“Sogni, sogni, sogni. Sveglia Deckard!”
da EXIT, episodio n° 128, capitolo IX, pag. 383 de Le Aziende In-Visibili romanzo a colori di Marco Minghetti & The Living Mutants Society con 190 immagini di Luigi Serafini, Libri Scheiwiller, 2008.
di Gianluca Garrapa.
[…] allora opero con la mente di un elettronimo che rilegge il mio passato analogico medioevale e scuote il capo.
la questione
i romani e i barbari. Il modello politico romano-imperiale che pone a prelievo di re la dinastia a carattere ereditario. La linea magica che dall’uomo porta all’Uomo. Al dio blasfemo in terra. Il barbaro chiede il suo re al mallus all’assemblea degli uomini liberi per principio elettivo.
[…] Ecco la questione del medioevo elettrico: la linea analoga che rischia il digitale baronaggio. Non parlo ancora di censura legiferante alla Carlucci, men che meno decreti o peggiori censure a Grillo inascoltato nella spettacolarità anestetizzante.
Vabbene, la questione: metto in proporzione euclidea nel triangolo organonimo-modello politico imperiale-medioevo elettrico, elettronimo-principio elettivo barbarico- rinascimento digitale.
Svolgo: l’impero analogico-baronale segue pedissequo l’ereditarietà lineare dell’input.
La consuetudine digitale-barbarica degli uomini liberi libera l’energia degli elettronimi in salti.
Quasi come una fandonia attoriale, si finga che i romani siano gli organonimi e i barbari siano gli elettronimi.
I barbari che non rinunciavano al loro politeismo per l’angusto e crudele monoteismo cristiano […] i resistenti ariani, insomma, vennero all’effimero e sparirono. I convertiti, i collaboratori dell’episcopato, allora come ora determinante la politica e la genetica delle genti come la memetica e le menti anche in digitale, i neo-cristiani avevano vita lunga e addirittura il barbaro mise in ordine le sue leggi (quella salica di Clodoveo for instance) e le barbare leggi, poi, erano men crudeli ché non prevedevano più faide come l’attuale […] in soldoni, i barbari non erano crudeli come i romani. ora: il digitale barbaro deve essere romanizzato, ordinato, […] ben venga se ciò significa bloggare, mal venga il bloccare nella cronologia catodica il barbarismo balbettante dell’elettronimo.
Tutto qui. Il barbaro digitale, l’elettronimo deve aggiogarsi al romano, pena la sua invisibilità o punizione.
Ci si chiede e, ma si spiega altresì, dunque come mai nei tre sud d’Italia ci sia indietramento digitale, niente affatto: è avanzamento dell’imperialismo monolitico che darà il rinascimento, la civilizzazione, la cristianizzazione pacifica e barocca, l’uomo unico che governa, il mecenate che si lusinga del suo sole e quanto altro. E ben venga nel dittatoriale analogico, inevitabile e consueto ma più facile da combattere perché finalmente chiaramente repressivo. Ma non ci si auspica uguale sorte nel inter-realtà degli elettronimi dove, di volta in volta, è qualcun altro a decidere chi e cosa: leo bloom ramon bimodale, per fare esemp-io.
Non dico anonimato ma dis-anomato. togliere un solo stile come unico. Per carità, ognuno faccia come può e come vuole ma non come deve. Ovvero: […] sfilacciare il senso prestabilito non per fare le okkupazioni del web ma per disoccupare il gramo quotidiano senza più sbocco. Il digitale è barbaro nel senso di non romano.
L’elettronimo ordina le sue leggi e le sue consuetudine. Ma non è l’organonimo che si traveste di avatar. È l’avatar a cui va strappata la maschera di ferro del raziocinio analogico. L’avatar non ha, poi, sesso, ma non è come gli angeli. L’avatar non ha alcun sesso, men che meno quello […]
mi dico di conchiudere ed evitare interferenze oniriche, per quanto godrei di parlare di somnium visio oraculum ecc, di cui in sèguiti apostamenti, e confinare volutamente il meme di questo post-in-azione: barbarizzare i costumi elettrici per formare organonimi post-digitali incline più all’arte che alla guerra, all’amore più che allo stupro, all’uomo più che al maschio e via dicendo.
[…] l’infinito autocensurarsi omai. L’equivalente estremo gesto di morte al web. Un libro visuale che rigetta qualsivoglia amicizia che sia spettacolare numerazione quanti-stica, in me perdurante e statica e svogliante. Sicché si passi al predigitale, alla carta alla penna. Al proprio segreto impubblicabile perché propriamente avulso dalla massa sistema elettrica analogica poco porta.
E questo grande finale, o meglio iniziale. I primi passi dell’organonimo Carlo Magno:
Carlo Magno,il re dei Franchi, è accampato a Paderborn, nel cuore della Sassonia conquistata. E’ il luglio del 799.
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Carlo Magno alle 0.42 del 17 aprile
c’è gran traffico di muratori e falegnami, convogli di carri carichi di mattoni e calcina giungono ogni giorno lungo le piste di terra battuta, altri materiali arrivano per via d’acqua, risalendo i fiumi su chiatte e barconi: il re sta costruendo una nuova città, che sarà l’avamposto della Cristianità in mezzo ai pagani da poco convertiti, con un palazzo e una basilica capaci di rivaleggiare con quelli di Aquisgrana.
dove, Carlo Magno non è un elettronimo, perché analogicamente esistente, nemmeno sia definibile organonimo in strictu sensu, perché non corpora il detto facebookiano, non vive nel qui del monitor e nell’oltre dell’elettrico. Eppure è l’esempio di come transdisciplina storica in facebook possa coagulare e adolescere studenti fuor dal castrante scolasticame nostrano e fuor del falso digitale sterile. È anche un exemplum di attorialità da protesizzare sulla 3Dchat. Ma lungi da me ormai, hélas, continuare a vaneggiare possibilità del mezzo e trasposizione della psicologia 2.0 che ne deriva. Ciò che l’elettrico dice non è ancora emancipato dal dato di fatto analogico. Ciò che non hai nell’analogico come organonimo non potrai a ragione maggiore ottenere come elettronimo. Curricula ovunque e preclusione. Ripiegamento rassegnato ormai in dis-attendere. Chiusura totale ed amabile distacco dalla totalitarietà sociale e networkale, invischiate entrambe su stessi parametri. Per me inarrivabili e inconciliabili colla stretta necessità della serenità interiore. Poca cosa ma unica felicitazione quasi che l’elettronimo dica Perì l’inganno estremo, Ch’elettrico io mi credei. Perì. Ben sento, In noi di digitali inganni, Non che la speme, il desiderio è spento. Off…