L’industria del trend-setting guarda oltre la crisi

Genio e regolatezza VII

Di Piero Trupia

 

Era il capo che lo chiamava da un qualche altrove […]voleva informazioni acclarate, dati certi, algoritmi che potessero fornire illuminazioni univoche sul futuro. […] Deckard rivolse lo sguardo a quel riflesso baluginante della coscienza di Fordgate, a quello spettro cui sfuggiva il punto essenziale. […] che il mondo, aziendale o individuale che sia, è costituito da mondi, da opzioni diverse, da influssi sottili fra ciò che è visibile e ciò che non lo è […] quella singolarità instabile, perché congetturale, potenziale, molteplice, di cui tuttavia dobbiamo essere consapevolmente responsabili per poterla rinnovare ogni giorno. “Mi sta parlando di sogni, Deckard. Non sarò così folle da preferire quelle immagini confuse alla chiarezza della veglia” […] “Faccia come crede”, rispose Deckard.

Episodio N° 23 de Le Aziende In-Visibili, romanzo a colori di Marco Minghetti & The Living Mutants Society, Libri Scheiwiller, 2008.

 

Smentite le fosche previsioni per l’industria italiana che ancora una volta si dimostra coriacea e capace d’iniziativa quando serve.

Prima la FIAT ora il legno-arredo. Contro questa tendenza reale il catastrofismo dei media che, per vendere il loro principale prodotto, gli spazi pubblicitari, devono fare audience e il miglior modo per farla è l’allarme sociale.

A dire il vero pesava un’ombra sulla vigilia del Salone del Mobile di Milano (24-27 aprile 2009). Quanti produttori avrebbero comprato gli spazi? Quanti visitatori? Da quanti e quali paesi? Quanti compratori? Quanti contratti firmati? Abbiamo la risposta: esattamente quanto nel 2008, anno di boom rispetto al 2007. Espositori 2.700 e 500 sono rimasti fuori per mancanza di spazio, 308.000 visitatori in quattro giorni, di cui 144.000 stranieri provenienti da 145 paesi compreso l’ospite inatteso, il Sud Africa. In più, il fenomeno in crescita, per dimensione e successo, del Fuori-Salone, sale espositive, mostre, spettacoli ed eventi all’insegna della creatività sparsi nel territorio urbano, centro storico e zona di Porta Genova.

Creatività è stata la parola d’ordine di questo Salone 2009.

Il design ha furoreggiato in particolare nella vasta sezione Euroluce, sistemi e apparecchi per l’illuminazione.

Ad ogni edizione di Euroluce si pensa che non ci sia più nulla da inventare nel settore e si è smentiti ad ogni nuovo appuntamento.

All’insegna dello charme de l’impossible la sfida di quest’anno: ecologia e fascia alta dell’offerta a sfidare la crisi. È il modo per battere la concorrenza della produzione a basso costo dei newcomer con  l’ecologia che risponde a un bisogno profondo della clientela, soprattutto nelle nuove generazioni: meno consumo, fino all’80%, ed eliminazione drastica degli inquinanti come il mercurio.

Il Salone ha generato alcune iniziative imprenditoriali. Una responsabilità di Federlegno-Arredo per l’arredamento degli spazi espositivi di Expo 2015 e, nell’immediato, di quelli del G8 a l’Aquila nonché la costruzione, sempre a L’Aquila, di alloggi temporanei e definitivi in legno ecologici e a prova di un ottavo grado Richter.

Gli operatori presenti al Salone nelle numerose interviste concesse – 5.500 i giornalisti accreditati da ogni parte del mondo – hanno accantonato il tradizionale umor nero del contadino per il quale o piove troppo o troppo poco. Hanno sfoggiato fiducia anche per il futuro immediato: manterremo una quota di export superiore al 60% della produzione sempre con un’offerta di fascia alta per il design e la qualità dei materiali. E’ l’unico modo per competere con i paesi emergenti, senza dimenticare la domanda qualificata che proviene da queste aree.

Il Salone del Mobile ha riconfermato il genius loci dell’economia di servizi alla nostra maniera. Non finanza creativa ma il trend-setting del nostro design del quale si è fatto sfoggio nei quattro giorni milanesi. Consolante, in particolare, il Salone Satellite aperto a giovani designer provenienti da tutto il mondo. L’Italia esporta cervelli e importa designer. Uno dei nostri paradossi.

L’indotto generato dal Salone in tutte le sue articolazioni è stato di 300 milioni di €.

Il trend-setting è un industria ad alto valore aggiunto nell’immediato, altissimo nel medio periodo.

N.B.: Tratto narrativo caratterizzante de Le Aziende In – Visibili è il facile configurarsi nel corpo del racconto di una pluralità di mondi, sovramondi, ultramondi esterni e interni alla coscienza, nel senso di immanenti o trascendenti rispetto a essa, reali e virtuali. È un’applicazione creativa della dottrina dei mondi possibili, configuratasi, all’inizio del secolo scorso, ad opera di logici finlandesi, Van Wright e Hintikka in primo luogo. Una vecchia idea di Leibniz, secondo il quale anche il nostro, apparentemente realissimo mondo, è, dal punto di vista metafisico, un mondo possibile tra gli altri. Mondi possibili costituiti o da costituire. I primi, quelli di altri sistemi solari, galassie, universi paralleli o universi divergenti, antimondi. Di essi possiamo dire ben poco e quel poco ha un basso grado di plausibilità, in quanto frutto di una mera estensione del mondo che conosciamo e che non possiamo affatto considerare il modello unico e universale. Paradossalmente, maggiore plausibilità hanno i secondi, quelli progettati e quelli che forma la fantasia creativa della narrazione o del mito. Sono mondi di noi, tra noi. Quello dei cibernauti e quello dei Benedettini di Monte Oliveto Maggiore (dal 1313), quelli delle curve sud e nord e quello sulla vetta del Monte S. Giuliano, sopra Trapani a Erice, il Centro di Ricerca di Fisica Superiore Ettore Maiorana, nonché la Comunità

di Andrea Rostagno, che sopravvive a se stessa dopo l’assassinio del suo omonimo fondatore, e che sta ugualmente a Trapani al livello del mare. Infine, quello dei Saloni di cui sopra, generati dal primitivo Salone e gli altri al momento in gestazione. Il motore narrativo dei mondi possibili è la diègesi che da due ne genera un terzo e da questo, nei suoi accoppiamenti, e in quelli della sua progenie, infiniti altri.

 

Ritorna in questo nostro tempo, apparentemente arido e schematizzato dalla tecnica,  il pensiero e il narrare di Giordano Bruno, quello che si trova in De l’infinito universo et mondi e quell’altro che sprizza dai fermenti della sua scrittura che ha indotto non pochi sprovveduti critici ad accusarlo di incoerenza. Ritornano i suoi heroici furori.   

 

                                                                                            

Tratto

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