Di Piero Trupia
[…] a ogni incrocio c’è un monumento che consiste solo d’un piedistallo, solitamente vuoto. […]”Avrai visto molti gestori delle risorse impazzire per il paradosso del monumento vuoto”, disse Deckard a Vajanel, il saggio Direttore Amministrativo […] Non è un vuoto [….] è un monumento all’esistenza di ogni singolo cittadino […] che, se volesse, potrebbe esserne il testimone <essente>”…
(Dall’Episodio N° 29 de Le Aziende In-Visibili, romanzo a colori di Marco Minghetti & The Living Mutants Society Con 190 immagini di Luigi Serafini Libri Scheiwiller 2008)
Negli anni ’70 i guru del marketing srategico proclamarono una nuova dottrina: la nicchia era la morte della creazione di valore e i beni maturi sarebbero stati prodotti a costi stracciati nei paesi del nuovo sviluppo: impossibile competere. Le piccole imprese italiane conviviali e di genius loci non disobbedirono consapevolmente, né argomentarono la loro persistenza nel vecchio. Semplicemente ignorarono la notizia e andarono avanti per la loro strada. Nessuna meraviglia: l’industria italiana era considerata decotta e strutturalmente ai margini del mercato globale che di lì a poco sarebbe stato l’unico riferimento e l’Italia sarebbe stata definitivamente espulsa dall’economia moderna e ricacciata nell’economia agraria. Le cose non sono andate così e fin qui niente di strano. Si può sbagliare previsione. Strano è invece che nessuno di quei guru abbia riconosciuto l’errore e fatto autocritica. L’industria italiana infatti, proprio alla fine degli anni ’70, diventava uno dei protagonisti dell’industria mondiale, tra i primi sette paesi produttori ed esportatori.
In quegli stessi anni maturava l’offensiva giapponese contro l’industria tradizionale italiana degli strumenti musicali. L’offensiva sbaragliò il centenario sistema produttivo di fisarmoniche di Castelfidardo, ma la disfatta fu una grande opportunità per quel distretto. I produttori di fisarmoniche si spostarono sulla fascia alta e altissima e conquistarono una supremazia mondiale negli strumenti da concerto e per amatori sofisticati, ovviamente a dimensione mondo.
In quegli stessi anni nel locus jesino rinasceva Paradisi che si spostava dalla minuteria meccanica generica a quella di precisione. In particolare le microviti che fissano le lamelle vibranti delle fisarmoniche di Castelfidardo. Vite e lamella fanno un corpo unico vibrante e anche la microvite diventa organo vibrante e musicale.
Mi hanno spiegato, alla Paradisi, che la produzione di fascia alta non si può improvvisare né può essere affidata unicamente o principalmente alle macchine. Le macchine fanno quel che l’operatore vuole che facciano e l’operatore è anch’esso una macchina biologica o bionica per una parte del suo operare, ma per un’altra parte è una mente che apprende, sbaglia e apprende dall’errore, sceglie, decide, giudica liberamente. Gli strumenti musicali vanno accordati e l’accordatura richiede una capacità globale dell’accordatore, correntemente chiamata ‘orecchio’, ma questa macchina bionica è al servizio di una mente nutrita da una cultura e da una storia. La storia del nostro paese da Augusto ai nostri giorni.
Paradisi è una delle innumerevoli imprese italiane che è ‘uno di uno’, non ‘uno di molti’. Una peculiarità senza confronti che sfugge alle descrizioni statistiche generalizzanti; può essere soltanto narrata e non catalogata. Nel locus jesino e in tutti gli altri loci della Peninsula Locorum, ogni impresa è documento e monumento della e alla capacità inventiva e innovativa a suo modo. È il modo dell’italico molteplice genius.
N.B.: Le Aziende In-Visibili è un’antologia di squarci narrativi su un territorio inconsueto, eppur riconoscibile, e che, alla fine, diventa familiare. Un doppio veridittivo e, alla fine veridico, di quegli insediamenti produttivi continui che incontriamo ai lati delle strade del nostro paese. La loro verità ci sfuggirebbe, senza la rappresentazione straniante, eppur perentoria, del romanzo a colori di Marco Minghetti & The Living Mutants Society.