Innovazione come energia per governare il caos

Scenari turbolenti

Gli scenari nei quali si muove la congiuntura, proposti da Giulia Ceriani nell’ambito di Biennale Innovazione, sono marcati da forti turbolenze: accelerazioni e cadute, fenomeni estremi e senza mediazioni. L’innovazione è un processo di mutazione in atto che ruota in estrema sintesi attorno a sei turning points: 1.#Individuo, 2.#Società, 3.#Relazioni, 4.#Lavoro, 5.#Mercati, 6.#Valori.

Sono questi i pivots che vanno ad  inquadrare le matrici e le articolazioni connesse a una cultura del cambiamento quanto mai necessaria: ma che, nella visione di Giulia, deve essere scevra da ogni retorica ottimistica e al contrario preoccupata di identificare criticamente gli elementi portanti che ancora possono costituire differenza,rappresentando veicoli di valore nonché opportunità di fare impresa.

M.M.Perché parlare di turbolenza?

G.C.: La turbolenza è una dinamica propria alle congiunture veloci, quale la nostra: si muove tra estremi, accelerazioni e decelerazioni.

Il rischio e l’instabilità sono in crescita accelerata, l’open innovation è un terreno aperto denso di risorse e svolte improvvise, ma anche carico di imprevisti, sprechi, derive.

All’euforia si accompagna invariabilmente la paura, che giustifica la ricerca di un equilibrio che rappresenti l’area di nuova crescita, di ripresa, nata non dall’illusione di un ritorno allo status quo bensì da una capacità di gestione di andamenti evidentemente contraddittori.

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M.M. Quale innovazione nella (o per la ) turbolenza?

G.C: Nello scenario turbolento l’innovazione si presenta concettualmente come un campo semantico aperto nel quale l’impresa significante (concetto caro a Carlo Bagnoli e ripreso anche nel tuo intervento) deve  prepararsi ad investire la propria pertinenza e la propria differenza, appropriandosi non di una connotazione indistinta ma di un valore peculiare e sinergico con il proprio posizionamento: dalla discontinuità funzionale alla continuità che consente di pensare al futuro, dallo sguardo critico e non continuo che cerca il punto di rottura alla ludicità (allo spreco?) che consente di sostenere alternativamente una visione avanzata.

M.M.: Quali sono allora i punti di riferimento per chi vuole generare innovazione?

G.C.: La scelta di posizionamento che ho illustrato consente di interpretare diversamente i turning points intorno ai quali si gioca la partita dell’innovazione. In particolare:

1. #INDIVIDUO

Una congiuntura abitata da soggetti isolati, frammentati, divisi, che sperimenta come paradosso la connessione orizzontale e la sua implementazione: la condivisione è forza collettiva che nasce dalla debolezza singolare. Si sperimenta la rifondazione sessuale, famigliare, razziale. La consumer driven innovation mette in moto makerismi e, spesso, gratuità: autarchia e craft-technology, invenzioni marginali ma frenetiche, rumors, marginalità. Ma anche: legittimazione diffusa.

2. #SOCIETA’

Il forte mutamento in atto ha scosso le fondamenta della società contemporanea: le migrazioni portano nuove culture a contatto, integrazione o frizione, la creolizzazione genera un nuovo tessuto culturale.

Registriamo uno schiacciamento orizzontale, nella lontananza dalle istituzioni le aggregazioni ritrovano corporativismi locali, in genere retti da un pensiero estremo. Fanatismi digitali, innamoramenti spirituali, nostalgie dittatoriali, ossequi alle fonti disruptive, crescita costante dei Breakers (vedi sotto, ndr).

3. #RELAZIONI

Connesse ma superficiali, molteplici ma figlie di una realtà incerta: aumentata, mixed, convergente. Le interfaccia mediano ma separano, la fruizione in remoto sposta il fulcro dell’attenzione dalla gestione del contatto all’esibizione del monologo: si costruiscono intrecci paralleli, storytelling di marca e di persona che viaggiano negli interstizi delle stratificazioni orizzontali.

I media sono olistici e interconnessi o non sono, la privacy è un concetto labile ancorché strenuamente difeso, i confini si mischiano, i limiti si confondono o si radicalizzano.

4. #LAVORO

Di sicuro lo scenario più incerto, il turning point più doloroso. Cambiano le forme del lavoro, la digitalizzazione avanzata e l’automazione/robotizzazione in essere preparano l’avvento di una società in cui l’operatività è svincolata dall’investimento fisico e ancor più da quello in praesentia, verticalizzato intorno ad alcuni epicentri di governo tecnologico, dalla selettività altissima. Lavorare sarà, in qualche modo, sempre più un privilegio. E i lavori saranno sempre più self-driven, applicazioni come porte di limitato accesso a una funzionalità operativa che semplifichi la fruibilità.

