Conversazione con Mario Gerosa, di Diomira Cennamo
Ci incontriamo a poco più di una settimana dai festeggiamenti (rigorosamente online) per il quinto compleanno di Second Life, il più noto tra i mondi virtuali, sviluppato dai Linden Lab. Frank Koolhaas in Second Life mi si presenta nelle sue spoglie umane di Mario Gerosa. Che nella realtà è caporedattore di AD Architectural Digest, membro dell’Omnsh (Observatoire des Mondes Numériques en Sciences Humaines) e Docente di Multimedialità e paesaggi virtuali presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Tre libri all’attivo: Mondi virtuali (Castelvecchi 2006), Second Life (Meltemi 2007) e Rinascimento Virtuale (Meltemi 2008).
Un uomo timido, mite. Ma quando iniziamo a parlare del suo ultimo lavoro, Rinascimento Virtuale (Meltemi 2008), traboccano pressoché all’istante la preparazione di anni di studio e un mondo interiore estremamente vasto, nel suo attingere a quell’universo ‘sintetico’ in rapida espansione che sono i mondi virtuali. Gli ho chiesto di intervistarlo proprio per aiutarmi a capire qualcosa in più di questa realtà virtuale misteriosa quanto in silenzioso fermento. “Sbagliato considerarla, come si tende a fare oggi, un’alternativa alla realtà. Questa interpretazione non è valida, perché si tratta a tutti gli effetti di una estensione del reale, che è da guardare un po’ in filigrana e sostanzialmente come un approfondimento di relazioni”.
I mondi virtuali come approfondimento di relazioni. Ecco stabilita la cifra della nostra conversazione. A questo punto non posso che sollecitarlo su uno dei concetti apparentemente semplici che mi hanno colpito di più leggendo il suo libro: il viaggio nei mondi virtuali come ‘dinamismo statico’. “Banalmente un viaggiare stando fermi. E’ quello che già Salgari faceva quando inventava i suoi romanzi non muovendosi dal suo studio”. I viaggi in SL però hanno una propria peculiarità: “sono viaggi attraverso culture e persone. Un po’ come l’inoltrarsi all’interno dei social network, questo cammino non si esaurisce in visite a posti precisi, ma si snoda lungo relazioni, persone. Una seconda via per potenziare le proprie relazioni. E non è da trascurare la possibilità di intraprendere percorsi virtuosi verso persone molto interessanti, che sarebbe molto difficile contattare nella realtà, come ad esempio studiosi di livello mondiale”.
Da qualche giorno gli avatar sono ‘interoperabili’, come lui stesso aveva preconizzato in Rinascimento Virtuale. Perché è così importante la possibilità di spostarsi con la stessa identità tra mondi virtuali diversi e cosa succederà in virtù di questa innovazione informatica? “Ogni mondo virtuale ha una propria identità ed è molto legato alle persone che lo frequentano. L’interoperabilità tra i mondi consentirà il contatto tra culture molto diverse tra loro. Intendendo per ‘culture’ il duplice livello dello staff dei programmatori e quello dei ‘residenti’”.
Ecco, parliamo meglio delle culture nei mondi virtuali. “Attualmente ogni mondo virtuale è generato da una piattaforma autonoma. Se da un lato questi mondi si rivelano estremamente interessanti nelle culture molto particolari che esprimono, è però anche vero che caratteristica tipica di un luogo geografico è quella di consentire il ricombinarsi di culture anche molto diverse tra loro”. Già, ma quali sono gli aspetti delle culture che permeano i luoghi virtuali? “La parte visuale è sicuramente molto importante. Ma non si esaurisce tutto lì. Gli scambi tra le persone che si incontrano attraverso i proprio avatar fanno il resto. Il problema è che si fa ancora molto poco per esplorare queste comunità. Se ne è occupato Tom Boellstorff, antropologo nel mondo reale. Ma manca un vero e proprio atlante sociologico. Certo, attualmente mancano tante altre cose, come uno studio sistematico sull’arte nei mondi virtuali, ad esempio”.
A cinque anni dalla nascita di Second Life, pare però che la diffusione dell’utilizzo di questo ‘medium’ sia ancora poco di massa. A questo punto, mi chiedo perché: complessità tecnologica del sistema? “Non credo che si possa dire che Second Life sia difficile da utilizzare, almeno se ci riferiamo alle ultime generazioni, la mia compresa, che sono nate con i videogiochi. Magari non sono in molti ad avere voglia di passare tanto tempo davanti a un computer a vagare per il metaverso, ma torno sul concetto delle relazioni: una volta costruita una propria rete di contatti il tempo è abbastanza scandito e ben impiegato”. A proposito, come cambia la percezione del tempo nei mondi virtuali? “Beh, dopo un po’ non ci si rende conto del tempo che passa, si entra quasi in una dimensione senza tempo. Ma questo non succede, ripeto, se si utilizza SL come uno strumento. Personalmente cerco sempre di ottimizzare anche il mio tempo su SL”.
1 – continua
Il libro: Mario Gerosa, RINASCIMENTO VIRTUALE, Meltemi Editore
L’Immagine: Frieda Korda – photocollage – ANGELS