Abbiamo parlato di rischio d’impresa e di editoria e abbiamo specificato che investire sulla poesia per un editore equivale a farsi un portafoglio di soli futures; amando il rischio, continuo su questa china specificando che per un editore quanto e forse ancor più che sulla poesia è rischioso puntare a su una rivista.
Certo, Il Mulino pubblica «Strumenti Critici» e Thigler «Nuova Corrente», due esempi a caso, ma queste sono riviste che si rivolgono a un ristretto pubblico di studiosi, a quel pubblico che il settimanale di informazione bibliografia «Livres Hebdò» segnalerebbe come publique motivé. Il problema si crea allorché si voglia raggiungere un pubblico non necessariamente demotivé, ma più vasto di una cerchia di specialisti. Questo vollero fare o fanno riviste letterarie sostenuti da grandi editori come «Panta» (Bompiani), «Nuovi Argomenti» (Mondadori) o la monografica «Riga» di Marcos y Marcos, che, tra parentesi, è l’editore anche di «Testo a Fronte». Tuttavia anche molte altre riviste nascono e sopravvivono anche senza avere dietro un editore, o, allorché lo trovano, in qualche modo esauriscono la loro parabola storica. Non paia esagerato parlare di storia: nell’era dell’informazione, e dei curriculum non è difficile ottenere una qualche visibilità, labile, temporanea, o anche meno. Un battito d’ali che aspira al ciclone.
Nel suo Riviste anni ’90. L’altro spazio della nuova narrativa (Fernandel) Piersandro Pallavicini ne contò parecchi, di battiti. Tra i più persistenti e riconoscibili, quelli di una rivista come «Maltesenarrazioni» già allora, alla fine degli anni Novanta, definita un cult; rivista che aspirava a scoprire nuovi scrittori che poi pubblicarono per Einaudi, Feltrinelli, Rizzoli, e che in un modo o nell’altro vide passare molti talenti. Lo scorso giovedì sera la Schighera di Milano ha ospitato Magazines war episodio 2 , dove era presente anche la rivista ormai defunta (come vuole la proverbiale englishness dei suoi animatori, a ciglio asciutto), e che dopo aver penato tanto per trovare un editore (Impressioni Grafiche di Acqui), purtroppo ha esaurito le forze. Accanto altri tre protagonisti nati nel nuovo secolo come «Il Primo Amore» di Milano, «L’Accalappiacani rivista di letteratura comparata al nulla» di Reggio Emilia (pubblicato da Derive Approdi) e «Ore Piccole», di Piacenza); nel precendente “episodio” delle Magazine wars avevano già sguainato le spade altre riviste storiche come «Fernandel» di Ravenna, dell’omonimo editore e l’altrettanto storica «’tina» di Matteo B. Bianch, di Milano; e poi «Frenulo a Mano» di Reggio Emilia ed «Eleanore Rigby», ancora di Milano. Se paragonassimo «Il Maltese» a «Il primo amore» pubblicato da Effigie (che vanta un catalogo di alta qualità), tra le due riviste sembra passato un secolo, che in effetti è passato. Quello che mi pare cambiata è “la priorità delle urgenze”. Mi pare che in qualche modo le riviste post-tondelliane degli anni novanta che nascevano (nel caso «Maltese» anche per distanziarsi da quel modello) aspirassero a tagliare i ponti con il passato molto più di altre riviste pubblicate negli ultimi anni che, in un certo senso, aspirano ad una comunicazione formalmente meno narrata di quella offerta dal "non gruppo" di Cassinasco e dintorni. Di mezzo sono avvenute tante cose, una delle più importanti, tanto per cambiare, è internet. L’unione dei maltesi era in realtà anche una ricerca dell’ a-parte, l’unione non avveniva per aggregazione, ma per disgiungere e distinguere; «il primo amore» invece nasce e parte dall’aggregazione, arriva dalla rete come seconda nascita da un primo modello («Nazione Indiana») che non rispondeva alle esigenze di espressione e di linguaggio che si volevano far passare. Alle tante persone che hanno fatto crescere la rivista il merito di aver sfidato e riconfigurato il linguaggio della rete in base alle proprie necessità, e non viceversa. Ritengo che le riviste segnalate qui, cui aggiungo la già citata «Atelier», diano un’idea piuttosto vasta del panorama italiano che tuttavia è ancor più sfaccettato. Non me ne vogliano le moltissime altre (come «Il monte Analogo», forse minori ma comunque importanti per chi intenda esordire) che non hanno trovato spazio in questa necessariamente rapida carrellata.
Il materiale come al solito è molto: buona lettura, dunque e a lunedì prossimo.
Post Pubblicato dalla personalità mutante di: Andrea Amerio