Il marketing silenzioso di ELICA SpA

Genius loci e sregolatezza VIII

Di Piero Trupia 

 L’A.D. ricorda l’epoca in cui ha fondato la Nowhere   Land […] Improvvisamente emerge dal profondo la  sensazione dimenticata dei suoi eroici furori giovanili,   della passione che metteva in tutto ciò che faceva, dell’ entusiasmo con cui contagiava i suoi compagni d’avventura, dell’adrenalina che lo teneva sveglio ogni notte  a  elaborare business plan, posizionamenti strategici,  nuovi progetti. Era il secolo scorso […]                                                              

 Acquisition- I,  Episodio N° 16 de Le Aziende In-Visibili,  Romanzo a colori di Marco Minghetti & The Living   Mutants Society, con 190 immagini di Luigi Serafini, Libri Scheiwiller, 2008.

Racconta il titolare di seconda generazione, Francesco Càsoli, della nascita casuale e per puro diletto di ELICA nel 1970. Ermanno, il genitore, era un veterinario con una grande passione per la meccanica, quella che i marchigiani hanno nel sangue da quando il mezzadro, isolato nella campagna e, facendo di necessità prima virtù e poi piacere, riparava i suoi attrezzi.  Non sarebbe però bastato senza l’apporto tecnico e culturale dell’Almanacco Pontremolese, venduto, cascina per cascina, da ambulanti di quella cittadina toscana dove l’Almanacco veniva prodotto. Con uno di loro s’intrattenne a colloquio Leopardi nel Dialogo tra un venditore di almanacchi e un passeggere del 1834 e gliene compra uno, “il più bello”, per trenta soldi.

 

L’Almanacco ha formato almeno due generazioni di coltivatori e di massaie rurali, soprattutto   i mezzadri e i proprietari del fondo, e ha contribuito a fondare quella borghesia imprenditoriale di genius loci che, con la fine della mezzadria, agli inizi degli anni ’60, ha fatto il miracolo industriale marchigiano.

Dunque, Ermanno Càsoli senior, nel tempo libero si ritirava in un suo garage e, per puro diletto, fabbricava congegni. Uno di questi, una cappa aspirante, risultò innovativa rispetto alla produzione corrente e ‘costrinse’ l’Ermanno ad avviare una produzione che oggi è un gruppo industriale di 2.113 dipendenti, 405,8 milioni di fatturato, 8,4 milioni di utile netto nell’annus horribilis 2008.

ELICA, da allora a oggi, è un caso, non infrequente nelle Marche, di un marketing alla rovescia, con il compratore che sollecita il produttore a vendergli la sua merce. “La nostra pubblicità è il catalogo”, si dice da quelle parti.

ELICA è una multinazionale di fatto che esporta il 93% della sua produzione in tutto il mondo, rifornendo di parti e di componenti le più grandi multinazionali di diritto e di nome. Con il proprio marchio continua a produrre cappe in acciaio e in vetro, satinate e verniciate a polvere, seguendo la grande innovazione di Ermanno. Cappe non soltanto funzionali ma anche di design; ‘di arredo’, le chiamano.

Alla fine degli anni ’90, allo scoppio della bolla della new economy, ELICA fece shopping di aziende dissestate concorrenti in base al principio “comprare, quando tutti vogliono vendere”.

Tre sono i fattori di successo nel mercato globale dice Francesco Càsoli, rivelando l’ennesimo segreto pubblico marchigiano: funzionalità, prezzo, design.

Anche per ELICA l’innovazione non è un qualcosa da vendere per se stessa o come optional di un prodotto qualsiasi purché tecnologico. Essa è prestazione, nata da uno stretto e costante contatto di fornitura.

Si studia il business del cliente, il suo modo di produrre, la sua presenza nel mercato, fino a comprendere quali miglioramenti gli si possono offrire. Questa innovazione “impreziosisce il catalogo del fornitore e quello del cliente” e diventa marketing senza declaratorie pubblicitarie roboanti.

Conclude Càsoli: “Per un’impresa che si fa spingere dai bisogni della clientela essenziale è il clima interno. È un dialogo continuo: tutti hanno qualcosa da dire. La partecipazione e la gratificazione danno vita al sistema più efficiente di gestione delle risorse e del business. Il controllo e la prescrizione rigida servono soltanto a rassicurare il gestore ansioso. […] A dicembre abbiamo la cena di Natale con le famiglie, 2.500 convitati. Diamo informazioni sull’andamento, distribuiamo i premi, uno spettacolo. Per il resto è una giornata come le altre.”  

 

  

Nota: Una delle caratteristiche presenti in tutti i racconti de Le Aziende In-Visibili è la silenziosa eppur perentoria diègesi del Tempo. Un personaggio tra gli altri, anzi un protagonista che ’mette in scena’, muove i personaggi e ne conduce il gioco, di modo che le cose stesse si ritrovano mutate da una scena all’altra come per un moto interno. Tempo kronos e Tempo kairòs, divoratore o provveditore di occasioni, interlocutore sempre presente e intransigente per quegli umani in scena, semplici attori in una sceneggiatura scritta altrove. Per le aziende visibili e In-Visibili è la cifra del sistema produttivo al tempo dello scientific management, ove l’andamento delle cose è oggettivato in formule,in schemi organizzativi dati. Nell’Episodio N° 16 vediamo il tempo all’opera e l’opera del Tempo, anzi di Tempo. “Ciò che sembrava all’inizio indistinto, indefinito, invisibile divenne sempre più chiaro, definito, visibile. […] Bill adesso era pronto a trasformare la realtà aziendale nella gran città del celestiale sogno.”

 

Come per molte della imprese conviviali di genius loci, dove, un imprenditore e la sua comunità di lavoro prendono in mano un’azienda e l’affrancano da un destino incombente.