(intorno ad alcuni episodi del primo capitolo del Romanzo a Colori)

di Gianluca Garrapa

6. Il flusso desiderante dei descrittori mutanti,

il loro corpo-mente, è stato rivestito da un flusso digitale. La pagina odora d’inchiostro e l’occhio danza nell’area cartacea in saccades virtuali di metainformazione analogica. Il contraltare della pagina è uno schermo elettronico in cui l’occhio incontra l’oggetto e lo accende. Per carità, l’occhio resta analogico ma lo sguardo diventa magnetico ed attira l’informazione digitale. Lo sguardo-link che si posa sul segno dovrebbe generare il segnale, ripete i segni perché cominci a esistere (pag. 66) per adesso solo nella nostra mente organica poi nella quadrimensione virtuale di un ordine caotico.  In questo modo la parola è una maschera, un link che genera l’informazione e che rimanda ad un altro mondo. La parola non copre, è magica, è vera. Nello spazio bianco della pagina la realtà è multimodale: c’è il presente analogico del mutante, c’è la fonte che ha generato il flusso, c’è il frame categoriale e mai categorico, c’è il mitamento, il mito dei mutamenti che sacralizza e rendere mistico il misto umano delle mani, c’è la musica non musicata ma de-scritta, sottratta per sempre alla lettera e nell’attesa d’essere generata, c’è la com-posizione nell’Astrogramma che rimanda ad un luogo della mente orientata verso la terra digitale di cui è, dai secoli dei secoli, oriunda. Però la pagina resta analogica. Carta stampata. Colorata. Anche. È la trasduzione in analogico del digitale eseguita da un avatar dotato di inconscio elettrico. Non è la traduzione in analogico del digitale secondo un’interpretazione analogica della realtà organica. Non è più tempo di monovalenze e di traduzione letterali parola per parola. A ogni segno corrispondono altri segni di altre dimensioni. Se questo non accade è perché la menzogna sta nelle cose e non nelle parole come ha detto Calvino.

5. I Deckard incidono tagli metaforici sul territorio del virtuale

e questo è attraversato da molteplici informazioni tradotte da segni elettrici. La sua macchina virtuale ricrea l’astratto, il non rappresentabile, il doppio di ogni possibile luogo. La sua simulazione permette di rendere concreto qualsiasi gesto e luogo, di annullare le distanze nel tempo e nello spazio, rendere immanente quello che è lontano, e umano quello che è mitico. Deckard è indivi-duale: è uno e gli altri. Le sue aziende non sono presenti, ma nemmeno assenti: le sue aziende sono inter-assenti e Fordgates deve mutare aspetto, ha bisogno di mascherarsi per lasciare l’immobilità del suo mondo e saltare nel virtuale, come un primitivo deve camuffarsi per farsi riconoscere dagli spiriti guidi. È un atto estremo di empatia, entrare nella mente e nelle immagini del viaggiatore-sciamano. Se lo sciamano viaggia nel regno dei morti, degli assenti, per un pubblico di adepti, di persone in carne e anima, l’avatar è atteso da s-oggetti e vaga nella realtà virtuale di s-oggetti, di oggetti-ponte tra il corpo e il terminale, per un pubblico privato di presenti che sono altrove, ma che non sono assenti, sono inter-assenti. L’inter-relazione presentifica l’esser-ci dei corpi e degli oggetti, anche se questi ultimi sono assenti, lontani, mitici. L’inter-assenza è un presupposto dell’In-Visibilità.

4. Il virtuale è l’aspetto digitale nascosto sotto l’epidermide dell’analogico.

Come dentro una simulazione schizoanalitica si ha la possibilità di intravedere l’in-visibilità, di essere avatar tra avatar, di osservare l’oggetto senza deformarlo con la potenza riduttiva dello sguardo analogico. Un democrazia umanistica postdigitale in cui il virtuale ha le proprie regole di purezza onirica e di surrealtà.

3. Ogni avatar riceve la sua forma dal corpo a cui si oppone e viceversa.

E il corpo deve tralasciarsi come soggetto di un oggetto-avatar e mutarsi in s-oggetto. Collocarsi nell’in-visibilità significa scordare il contraddittorio analogico per cui il visibile è la negazione dell’invisibile e implementare il proprio pregiudizio analogico uscendo ed entrando dal digitale. L’invisibilità è passata da un piano verticale e trascendentale a un piano trascendente-orizzontale: non c’è un dislivello tra cielo e terra come ad Isaura, non c’è una gerarchia per cui vero è vero e falso è falso. La trascendenza oltre il corpo avviene attraversando il monitor. Vi è una differenza di potenziale tra ciò che è e ciò che è in un altro luogo. Lo zero rispetto a cui esiste un più o un meno è un momento di log-in\out. Ecco perché la pagina ribadisce il tronco della pianta organica su ogni verso-retro segnando un verso retro\ante. La pagina è come la mano che la sfoglia: palmo e dorso hanno uguale uguaglianza e non v’è un grado zero, un punto rispetto al quale un luogo sia più presente dell’altro. Il giudizio è preceduto e determinato dal tragitto e la visione si presenta differente a chi viene dall’analogico e a chi dal digitale.

2. Per questo il linguaggio elettrico nelle meta-narrazioni usa metafore indirette.

Per spiegare i segni in cui è stato Deckard ha bisogno di un’altra realtà e non di un altro segno nell’ambito della stessa realtà. La metafora non può essere più la resa poetica della linearità analogico-razionale, non più. La metafora è il residuo emozionale dell’oggetto visitato, è l’aura, la sua sensazione. La traccia dei luoghi è un altro luogo e la metafora indiretta trascende il corpo della parola verso la molteplicità dei suoi significanti. La parola è liquida. La sua forma è anche non-verbale. Non fa vedere cose ma figure di cose che significano altre cose (pag. 50). La sua de-formazione in-formante è in-magine ologrammatica.

1. L’in-magine ologrammatica ri-pete differenziando e si differenzia in ogni ripetizione:

non rappresenta manufatti analogici e non ricopia dimensioni cartacee, ma produce e predice. L’in-magine è processo di corpi-virtuali o di avatar dalle movenze organiche. L’in-magine non raddoppia alcunché né protesizza aumentando la realtà analogica; fa di più perché si in-limita nell’essere-vedere, mutata secondo quello che vuole l’occhio del flusso desiderante dei descrittori mutanti, il cui corpo-mente è stato rivestito da un flusso digitale…

(continua)