La nuova era della Wikinomics e i brontosauri dello scientific management

Wikinomics

“Mentre le vecchie corporation licenziano i dipendenti che si danno al blogging, le aziende illuminate li stanno incoraggiando attivamente”.

E’ questa soltanto una delle molte affermazioni, contenute nel best seller Wikinomics    di Tan Tapscott e Anhony Williams, che i brontosauri alla guida delle maggioranza delle imprese italiane non accetterebbero… se, almeno ogni tanto, leggessero qualche libro, ovvio.

Per conto mio invece non posso che incoraggiare tutti a studiare con attenzione questo testo (già segnalato da Luca De Biase un anno fa sulle pagine di NOVA, ma che io ho trovato il tempo di approfondire con comodo solo durante queste vacanze estive).

Per chi non lo avesse ancora fatto credo sia utile proporre un breve riassunto dei suoi contenuti principali: partendo dalla universale diffusione di Wikipedia, l’enciclopedia online a cui tutti possono accedere e collaborare liberamente, il libro descrive un nuovo modo di concepire l’economia e il business, la Wikinomics.

Come si legge sul sito di ETAS, che ha pubblicato l’edizione italiana nel giugno del 2007, il mondo che Tapscott e Williams ritraggono con estrema chiarezza è “il mondo in cui milioni di persone interconnesse tramite e-mail, blog, network, community e chat usano Internet come la prima piattaforma globale di scambio. È il mondo della collaborazione, della comunità, dell’auto- organizzazione che si trasformano in forza economica collettiva di dimensioni globali.”

La Wikinomics si fonda su 4 pilastri:

Apertura (openness): trasparenza, condivisione di informazioni, opinioni ed esperienze con tutti gli stakeholder, clienti, partner, dipendenti, fornitori e collaboratori. Il libro si apre con la case history di Goldcorp una azienda mineraria in crisi che è diventata la più importante azienda nel settore dell’estrazione dell’oro, dopo aver deciso di divulgare i dati relativi alle proprie mappe geologiche e chiedendo su Internet a chiunque ne avesse la capacità di interpretarle per avere nuove indicazioni di ricerca. In settori meno hard, Amazon, Google, e-bay sono tutte imprese di successo che hanno deciso di aprire le loro infrastrutture e le loro applicazioni di successo allo scopo di sviluppare vasti ecosistemi di business.

Relazione tra pari (peering): da attuare non solo all’interno dell’azienda ma soprattutto all’esterno, con altre aziende e altri collaboratori, in un contesto di co-creazione del valore che nasce proprio dalla collaborazione orizzontale, differentemente dal tradizionale flusso della catena del valore. Il caso di scuola è dato dall’alleanza IBM-Linux: IBM cede centinaia di software proprietari agli sviluppatori di Linux, ottenendo in cambio un valore di diversi miliardi di dollari.

Condivisione (sharing)  anche degli asset considerati strategici e segreti, i brevetti e le licenze, ossia la proprietà intellettuale. Ogni azienda dovrebbe possedere una sorta di portafoglio delle sue proprietà intellettuali e alcune di queste varrebbe la pena di condividerle con altre aziende per generare profitti o valore. È il caso di Procter&Gamble, che ha ricavato milioni di dollari vendendo i propri brevetti e invitando altre aziende a collaborare per sviluppare nuovi prodotti, aderendo al programma “Connect and Develop” (visitate il sito di P&G, n.d.r.).

Azione globale e non solo locale (global action): le aziende devono comportarsi come player globali non solo nazionali o multinazionali. Tecnologie e processi di business e IT attuali permettono una modalità di azione e comunicazione su scala mondiale. Le aziende che agiscono globalmente, tendono a diventare di successo. Boeing ha scoperto che tutti i costi, i rischi e l’expertise implicati nell’esecuzione nella progettazione di un nuovo aeroplano possono venire drasticamente ridotti  cedendo il controllo di migliaia di componenti ad altrettanti operatori dislocati in tutto il mondo.

Il libro inoltre discute sette nuovi modelli di collaborazione diffusa:

Peer pioneers – innovatori paritetici. Le persone che si dedicano alla peer production applicano i principi dell’open source allo scopo di creare prodotti fatti di bit, dai sistemi operativi alle enciclopedie. I casi di Linux e Wikipedia hanno dimostrato che migliaia di volontari sparsi in tutto il mondo possono dare vita a progetti fluidi, rapidi ed innovativi.

New Ideagoras – fori per le idee. Le ideagorà consentono alle imprese di accedere a un mercato globale di idee, innovazioni e menti dotate delle competenze più ricercate, in modo da poterle utilizzare per ampliare le loro capacità di problem solving.

Prosumers – produttori-consumatori. Le comunità di prosumers possono costituire una fonte incredibile di innovazione, qualora le imprese offrano ai clienti tutti gli strumenti di cui hanno bisogno per prendere parte alla creazione di valore. Il caso di Second Life, costruito per il 99% dagli stessi partecipanti è emblematico. Ma sono ormai molte le case automobilistiche, a partire da BMW, che fanno disegnare i loro modelli direttamente dai clienti. Nel settore delle moto,  l’italiana Ducati (la cui case history è proposta nel nostro Manifesto dello humanistic management) è stata una grande anticipatrice su questo fronte.

New Alexandrians – I nuovi alessandrini stanno introducendo un nuovo modello di scienza collaborativa, che porterà ad una riduzione di costi e ad una accelerazione del progresso tecnologico. Esperienze estremamente importanti come il Progetto Genoma Umano e le attività di ricerca dei colossi del settore farmaceutico ormai tutte fortemente orientate verso queste soluzioni aperte dimostrano quanto i principi della Wikinomics stanno incidendo sulla ricerca scientifica.