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5. #MERCATI

Nell’economia della conoscenza, i mercati si sottraggono di fatto alle logiche della produzione globale. La localizzazione interviene come decisiva appropriazione bottom up di una distribuzione appiattita, e mai come ora il mondo appare spaccato tra mercati affluenti e mercati saturi nonché decadenti. Le politiche (della deviazione e dell’ostentazione; della conoscenza e dell’ignoranza, della competenza  e del controllo, cf Appadurai 2014) continuano a decidere del legame tra merci e valore.

6. #VALORI

Il futuro si fa, non si discute. Ma il valore della connotazione futuribile si sposta in funzione di tre ordini di necessità: quella finanziaria, quella ambientale, quella finalmente visionaria. Un valore mobile e sempre in discussione, che rende inutile quanto resiste a una matrice open source: l’innovazione sarà sociale o non sarà, poco importa se lungo un tracciato con qualche vittima. Lipovetsky (2015) l’ha chiamata la civilisation du léger, quel che conta sono comunque solo valori mixed method: esistenziali ma pratici, privati ma pubblici, critici ma ludici, funzionali ma emozionali.

 

M.M.: Uno scenario un po’ apocalittico forse. Ma è possibile ricostruire sfruttando la turbolenza?

G.C.: La turbolenza è caos da governare e energia da sfruttare per alimentare l’innovazione. Si aprono opportunità inedite, che coinvolgono con velocità diverse i settori della società contemporanea nella sua proiezione verso un futuro possibile. Dalla negatività alla positività, dalla paura a un tracciato costruttivo che sappia cogliere le diverse esigenze di segmenti sociali ineguali, per un mondo solo apparentemente globale, seguendo tre direzioni concettuali:

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Ø    UNZIP= Semplificare, Aprire, Sviluppare, Deconcentrare

Ø    PROTECT= Curare, Difendere, Preservare, Scegliere

Ø    NOURISH= Alimentare, Investire, Sprecare, Dare.

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M.M. A quali target  globali possiamo applicare questi concetti per valutarne l’evoluzione?

G.C.: Sono le parole chiave trasversali ai 4 diversi target globali che una ricerca condotta da Trend Monitor®, il tracking internazionale delle tendenze condotto per il 2015-16 da Baba Consulting con il fieldwork di Toluna (6000 interviste a un campione rappresentativo in 12 paesi: Italia, Francia, Germania, Spagna, UK, USA, Giappone, Brasile, Turchia, Russia, Cina, India) ha descritto secondo i seguenti pesi:

§   Breakers (12%): rivoluzionari, antagonisti, a-progettuali, marcati dalla volontà di rompere con l’esistente

§   Shakers (38%): al contrario, proattivi e entusiasti, il target più consapevole della necessità dell’innovazione e quello più aperto ad accoglierne le conseguenze

§   Keepers (33%): culla della resistenza passatista, nostalgici di una memoria irrecuperabile che si danno tuttavia da fare per rendere contemporanea, riscoprendo la lentezza, i sapori, la sostanza materiale

§   Rumblers (17%): esitanti e flessibili, sperimentatori e incerti tra lo sguardo in avanti e la battuta d’arresto, prudenti ma in evoluzione.

M.M.: Su queste basi tu hai proposto 4 scenari per posizionare l’innovazione.

G.C.: Sì, il loro senso è quello di fornire “chiavi in mano” alle aziende che innovano un territorio definito e chiaro all’interno del quale investire la propria personale appropriazione del posizionamento innovativo:

v COUNTER-CULTURE: il primo scenario riferisce ai Breakers, il concept che lo anima si propone di dare alla negatività un progetto. Gli insight su cui poggia investono nella provocazione creativa, nel recupero della differenza, nella definizione di nuove figure eroiche. Impatterà soprattutto su Moda, Media e Tecnologia.

v SPACE-LAB: è l’area di naturale attività degli Shakers, entusiasti abituati a spostare altrove il problema. Gli insight soggiacenti sono il credo nell’innovazione sostenuta dalla ricerca, lo spirito di contaminazione, l’investimento quotidiano nella futuribilità. Impatterà (anzi, sta impattando) su Corpo, Tecnologia, Mobilità.

v PRESERVE: dominio dei Keepers, votati alla riduzione dell’ansietà, alla ricerca di antidoti allo stress del cambiamento. Insight come la ricerca di un’esistenza più lunga e qualitativamente migliore, e poi attenzione costante, quasi una veglia sensibile, ma anche certezza della necessità di evitare una progettualità acriticamente  ottimistica. Impatta su Corpo, Bevande, Casa.

v AEQUILIBRIUM: la ricerca della sostenibilità personale (ben prima di quella del pianeta) marca i Rumblers. Cercano assenza del rischio e compatibilità, hanno me insight sensibile la consapevolezza della propria fragilità, lo scenario li farà navigare al meglio attraverso la precarietà.

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