deserta,#
    dentro di me, quest’altra notte cresce tiepida e si alimenta.#
    Lascia che il passaggio si ricopra di un manto spinoso.#
    Abbiamo qui dentro un tenero giardino.#
    I continenti esplodono.#
    Città e villaggi, ogni cosa diventa una nera palla di cenere.#
    Le nuove che ci giungono sono piene di angoscia per questo futuro.#
    Ma la vera novella nel mio cuore#
    è che non v’è novella alcuna.”#
    Gialal al-Din Rumi

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