Calvino, Edipo e I Ching ovvero “in medio stat virtus”
Bersabea appare essere l’unica città visibile che Calvino ci fa visitare. Infatti, sopra di essa nel cielo e sotto di essa al livello infernale, ci sono due Bersabea gemelle e, queste sì, davvero invisibili. Sono le due città che vengono prese a modello da quella che potremmo definire la centrale, la Bersabea visibile. Il gioco tra le due polarità, superiore ed inferiore, si spinge fino a farne invertire i poli positivo e negativo: yin-yang potrebbe dire Kublai Kan. Il fenomeno del dualismo e delle polarità complementari, come base della vita del microcosmo e del macrocosmo, sono sempre tenute presenti nell’opera e nelle metafore di Calvino. Il percorso dell’umanità, e di ogni individuo, prevede un confronto continuo e serrato con le polarità, allo scopo di comprenderle e integrarle, per scorgere, così, l’Unità e l’Armonia del tutto ed approdare quindi ad una concezione olistica dell’esistenza.
Le religioni hanno sempre colto questa esigenza di unione degli opposti complementari (re-ligare). Infatti i simboli religiosi (croce greca, croce latina, stella di David, yin-yang, svastica indiana) confermano semanticamente questo anelito di due parti opposte e complementari che si uniscono. Maschio e femmina, vita e morte, bene e male: il problema degli opposti! La storia di Adamo ed Eva, del serpente, dell’albero della conoscenza e della cacciata dall’Eden, sulla quale si basano le principali religioni occidentali, non è altro che la metafora di qualcos’altro: la scoperta della dualità. Prima della Caduta non ve n’era coscienza: solo dalla dualità possono nascere tutte le creature: l’unione tra maschio e femmina è la ricostituzione dell’androgino, come racconta l’omonimo mito platonico. Un altro mito importante per la comprensione della dualità è quello della Sfinge. L’esperienza umana della polarità, più universalmente riconosciuta, è la respirazione: infatti ad un polo, l’inspirazione, corrisponde l’opposto complementare, l’espirazione. Non vi è l’uno senza l’altro e la conferma la troviamo nel fatto che nascendo portiamo – per prima cosa – l’aria dentro di noi inspiriamo e, morendo, pareggiamo il conto “esalando l’ultimo respiro”. Lo scambio continuo tra i due poli viene chiamato “ritmo” e l’alternanza cui dà luogo è una base imprescindibile della vita. Senza di esso non si ha vita perché uno dei due poli non può esistere senza l’altro. L’enigma della Sfinge, che solo Edipo riuscì a risolvere, prevedeva la morte per le persone che non sapevano risolverlo. Chi non ricorda il quesito della Sfinge. Qual è l’essere vivente che cammina prima con quattro gambe, poi con due e infine con tre… L’essere umano naturalmente… Ma questo mito, oltre al suo significato essoterico, nel quale si potrebbe pensare ad una sproporzione tra il quesito e la pena (come accadeva a me quando lo studiavo al liceo), ha anche un profondo valore esoterico che è il seguente e che ogni uomo deve ben conoscere pena la morte: quali sono le tappe principali del suo cammino umano? 1°) Numero quattro: confronto con la materia, la terra, inizio dell’evoluzione, della vita, mattino. 2°) Numero due: comprensione della polarità, degli opposti complementari, mezzogiorno. 3°) Numero tre: superamento e perfezionamento della polarità, sera…per scorgere l’unità del tutto. Calvino sa bene tutto questo, perciò pone Bersabea, città visibile, tra le due polarità invisibili ma complementari tra loro. Una delle affermazioni più importanti ed esplicite del pensiero di Calvino, che egli ha posto come premessa alle sue “Lezioni americane” è proprio questa: “Ogni valore che scelgo come tema delle mie conferenze, l’ho detto in principio, non pretende di escludere il valore contrario: come nel mio elogio della leggerezza era implicito il mio rispetto per il peso, così l’apologia della rapidità non pretende di negare i piaceri dell’indugio”. E’ chiaro che le polarità non si escludono a vicenda ma sono complementari e contemporaneamente presenti in ogni fenomeno, ognuno dei due estremi consente all’altro di manifestarsi ed è nel mezzo che si cerca la virtù, in medio stat virtus. Attenzione però a non confondere il “giusto mezzo” con la “mezza misura”: è solo mantenendosi aperti continuamente al gioco delle due polarità che ci manteniamo vivi. Bisogna conoscere e sperimentare la pesantezza per sentirsi poi leggeri, è necessario sapere indugiare per correre sulle ali mercuriali della rapidità. Non già dunque, l’Essere Umano può vivere la virtù restando sempre e continuamente in quel limbo della mezza misura che non è mai né leggerezza né pesantezza, né rapidità né indugio. E’ importante sperimentare la possibilità di spostarsi verso una delle due polarità senza che, mai, nessuna delle due resti preclusa per una sperimentazione. E in ciò risiede l’insegnamento principale del Libro dei Mutamenti, I Ching – chiamato anche il Libro dello Yin e dello Yang. L’esagramma che meglio di tutti, anche per la composizione strutturale delle linee che lo compongono, chiarisce la capacità di centrarsi consapevolmente senza escludere gli opposti e quindi indica come valore portante l’attitudine capace di mettere d’accordo gli elementi polari presenti nella situazione, è il n° 61. La veracità intrinseca (interiore). Juste confiance. Innermost sincerity. Conformare il centro. 中孚 ZHONG FU. Zhong: Il giusto mezzo. Centrale. Equilibrato. Giusta misura. Etimologia ideografica: cuore umano, via interiore. Si tratta di un bersaglio che viene attraversato da una freccia, da parte a parte. Fu: Fedele, sincero, degno di fede. Etimologia ideografica: la mano della madre (zampa di un uccello) che avvicina al seno (per covare e nutrire) la testa del figlio. Le due linee Yin dell’esagramma formano il vuoto interiore, cioè “l’apertura del cuore” che permette un rapporto simpatia/empatia con l’altro da sé. 中孚 ZHONG FU descrive una situazione che consiste nell’armonizzare dentro e fuori, sopra e sotto, avere fiducia in se stessi e quindi nella vita. Zhong viene definito dai dizionari cinesi con “armonizzazione delle quattro direzioni”!