Progetto Innovarea: per un nuovo Rinascimento imprenditoriale

 

Uno dei potenti motori della community che si sta sviluppando intorno alla Biennale Innovazione è senza dubbio il progetto Innovarea. Di cosa si tratta? Quali sono i risultati raggiunti e le prospettive future? Ne abbiamo parlato con il direttore scientifico del progetto Carlo Bagnoli,  docente di innovazione strategica a Ca’ Foscari, e Fabio Poles, direttore del distretto veneziano della ricerca e innovazione.

MM: Dopo due anni di attività, cosa possiamo mettere all’attivo del bilancio del progetto Innovarea?

CB: Prima di tutto una grande esperienza di amicizia tra persone ed istituzioni. In questi due anni con Alberto Baban, presidente di Piccola Industria, e Isi Coppola, già assessore regionale per le PMI e l’innovazione, abbiamo consolidato il rapporto personale contribuendo ad avvicinare tra di loro istituzioni come Confindustria, Università Ca’ Foscari di Venezia e Regione del Veneto che troppo spesso stentano a fare sistema. In secondo luogo molte realizzazioni concrete e pratiche a favore degli imprenditori veneti ed in prospettiva almeno di quelli italiani.

Il cuore del progetto è l’impresa “antifragile”, quella che negli anni della crisi – dal 2007 al 2012 – non solo è stata in grado di mantenere le proprie posizioni sul mercato ma è addirittura riuscita a migliorare la performance. Per Innovarea una impresa di questo tipo può anche essere “significante” se cioè è capace di generare valore simultaneamente per se e per la società in cui opera. Un’impresa che non solo sa valorizzare i beni privati ma sa anche vedere i beni relazionali e custodire i beni comuni in chiave di sostenibilità e sviluppo.

FP: Le realizzazioni concrete cui fa riferimento il professore hanno tutte come scopo quello di generalizzare quanto più possibile le maggiori abilità delle imprese significanti al tessuto economico e sociale della Regione del Veneto prima e dell’intero Paese poi.

Tra queste realizzazioni c’è sicuramente Trendlab, il primo portale gratuito e in italiano in grado di fornire informazioni e nuove idee rispetto al mondo dei trend. Capire e anticipare le tendenze del futuro prossimo e a medio-lungo termine è un fattore chiave di successo che le imprese significanti hanno sicuramente saputo valorizzare. E’ poi IBM a mettere a disposizione di Trendlab esperti e ricercatori nel campo dell’innovazione, le sue fonti d’informazione sui trend tecnologici globali, i suoi studi sull’industria del futuro e a fornire in icloud la piattaforma per l’accesso a tali contenuti.

CB: Trendlab non vuole diventare l’ennesimo player nel settore bensì essere selezionatore, secondo una logica attenta di contenuto in linea con le esigenze della piccola e media industria, di “buone idee” da condividere. L’obiettivo è ispirare le piccole e medie aziende italiane informando ma anche creando una cultura d’impresa legata ad un taglio molto concreto.

E proprio la capacità di “cavalcare” i trend ambientali più favorevoli, secondo una ricerca condotta da Marco Vedovato ed altro lascito concreto del progetto (ne abbiamo parlato nella nostra conversazione con Giulia Ceriani, ndr), è una delle principali caratteristiche che contribuiscono a spiegare le performance eccellenti delle imprese significanti. Questo però insieme ad alcune particolarità relative all’imprenditore.

MM: Quali?

FP: Secondo Fabrizio Gerli, direttore del Competency Centre di Ca’ Foscari, gli imprenditori più innovativi si contraddistinguono per il possesso di un insieme di soft skills legate alla capacità di gestire relazioni, di realizzare progetti con tenacia, di pensare fuori dagli schemi e di interrogarsi costantemente su cosa cambiare. Soprattutto però una volta osservati i trend è l’accoppiata pensiero strategico-pensiero diagnostico, cioè la capacità di capire lucidamente le cause e contemporaneamente definire una risposta strategica, a fare la differenza mettendo in grado l’imprenditore di riconoscere e sfruttare le opportunità fonti di potenziali business.

