Genius loci e regolatezza XVII
Di Piero Trupia
“Questo potere e questo consenso poi devono esprimersi e possono farlo solo attraverso il comando, il dogma o la persuasione. Gira e rigira le leve strutturali per influenzare la condotta umana sono sempre quelle. In ogni caso, queste leve non potranno che far ricorso alla narrazione per palesarsi e giustificarsi. […] Se potere e consenso vogliono e devono convincere, e quindi motivare, la narrazione s’imporrà.[…] l’importante è vedere la narrazione all’opera come forma necessitata di pensiero. […] esiste un altissimo bisogno di comunicazione sociale, consenso socio-politico, ingaggio moral-esistenziale.[…] Comunicazione, consenso e ingaggio sono dispositivi che si attivano là dove la turbolenza aumenta e chi meglio della narrazione e del pensiero narrativo più simbolico, più mitico, più empatico può maneggiare questi meccanismi?
Da The Sunny Side of your Storytelling Life, Episodio N° 99 de Le Aziende in-Visibili
Romanzo a colori Di Marco Minghetti & The living Mutants Society
Libri Scheiwiller 2008
Paradisi Industrie Meccaniche è uno dei primi insediamenti industriali nella Valle Dell’Esìno e del Misa, sorto direttamente dalla mezzadria e che conserva il ricordo dell’attrezzeria, uno dei fattori di successo di quell’esperienza produttiva. Gli altri fattori erano la residenza sul fondo del padrone e del mezzadro e la loro collaborazione, insieme alla gendarmeria pontificia che rendeva sicure quelle campagne e a un efficiente sistema fiscale che finanziava certamente i privilegi di status dell’aristocrazia ecclesiastica e terriera, ma anche gli investimenti pubblici produttivi.
Un fattore soft del tutto particolare fu l’Almanacco Pontremolese, venduto cascina per cascina dal leopardiano venditore e prezioso veicolo d’inculturamento scientifico, tecnico e civile.
L’azienda Paradisi è inserita nella sua brava filiera produttiva, dalla fornitura delle macchine utensili alla fornitura di componenti che l’azienda a sua volta assicura ai 60 fisarmonicai di Castelfidardo e ai costruttori di macchine agricole.
Due le matrici agrarie dell’industrializzazione in quel locus: l’aggiustaggio degli attrezzi agricoli, necessità cui provvedeva il mezzadro per mancanza di alternative, da cui è nata una diffusa classe di attrezzisti e congegnisti; la presenza di corsi d’acqua perenne che hanno fornito energia gratuita, a parte l’investimento iniziale nella ruota e la manutenzione, per l’installazione di mulini, gualchiere, cartiere, concerie, setifici e, infine, fornaci. Una linea continua di civiltà materiale che raggiunge l’oggi.
La filiera è esigente. Richiede l’aggiunta di non poca acqua nel vino dell’individualismo imprenditoriale e il raffreddamento di quei bollenti spiriti che si estrinsecano nel “Grazie, so sbagliare da me.”
Nella filiera vige l’uguaglianza di status ed è attiva, per ragioni funzionali, una collaborazione organica tra fornitori e riforniti. Poiché inoltre l’unica innovazione possibile è quella prestazionale, e non quella che scaturisce direttamente dalla ricerca, della filiera è parte attiva il cliente che è rifornito con il prodotto, ma che, a sua volta, rifornisce il cliente che, a margine, comunica al fornitore le proprie esigenze produttivo-innovative, affinché le interpretare e le traduca in nuove prestazioni. Nella letteratura manageriale si parla prevalentemente di distretti e anche il locus Esino-Misa viene sbrigativamente detto ‘distretto’. Grossolano errore.
Il genius dell’organicità si riproduce nell’organizzazione con il coinvolgimento conviviale di tutto il personale. Tutti olio di gomito e tutti creativi. Ne segue una forma non codificata di partecipazione agli utili con premi annuali di produzione e crediti formativi, rispetto ai quali le richieste sindacali non riescono a essere competitive. In altri termini, in quel locus vige il personigramma.
Siamo una nicchia in una nicchia, dicono alla Paradisi. Riforniamo microviti alla nicchia dei fisarmonicari di Castel Fidardo e componenti all’attrezzeria agricola.
Il fatto è che la precisione attuale del macchinario sofisticato, quello artigianale delle fisarmoniche di alta gamma e quello delle macchine utensili a controllo numerico, richiede una precisione di lavorazione dei componenti al centesimo di millimetro. Per la produzione giapponese e cinese di fisarmoniche copiate dalle nostre, questa precisione non serve.
Il nostro catalogo contiene tremila articoli; il loro claim è la precisione. Il controllo di qualità è una nostra ossessione.
Anche le macchine utensili più sofisticate si disallineano, basta un microscopico truciolo di metallo. Alcune di queste macchine sono svizzere nate per l’orologeria e noi le adattiamo ai nostri bisogni d’accordo con i fornitori.
La nostra innovazione è di processo, e nasce dalle macchine di lavorazione adattate, ed è di prodotto e nasce dalle esigenze della clientela che studiamo e interpretiamo.
Abbiamo risolto con opportune soluzioni meccaniche e di software la politura e delle superficie metalliche – spazzolatura e brillantatura – anche per superficie discontinue da convesso a concavo, con rientranze e spigoli ecc…
La soluzione innovativa viene dal riconoscimento di un problema, dal farsene carico e dall’attivazione di tutte le menti presenti in azienda e nel suo entourage di fornitori e riforniti. Ascolto, potere di parola, ricerca di problemi e parlare, parlare, parlare.
Ma c’è anche il nostro specifico, il supergenius loci, come dice Lei, quello che si esprime nel detto marchigiano: s’era detto, s’ha da fa’, che ce vo’.
N.B.: Un aspetto sorprendente e pacificante del romanzo a colori è l’unità di tono di tutte le voci dei pur disparati racconti, nell’incredibile fiera delle meraviglie delle biografie degli autori: età, background culturale, vocazione, professione che più diversi non potrebbero essere. Né si può dire che ci sia stato un brief e una tutorship pregnanti e pressanti dell’autore degli autori, Marco Minghetti.
Questa espressione, autore degli autori, trova giustificazione nel fatto che alcuni dei partecipanti all’avventura letteraria, una minoranza, erano autori in senso tecnico, scrivevano per un pubblico. Gli altri coltivavano arti, mestieri e professioni quanto mai disomogenei e lontani dalla scrittura narrativa: astronauta, teologo, banchiere, politico, pubblicitario…una vera corte dei miracoli professionale, un’accozzaglia casuale e improbabile di personaggi, accorsi al suono di un magico piffero ma con la sola promessa, questa volta, di scrivere il loro racconto e tornare alle abituali occupazioni.
Non si può negare che ci sia stata convocazione. Su due terreni: la suggestione di partecipare a un gioco dove non si vince nulla se non l’affrontare una sfida, misurandosi con un compito né facile né usuale, e l’inserirsi in quella carovana che in un tempo lontano unì due città magiche, quella dei Dogi e quella di Kublai Khan.