di Alessia Mosca (www.alessiamosca.it), deputato del PD
L’auspicato avvio di una stagione riformatrice non può riguardare solo il tema delle riforme istituzionali, ignorando la vera, grande emergenza italiana: il mercato del lavoro. Ora che la crisi sembra attenuarsi è necessario mettere a punto un nuovo sistema contrattuale che superi la giungla attuale offrendo un nucleo comune di tutele a tutti i lavoratori.
La
proposta di contratto unico, originariamente avanzata da Pietro Ichino e da
Tito Boeri e Pietro Garibaldi in due versioni parzialmente differenti, si è
tradotta nel corso di questi due anni di legislatura in una serie di proposte
di legge alla Camera e al Senato. Con il contratto unico ci si propone, in
estrema sintesi, di trovare una soluzione alla divaricazione che si è andata ad
approfondire nel corso degli ultimi anni tra lavoratori di seria A, super-garantiti,
e lavoratori di serie B – in genere giovani e donne – senza alcuna tutela e
soprattutto privati della possibilità di programmare un proprio percorso di
vita e di carriera oltre la scadenza dei contratti a progetto o a tempo
determinato. Questo non eliminando le garanzie dei primi, ma consentendo ai
secondi e ai nuovi assunti un inserimento a garanzie crescenti in base
all’anzianità di lavoro, che tenda progressivamente alla stabilizzazione e
comunque ad un allargamento di diritti anche a quanti oggi non ne hanno.
Il
mio auspicio è che su questo tema si possa trovare una convergenza anche con la
maggioranza, considerato che tematiche come l’uguaglianza sul luogo di lavoro
non dovrebbero essere etichettabili come di parte. Occorre attivarsi subito per
porre le basi di una ripresa sostenibile.