L’arte è una segnica, ma non ogni segnica è arte. Neanche quella che crea emozione, poiché l’arte è emozione ma non ogni emozione è arte. Il segno della scienza è denotante, quello dell’arte è connotante: della presenza dell’essere nell’ esistenza. Lo sdegno, la rivolta, il dolore sono emozioni, ma soltanto lo sdegno di Antonio nel Giulio Cesare, la rivolta de L’uomo in rivolta di Camus, lo sdegno, la rivolta e il dolore insieme di Antigone sono arte. L’essere dell’arte è la claritas di Tommaso: la verità assoluta che splende nelle cose disincrostate dalla fattualità.
Scendiamo ora al livello della cronaca infame della notorietà ad ogni costo.
Guillermo Vargas Habacuc, honduregno, crede di essere artista e crede che l’arte debba scioccare. Cattura un cane randagio e lo lega alla parete di una galleria d’arte senza cibo fino alla morte di fame e con gli spasimi per una didascalia idiota realizzata con croccantini per cani. Una morte silenziosa, quella dei cani, che si lamentano solo con lo sguardo umido, implorante, incredulo dell’indifferenza degli uomini.
Il successo di pubblico guadagna all’artista l’invito alla Bienal Centroamericana de Arte 2008. Sdegno mondiale via blog, scuse di Habacuc, precisazione della gallerista: "il cane mangiava negli intervalli e alla fine è scappato". Ma l’ultima foto della serie lo mostra scheletrito e incapace di stare seduto.
Sostiene Habacuc: "volevo attirare l’attenzione sulla sorte dei randagi". Ma il risultato è stata la passività del pubblico.
L’abominevole vicenda ci offre il destro per una precisazione di carattere generale: l’installazione non è mai arte ed è meno della cronaca. Non è neanche provocazione; e’ tentativo di impressionare o semplice presa in giro di spettatori complessati. Vale per l’orinatoio di Duchamp, l’ombrello rotto, la fila di sassi, il mucchietto di sabbia, la catasta di legna. la merda d’artista. Il di più rispetto ai "triti fatti" (Montale) non è la decontestualizzazione come dicono i critici, ma, al contrario, la ricontestualizzazione. La sedia elettrica di Wahrol o la stazione di servizio di Hopper: lampi di verità nello squallore del quotidiano.
Postato dalla personalità mutante di: Piero Trupia