Che le città siano una rete di nomi è un fatto innegabile. Vi è una città quando gli spazi hanno nomi e funzioni distinte: la piazza del mercato, del comune, della chiesa, la via che conduce al centro e quella che riporta verso casa. Ma nomi e funzioni distinte si attribuiscono ad un luogo solo per guidare il comportamento di chi lo abita. E ciò è quanto dire che vie, piazze, strade determinano un atteggiamento e ci invitano a continuare un dialogo, rompendo il silenzio sovrumano degli spazi vuoti e disabitati.
Lo stesso vale in azienda: nell’organizzazione imprenditoriale si ha una incessante produzione di denominazioni, tramite le comunicazioni interne, gli ordini di servizio, le procedure e, soprattutto, gli organigrammi. Ma oggi occorre passare dall’organigramma al personigramma, dai nomi dei ruoli ai nomi delle singole persone che fanno vivere l’impresa.
L’azienda diviene uno spazio propriamente umano nella misura in cui empatia, amore ed emozione sostituiscono le rigidità e i formalismi burocratici dello scientific management. In particolar modo, la presenza di regole asfissianti e spersonalizzanti, soprattutto se non comprese (considerate prive di senso) dalle persone che le devono attuare, è un vincolo molto forte all’agire creativo, indispensabile all’azienda che voglia competere nell’età della conoscenza.
Tuttavia neanche la totale assenza di regole garantisce la presenza di ottime performance. La forma della vita umana stessa è così: ha la forma di un linguaggio e dove viene meno la sua sintassi e la sua articolata struttura di rimandi, viene meno anche il carattere umano del vivere. Lo dice bene la città di Zoe, la città che ci costringe a rinunciare alla dimensione del segno e a restituire lo spazio e l’esistenza alla sua continuità articolata:
Non così a Zoe. In ogni luogo di questa città si potrebbe volta a volta dormire, fabbricare arnesi, cucinare, accumulare monete d’oro, svestirsi, regnare, vendere, interrogare oracoli. Qualsiasi tetto a piramide potrebbe coprire tanto il lazzaretto dei lebbrosi quanto le terme delle odalische. Il viaggiatore gira gira e non ha che dubbi: non riuscendo a distinguere i punti della città, anche i punti che egli tiene distinti nella mente gli si mescolano. Ne inferisce questo: se l’esistenza in tutti i suoi momenti è tutta se stessa, la città di Zoe è il luogo dell’esistenza indivisibile.
Ma l’esistenza indivisibile è l’esistenza animale di cui ci parla Szymborska nella poesia Lode della cattiva coscienza di sé e cui evidentemente allude anche il nome di questa non-città descritta da Marco: Ma perché allora la città? Quale linea separa il dentro dal fuori, il rombo delle ruote dall’ululo dei lupi?
Analogamente in azienda i gruppi creativi operano in un contesto segnato sì da un basso livello di burocrazia, ma solo perchè la maggior parte delle regole presenti sono accettate e condivise da tutti i suoi membri. Rispetto all’esigenza di raggiungere uno specifico scopo è inoltre importante fare in modo che le eventuali modalità “standard”, considerate utili per perseguirlo, siano non solo accettate ma in qualche modo anche personalizzate dai componenti dei gruppi di lavoro che le dovranno poi mettere in pratica. Da questo punto di vista emerge ancora l’importanza della presenza di una leadership autorevole, carismatica e partecipativa, che sia in grado di coinvolgere le persone anche in fase di definizione delle regole. E francamente il panorama del management italiano appare sotto questo aspetto alquanto sconfortante.