Ma gli imprenditori-innovatori e le imprese significanti sanno anche usare bene il denaro, cioè selezionare gli impieghi per concentrare gli investimenti dove c’è capacità di remunerare i rischi d’impresa – come ha messo in luce Giorgio Bertinetti che a Ca’ Foscari insegna finanza aziendale – e internazionalizzare incarnandosi nella cultura locale. Passando cioè dal “fare” all’ “essere” internazionali secondo una dinamica che gli studiosi Andrea Pontiggia e Tiziano Vescovi chiamano di mirroring e mirroring-back.

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MM: Ma il processo di disseminazione dei risultati di Innovarea, oltreché sulle pubblicazioni, su quali altri strumenti potrà contare?

CB: Nel gennaio 2016 inizieranno a Venezia le lezioni di un nuovo Master, in Digital & Design Strategy Innovation, voluto da Ca’ Foscari e da molti partners che hanno condiviso visione ed esperienze in questi due anni, proprio per trasmettere ai decisori aziendali molte delle conoscenze acquisite grazie ad Innovarea nello specifico campo dell’innovazione. Gli insegnamenti vogliono mettere insieme contenuti di tipo tecnico e di tipo umanistico secondo il credo di Innovarea: che il nuovo Rinascimento italiano è l’Impresa.

Master DDSI

MM: Su questo punto vedo un perfetto allineamento con la prospettiva dello Humanistic Management

CB:Il Rinascimento è forse l’esempio più eclatante di come nonostante o, forse, proprio “in virtù” di un contesto di incertezza ed instabilità, mercanti, banchieri, politici, uomini di cultura e gente d’affari, tutti espressione del genio italico, siano riusciti nell’impresa di trasformare il mondo “mettendo al centro l’uomo”. E questo è stato reso possibile dal fatto di aver riunito nello stesso luogo proprio i talenti più brillanti del tempo, appartenenti alle discipline ed anche alle attività più diverse.

MM:Frans Johansonn, che ho avuto ‘onore di introdurre in Italia,  lo chiama “effetto Medici”, in onore di Lorenzo De’ Medici, politico, scrittore, intellettuale e mecenate della seconda metà del quattrocento fiorentino capace di raccogliere attorno a sé un movimento di gente talentuosa che ha generato valori e valore per l’Italia ed il mondo intero.

CB: D’altronde lo insegnano anche le scienze naturali: la biodiversità genera vita e forme di vita diverse. Anche la valorizzazione della più piccola differenza, in un contesto adeguato, può generale una salto quantico, un momento di rottura epocale. Qualche esempio? La sequenza del DNA umano e quella del corallo sono sovrapponibili per l’80%. Ma è proprio la parte più piccola della sequenza, il restante 20%, che permette l’evoluzione verso una forma di vita complessa come quella umana. In realtà in natura basta anche molto meno: lo scimpanzé e l’uomo condividono il 98% della sequenza ed è un piccolissimo 2% della sequenza stessa a cambiare drasticamente la situazione a nostro favore.

Il messaggio è chiaro: se vuoi l’innovazione coltiva la biodiversità. Il che significa che solo dalla riunione di talenti inter e transdisciplinari, di persone “diverse” (ingegneri, economisti, artisti, scienziati, sociologi, imprenditori, filosofi…) può scaturire ancora una volta quella scintilla di originalità che emerge in un luogo ed in uno spazio organizzativo ben definito, dove la combinazione di nuove idee si fondono in qualcosa di sorprendente.

MM: C’è qualche regola da tenere presente?

CB: Pochissime. E, paradossalmente, proprio per non avere nessuna regola valida a priori:

  • Tutte le nuove idee sono combinazioni originali di altre idee pre-esistenti
  • Tuttavia non tutte le nuove combinazioni hanno uguali potenzialità
  • Avere tante idee conduce prima o poi a idee migliori
  • Si può imparare anche dagli errori e dai fallimenti, che vanno previsti e pianificati
  • Rimanere fedeli a ciò che ci appassiona dà le migliori opportunità di successo
  • Là dove le idee esistenti si intersecano è possibile assistere ad una esplosione di nuove idee e possibilità.

