Sotto il profilo commerciale, ha affermato Kevin Roberts, “a vincere la competizione globale saranno coloro che sapranno offrire sisomo (il mix di immagini-suono-movimento), quanti cioè diverranno capaci di offrire un contenuto creativo alla tv, su internet, sul cellulare, nel punto vendita, ovunque…vincerà chi saprà proporsi attraverso idee emotive fruibili su una qualsivoglia forma di schermo”.
Non sorprende in questo quadro il grande sviluppo che negli ultimi anni ha avuto la tecnica dell’“Eyetracking”, ovvero il “tracciamento oculare”, che permette, tramite l’utilizzo di apposite apparecchiature, di inseguire e tracciare lo sguardo dell’utente durante lo svolgimento dei compiti che gli sono stati assegnati, come ad esempio durante la navigazione all’interno di un sito web, come ha dimostrato la bella tesi di laurea di Alice Ravarelli. Questa tecnica sarà sempre più importante per definire ad esempio l’allocazione degli spazi pubblicitari sui siti, ma più in generale per ottimizzare l'”usabilità” dei siti stessi.
Ma gli “Occhi” rivestono per le aziende contemporanee non solo un ruolo sempre più centrale per la gestione dei rapporti con i pubblici esterni, ma anche per l’armonioso sviluppo delle relazioni interne. Va considerato in particolare che che il livello di cura dell’estetica dei luoghi di lavoro in un contesto organizzativo è un indicatore fondamentale per rilevare la presenza o meno di un ambiente creativogenico. Spesso l’attenzione all’estetica appare un aspetto frivolo e inutile, eppure la cura con la quale un’organizzazione personalizza il proprio contesto di lavoro, lo rende uniformemente gradevole (non una semplice pianta o un quadro messo a propria discrezione, come atto individuale, in un contesto considerato sciatto o brutto) diffonde nei membri che la compongono e ne fanno parte un senso di appartenenza, consolida la percezione di essere persone preziose per l’organizzazione, stimola la piacevolezza di lavorare e facilita le relazioni.
Pertanto, le ristrutturazioni dei luoghi di lavoro, dei layout, degli interni d’ufficio, ma anche dell’immagine coordinata, ecc., diventano occasioni preziosissime per comunicare senso di cura e di rispetto verso i propri lavoratori e perfino per modificare la cultura d’impresa e la percezione del suo valore. Questo tipo di fattore è ancora più importante nei casi in cui l’organizzazione non preveda frequenti relazioni prossemiche dirette con i propri clienti o con il mondo esterno, poiché in tal caso l’investimento e la cura sono esplicitamente rivolti e dedicati al personale interno.
Gli “Occhi” oggi sono dunque l’organo di senso forse più importante. Con un rischio, su cui si sofferma la riflessione di Nulla due volte, sulla scorta del pensiero di sociologi come Bauman e scrittori come De Lillo e Kundera, ben descritto anche da Marc Augè: ”Sotto l’influenza del sistema di comunicazioni che racchiude il pianeta e sembra donargli un senso, noi ci abituiamo a consumare le immagini, le parole e i messaggi. Siamo in questo modo impercettibilmente trascinati a praticare la «ragione retorica» di cui parla Jean-Pierre Vernant la quale non fa mai nient’altro che giustificare l’esistenza di ciò che è. Così facendo noi ci modelliamo su quanto di peggio ci sia nella cultura dell’immanenza, il ritorno del medesimo. Ma così rinunciamo, d’altra parte, alla capacità d’introspezione intellettuale, l’attitudine a far muovere le frontiere, la vocazione a restare nella storia senza per questo sacrificarsi alle illusioni dei sistemi” .