Dalle Città Invisibili alle Aziende In-Visibili, 1. Memoria

Sempre più frequentemente mi viene chiesto in base a quale logica è possibile utilizzare il modello concettuale calviano per leggere il mondo aziendale contemporaneo. Cominciamo dunque da oggi un percorso che ci accompagnerà settimanalmente fino alla pubblicazione del nostro romanzo collettivo (prevista per i primi di giugno), con l’obiettivo di dare qualche indicazione rispetto ai numerosissimi spunti di riflessione che Le Città Invisibili possono offrire a tutti coloro che operano nelle o con le aziende.

Inannzitutto è bene ricordare che Le città invisibili sono organizzate intorno a undici diverse categorie di città, ognuna dal nome di donna, che presentano, nella mappa dell’Impero di Kublai Kan descritta da Marco Polo, ciascuna cinque varianti.

Le Aziende In-Visibili si sviluppa seguendo lo stesso schema, sia pur raddoppiandolo (una coppia di Aziende In-Visibili per ogni Città), poiché è facile vedere come ciascuna categoria calviniana si presti ad una riflessione, al tempo stesso manageriale, sociologica, politica, estetica e morale, ispirata ai principi dello humanistic management.

Cominciamo dalla Memoria.

A livello individuale, non si possono separare i processi del pensare e del ricordare: ma se la memoria è l’elemento più importante nel processo cognitivo, essa è particolarmente decisiva nel processo della lettura. Per questo ne Le Città Invisibili Marco parla e Kublai ascolta con attenzione e curiosità, proprio come deve ascoltare un lettore. Leggere in questa accezione non significa venire a sapere dei fatti, ma cercare di comprendere un senso, e le molte descrizioni del linguaggio misterioso di Marco e del suo parlare così diverso da quello degli altri ambasciatori alludono evidentemente sia alla peculiarità linguistica e comunicativa del narrare, sia all’eco profonda e indistinta del comprendere. C’è dunque una specie di straordinaria unità, una identità virtuale, tra la lettura, la cognizione e la memoria attiva.

A sua volta, ogni azienda si identifica con la sua memoria vivente – la sua storia, i suoi valori, miti e riti. La corporate identity non è che la memoria diffusa e fatta propria da tutti coloro che abitano l’impresa attraverso la narrazione orale e scritta. Inoltre il manager, di fronte ad informazioni abbondanti ma scarsamente organizzate, deve individuare percorsi di senso utilizzando le nuove tecnologie della comunicazione per costruire conoscenze in merito al funzionamento dell’organizzazione, agli andamenti del mercato, alle relazioni con i clienti. Lettura, narrazione orale, produzione letteraria e knowledge management costituiscono un unico processo (lo dimostra dettagliatamente Varanini ne Il Manifesto dello humanistic management), che trova nella memoria collettiva aziendale la sua sintesi.

Ha scritto Salman Rushdie: “Ne Le città invisibili, Calvino descrive la favolosa città di Ottavia (città sottili, v), sospesa tra due montagne dentro qualcosa che assomiglia a una tela di ragno. Se l’influenza del passato, lo scorrere del vecchio nel nuovo, è la tela di ragno alla quale sospendiamo il nostro lavoro, allora il lavoro è come la stessa città di Ottavia: un gioiello scintillante, una città di sogno sospesa tra i filamenti della tela, fintanto che sono in grado di sostenerne il peso.”

Ma c’è di più. Perché il divenire inarrestabile del tempo non finisca per travolgere nel suo corso l’identità stessa della città/azienda, è necessario che questa sappia ritrovarsi costantemente continuando a rapportarsi col proprio passato e col proprio futuro dal punto di vista del presente sempre appena nato e sempre sul punto di scomparire nuovamente nel già stato.

Nel descrivere le ‘città della memoria’ Calvino-Marco Polo vuole richiamare la nostra attenzione proprio sull’importanza che il passato della città ha per il costituirsi della fisionomia del suo presente; importanza che non si esaurisce nel semplice fatto che il presente è sempre in qualche misura determinato dal passato, ma si configura anche come una richiesta ben precisa, la richiesta che il passato sia espressamente ricordato, tenuto vivo nel presente della città sotto forma di memoria cosciente. Come dice Calvino, “una descrizione di Zaira quale è oggi   dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira”.

Tuttavia, se, da un lato, per non smarrire la propria identità, la città deve riscoprire ogni giorno il legame con ciò che essa è stata (più o meno recentemente), d’altro lato questo non deve portarla ad appiattirsi sulla propria storia cristallizzandosi nelle sue forme. La forma naturale della città è quella del divenire, un perpetuo rinnovarsi ascoltando i desideri e le esigenze di un presente che del passato è figlio, non fratello gemello: una città che non si adegua a questo movimento fluido e vitale è una città morta. E così come Maurilia smette di essere se stessa in quanto è incapace di connettersi al proprio passato, in modo del tutto speculare è condannata a scomparire Zora (memoria iv), che dal proprio passato non riesce a distaccarsi.

In maniera simile il tema della memoria, che al tempo stesso viene tramandata e re-inventata attraverso la narrazione, è trattato in Nulla due volte, poiché la città (l’azienda) continua a esistere solo nella misura in cui accetta di riconoscere come proprio il volto in perenne evoluzione del sempre nuovo presente; da questo presente la realtà di oggi abbraccia quella di ieri e quella di domani nel suo orizzonte, orizzonte che solo in quanto cambia ogni giorno può assumere per ogni giorno lo stesso senso.

E’ l’impermanenza il segreto di Eutropia, città irrequieta, che continua a cambiare non solo la sua posizione geografica ma anche il suo assetto interno, stando attenta però a contenere questi mutamenti entro i limiti ben precisi dettati da alcuni elementi invarianti (il territorio in cui Eutropia si muove è sempre lo stesso, e anche i ruoli dei suoi abitanti permangono, pur essendo diversi gli attori che di volta in volta li interpretano). In questo modo Eutropia riesce a conservare ciò che Maurilia e Zora hanno irrimediabilmente perduto: l’identità con se stessa.

(1. continua)