Platforms for participation – Le piattaforme partecipative istituiscono un palcoscenico globale nel quale ampie comunità di partner hanno la possibilità di creare valore o nuove imprese.

Global plant floor– L’ambiente produttivo globale consente di sfruttare il capitale umano al di là dei confini organizzativi e delle frontiere.

Wiki workplace – Le wikimprese accrescono l’innovazione e migliorano il morale facendo breccia attraverso le gerarchie organizzative con modalità non ortodosse (ad esempio favorendo la comunicazione interna attraverso videogiochi on line).

Come si vede è una visione molto vasta e articolata, nell’ambito della quale a me interessa sottolineare quella che viene definita la “cultura del remix” come motore della creatività wiki. Il progetto de Le Aziende InVisibili infatti nasce dalla necessità di trovare nuove forme di narrare il mondo aziendale: sia pure a posteriori non è sorprendente rendersi conto che la particolare struttura del romanzo e il modo in cui è stato prodotto sono in linea con i dettami della Wikinomics ed in particolare con i processi creativi di manipolazione, trasformazione e produzione di innovazione tipici dell’open source che la caratterizzano.

Per molti aspetti il nostro è un romanzo “mushup”, proprio come le opere di molti rapper hip-hop, produttori di video per YouTube e sceneggiatori che lavorano oggi per Hollywood. L’approccio dello humanistic management si dimostra così una volta di più quello più ricco di futuro, rispetto all’ormai esausto harvadismo dello scientific management che rifugge come osceno tutto quanto “puzzi” di cultura, libertà e partecipazione, ancora purtroppo trionfante nelle organizzazioni tradizionali. In attesa che i brontosauri aziendali vengano spazzati via dalla “tempesta perfetta” della wikinomics….

  • umberto santucci |

    In tutti i serbatoi di sapere, dalla Biblioteca di Alessandria a Wikipedia, si trovano cose interessanti e attendibili solo se si è abbastanza esperti della materia e dei metadati e metodologie di ricerca, dall’alfabeto ai tag.
    Ma già nella preistoria cacciatori e raccoglitori trovavano animali e vegetali utili alla sopravvivenza solo se li conoscevano, se conoscevano il territorio, se sapevano cacciare e raccogliere.
    Come si dice nel libro, internet e il web ci mettono a disposizione risorse finora inimmaginabili, ancor più di quanto fece la stampa. Ma dal XV secolo ad oggi non tutti sanno cercare un libro, sanno leggerlo, sanno sintetizzarlo, sanno integrarlo nel loro sistema di sapere, sanno utilizzarlo nella loro attività. Figuriamoci con la sterminata libreria del web!
    Tutto questo per dire che le perplessità di Piero non si riferiscono solo al web, ma a tutti i serbatoi di conoscenze e di risorse. Tanto che ci sono scuole, organizzazioni, poteri che somministrano solo le cose che servono o che sono chieste da chi preferisce avere il pesce invece che imparare a pescare.
    Il libro comunque è un ottimo strumento di interpretazione di un grande scenario di cambiamento, che a mio avviso è soltanto iniziato (anche se Alvin Toffler già nell’80 aveva visto ondate e turbolenze e aveva coniato il concetto di prosumer).

  • Diomira Cennamo |

    E’ solo questione di tempo, se si realizzerà quanto pronosticato nel 1999 dal Cluetrain Manifesto (http://www.mestierediscrivere.com/testi/Tesi.htm) e cioè che le aziende che continueranno a parlare solo a se stesse convinte di proteggere il proprio (core) business non ce la faranno a sopravvivere in un mercato in cui i consumatori sono sempre di più attori. L’azienda autistica morirà.
    Condivido però con Piero Trupia che i mezzi tecnologici più evoluti privi di cultura non servono a nulla o diventano armi potenti in mano a soggetti dalla memoria corta, nella peggiore delle ipotesi. Come piombare in una preistoria un po’ più attrezzata. Da scongiurare.
    Ancora una volta vietato separare abilità tecniche da pensiero umanistico.

  • Piero Trupia |

    D’accordo. Mi preoccupa la scarsa capacità di applicazione e concentrazione dei giovani e della relativa lentezza. I maschi più delle donne. Basta vedere tesi e tesine.

  • marco |

    Caro Piero, come sai bene da molti anni sviluppo una riflessione (insieme ad un gruppo di amici di cui tu fai parte fin dalla prima ora e il cui numero fortunatamente nel tempo sta progressivamente aumentando in quantità e qualità – anche grazie all’uso intelligente di siti internet come http://www.humanisticmanagement.it, blog come questo su cui operiamo, strumenti di social network come Facebook, ecc. ) che vede nella necessità di fondere le nuove tecnologie della comunicazone aperta con i contenuti del patrimonio umanistico, che in buona misura si identificano con le discipline da te citate. Peraltro anche in Wikinomics il tema è presente: basti ricordare il grande Progetto Genoma Umano realizzato con le più avanzate tecniche wiki e che ha consentito un enorme balzo in avanti nella ricerca scientifica, in un settore cruciale per il benessere dell’umanità.

  • Piero Trupia |

    Sicuramente apparirò bronto, ma credo che per utilizzare creativamente e produttivamente le possibilità wiki, occorra una buona padronanza dei fondamentali: filosofia, epistemologia, logiche (al plurale), linguistica, euristica, ermeneutica. In caso contrario può accadere di confondere il grano con il loglio

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