“What is the use of a book without pictures or conversations?” E’ la prima frase articolata da Alice, nell’incipit di Alice in Wonderland. “A che serve un libro senza figure e dialoghi?” è il pensiero che le frulla per la mente, così come tutte mentali sono le sue avventure: che si compongono in un sogno (a curious dream, lo definirà nelle battute finali del libro, un curioso sogno di mezz’estate) fatto di immagini in movimento e conversazioni, come un film. Le differenze fra le due forme di immaginazione sono del resto minime: un film, è stato spesso notato, per molti aspetti non è che un sogno condiviso nella grande stanza buia del cinema, mentre la coincidenza fra la data di pubblicazione de L’Interpretazione dei sogni e quella della nascita della cinematografia (1899) appare a molti come qualcosa di più di una mera casualità. Cinematografia e psicanalisi sono due fra le più caratteristiche espressioni della modernità, che in Alice hanno trovato innumerevoli occasioni di sperimentazione.
Ma l’incrocio di immagini e conversazioni segna anche maggiormente la modernità incarnata nella televisione, specie nel suo format più contemporaneo: il reality show. Se la ragione del successo dei film, secondo un famoso regista, risiede nel fatto che “sono come la vita, tolte le parti noiose”, il segreto dei reality è che sono come la vita, incluse le parti noiose; anzi il reality ha tanto più successo quanto più insiste sulle immagini insignificanti e sulle conversazioni insulse dei protagonisti, le cui trite vicende si trasformano in avventure meravigliose solo perché arrivano a milioni di persone attraverso lo specchio deformante della televisione, offrendo a tutti l’illusione che sia possibile fare come Alice: attraversare lo “specchio” dello schermo televisivo e diventare i protagonisti di quel mondo in cui vigono regole uguali e contrarie a quelle cui siamo abituati.
E questo modello, che consente a ciascuno, a prescindere dai suoi talenti, doti o capacità, di trovare un pubblico sterminato presso cui esibire il proprio ego, non è lo stesso intorno a cui si è sviluppata l’affermazione planetaria di strumenti come i blog prima, il social networking poi? Cosa è Facebook, il più rilevante fenomeno del web 2.0, se non un libro con immagini e conversazioni? Con una differenza fondamentale, però, rispetto al reality: in quel caso milioni di spettatori sono puramente passivi, immobili ed eterodiretti come i prigionieri nella caverna di Platone; nel social networking diventano protagonisti attivi delle immagini e delle conversazioni, come i personaggi dei sogni shakespeariani e la stessa Alice.
Soprattutto però, è un’idea, quella con cui Alice si presenta a noi lettori, che prefigura la forma di comunicazione contemporanea che sta soppiantando il libro cartaceo, cui la bambina è insofferente: l’ebook. Già dal 1° aprile 2011, infatti, Amazon ha dichiarato che ogni 100 tomi cartacei venduti, ve ne sono stati 105 in versione elettronica Kindle. Una crescita esponenziale, avvenuta in soli quattro anni e triplicatasi, secondo gli esperti, di anno in anno. Queste cifre riguardano tutti gli ebook acquistati, non quelli scaricabili gratuitamente. Un successo destinato a crescere ancora, considerato che Amazon ha introdotto il suo e-reader, il Kindle, solo nel 2007. Negli Stati Uniti, l’apposito store online contiene allo stato attuale (giugno 2011) oltre 950 mila titoli.
Ma cosa è esattamente un ebook? Per ebook si intende un testo elettronico “in formato digitale che conservi in massima parte gli elementi strutturali e rappresentativi dell’oggetto libro. Il libro elettronico si presenta quindi dal punto di vista visivo con il medesimo assetto grafico di un libro su carta (copertina, titolo, impaginazione coerente, ecc.) e con un’analoga unità d’insieme per ciò che concerne forma e contenuto. Il digitale, peraltro, pur perdendo la materialità tattile della carta, consente soluzioni rappresentative del tutto peculiari, come ad esempio la creazione di ipertesti letterari – caratterizzati dalla possibilità di una lettura non lineare, personalizzabile e agganciata a fonti digitali esterne al libro – nonché all’implementazione, all’interno stesso del libro elettronico, di elementi multimediali (brani audio, video, ecc.)”.[i] I due libri di Alice sono dunque già virtualmente ebook (non a caso una delle primissime applicazioni per iPad è stata proprio la trascrizione delle avventure di Alice), anche dal punto di vista strutturale: come la miriade di rifacimenti – letterari, teatrali, cinematografici, televisivi – aveva del resto dimostrato già prima dell’avvento dei libri elettronici, le possibilità di lettura personalizzata che offrono grazie alla loro struttura picaresca, episodica, non lineare, sono innumerevoli.