In questi giorni si parla molto dell’onda, il movimento degli studenti che protestano contro il decreto 133. I giornali e le tv sono pieni di interviste, speciali, dirette dal movimento. Ma la rete? Che ruolo gioca la rete in tutto questo?
Il concetto stesso di Onda richiama qualcosa di non “imbrigliato”, qualcosa che scorre, che si propaga.
Ma in che modo l’Onda ha potuto svilupparsi in tutta Italia da nord a sud senza l’appoggio diretto dei partiti politici e di altre istituzioni capillarmente organizzate? La risposta forse si può trovare proprio nella rete, strumeto del “passaparola” fra tante persone. Mailing list, siti, blog e forum: luoghi non luoghi dove diffondere l’informazione e la partecipazione. Da Padova alla Calabria, da Torino a Bologna fino a Palermo. La penisola si mobilita sulla rete. Una delle prime università a mobilitarsi on line è stato l’ateneo di Parma, che con uniPRotesta ha portato il dissenso nei confronti del decreto 133 anche su Facebook. I media tradizionali lasciano spazio ai commenti dei politici, la rete porta avanti i contenuti non mediati. Questa forse è la risorsa principale che è stata sfruttata dai diversi coordinamenti. Tv e giornali devono fare “notizia” (chi ne nega la necessità in fondo?), la rete può ancora permettersi “il lusso” di lasciare spazio alla creazione di contenuti di semplice informazione. La pubblicazione e il commento degli articoli previsti dal decreto 133 fa meno audience del reportage su una manifestazione, su eventuali scontri di piazza, sulle polemiche politiche. Ma al di la di questo la rete permette il contatto diretto con le persone. Filtra l’onda e aggrega individui intorno alla protesta. Alcuni hanno parlato di strumentalizzazione dei ragazzi: evidentemente queste persone tendono a considerare la rete come un media paragonalibile a quelli tardizionali. E’ molto difficile che chi ricerca informazioni on line venga strumentalizzato. Questo perchè internet offre la possibilità di espressione ad oggi più ampia possibile e per ogni contenuto esiste un contenuto critico o che tende a smentirlo. Un eccesso di apertura democratica in alcuni casi, un’opportunità imperdibile in altri. Qualcuno ha parlato di fannulloneria di chi viene portato dall’Onda. L’impegno profuso nella creazione di questi contenuti fra l’on line e l’off line dovrebbe provare proprio il contrario. Parafrasando Pavese, manifestare, informare, diffondere stanca. Ma torniamo al punto principale: la rete può fare la differenza fra un movimento locale, poco visibile e non coordinato e una grande iniziativa nazionale. Qualcuno ha paragonato l’Onda ai grandi movimenti di piazza del ’68, ma la differenza è enorme. Durante il ’68 la piazza era popolata non solo da studenti, ma anche da lavoratori, disoccupati, dissidenti politici, in poche parole da tutti coloro che contestavano la realtà all’interno della quale si trovavano a vivere. Nel ’68 la politica dei partiti giocava un ruolo fondamentale all’interno della contestazione: di stimolo e di polemica, di appoggio concreto, materiale. Oggi l’onda aggrega persone provenienti da contesti politici e culturali molto differenti. Persone che hanno una visione della realtà politico sociale divergente, ma che si trovano accomunate dalla contestazione dei contenuti del decreto. La piazza non si riempie di tante “contestazioni” diverse: si riempie di una sola grande contestazione. Ma la più grande differenza rispetto al ’68 resta di sicuro la possibilità di veicolare contenuti on line. Il singolo volantino distribuito a mano corre ora via mail di città in città, viene riprodotto sui siti e discusso nei forum. Dal locale al nazionale in un solo click. La rete ha trasformato per certi versi l’onda in un mare.
Scritto dalla personalità mutante di: Caterina Bonetti