“What is the use of a book without pictures or conversations?”, pensa Alice nel capolavoro di Carroll, che per molti decenni nell’immaginario popolare è stato strettamente associato alle 42 meravigliose illustrazioni realizzate da Tenniel nel 1864 sostituite, quasi un secolo dopo, da quelle mobili e sonore del film di Walt Disney, cui in tempi più vicini a noi si è sovrapposto il 3D burtoniano…
E così, come i Barbari di Baricco, stufa marcia (very tired) fugge via dal mondo statico e libresco della sorella maggiore, una fuga mentale in un mondo alternativo dove figure e conversazioni sono centrali. Scrive Baricco: “I barbari non tengono in gran conto la storia (accidenti, nella versione disneyana il libro che sta leggendo la sorella di Alice è un libro di storia!). Ma certo la mossa istintiva con cui rifuggono dal potere salvifico dell’anima ha molto l’aspetto del bambino che evita il tubo di scappamento su cui si è bruciato. E’ qualcosa di meno di un ragionamento: è una mossa nervosa, animale… (come quella di rincorrere un Coniglio Bianco fin dentro la sua tana?) E se pensate al surfing mentale…”. Se ci pensiamo, che surfista meravigliosa è Alice, e non solo per come cavalca le onde dei suoi pensieri! Si tuffa nella tana del Coniglio Bianco proprio come i veri surfisti si “intubano”, ovvero si sprofondano nel tubo formato da un’onda rimanendo coperti dal labbro che l’onda forma nel frangere, rallentando, perdendo velocità, abbassandosi e piegando la testa per rendere eterni i secondi trascorsi entro la green room, col tetto dell’onda che ti scivola sopra la testa per poi uscirne quando questo collassa. “E’ troppo bello!!!- scrive un apprendista surfista internettiano descrivendo le sue prime esperienze in una chat per appassionati, SullaCrestaForum [i] – E’ pure rilassante perchè non c’è timore di cadere, se si cade non succede nulla!” Così è per Alice: “Either the well was very deep, or she fell very slowly, for she had plenty of time as she went down to look about her and to wonder what was going to happen next. First, she tried to look down and make out what she was coming to, but it was too dark to see anything; then she looked at the sides of the well… And here Alice began to get rather sleepy, and went on saying to herself, in a dreamy sort of way…. when suddenly, thump! thump! down she came upon a heap of sticks and dry leaves, and the fall was over. Alice was not a bit hurt, and she jumped up on to her feet in a moment”. E fuori dal tunnel Alice si troverà ben presto in mezzo ai flutti… formati dalle sue stesse lacrime: “she soon made out that she was in the pool of tears which she had wept when she was nine feet high”.
Ma non anticipiamo e torniamo all’oceano-mare delle parole di Baricco: “Se pensate al surfing mentale, all’uomo orizzontale, al senso disperso in superficie, all’allergia per la profondità, allora qualcosa potete intuire dell’animale che va a cercarsi un habitat che lo tenga al riparo dal disastro dei padri”[ii]. Alice è una barbara, non c’è dubbio. Una che nella tana del coniglio si getta, alla ricerca di un mondo in cui la profondità (down, down, down, ripete ossessivamente il Reverendo C. L. Dodgson, in arte Lewis Carroll, descrivendone l’angelica caduta – falling down – nel cunicolo sotterraneo, a very deep well, anticamera dell’Ipouranio di Wonderland) coincida con la superficie di uno Specchio. Un mondo rovesciato di fantasia e meraviglie ai tempi di Carroll, divenuto per molti aspetti il nostro mondo reale. Un mondo nuovissimo e selvaggio, “a brave new world” per dirla con Shakespeare – ancora bizzarre immagini in movimento e conversazioni, con gli altri e con sè stessi… come quella di Amleto, perso nei labirinti di Elsinore in un “tempo fuori di sesto”, che, dopo essersi precipitato nella fossa di Yorick, ragiona nel suo foro interiore con il teschio del povero buffone in mano, simbolo del Tempo che bizzarramente passa, presagendo la propria morte; immagine uguale e contraria, in qualche modo, all’altra, di un Coniglio Bianco che corre borbottando fra sé e sé, in affanno per il ritardo, mentre consulta un orologio appeso con una catena al panciotto, subito prima di buttarsi nella tana che conduce chi lo segue a rinascere nello specchio rovesciato di Wonderland. Un mondo nuovo di zecca che pure rimanda al cocktail primordiale da cui è scaturita la cultura occidentale: la filosofia platonica, ovvero, ancora, figure (meglio, idee, nel senso etimologico del verbo greco ὁράω [orao], “vedere”) e conversazioni (dialoghi).
[ii] Baricco, Alessandro. I Barbari, cap 23, L’allergia per la profondità.