Fisiopatognomoscopia VIII, di Piero Trupia
Frans Hals, Young man with a skull (1628), London, National Gallery
Frans fu pittore non accademico e nella maturità quasi esclusivamente ritrattista. Nel ritratto condensava una vicenda umana. Olandese ma non fiammingo, prese le distanze da tutte le scuole, a partire da quella, al momento egemone, dei caravaggisti di Utrecht. Nella sua pittura la luce, fiamminga o italiana, non è protagonista; modella la figura e crea lo spazio. Pittura di realtà, fuori da ogni accademia e lontana dall’imperante manierismo. Dipingeva di getto senza disegni preparatori e Reynolds gli rimproverò di non finire i suoi quadri. Ma il non-finito di Michelangelo non è incompleto: ha la sua finitezza nell’apertura all’infinito.
Il giovane viene realisticamente raffigurato come votato alla morte, imperante sulla freschezza dell’incarnato, il rosso delle labbra, il biondo della capigliatura, la sicurezza dello sguardo, il sorriso. La copiosa piuma del cappello pende tristemente e tende a ricongiungersi con il teschio. Il suo rosso ha perso di forza rispetto al rosso del cappello. Il rosso della manica s’incupisce, quello della mano sinistra che regge il teschio ha il colore del sangue rappreso. Non dovrebbe, prendendo luce da sinistra. Una dissonanza semantica. Su quella mano il riso trionfante della residua dentatura del teschio. Il giallo avorio del volto è lo stesso di quello del teschio. Ma al rosso e all’avorio si contrappone il nero del mantello che tenta di separare il volto e il teschio che la piuma congiunge. Dietro la figura si affaccia una nuvola nerastra non del cielo ma della terra. È il terzo personaggio con il giovane e il cranio. Il giovane, nella leggerezza dell’età acerba, accenna un sorriso di sfida verso una presenza fuori dal quadro, cui rivolge il suo sguardo sicuro come sicura è la mano destra che buca il primo piano. Resta l’incertezza sul vero volto, quello sorridente del giovane o quello ghignante del teschio.
La composizione è un perentorio gioco di iso-allotopie. Tra il volto e il teschio, tra il cavo della mano e la convessità del teschio, tra i rossi, con l’anticlimax dello scolorire e il climax fino al sangue rappreso della mano e al nero del mantello.
Puntate precedenti:
Fisiopatognomoscopia: Intervallo