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Se è vero che dopo il nostro Rinascimento storico i luoghi d’impollinazione culturale, scientifica, artistica ed economica sono fioriti per lo più al di fuori dell’Italia, molti intellettuali ma anche molti pratictioners di diversa estrazione ritengono oggi che sia ormai maturo il tempo per un secondo Rinascimento Italiano. Il brodo primordiale di incertezza ed instabilità che caratterizza – nuovamente e da lungo tempo – il nostro Paese è in realtà il terreno di coltura (coltura e cultura sono parole quasi sovrapponibili!) ideale per l’innovazione. Ma per poter sfruttare questo momento in senso positivo è fondamentale, come nel Quattrocento, rimettere al centro l’Uomo. In più bisognerà saper esplorare fino agli estremi confini la nuova economia, che è digitale e umanistica insieme.

Questo secondo Rinascimento è l’impresa. Nel doppio senso di qualcosa di fuori dall’ordinario, quasi impossibile, e del trasformare per creare contesti, prodotti e imprese innovative. Tenendo presente che per un imprenditore il vero prodotto è l’impresa stessa: la principale risorsa da trasformare per accrescerne il valore saranno quindi i suoi stessi dipendenti. O, forse più correttamente, i suoi “talenti” umani.

MM: Questo è forse il messaggio chiave della strategia Innovarea,

CB: Certamente. Il Progetto punta a promuovere un movimento di imprese per portar fuori il nostro Paese dalla lunga crisi iniziata nel 2008 “facendo leva sul patrimonio civile, culturale, naturale e artigianale che caratterizza l’Italia abbandonando i pessimismi legati ai problemi strutturali del Paese e i protagonismi ostacoli alla maturazione del sistema Paese”, come recita il manifesto.

Un movimento partito dal Veneto grazie a Confindustria Veneto, all’Università Ca’ Foscari di Venezia e alla Regione del Veneto ma che sta sempre più avendo una rilevanza nazionale. Per certi versi Innovarea può anche essere definito un incubatore per un nuovo modello imprenditoriale. Il primo sforzo che è stato fatto è infatti quello di aver prodotto un manifesto che pone delle domande relative a quali sono la visione, la missione, le strategie ed il modello di business di una impresa. Questo manifesto viene utilizzato dagli imprenditori che hanno aderito al movimento per verificare se le risposte che danno a queste domande o che hanno dato nel passato sono ancora attuali. Abbiamo redatto questo manifesto da una parte facendo riferimento a quanto si viene dibattendo nei convegni nazionali ed internazionali che hanno messo a tema le strategie per uscire dalla crisi. Dall’altro lato andando a studiare quelle imprese che negli anni della crisi hanno meglio performato dando risposte significative alle domande del manifesto. Che diventa così uno strumento operativo a servizio delle imprese che vogliono trasformarsi nello stesso senso di quelle che noi chiamiamo imprese “significanti”, capaci cioè di creare valori e valore per sé stesse e per i propri stakeholders. Imprese che vogliono trasformare i loro clienti, i loro fornitori, i loro stessi dipendenti per trasformare l’intera società e realizzare l’Impresa di un nuovo Rinascimento.

 

I NUMERI DI INNOVAREA

1 milione di euro, il finanziamento da parte di Regione del Veneto

2 Osservatori permanenti costituiti

1.329 imprese performanti identificate su un campione di 5686 imprese venete totali

500 imprese “antifragili” e tra queste 100 “significanti”

51 tra analisti, ricercatori e docenti gli studiosi coinvolti

9 eventi di disseminazione tra ottobre 2013 e giugno 2015 per un totale di 1.466 imprenditori partecipanti

1 Master in Digital & Design Strategy Innovation nel 2016